venerdì 7 dicembre 2018

Come elaborare un Piano Energetico Sardo?

In base alla Strategia recentemente lanciata dalla Commissione Europea in materia di ambiente ed energia, entro la fine del 2018 gli Stati membri dovranno presentare alla Commissione europea i rispettivi progetti di piani nazionali per il clima e l'energia, fondamentali per conseguire gli obiettivi al 2030 in questi settori. La Commissione auspica che tali piani siano "lungimiranti e rientrino nella strategia a lungo termine dell'UE". 

È dunque lecito domandarsi: cosa intende fare la Regione Sardegna al riguardo? Mantere l'attuale Piano Energetico che, elaborato a porte chiuse, prevede un gasdotto e tratta di "produzione di energia geotermica"? E ciò mentre sono in continuo aumento, in tutta l'UE, le regioni, i comuni e le associazioni imprenditoriali che stanno elaborando una loro visione per il 2030-2050, arricchendo il dibattito e contribuendo a definire la risposta dell'Europa alla sfida mondiale dei cambiamenti climatici.

In un bell'articolo pubblicato su "Manifesto Sardo", Antonio Muscas spiega come elaborare un Piano Energetico al fine di superare definitivamente i vecchi modelli di pianificazione energetica e industriale per adottare un modello funzionale al rilancio del sistema socio-economico sardo. 


mercoledì 28 novembre 2018

Tempi duri per i gasdotti. Ecco l'Europa a impatto climatico zero entro il 2050

  La Commissione europea ha lanciato ufficialmente oggi, 28 novembre 2018, la propria Strategia circa la realizzazione degli obiettivi per il 2050 in materia di ambiente, energia e clima. Un impegno forte e deciso di Bruxelles che ci coinvolge tutti/e. La strategia della Commissione europea è un invito rivolto a tutte le istituzioni dell'UE, ai parlamenti nazionali, alle imprese, alle organizzazioni non governative, alle città e alle comunità, così come ai singoli cittadini e, soprattutto ai giovani, affinché diano il loro contributo per garantire che l'UE possa continuare ad avere un ruolo guida in questo ambito, convincendo gli altri partner internazionali a fare lo stesso. Purtroppo in Sardegna non sempre si tiene in debita considerazione la rapida evoluzione della Politica, delle strategie e della legislazione dell’UE in materia ambientale, oggi in linea con gli impegni internazionali nella lotta contro il cambiamento climatico. 

Secondo noi, l'adeguata diffusione nell'Isola delle necessarie informazioni in tal senso, soprattutto a favore dei Comuni e delle imprese, contribuirebbe sia ad evitare l'ennesimo scempio che si sta tentando di infliggere alla nostra Isola che a rivolgere l'attenzione verso una programmazione seria in materia energetica. Parliamo di progetti concreti e sostenibili, rivolti a salvaguardare il territorio e non ad ipotecare il futuro energetico dei sardi e delle sarde, remando contro l'impegno internazionale ed europeo rivolto a contrastare gli effetti del cambio climatico di cui, checchè ne dicano i "negazionisti", stiamo provando un "assaggino" sulla nostra pelle proprio in questo periodo. 

Stiamo parlando del 2050 ma, già entro la fine del 2018, gli Stati membri dovranno presentare alla Commissione europea i rispettivi progetti di piani nazionali per il clima e l'energia, fondamentali per conseguire gli obiettivi al 2030 in questi settori. La Commissione auspica che tali piani siano "lungimiranti e rientrino nella strategia a lungo termine dell'UE". Quindi è lecito domandarsi: cosa intende fare la Regione Sardegna al riguardo? Mantere l'attuale Piano Energetico che prevede un gasdotto? E ciò mentre sono in continuo aumento, in tutta l'UE, le regioni, i comuni e le associazioni imprenditoriali che stanno elaborando una loro visione per il 2030-2050, arricchendo il dibattito e contribuendo a definire la risposta dell'Europa alla sfida mondiale dei cambiamenti climatici.

