Rassegna stampa di fine anno non tanto rassicurante, soprattutto se consideriamo il fatto che la nostra Regione sta decidendo di investire su quella pericolosa fonte energetica. Ecco in cosa si trova immischiata la nostra Isola, ed ecco da cosa dovrebbe dipendere il nostro futuro energetico....Nessun@ si potra' permettere di dire: "Non lo sapevamo"!!Buona lettura.IL FATTO QUOTIDIANO: Crisi russa, Unicredit presta 390 milioni al gigante del gas di Putin, Gazprom
L’accordo, secondo
l'azionista di maggioranza del naufragato consorzio South Stream, è "di
grande importanza storica" anche per "l'ampliamento della cooperazione
di Gazprom con i circoli finanziari dell’Italia e dell’intera Europa"
*****
RAI NEWS:
SEMPRE RAI NEWS:
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http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/eni-cede-quota-partecipazione-progetto-south-stream-bloccato-da-putin-890f4d46-9e87-4262-bcd2-8ad94282b2b5.html#sthash.MsX8eslP.dpuf
Eni cede a Gazprom la quota di partecipazione nel gasdotto South StreamLa società era stata messa in piedi per costruire la parte offshore del gasdotto South Stream, progetto bloccato di recente da Mosca- See more at: http://www.rainews.it/dl/rainews/articoli/eni-cede-quota-partecipazione-progetto-south-stream-bloccato-da-putin-890f4d46-9e87-4262-bcd2-8ad94282b2b5.html#sthash.MsX8eslP.dpufni cede a Gazprom la quota di partecipazione nel gasdotto South StreamLa società era stata messa in piedi per costruire la parte offshore del gasdotto South Stream, progetto bloccato di recente da Mosca
LA STAMPA: Putin gela l’Ue e chiude l’autostrada
del gas. Renzi: per noi il progetto non è fondamentale Saipem a picco a
Piazza Affari: -10,8 per cento - Lo stop del Cremlino alla costruzione del gasdotto South Stream spiazza Bruxelles
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martedì 30 dicembre 2014
Rassegna stampa di fine anno....
mercoledì 17 dicembre 2014
TRANQUILLI, CI PENSA PIRAS!
Dopo le stabilianti performance di Alessandra Zedda, assessora all'industria della Giunta Cappellaci che, come e' noto a tutti, ha risollevato le sorti dell'industria sarda, ora e' il turno di Maria Grazia Piras, incaricata dall'attuale Giunta Pigliaru di proseguire nel proficuo e produttivo lavoro svolto dalla sua predecessora di cui i risultati sono dinanzi agli occhi di tutti.
La brillante assessora della sinistra indipendentista sarda, attualmente al governo, punta questa volta su un elemento nuovo al quale nessuno aveva ancora pensato, proponendo di dedicare tempo, risorse e investimenti a cio' che lei e la sua Giunta considerano "un elemento fondamentale di riequilibrio dello svantaggio competitivo della Sardegna". Non si tratta di affrontare la disastrosa situazione infrastrutturale di un'Isola dove spostarsi con qualunque mezzo o collegarsi a internet e' un'impresa. Neppure del problema dei collegamenti con il resto del Mondo o delle penalizzazioni che soffre la Sardegna in termini di costi di trasporto, servitu', etc...Il genio della Signora Piras non si sofferma neanche su trascurabili problemucci abbondantemente gia' visti e affrontati quali, ad esempio, la piaga della disoccupazione, della dispersione scolastica, quella dello spopolamento o quella -che conosce bene dopo anni di impegno presso l'API- dell'impressionante tasso di mortalita' delle imprese (e degli imprenditori). La lucida analisi dell'amministratrice e della sua Giunta prescindono anche da fattori ormai trascurabili quali, ad esempio, la tradizionale incapacita' a programmare e gestire le risorse finanziarie che, sin dagli anni 80, hanno impinguato le casse regionali; oppure la nutrita schiera di enti, agenzie e organismi di varia reputazione e provenienza che, ormai da decenni, pescano dalle casse regionali anche per gestire o attuare fantomatici "programmi di sviluppo". L'elemento fondamentale di "riequilibrio" del nostro beneamato "svantaggio" non passa neppure dalla soluzione dei gravissimi problemi di inquinamento causati dalle industrie multinazionali preda-e-vinci, che hanno messo e mettono in ginocchio le tradizionali e reali economie (turismo, cultura, agro-alimentare, ambiente) di intere aree della nostra Isola, ormai la regione piu' inquinata d'Italia. No, niente di tutto questo. Secondo la spumeggiante esponente della Giunta, che ha ovviamente sondato scrupolosamente tutte le possibilita' offerte dal progresso e dalle piu' moderne tecnologie oggi a disposizione, la soluzione e' la metanizzazione dell'Isola. Si, avete letto bene. La novita' appena uscita dalla bacchetta magica della Signora Piras e' proprio questa: la METANIZZAZIONE. Un progetto al quale sta lavorando con grande impegno e che, sia ben chiaro, non ha affatto abbandonato dopo la fuoriuscita dal Galsi. E i soldi per realizzarla (circa 1 miliardo e 200 milioni di euro)? Nessun problema! L'operazione e' a costo zero per noi. Il danaro ce lo daranno lo Stato, i privati e la stessa Unione europea. I tempi? Si fara' in fretta applicando il ben noto e collaudato approccio 131. E poi, che ci vuole a sventrare in due un'Isola come la nostra? Ma la Signora Piras rilancia: alcune "criticita'" energetiche, quali ad esempio la E.On di Fiumesanto (Porto Torres) ormai "fuori norma"; Ottana Energia che, mischinetta, e' stata colpita dalla crisi europea, oppure il sito Enel del Sulcis anche quello, mischino, colpito da una "debolezza strutturale", verrebbero immediatamente risolti. Come? Alimentandoli col gas! Semplice no!
