La storia ci insegna che i sardi e le sarde spesso non sono capaci di guardare al di la del loro naso. A volte non si accorgono del pericolo di un danno, sino a quando non ci sbattono il muso malamente.
Prendete il fallimento della chimica: da oltre 10 anni si sapeva bene che quel settore sarebbe entrato in crisi. Nessuno ha pensato di correre ai ripari. Oppure guardate un’altra delle nostre “perle”, considerata dai politicanti locali un’opportunità di sviluppo: Quirra. Nonostante l’impegno dei volontari e volontarie che, per anni, hanno lottato da soli e senza mezzi per aprire gli occhi della gente su quanto stava accadendo li, solo grazie all’intervento della magistratura si è riusciti a fare chiarezza e, forse, a fermare le malsane porcherie che venivano fatte in quel posto. Oggi, fonti attendibili ci assicurano che la prossima a cadere sarà la stessa SARAS: qualcuno sta per caso pensando a come correre ai ripari? Nemmeno per sogno!
E' così anche per il GALSI. Il gasdotto che passerà qui da noi per portare il gas altrove. Anche quell’infernale macchina da guerra è ormai in marcia, nonostante ci sia stato qualcuno che ha dedicato anni di energie e risorse per raccontare ciò che stava per accadere[1]. Nulla da fare! Adesso quel tubo trancerà in due la Sardegna per 276 km, seminando distruzione e desolazione, inutilmente. Si, inutilmente, perché di quel gas nelle case sarde non ne arriverà neppure una molecola. Ma i sardi e le sarde questo non lo sanno.. anzi, sono stati convinti del contrario!
Una storia tipica, insomma. Gli stessi ingredienti e il piatto è servito: ennesima servitù e ennesimo sfacelo ai danni della Sardegna, con l’allegra complicità dei sardi. I soliti politicanti da strapazzo in cerca di onore, gloria e privilegi, grazie al loro nome inciso nella “grande opera che passerà alla storia”. Le solite, stupide, logiche da campanile: “qui da noi vogliamo il gas ma il tubo deve passare da un’altra parte e la centrale di compressione mettetevela altrove”. I soliti discorsi da trogloditi con anello al collo e sveglia al naso: “quel tubo è un’opportunità di sviluppo e energia gratis per tutti ”. Infine, la classica ciliegina nella torta: l'occupazione! “Quel tubo ci darà 10.000 posti di lavoro”!
Ma candu mai!
Ed ecco la rivolta, finalmente. Significa che qualcuno si è sentito toccato nel suo piccolo/grande interesse: forse il fazzoletto di terra dove per anni coltivava quella vigna che dava un vino squisito, da gustare con gli amici. E’ venuto a sapere per caso che gli verrà espropriato, per lasciare il posto a un cantiere. Gli hanno raccontato che poi rimetteranno tutto a posto e tutto ritornerà come prima ma lui non si fida. Sa che in Sardegna nulla ritorna mai al suo posto, e peccato che il suo interesse cozza con quelli per la sopravivenza di colossi come ENI e SONATRACH, indagate dalla Procura di Milano per corruzione internazionale in affari di gas algerino. Tutte brave personcine!
I giornali titolano: GALSI, inizia la rivolta, partono gli espropri per pubblica utilità[2]. L’arroganza in edicola avvisa che è stato avviato il “ procedimento per l'autorizzazione alla costruzione del gasdotto… per l’accertamento della conformità urbanistica, l’apposizione dei vincoli preordinato agli espropri, l’approvazione del progetto e della dichiarazione di pubblica utilità” di quell’inutile sconcio.
Siamo al delirio. Mentre un gruppo di fuoco ben organizzato sta sventrando in due inutilmente la nostra Isola, sindaci e politicanti parlano candidamente di strani plichi ricevuti in Comune che, dopo essere stati ben annusati, verranno forse analizzati con calma; nonché di inspiegabili e inopportune accelerazioni nella realizzazione dell’opera. Comunque tutti d’accordo nel volere fortissimamente quel gas, purché il gasdotto passi fuori dal loro territorio. Che bell’esempio di solidarietà regionale e senza un briciolo di sana vergogna! Lasciando perdere il fatto che quel gas non uscirà mai dai loro fornelli.