Perchè dunque non seguire la visione strategica adottata oggi dalla Commissione europea che mira a un'economia prospera, moderna, competitiva e a impatto climatico zero entro il 2050?
La Strategia europea si intitola: "Un pianeta pulito per tutti" e ambisce a dare all'Europa, e soprattutto alle sue regioni e città,  un ruolo guida per conseguire un impatto climatico zero, investendo in soluzioni tecnologiche realistiche, coinvolgendo i cittadini e armonizzando gli interventi in settori fondamentali, quali la politica industriale, la finanza o la ricerca, garantendo al contempo equità sociale per una transizione giusta.
Il fine della strategia di lungo termine non è quello di fissare obiettivi ma di creare una visione e una strada da percorrere attraverso una progettazione conseguente, ispirando - oltre che rendendoli capaci di agire - portatori di interessi, ricercatori, imprenditori e cittadini a sviluppare industrie nuove e innovative, imprese e posti di lavoro associati.
La visione della Commissione Europea per un futuro a impatto climatico zero copre quasi tutte le politiche dell'UE ed è in linea con l'obiettivo dell'accordo di Parigi di mantenere l'aumento di temperatura ben al di sotto di 2°C. Con essa proseguono inoltre gli sforzi per mantenere tale valore a 1,5°C ma, perché l'UE possa mantenere un ruolo guida in materia di impatto climatico zero, tale obiettivo deve essere conseguito entro il 2050.
Secondo Eurobarometro (novembre 2018), il 93% degli europei ritiene che il cambiamento climatico sia provocato dalle attività umane e l'85% concorda sul fatto che la lotta al cambiamento climatico e un uso più efficiente dell'energia possano creare crescita economica e posti di lavoro in Europa.  
Grazie alla visione presentata oggi l'UE può sensibilizzare sulle modalità con cui, agendo collettivamente, sia possibile rendere pulito il pianeta e illustrare come la trasformazione della nostra economia sia non solo possibile ma anche benefica.
La strategia di lungo termine esamina il ventaglio di opzioni a disposizione degli Stati membri, delle imprese e dei cittadini e il modo in cui queste opzioni possono concorrere a modernizzare la nostra economia e migliorare la qualità della vita degli europei. 
Essa mira ad assicurare che la transizione sia socialmente equa e rafforzi la competitività dell'economia e dell'industria dell'UE sui mercati mondiali, garantendo posti di lavoro di alta qualità e una crescita sostenibile in Europa, contribuendo al contempo ad affrontare altri aspetti ambientali problematici, come la qualità dell'aria e la perdita della biodiversità.
La strada verso un'economia a impatto climatico zero richiede di intervenire congiuntamente in sette ambiti strategici: efficienza energetica; diffusione delle energie rinnovabili; mobilità pulita, sicura e connessa; competitività industriale e economia circolare; infrastrutture e interconnessioni; bioeconomia e pozzi naturali di assorbimento del carbonio; cattura e stoccaggio del carbonio per ridurre le emissioni rimanenti. Tutte queste priorità strategiche concorreranno a fare della visione europea una realtà.