Dunque possiamo stare tranquilli. Adesso ci pensa Piras!
Energia: Giunta al bivio, gasdotto Toscana e rigassificatore
Annuncio dell'assessore Piras in Commissione Consiglio
CAGLIARI
CAGLIARI
(ANSA) - CAGLIARI, 16 DIC - La metanizzazione della Sardegna passa attraverso due ipotesi sulle quali sta lavorando la Giunta regionale e in particolare l'assessorato dell'Industria: "la realizzazione di un gasdotto Sardegna-Toscana che sarebbe la più conveniente per tutti gli utilizzatori finali (industrie e famiglie) o di un rigassificatore, certamente più oneroso sotto tutti gli aspetti". Lo ha annunciato l'assessore regionale dell'Industria Maria Grazia Piras nell'audizione davanti alla commissione Attività produttive del Consiglio regionale, presieduta da Luigi Lotto (Pd). "I costi del gasdotto, secondo una stima attendibile, sarebbero di 1 miliardo e 200 milioni di euro, cifra che - ha aggiunto l'assessore Piras - potrebbe essere coperta dal concorso di più soggetti, dallo Stato ai privati, alla stessa Unione europea che potrebbe inserire il progetto nel programma di investimenti finalizzati alla crescita che sta per essere varato". Secondo l'esponente della Giunta la metanizzazione rappresenta "un elemento fondamentale di riequilibrio dello svantaggio competitivo della Sardegna: un progetto al quale stiamo lavorando con grande impegno e che non abbiamo affatto abbandonato con la fuoriuscita dal Galsi". Piras ha, infine, sostenuto che "la proroga del regime di essenzialità per il sistema energetico sardo è strategica per il governo regionale. Per ora l'abbiamo ottenuta fino ad aprile 2015 ma il nostro obiettivo è estenderla a tutto l'anno e definire con il Governo nazionale i termini della questione energetica. Inoltre i tre principali poli energetici della Sardegna presentano significative criticità - ha concluso - E.On di Fiumesanto (Porto Torres) formalmente in vendita ed in procinto di andare fuori norma nel 2016, Ottana Energia colpita dalla crisi europea che ha investito Ottana polimeri, il sito Enel del Sulcis, che ha una sua debolezza strutturale". (ANSA).
lunedì 17 novembre 2014
domenica 12 ottobre 2014
ALT, QUI NON SI PASSA!
E’ risaputo che ognuno
a casa propria possa comportarsi come ritiene opportuno con chi lo viene a
trovare: parenti, amici, ospiti, visitatori improvvisati o stagionali, etc.
A casa propria però!
Ciò che ancora oggi accade nella nostra bella isola di Sardegna, invece, non
trova esattamente corrispondenza con queste normali regole di civiltà ed
educazione.
Esempi? A bizzeffe, e
c’è da vergognarsene davvero! C’è davvero l’imbarazzo della scelta! E tutti
quelli meritevoli di menzione - si fa per dire - sono a scapito nostro, della
nostra salute e quella del territorio, e della nostra cultura improntata
sull’ospitalità e il rispetto di chi ci troviamo di fronte, chiunque esso sia.