E GALSI ha deciso! Non il consiglio regionale e neppure i consigli comunali e provinciali; come neppure la gente interessata, o gli imprenditori, tantomeno gli operatori culturali hanno deciso. GALSI ha già deciso. Deciso di fare il gasdotto e deciso di costruire le mega-centrali di compressione a S.Antioco (chi se ne frega della distruzione delle praterie di poseidonia, della devastazione della più grande concentrazione di Pinna Nobilis del Mediterraneo, degli innumerevoli posti di lavoro persi, da quello nobile e antichissimo di Chiara Vigo, che dalla Pinna Nobilis trae la seta del mare, sino a quelli della Piccola Pesca locale) e a Olbia, 19 ettari e 23mila metri cubi a Vena Fiorita, una piccola SARAS con torri alte oltre 20 metri. Tubi dappertutto di fianco all’aeroporto, sino all’isola di Tavolara. Uno sconcio per la vista, per l’ambiente…e un’insulto per l’intelligenza di chi è stato tenuto volutamente all’oscuro di tutto.
Adesso, chi ha bisogno di visibilità avrà i suoi momenti di gloria. Con il megafono giallo in mano urlerà l’indignazione sua e dei disperati che gli stanno dietro con striscioni, adesivi, fischietti e bandierine. I sindacati di nuovo in prima fila nell’ennesima battaglia per salvare la Sardegna dai predoni. Tutti a Roma..no, meglio, tutti a Bruxelles!
Nel frattempo le ruspe avanzeranno, infliggendo l’ennesima, profonda, inutile ferita alla nostra povera Terra. Un triste copione che si ripete sulla pelle della gente onesta, quella che chiede solo di essere lasciata in pace e di poter vivere e lavorare serenamente e con dignità, senza essere presa per i fondelli.
PS: ancora bugie, sempre e solo bugie: Galsi, nel suo sito e in qualche giornale, rende noto che l'avviso di procedimento è stato pubblicato "in data odierna sui siti dei Comuni interessati e sui quotidiani....." . Abbiamo fatto una ricerca presso i siti di molti dei comuni interessati e nessun sito pubblica qualcosa al riguardo!!!
[1] Il Comitato Sardo “ProSardegnaNoGasdotto” é stato costituito diversi anni fa da un gruppo di liberi cittadini e cittadine sarde, con lo scopo di monitorare l’iter del progetto denominato GALSI. Il Comitato é sorto in particolare con l’intento di fare chiarezza su tale progetto ed assicurare che i legittimi interessi dei cittadini e delle cittadine della Sardegna siano adeguatamente tenuti in considerazione ed adeguatamente tutelati. Si ritiene, infatti, che il progetto GALSI costituisca una seria minaccia per il patrimonio ambientale e archeologico, l’economia rurale, la biodiversità e la stessa integrità del territorio della nostra Isola. Tutto ciò senza che, al momento, vengano chiaramente e inequivocabilmente dimostrati i vantaggi che tale progetto può offrire, al di la della “certezza” di un approvvigionamento energetico che nessuno, nell’ora attuale ed a livello globale, é in grado di assicurare.
[2] Per la costruzione del gasdotto GALSI, è necessario eseguire uno scavo di circa 3 m. di profondità, sventrando la Sardegna lungo 272 km. Si tratta di una tubazione del diametro di 1200 mm., in parte interrata e in parte in superficie, con una “fascia di asservimento” variabile tra i 40 e gli 80 metri dove non è possibile svolgere nessuna attività umana. Il lavoro di scavo è preceduto dall’apertura di aree di passaggio che dovranno essere tenute libere per consentire i lavori e la movimentazione dei mezzi pesanti. Nelle aree occupate da boschi, vegetazione e colture arboree, vigneti, frutteti, pascoli, aree archeologiche, agriturismi, etc., comporterà il taglio e l’eliminazione delle piante, danneggiando gravemente le colture, compromettendo l’economia delle produzioni tipiche locali, le attività agropastorali e agrituristiche, senza considerare i danni all’immagine stessa del territorio, gravemente e irrimediabilmente deturpata.