Le prossime tappe

La Commissione europea invita il Consiglio europeo, il Parlamento europeo, il Comitato delle regioni e il Comitato economico e sociale a vagliare la visione dell'Unione per un'Europa a impatto climatico zero entro il 2050. Per preparare i capi di Stato o di governo dell'UE a forgiare il futuro dell'Europa in occasione del Consiglio europeo del 9 maggio 2019 a Sibiu, i ministri di tutte le pertinenti formazioni del Consiglio dovrebbero tenere dibattiti approfonditi sul contributo che le rispettive aree strategiche apportano alla visione globale. Il dibattito informato condotto su scala dell'Unione dovrebbe consentire a quest'ultima di adottare e presentare all'UNFCCC una strategia ambiziosa entro i primi mesi del 2020, come esige l'accordo di Parigi.
A livello internazionale, nei prossimi anni l'Unione dovrebbe ampliare e rafforzare la cooperazione con i propri partner, in modo che tutte le parti dell'accordo di Parigi elaborino e presentino entro il 2020 le rispettive strategie nazionali a orizzonte 2050 alla luce della recente relazione speciale dell'IPCC sull'innalzamento di 1,5 °C della temperatura.
Il vicepresidente della Commissione Europea Maroš Šefčovič, responsabile per l'Unione dell'energia, ha dichiarato: "Non è possibile vivere in sicurezza su un pianeta in cui il clima è fuori controllo. Ma ciò non significa che per ridurre le emissioni dovremo ridurre anche il livello di vita degli europei. Negli ultimi anni abbiamo dimostrato come sia possibile ridurre le emissioni, creando al contempo ricchezza e nuovi posti di lavoro di qualità a livello locale e migliorando la qualità della vita dei cittadini. È inevitabile che l'Europa continui a trasformarsi. La nostra strategia dimostra ora che è realistico rendere l'Europa prospera e a impatto climatico zero entro il 2050, senza lasciare indietro nessun cittadino o regione europea."
Miguel Arias Cañete, commissario responsabile per l'Azione per il clima e l'energia, ha dichiarato:
"L'UE ha già avviato la modernizzazione e la trasformazione necessarie per giungere a un'economia a impatto climatico zero. Ma oggi compiamo un ulteriore passo in avanti, presentando una strategia che dovrebbe rendere l'Europa la prima grande economia mondiale a impatto climatico zero entro il 2050. L'impatto climatico zero è necessario, possibile e nell'interesse dell'Europa. È necessario per conseguire gli obiettivi di lungo termine in materia di temperatura previsti dall'accordo di Parigi. È possibile grazie alle tecnologie attuali e a quelle di prossima diffusione. Ed è nell'interesse dell'Europa mettere fine alla spesa per le importazioni di combustibili fossili e investire per migliorare significativamente le condizioni di vita degli europei. Nessun cittadino e nessuna regione europea devono essere lasciati indietro. L'UE garantirà il suo sostegno alle persone maggiormente colpite dalla transizione, in modo che tutti siano pronti ad adeguarsi alle nuove esigenze di un'economia a impatto climatico zero.
Violeta Bulc, commissaria per i Trasporti, ha dichiarato: "Tutti i modi di trasporto dovrebbero
contribuire alla decarbonizzazione del nostro sistema di mobilità, per conseguire l'obiettivo di zero emissioni nette entro il 2050. A tal fine è necessario un sistema con veicoli a basse o zero emissioni, un forte aumento della capacità della rete ferroviaria e un'organizzazione molto più efficiente del sistema dei trasporti basata sulla digitalizzazione; incentivi per modificare i comportamenti; combustibili alternativi e un'infrastruttura intelligente; e impegni assunti a livello globale, il tutto sostenuto da innovazione e investimenti."

Per ulteriori informazioni

 
Fonte: Commissione Europea


mercoledì 14 novembre 2018

Bugie a parte, sono tempi duri per i gasdotti. ll Parlamento europeo approva le principali proposte del pacchetto energia pulita

 

Nonostante la disinformazione seminata dalla "stampa" locale con l'annuncio, qualche giorno fa, di un presunto "Via libera" di Bruxelles alla realizzazione del gasdotto in Sardegna, quando invece, in realtà, la Commissione Europea ha semplicemente autorizzato, ai sensi delle norme sulla concorrenza, una fusione tra le imprese che intendono costruire quel gasdotto e non di certo la sua realizzazione, Pigliaru e Piras farebbero bene a lasciar perdere e pensare a progetti concreti e sostenibili, in grado di salvaguardare il territorio, invece di impegnarsi per ipotecare il futuro energetico dei sardi e delle sarde.

mercoledì 25 luglio 2018

Cerchiamo di non perdere il Treno delle pari opportunità



Pensiamo alle reali opportunità di investimento per la Sardegna invece di perdere tempo ed energie con cose inutili, come inseguire  la costruzione di gasdotti (strutture impattanti dannose e superate tecnologicamente).