A lungo andare, però,
i misfatti e le continue vessazioni imposte dallo Stato al paziente popolo
sardo - con la colpevole partecipazione delle istituzioni regionali, a tutti i
livelli - hanno cominciato a produrre effetti negativi sulla nostra visione di
cordiale accoglienza, e sul reale interesse che i decisori politici manifestano
per il nostro territorio ed i suoi educati e pacifici abitanti.
Proviamo però a
chiederci come la Sardegna - in questi ultimi anni - sia spesso riuscita a
divincolarsi dalla stretta morsa speculativa dei soliti rapaci affamati, pronti
ad avventarsi sull’ambita preda per soddisfare la loro fame. Come è stato
possibile arginare questo perverso meccanismo fino ad accertare l’inversione di rotta da parte di “pericolosi protagonisti
senza scrupoli” su alcuni progetti assolutamente speculativi, quali il GALSI o
le trivelle etc….?
E’
presto detto, grazie
ai Comitati spontanei di cittadini. Loro, e solo loro si sono fatti
portavoce
di un malessere diffuso capace di generare in ciascuno una presa di
coscienza
importante: certificare l’inadeguatezza della classe politica nazionale -
per quel che ci interessa, soprattutto di quella sarda - e quindi
scendere in
campo per combattere, a tutela dei propri diritti e della propria
libertà, per
invertire la rotta di un percorso ormai consolidato, sempre a scapito
nostro ma
a favore dei soliti noti, e così liberarci dalla stretta morsa di chi
allegramente
ci governa, gentaglia addirittura capace di condurre la Sardegna e noi
Sardi in
questa ingiusta ma ormai, purtroppo, estrema condizione di
sopravvivenza.
Altro che “comitatini”
come li ha definiti il premier Renzi. I cittadini italiani hanno deciso di difendere il loro patrimonio
e le loro bellezze, e anche noi sardi ci siamo ribellati. Il mare, la cultura,
l’arte, i nuraghi, i prodotti enogastronomici, la storia antichissima della nostra
terra sono beni inestimabili che non può portarci via nessuno, per nessun
motivo nè tantomeno con i soprusi. ALT, QUI NON SI PASSA! E’ questo il
messaggio che viene trasmesso dai Comitati ai vecchi e nuovi barbari dominatori
e, forse, il Governo regionale comincia a sentire qualcosa. Speriamo non sia solo
una sensazione.
TRITONE
mercoledì 17 settembre 2014
Ha da passà 'a nuttata.....
DECRETO SBOCCA ITALIA: un balordo bluff che
accellera il declino di un Paese allo sbando. Mafia e lobby energetiche
ringraziano. Nessuna prospettiva di occupazione sana e stabile. Folli
investimenti su fonti energetiche non rinnovabili e nessuna
garanzia circa la soluzione urgente dei problemi energetici del Paese.
Licenza di continuare a compromettere il nostro ambiente e le nostre
risorse. Fretta incontrollabile nelle procedure, con successivo
esproprio delle competenze previste dall’art. 117 della Costituzione.
Oltre che con la costituzione, non credo che renzi abbia fatto ancora
bene i conti ne con l'UE, ne con i sindaci seri e ne con quelli che
chiama "COMITATINI".
.....Le
attività di prospezione, ricerca e coltivazione d’idrocarburi e quelle
di stoccaggio sotterraneo di gas naturale rivestono carattere
d’interesse strategico e sono di pubblica utilità, urgenti e
indifferibili.I relativi decreti autorizzativi comprendono, pertanto, la dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza dell’opera e l’apposizione del vincolo preordinato all’esproprio dei beni in essa compresi.
Inoltre, per i procedimenti di valutazione d’impatto ambientale in corso presso le Regioni alla data di entrata in vigore del presente decreto, relativi alla prospezione, ricerca e coltivazione d’idrocarburi, la Regione presso la quale è stato avviato il procedimento, deve concludere il procedimento entro il 31 dicembre 2014. Decorso inutilmente tale termine, la Regione trasmette la relativa documentazione al Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare."....
sabato 13 settembre 2014
GASDOTTO TAP: IL SALENTO DICE ANCORA NO!