Occupiamoci di questioni importanti invece, come le pari opportunità dove c'è ancora tanto da fare. Investire sulle pari opportunità è possibile e necessario. Ecco il parere dell'esperta:  http://www.unionesarda.it/articolo/caraunione/2018/07/24/la-lettera-del-giorno-sardegna-e-pari-opportunit-non-perdiamo-un-127-752728.html


martedì 17 luglio 2018

'L'estate è appena iniziata, la gassosa continua...


Come ogni anno, puntualmente in questo periodo, parte la campagna “estiva” a favore del gasdotto. Amministratori di fumo, presidenti di attività varie ed eventuali, politici trombati, sindacalisti della disperazione e professori senza cattedra sanno benissimo che questo è il periodo giusto per approfittare dei quotidiani locali. I primi a corto di idee, i secondi a corto di notizie in linea con la “vision” e la “mission” del loro proprietario, si insinuano sotto l'ombrellone o in qualche ufficio regionale bello fresco. I primi gratificati nel vedere che sul giornale si parla di loro. i secondi sollevati dal fatto che, in fondo, sono ancora il mezzo di informazione privilegiato di coloro che, purtroppo, in Sardegna prendono ancora decisioni sulla nostra pellaccia.

Dunque, niente di meglio di una bella passata di gasdotto.

Divertente la recente uscita del direttore di un quotidiano locale che, forse ispirandosi ad un nostro vecchio post sul GALSI, nel trafiletto collocato in un lato della prima pagina, riporta la fatidica domanda retorica di sempre ma posta dal protagonista di turno, questa volta un sindacalista: “come taglieranno la nostra bolletta energetica?”. La risposta è ovvia: “col gas
Da parte del direttore di un quotidiano che osa definirsi “indipendente”, forse sarebbe stato carino spiegare e analizzare il dettaglio dei costi della nostra bolletta energetica, cosa che ha fatto recentemente una vera giornalista, Milena Gabanelli, in questo interessante e, purtroppo, reale servizio 
Ma la cosa più divertente è che, nella stessa prima pagina di quel quotidiano, proprio sopra l'editoriale del nostro direttore appariva un trafiletto con una notizia, anche questa molto “estiva”: “La Sardegna stretta nella morsa di caldo e incendi”
Da un lato portavoce delle lobby energetiche che vorrebebro farci spendere un miliardo e 578 milioni di euro, cercando di far credere, proprio a noi che apparteniamo alla generazione delle incompiute, cose come questa: 
Consegna prevista entro la fine del 2019: posa del metanodotto da Cagliari a Palmas Arborea. Posa del metanodotto da Vallermosa al Sulcis e del terminale di Oristano, per una lunghezza di 150,570 chilometri. Posa di linee secondarie per 79,995 chilometri. Complessivamente 404 chilometri di tubi che attraverseranno quasi tutto il territorio regionale e senza considerare I depositi costieri, rigasificatori, stazioni di pompaggio, etc..”.
Dall'altro lato, come ogni estate, il direttore dimostra solidarietà per i nostri boschi che vanno in fiamme e per la siccità che uccide il bestiame mandando in malora il duro lavoro di gente onesta. Tutto perchè “mancano i soldiper le campagne di educazione, per i canadair, per il rifacimento della rete idrica, per collegare i bacini, per....
Amministratori di fumo, presidenti di attività varie ed eventuali, politici trombati, sindacalisti della disperazione, professori senza cattedra e relativi manager del loro quotidiano spazio pubblicitario, tutti comunque d'accordo nel favorire interessi che puntano ad un solo obiettivo: LA DIPENDENZA ENERGETICA dell'Isola, millantando la complicità di non ben identificate famiglie e, soprattutto, di fantomatiche imprese energivore sarde che pagano cara la bolletta, spesso nonostante qualche decina di pale eoliche che girano a qualche centinaio di metri dalla loro stessa azienda .  
Ispirati dall'amato Donald Trump, se ne infischiano sia degli Accordi di Parigi sui cambiamenti climatici che della posizione ormai assunta dalla Commissione Europea che, prevedendo una futura, importante, riduzione del consumo di gas nell’Unione Europea, considera inutile investire in infrastrutture come i gasdotti.