Il gasdotto dovrebbe approdare nel Salento, a Melendugno,
ma i cittadini del tacco d'Italia non lo vogliono si mobiliteranno
sabato prossimo verso Bari per manifestare il loro dissenso, n occasione
della cerimonia di inaugurazione della Fiera del Levante alla quale
parteciperà il premier Matteo Renzi.
mercoledì 10 settembre 2014
lunedì 1 settembre 2014
Alla canna del gas II
Qualche
giorno fa lo davamo per morto e sepolto. Invece no. Nei caldi
pomeriggi d'agosto, il fantasma del GALSI continua ad aggirarsi nelle
stanze vuote di Viale Trento, lasciando
segnali un po' ovunque,
al
fine di convincere la Regione a ripensarci,
riesumando il progetto almeno per un supplemento di autopsia e, in
ogni caso, per realizzarne almeno una parte: la cosiddetta, mitica,
“Dorsale”. E, secondo noi, e' proprio li che tutti i nostri
illuminati politici e amministratori andranno a parare. Infatti, il
temporaneo black out di GALSI pare dovuto proprio alla ricerca di un
nuovo nome da dare al progetto, mutilato della parte a mare. Come si
chiamera'? GASRI (Gasdotto Sardegna Rinascita)? GASPERS (Gas Per i
Sardi)? SGASVIC (Sardegna Gas Sviluppo e Crescita)? Chissa'?
Probabilmente si lancera' un concorso di idee nelle scuole,
soprattutto in quelle del Sulcis, di Porto Torres o di Ottana, tutti
territori beneficiari delle innovative ed efficaci politiche
industriali avviate sinora inSardegna.
Intanto volano via ancora soldi – sempre i nostri –, questa volta
per pagare la consulenza di improbabili “advisor” che
sopperiscano alla carenza di neuroni nostrana “aiutando la SFIRS
nelle decisioni da prendere”. Scommettiamo che il grande esperto
viene da casa GALSI? Al riguardo c'e' anche da chiedersi perche'
andare a cercare altrove gli “advisor” quando da noi abbondano!
Basta leggere le dichiarazioni
di Giacomo Migheli,
segretario dellaFilctem-Cgil, confederazione sindacale impegnata nel
“promuovere una vera e propria politica industriale integrata nei
confronti del Governo e delle imprese su innovazione di processo e di
prodotto, per puntare su maggiore efficienza energetica”. Nel
frattempo si perdono 1000 posti di lavoro al giorno, la gente
continua ad indebitarsi, le aziende falliscono, i giovani vanno via e
non tornano, le tasse aumentano, mancano i servizi e le
infrastrutture fondamentali.....Ovviamente tutto a causa della
mancanza di gas!
In
realta', al becero regime che governa da lungo – troppo - tempo,
tutto questo non interessa. Noncuranti di quanto sta accadendo,
continuano imperterriti a proporre le stesse ricette buone per tutte
le stagioni e fondate sui soliti pedanti slogan, quali, oltre al
“gas”, la “crescita”, lo “sviluppo”, la competitivita'”,
etc., etc..Tanto a loro la poltroncina, il posticino di potere e lo
stipendietto non manca, e continuano a mantenere lo stesso bel tenore
di vita, impensabile in un Paese civile soprattutto in considerazione
dei “risultati”.
Ad
esempio, giusto per comprendere ancora meglio con chi si ha a che
fare, leggete questo estratto da un articolo apparso
recentemente su un quotidiano locale:
"....Nulla
è ancora deciso, sono diverse le soluzioni sul tavolo. Il trasporto
con le metaniere non legherebbe la Regione a un fornitore unico: anzi
le permetterebbe di comprare il gas in forma liquida dove conviene di
più"! Non vi viene spontaneo domandarvi: ma
perché hanno perso così tanto tempo, soldi e risorse umane per il
progetto GALSI, se sapevano che le navi metaniere convenivano di
più??? Boh...Ma puo' essere che l'illuminazione di queste personcine
è troppo elevata per noi!!!
La
realta' e' che non abbiamo bisogno di gas.
Abbiamo
urgente bisogno di gente che usa il cervello e lo mette a
disposizione dei reali interessi dell'Isola, per il benessere e la
felicita' dei suoi abitanti.
Abbiamo
urgente bisogno di scelte coraggiose, anche se impopolari.
Abbiamo
bisogno, finalmente, di programmare saggiamente le poche risorse
finanziarie a disposizione e, finalmente, utilizzare le immense
ricchezze e l'enorme patrimonio che la Sardegna ci mette a
disposizione, invece di distruggerlo, svenderlo e disprezzarlo
impunemente, in cambio di qualche posto di lavoro finto e del potere
efimero di cui beneficiano pochi sciagurati.
Ma
il tempo a disposizione e' poco. Ed e' fantascienza sperare che
qualcuno ammetta la propria inadeguatezza ad affrontare quanto sta
accadendo, facendosi una buona volta da parte, e per sempre.
La
realta' e' che e' la Sardegna ad essere, ormai, “alla canna del
gas”!
sabato 30 agosto 2014
CRONACA DI UNA MORTE ANNUNCIATA
Nessuna risposta! Nessuna spiegazione! Nessun commento!