Ma l'estate è appena iniziata, la gassosa continua...



venerdì 6 luglio 2018

Ancora gasdotto. La Giunta non si arrende, il Deputato Vallascas (M5S) la affonda

 Una minaccia concreta

 "SOS- AIUTO: Scrivo da Villacidro. Venerdì in tarda mattinata un geologo si è palesato in azienda a dirmi che doveva misurare il livello dell'acqua nel pozzo. Siamo a Villacidro, periferia est del paese, la mia è un'azienda che ha investito sulla sostenibilità e le produzioni biologiche, con un frutteto e un mandorleto biodiversi e una zona coltivata a macchia mediterranea, con bellissime sughere che ho appena acquistato per...lasciarla intatta e farci un parco... Senza che io ne sappessi nulla e senza la mia autorizzazione uno sconosciuto si presenta nel mio terreno ed è da costui che scopro così che il metanodotto passerà nel mezzo della mia Terra e ci sarà una servitù di passaggio. Verranno le ruspe e sventraranno tutto. Scaveranno trincee e metteranno tubi sotto terra....Anni di investimenti, di cura e amore per la mia Terra verranno spazzati via per nulla. Non li farò entrare, non permetterò lo scempio. Aiutatemi...". 
Questa è una delle tante email che il notro Comitato riceve da cittadini e cittadine concretamente minacciate dall'ennesimo progetto che, ormai da oltre 20 anni, prevede la realizzazione di un gasdotto in Sardegna.

Opera Inutile, devastante e anacronistica

Andrea Vallascas, Capogruppo del M5S nella Commissione Attività produttive della Camera dei Deputati, ha presentato qualche giorno fa ai ministri dell’Ambiente e dello Sviluppo Economico un’interrogazione sul progetto di metanizzazione della Sardegna  «Un’opera inutile e anacronistica, destinata a compromettere il territorio e a negare ancora una volta all’Isola un percorso di sviluppo sostenibile». Secondo Vallascas si tratta di "Un’opera faraonica che prevede investimenti pari a 1,5 miliardi di euro per la realizzazione di dorsali, bacini rigassificatori e depositi costieri di stoccaggio del Gnl: interventi destinati ad avere un impatto devastante per il territorio e l’ambiente». « Un’opera inutile in un contesto in cui il fabbisogno energetico è crollato dopo la chiusura delle principali industrie energivore. Ed è anacronistica perché, nel catapultare l’isola indietro nel tempo, a modelli di sviluppo che hanno devastato e inquinato, rischia di vanificare gli sforzi fatti sino ad oggi per promuovere la diffusione delle energie rinnovabili assieme a uno sviluppo sostenibile e compatibile con le vocazioni naturali e tradizionali della regione». 

La "Grande Opera" che rende la Sardegna sempre più dipendente dagli altri

Nella sua nota Vallascas evidenzia che «La stessa consultazione pubblica, presentata ieri, sulla Strategia energetica nazionale ha fatto emergere, tra le osservazioni contrarie alla metanizzazione, la necessità di avviare un processo per realizzare progressivamente una Sardegna al 100% rinnovabile, investendo nelle tecnologie, nei sistemi di accumulo e nell’efficienza energetica. In questo modo si otterrebbero benefici energetici e ambientali e una riduzione della dipendenza dagli approvvigionamenti esteri: circostanza che, viceversa, si verificherebbe proprio con la realizzazione del gasdotto, visto  che in Sardegna non c’è il gas».
La nota del Deputato colpisce e affonda le ambizioni di questa Giunta regionale che, a nostro parere, sembra fermamente intenzionata a legare il proprio mandato, in ogni modo e costi quel che costi, alla Grande Opera, rivolta più che altro a fare ombra sugli scarsissimi risultati ottenuti: «La metanizzazione  è in controtendenza con i processi di elettrificazione dei consumi domestici e del riscaldamento, soluzione che viene auspicata anche nella Strategia energetica nazionale per l’innegabile efficacia che avrebbe nei processi di efficientamento energetico, di riduzione dei consumi e di abbattimento delle emissioni». Vallascas, infine, precisa che «Il gas naturale liquefatto possa trovare un’applicazione interessante come carburante per i mezzi di trasporto, per navi e treni. Ma, in questo caso, ci troviamo di fronte a un’opera che porterebbe ancora una volta a un uso sconsiderato del territorio sardo già fortemente provato da un’industrializzazione che, dopo aver strutturato e compromesso l’ambiente, ha lasciato inquinamento e disoccupazione».

Ma non si tratta solo di questo!

1 miliardo e 500 milioni di € per tranciare in due inutilmente la Sardegna, seminando miseria e distruzione ma......Da decenni in questo periodo iniziamo a vedere le immagini del bestiame arrostito e dei nostri boschi in fiamme, ed a leggere che "La Sardegna brucia". Leggeremo anche i soliti commenti sul fatto che mancano i soldi per gli elicotteri, il personale, i canadair, i sistemi di allerta, etc. etc.
Da decenni, sempre in questo periodo, leggiamo nei quotidiani locali che, nonostante le pioggie e le falde che dissetano il nostro sottosuolo,"La Siccità si abbatte sull'Isola", che la rete idrica è un colabrodo, che i bacini non sono collegati tra loro e che... mancano i soldi!".
Qualche giorno fa abbiamo visto le immagini e letto nei quotidiani locali degli effetti che le forti pioggie provocano, da decenni e regolarmente almeno una volta all'anno, in numerose località della Sardegna (a Pirri - Comune di Cagliari - la popolazione si è così abituata all'annuale innondazione che questa è ormai divenuta un fenomeno folcloristico). Il dissesto idrogeologico della nostra Isola è ormai endemico e, nostro malgrado, ci siamo abituati. Anche qui mancano i soldi.
Ci vogliono far credere che nel giro di tre anni "il gas arriverà nelle case e nelle aziende". Ma è da quando eravamo ragazzini-e che aspettiamo di percorrere la SS 131 in sicurezza, che tolgano i semafori dalla SS 554 o che, finalmente, in Sardegna sarà una cosa normale prendere un treno, così come nella gran parte dei Paesi civili......

Ci abitueremo anche a vedere la nostra Terra perennemente violentata da mezzi pesanti, gru, trincee e voragini dove, forse, un giorno poseranno dei tubi che non si sa bene cosa trasporteranno?

Nel frattempo, senza che ce ne accorgiamo, ci stanno rubando le fonti energetiche che la nostra Terra ci regala in abbondanza: il sole e il vento.

domenica 22 aprile 2018

Qualcosa si muove....Ecco due Sindache!!!




Due amministratrici coraggiose, sindache di due piccoli villaggi della Barbagia, nel centro dell'Isola di Sardegna: Olzai e Sarule. Territori non facili di un'Isola difficile. Zone di una bellezza sconvolgente, che il mondo ci invidia. Ricchissime di risorse ma maneggiate per decenni da una "classe politica" indegna. Mariangela Barca e Ester Satta reagiscono alle scelte energetiche dell'attuale giunta regionale, centrando in pieno il disegno che vi sta dietro: la dipendenza energetica della Sardegna. 