Un progettino da 3 miliardi di € nostri e 120 milioni dell'UE (nostri pure quelli). Una SpA con Capitale Sociale di € 37.419.179
di cui una quota della SFIRS (uscita recentemente dalla compagine) dell' 11,51% (circa 11 milioni di €!!!!). Uffici a Milano in Foro Bonaparte. Un CdA, un Presidente, Direttori, funzionari, consulenti, progettisti...Una nave che scorrazzava allegramente nel Mediterraneo...Una rete di politici e amministratori ben leccata sia a livello regionale (qui sotto riportiamo una perla: il discorso a favore del GALSI tenuto in Consiglio Regionale dall'ex consigliere PD Giampiero Diana) che nazionale......
Nessun accenno al GALSI nel divertente piano/bluff "Sblocca Italia" annunciato recentemente da Renzi? Niente paura!
In Regione e' gia' pronto un'altro valido alibi alla loro mancanza di idee, di fondi, di capacita' e di neuroni.......E, se non stiamo in campana, sfodderanno ugualmente la nostra Isola in due, potete contarci!
Mentre il resto del mondo usa con successo le fonti rinnovabili, i sardi - mischinetti - non possono farlo.
O il gas o niente.
E intanto, le potenti industrie della Sardegna che il mondo ci invidia..Languono...Per mancanza di gas!
O il gas o niente.
E intanto, le potenti industrie della Sardegna che il mondo ci invidia..Languono...Per mancanza di gas!
"......L’UNICA POSSIBILITA’ E’ QUEL TUBO CHE ALIMENTA LA RETE TRANSEUROPEA DA CUI NOI SPILLIAMO QUALCHE CENTINAIO DI METRI CUBI DI METANO MA QUEL METANODOTTO SERVE PER PORTARE OTTO MILIARDI DI METRI CUBO ALLA RETE TRANSEUROPEA E ATTENZIONE, ANCHE TECNICAMENTE, BADATE E’ BANALE, IO NON SO COSA ABBIA DETTO IL PRESIDENTE DELLA SFIRS E MI DISIPACE NON ESSERE STATO PRESENTE, NOI DIVENTIAMO UN NODO DI UN SISTEMA A RETE EUROPEO. MA E’ EVIDENTE, E’ EVIDENTE CHE IN SARDEGNA CI DEVE ESSERE UNA GRANDE STAZIONE DI POMPAGGIO PERCHE’ DEVE TRASMETTERE IN QUEL METANODOTTO OTTO MILIARDI DI METRI CUBI, ATTENZIONE LA REVERSIBILITA’ DEL TUBO INTERVIENE, LO DICO BADATE CON MOLTA MODESTIA, SE NOI ABBASSIAMO LA PRESSIONE CHE SERVE PER SPINGERE OTTO MILIARDO DI METRI CUBO DI METANO BASTA ABBASSARE QUELLA PRESSIONE E BADATE E’ COME I VASI COMUNICANTI, POI ARRIVA OVVIAMENTE DAL RESTO DELLA RETE IL METANO IN SARDEGNA. SE NON CI FOSSE LA POSSIBILITA’ DI ADDUZIONE DALL’ALGERIA. STIAMO PARLANDO DI QUESTO. IO SON D’ACCORDO INVECE CON ALCUNI COLLEGHI CHE INTERVENGONO SULLE CONDIZIONI... EHHH COME DIRE..DI FINANZIAMENTO PERCHE’ CREDO CHE SU QUESTO PUNTO...". Giampiero Diana
venerdì 13 giugno 2014
ECCO COS'E' LEGAMBIENTE!
Ecco la verita' sull'unica associazione "ambientalista" che in Sardegna sostiene il GALSI. Vediamo perche':
La principale organizzazione ambientalista italiana ha quote in alcune società, come Azzero CO2 che investe sulle fonti rinnovabili grazie anche agli incentivi pubblici e ha come clienti alcuni colossi dell'energia. Oltre ai potenziali conflitti di interesse, c'è il rischio di incompatibilità tra affari e settore non profit di utilità sociale. La replica dell'associazione: "Il nostro impegno concreto è utile a indirizzare le scelte industriali e ambientali del Paese"
Oltre 115mila tra iscritti e sostenitori. Più di 3mila giovani che
partecipano ai suoi campi di volontariato. Tante iniziative a
difesa di natura e territorio. Ma Legambiente
non è solo questo: la più importante e influente organizzazione
ambientalista italiana fa anche business. Su che cosa? Su ambiente
e fonti rinnovabili, con tanto di potenziali conflitti di
interesse. Ma non solo, perché Legambiente è una onlus,
un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale. E secondo gli
esperti interpellati da ilfattoquotidiano.it, il docente
di Diritto commerciale all’Università degli Studi di Milano Ugo
Minneci e il consulente su legislazione e fiscalità degli enti non
profit Carlo Mazzini, “una onlus non potrebbe detenere
partecipazioni in grado di garantirle il controllo di società di
capitali, pena la perdita dello status stesso di onlus e delle
conseguenti "agevolazioni fiscali”. Senza contare
che quando non è la stessa Legambiente a fare impresa, ci pensano
diversi suoi dirigenti e consiglieri nazionali ad aggiungere al
loro ruolo di ambientalisti quello di imprenditori.
Azzerare la CO2? Con la srl
è meglio
Per combattere il surriscaldamento globale la soluzione è una: limitare le emissioni di anidride carbonica. Dall’enunciare un sacrosanto principio ambientalista a farci sopra affari il passo è breve. Tanto che il principale braccio operativo di Legambiente si chiama proprio Azzero CO2, una srl con 119mila euro di capitale sociale che offre diversi servizi, dalla consulenza in ambito energetico alla progettazione e realizzazione di impianti che sfruttano fonti rinnovabili. Il business tira, grazie anche a clienti come il colosso Enel, Edison e Sorgenia, tutti attivi nel settore energia.
Per combattere il surriscaldamento globale la soluzione è una: limitare le emissioni di anidride carbonica. Dall’enunciare un sacrosanto principio ambientalista a farci sopra affari il passo è breve. Tanto che il principale braccio operativo di Legambiente si chiama proprio Azzero CO2, una srl con 119mila euro di capitale sociale che offre diversi servizi, dalla consulenza in ambito energetico alla progettazione e realizzazione di impianti che sfruttano fonti rinnovabili. Il business tira, grazie anche a clienti come il colosso Enel, Edison e Sorgenia, tutti attivi nel settore energia.
Legambiente possiede direttamente il 36% della società, mentre il
15% è in mano alla fondazione Legambiente Innovazione,
che per l’associazione si occupa dei premi alle imprese che
sviluppano prodotti innovativi dal punto di vista della sostenibilità
ambientale. Gli altri due soci sono il circolo di
Legambiente ‘Festambiente’ (9%) e
l’associazione Kyoto Club (40%), anch’essi legati
alla onlus ambientalista. I circoli, nello statuto, sono infatti
definiti “organi decentrati di Legambiente”. Kyoto club invece è
un’organizzazione non profit presieduta dal neo presidente di
Terna Catia Bastioli che tra i propri soci ha la
stessa Legambiente insieme a molte società che operano nel settore
dell’energia e alle industrie dell’eolico che fanno parte dell’Anev
(Associazione nazionale energia del vento). Tra i suoi scopi, si
legge sul sito, c’è quello di “stimolare proposte e politiche di
intervento mirate e incisive nel settore energetico-ambientale”.
Fare lobby, insomma, con il supporto di
Legambiente, che in Kyoto club può contare sul vice presidente Francesco
Ferrante, membro del direttivo dell’organizzazione
verde ed ex parlamentare del Pd.
(Infografica di Pierpaolo Balani)
Il ruolo di Legambiente nella gestione di Azzero CO2 è evidente:
tutti i vertici della società fanno parte anche degli organismi
dirigenti della onlus che, va detto, contano più di 400 persone.
Il presidente di Azzero CO2 Giuseppe Gamba è un
membro della presidenza del comitato scientifico di Legambiente,
l’amministratore delegato Mario Gamberale è nel
consiglio nazionale, mentre il consigliere della srl Sandro
Scollato è nel direttivo nazionale e ha sostituito poco
più di un mese fa un altro dirigente di Legambiente, Mario
Zambrini. E gli altri due consiglieri di
amministrazione? Edoardo Zanchini è il vice
presidente della onlus, mentre Andrea Poggio ne
è il vice direttore generale. Azzero CO2, insomma, è una diretta
emanazione di Legambiente.
Niente che l’organizzazione ambientalista abbia mai tenuto
nascosto. Anzi ne ha sempre fatto una ragione di vanto, visto che
secondo i vertici con il business bisogna sporcarsi le mani per indirizzare
le scelte industriali e ambientali del Paese. Il vice
presidente Zanchini, che per Legambiente è anche responsabile del
settore Energia, spiega infatti: ”Quando qualche anni fa abbiamo
creato Azzero CO2, l’idea era quella di promuove il settore
dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. Se dobbiamo
cambiare il mondo una parte di questo sforzo dobbiamo farla anche
noi. Ad Azzero CO2 diamo un mandato preciso, di fare campagne che
altrimenti non farebbe nessun altro, come quella per la
sostituzione di coperture di amianto con il fotovoltaico. Il
nostro obiettivo è fare gli interessi del Paese andando nella
direzione delle rinnovabili, non far guadagnare Azzero CO2″.