mercoledì 11 aprile 2018

COMUNICATO STAMPA


COMUNICATO STAMPA

Le recenti dichiarazioni riportate dalla stampa locale, ma anche il proliferare di eventi rivolti - più che ad informare la popolazione - a promuovere e sponsorizzare una visione, secondo noi, tanto errata quanto pericolosa sul futuro energetico della nostra Isola, ci conducono nuovamente a rimarcare la nostra posizione. Una severa battaglia durata oltre 5 anni ha visto il Comitato Pro SardegnaNoGasdotto - in prima linea e in totale solitudine - impegnato nel promuovere incontri su tutto il territorio per informare gli ignari cittadini Sardi su quanto minacciosamente incombesse sulla nostra Isola e cosa realmente costituisse il Progetto denominato GALSI.
Serietà, impegno e perseveranza ci hanno condotto fino a Bruxelles dove, dinanzi al Parlamento Europeo, abbiamo spiegato cosa in realtà rappresentasse quel Progetto. Ribattendo parola per parola le affermazioni dei membri della Commissione - intenzionata a cofinanziare l'opera con soldi nostri e dei cittadini europei - abbiamo illustrato le nostre ragioni dimostrando platealmente la sua inutilità e come invece si trattasse della solita speculazione perpetrata ai nostri danni. Tutto ciò in antitesi con le posizioni di gran parte della classe politica regionale che, senza conoscerlo, utilizzava il Progetto come slogan buono per tutte le stagioni: il gas come panacea per risolvere gli atavici mali dell'Isola.
Il tempo, l'impegno nostro e di pochi altri (uno fra tutti il compianto Vincenzo Migaleddu) ci hanno dato ragione.
Tuttavia, sventato il pericolo GALSI, ecco che il gas riappare in salsa differente, condita comunque con gli ingredienti di sempre: ignoranza, menzogna, falsità e arroganza.
Nella nostra Isola - ormai da decenni - quello del gas continua ad essere un pericoloso slogan capace purtroppo di bloccare qualunque seria e concreta politica o programmazione energetica, favorendo interessi che, oltre al guadagno personale, puntano ad un obiettivo fondamentale: LA DIPENDENZA ENERGETICA DELLA SARDEGNA.
Un'Isola che invece produce più energia di quanto ne consuma e che - se chi di dovere lo volesse -potrebbe tranquillamente affrancarsi da un sistema che le impedisce di usare a proprio esclusivo vantaggio le risorse di cui in abbondanza già dispone. 
A nulla valgono gli Accordi di Parigi sui cambiamenti climatici che, disponendo una "decarbonizzazione profonda del settore energetico", dicono basta all’estrazione e all'utilizzo anche del gas, lanciando un messaggio chiaro ed inequivocabile agli investitori ed alle pubbliche amministrazioni di tutto il mondo: "puntare sui combustibili fossili è denaro perso. Bisogna investire sulla tecnologia, l’unica che ci porterà al 100% di energie pulite".
E ciò senza entrare nel merito della spensierata sbadataggine della Giunta Regionale in merito alla  netta e chiara posizione ormai assunta dalla Commissione Europea che, prevedendo una futura, importante, riduzione del consumo di gas nell’Unione Europea, considera inutile investire in infrastrutture come i gasdotti.
Quindi, mentre il resto d'Europa si organizza e l'UE discute della transizione in materia energetica** - finanziando anche progetti di cooperazione tra regioni europee determinate ad investire nelle energie pulite - in Sardegna si vive ancora di promesse. Una di queste riguarda la realizzazione di una infrastruttura complessa come un gasdotto (con annessi depositi, ecc..), in tempi che solo persone sprovvedute o in malafede possono ritenere realistici, soprattutto in una realtà come la nostra dove gran parte della popolazione - oltre i 70 anni - aspetta che ancora vengano onorate le promesse fatte ormai da troppo tempo ai propri genitori: il completamento della SS 131; una rete idrica e ferroviaria degna di un Paese civile; un sistema di trasporti efficiente etc, etc....
Ma intanto si vaneggia della “SARDEGNA LEADER DEL GNL NEL MEDITERRANEO”, senza spiegare ai Sardi di chi, che o cosa la nostra povera Isola dovrebbe essere la LEADER, considerato che in tutto il Mare Nostrum quasi non esiste più un Paese, una Regione o un'impresa che intende investire sul gas (*), a parte l'Algeria che comunque - già dai tempi del GALSI - dichiarava apertamente di non essere intenzionata a venderci il suo gas visto che bastava a malapena per loro.
Quando si tratta di energia si mette in gioco il futuro nostro e dei nostri figli. Non dimentichiamolo mai e agiamo di conseguenza.
I Sardi e la Sardegna meritano rispetto ed energia pulita. Non abusi, disprezzo, devastazione ed energia inquinante.

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lunedì 9 aprile 2018

ENERGIE RINNOVABILI: L'EUROPA SI ORGANIZZA E IN SARDEGNA PROSEGUE LA FARSA DEL GAS

Ormai ci siamo abituati. Quando si avvicinano le elezioni, più una giunta regionale è a corto di idee e di cervelli e più ricorre alle solite cantilene tritte e ritritte che fanno sempre colpo, soprattutto su taluni "amministratori" e su vari soggetti, anch'essi a corto di idee e di cervelli, impegnati nello "sviluppo" non si sa bene di cosa ne di di chi. Una di queste cantilene è la gasificazione del territorio e dei suoi abitanti.  
Quello del gas è infatti un pericoloso slogan che da decenni blocca qualunque seria e concreta politica o programmazione energetica in Sardegna, favorendo interessi che, oltre al guadagno personale, puntano ad un'obiettivo fodamentale: LA DIPENDENZA ENERGETICA della Sardegna. Un'Isola che produce più energia di quanto ne consuma e che, se lo volesse, potrebbe affrancarsi tranquillamente da un sistema corrotto che le impedisce di usare a proprio esclusivo vantaggio le risorse di cui dispone in abbondanza
A nulla valgono gli Accordi di Parigi sui cambiamenti climatici che, disponendo una "decarbonizzazione profonda del settore energetico", dicono basta all’estrazione e all'utilizzo anche del gas e lanciano un messaggio chiaro ed inequivocabile agli investitori ed alle pubbliche amministrazioni di tutto il mondo: "puntare sui combustibili fossili è denaro perso. È la tecnologia che ci porterà al 100% di energie pulite quella su cui devono investire".
Facili prede di lobby senza scrupoli, in Sardegna fanno finta di non conoscere la  posizione ormai assunta dalla Commissione Europea che, prevedendo una futura, importante, riduzione del consumo di gas nell’Unione Europea, considera inutile investire in infrastrutture come i gasdotti.
Mentre il resto d'Europa si organizza e l'UE discute della transizione in materia energetica**, finanziando anche progetti di cooperazione tra regioni europee determinate ad investire nelle energie pulite, a Cagliari si tiene l'ennesimo convegnetto pro-gas dal titolo; L'ISOLA DELL’ENERGIA, LA SARDEGNA LEADER DEL GNL NEL MEDITERRANEO, dove non si comprende bene di chi la nostra povera Isola dovrebbe essere leader, considerato che in tutto il Mare Nostrum quasi non esiste più un Paese, una Regione o un'impresa che intende investire sul gas (*), a parte l'Algeria che, già dai tempi del GALSI, dichiara chiaramente di non avere nessuna intenzione di venderci il suo gas considerato che basta a mala pena per loro. Vi invitiamo a procurarvi e, se ce la fate, a leggere sino in fondo il programma del convegnetto e le deliranti (come definirle altrimenti?) considerazioni introduttive. Stendiamo inoltre un velo "peloso" sulla qualità dei relatori, in gran parte rappresentanti di lobby o lobbytomizzati, e sulla complicità dei ben noti rappresentanti della giunta regionale, fortunatamente giunta pressochè al termine del suo mandato ma comunque ancora in tempo a compiere danni irreparabili. Ovviamente: rigorosamente assente la Società Civile che, se vuole, può partecipare ricorrendo ai partiti invitati alla “tavola rotonda”.



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(**)Vai al Convegno di Firenze sulla Transizione Energetica