Ma c’è un rischio. Se da un lato si partecipa alla definizione
delle leggi come maggiore associazione ambientalista
italiana e dall’altro lato si fa impresa, per esempio grazie
agli incentivi alle fonti rinnovabili, si cade nel più
classico dei conflitti di interesse. E si finisce per essere
accusati da altre associazioni ambientaliste, come Italia Nostra,
di essere “una potente lobby con solidi legami con il mondo
economico e con il mondo politico”. Del resto Legambiente
ha radici ben piantate nel Pd, soprattutto
negli Ecodem del suo presidente onorario Ermete Realacci,
e fronde che crescono veloci nella nuova formazione Green
Italia. Mentre diverse industrie, alcune del
settore energia, sono state spesso generose a garantire alla onlus
sponsorizzazioni e partnership.
Dirigenti della onlus in
prima linea
Se non è Legambiente a fare affari attraverso Azzero CO2, a farli, o almeno a provarci, sono diversi suoi dirigenti attraverso altre società. Come nel caso del consigliere nazionale dell’associazione ambientalista Lorenzo Partesotti, che con la sua Solaris negli anni scorsi si è speso invano per la costruzione di un impianto eolico su monte dei Cucchi, sull’Appennino Bolognese. Chi realizzò lo studio di impatto ambientale favorevole al progetto, in quel caso? Ambiente italia, una srl che fino a poco più di un mese fa era socia di Azzero CO2, prima di essere sostituita dal circolo di Grosseto Festambiente. Ambiente Italia è una srl fondata tra gli altri da Realacci, che ha partecipato anche alla nascita del Kyoto club. Realacci a un certo punto ne è uscito, ma tra i proprietari di Ambiente Italia ci sono ancora ben cinque membri del vertice nazionale di Legambiente: Giulio Conte, Duccio Bianchi, Marina Alberti, Maria Berrini e ancora una volta Mario Zambrini, che oltre a essere socio è anche amministratore unico della società. E che cosa fa Ambiente Italia? Oltre a studi di impatto ambientale per la costruzione di impianti eolici per clienti come Agsm e Sorgenia, offre servizi di consulenza al gruppo Salini costruzioni e al colosso del cemento Colacem.
Se non è Legambiente a fare affari attraverso Azzero CO2, a farli, o almeno a provarci, sono diversi suoi dirigenti attraverso altre società. Come nel caso del consigliere nazionale dell’associazione ambientalista Lorenzo Partesotti, che con la sua Solaris negli anni scorsi si è speso invano per la costruzione di un impianto eolico su monte dei Cucchi, sull’Appennino Bolognese. Chi realizzò lo studio di impatto ambientale favorevole al progetto, in quel caso? Ambiente italia, una srl che fino a poco più di un mese fa era socia di Azzero CO2, prima di essere sostituita dal circolo di Grosseto Festambiente. Ambiente Italia è una srl fondata tra gli altri da Realacci, che ha partecipato anche alla nascita del Kyoto club. Realacci a un certo punto ne è uscito, ma tra i proprietari di Ambiente Italia ci sono ancora ben cinque membri del vertice nazionale di Legambiente: Giulio Conte, Duccio Bianchi, Marina Alberti, Maria Berrini e ancora una volta Mario Zambrini, che oltre a essere socio è anche amministratore unico della società. E che cosa fa Ambiente Italia? Oltre a studi di impatto ambientale per la costruzione di impianti eolici per clienti come Agsm e Sorgenia, offre servizi di consulenza al gruppo Salini costruzioni e al colosso del cemento Colacem.
(Infografica di Pierpaolo Balani)
Zanchini in tutto ciò non vede alcun problema: “Siamo felici che
ci sia contaminazione nel gruppo dirigente di Legambiente – spiega
-. Ci sono persone che magari non la pensano come noi, lontane da
noi, ma che sono interessate ai nostri temi e ai nostri obiettivi.
Così facciamo in modo che facciano parte del gruppo dirigente. Noi
cerchiamo di spingere in certe direzioni di cambiamento e quindi
coinvolgiamo esplicitamente anche gli imprenditori”.
Ma così quelli che dovrebbero essere i soggetti controllati dagli
ambientalisti finiscono per essere i clienti dei vertici della
principale associazione ambientalista o, attraverso Azzero CO2,
dell’associazione stessa. E gli affari vanno pure bene. Azzero CO2
nel 2013 ha realizzato ricavi per 4,6 milioni di euro e un utile
di 34mila euro, limitando le conseguenze della crisi e del taglio
degli incentivi sui 6,4 milioni di ricavi e i 136mila euro di
utili registrati nel 2012. Ambiente Italia ha incassato nel 2012
2,1 milioni, con un utile di 129mila euro.
Un sistema di società che
fa business sull’ambiente
Le ramificazioni che partono da Legambiente vanno oltre Azzero CO2. Che infatti possiede al 100% la società di servizi editoriali Qualenergia e quattro srl (Eternet Free 1, Eternet Free 2, Eternet Free 7, Eternet Free Azzero CO2) che fanno affari installando impianti fotovoltaici sui tetti, un business che gode degli incentivi pubblici e che è stato spinto anche dalla campagna di Legambiente ‘Eternet Free’, finalizzata a promuovere la sostituzione di coperture in eternit con celle fotovoltaiche. Eternit Free Azzero CO2, per esempio, nel 2012 ha realizzato impianti per un valore complessivo di quasi 600mila euro, come indicato in bilancio. Azzero CO2 possiede inoltre il 10% in Esco Lazio srl, una società con interessi nel biogas e nel fotovoltaico con ricavi che nel 2012 sono stati di 1,2 milioni di euro e con quote in altre quattro società che operano nel settore energia.
Le ramificazioni che partono da Legambiente vanno oltre Azzero CO2. Che infatti possiede al 100% la società di servizi editoriali Qualenergia e quattro srl (Eternet Free 1, Eternet Free 2, Eternet Free 7, Eternet Free Azzero CO2) che fanno affari installando impianti fotovoltaici sui tetti, un business che gode degli incentivi pubblici e che è stato spinto anche dalla campagna di Legambiente ‘Eternet Free’, finalizzata a promuovere la sostituzione di coperture in eternit con celle fotovoltaiche. Eternit Free Azzero CO2, per esempio, nel 2012 ha realizzato impianti per un valore complessivo di quasi 600mila euro, come indicato in bilancio. Azzero CO2 possiede inoltre il 10% in Esco Lazio srl, una società con interessi nel biogas e nel fotovoltaico con ricavi che nel 2012 sono stati di 1,2 milioni di euro e con quote in altre quattro società che operano nel settore energia.
Una piccola holding, questo è anche
Legambiente. Che è pure socia al 10% di Menowatt GE srl,
una società che si occupa di tecnologie per
l’illuminazione pubblica e per motori efficienti e che
fino alla fine del 2013 era posseduta al 70% da Sorgenia, la
società del gruppo Cir della famiglia De Benedetti
che partecipa all’azionariato della centrale a carbone Tirreno
Power di Vado Ligure, finita al centro di un’inchiesta
della procura di Savona con ipotesi di reato che vanno dal
disastro ambientale all’omicidio colposo. E che dovrebbe pertanto
essere un nemico giurato degli ambientalisti, piuttosto che un
alleato. “Abbiamo fatto dure battaglie contro le centrali a
carbone di gruppi come Sorgenia o Enel – ribatte Zanchini -.
Quando però queste società fanno interventi di efficienza
energetica e di rinnovabili non abbiamo problemi a collaborare con
loro e fare accordi che vanno nella direzione verso cui
spingiamo”. Nessun imbarazzo, dunque, in Legambiente. Del resto
Sorgenia ha sempre garantito alla onlus laute
sponsorizzazioni e tuttora ha in pegno il 14% delle
azioni di Menowatt GE.
Ma i business di Legambiente non finiscono qui. La onlus possiede
anche il 50% di Vivilitalia, una società che si
occupa di turismo sostenibile, mentre il suo circolo Festambiente
ha in portafoglio anche il 40% di Solaria,
un’altra srl attiva nel settore delle rinnovabili. E’ stata invece
chiusa Car Sharing Italia, una srl per il
noleggio di vetture ecologiche messa in liquidazione dopo la
perdita da 206mila euro registrata nel 2009. Da non dimenticare
poi l’Editoriale la Nuova Ecologia, la società
cooperativa promossa da Legambiente per pubblicare la rivista
dell’associazione.
Una onlus che fa impresa?
Per gli esperti è vietato
Favorire le leggi sugli incentivi alle fonti rinnovabili e poi sfruttare tali incentivi per fare affari? Di certo c’è un problema di opportunità e di potenziali conflitti di interesse. Ma non è tutto. Perché Legambiente è una organizzazione non lucrativa di utilità sociale. Può una onlus fare impresa attraverso altre società, come Azzero CO2? No, secondo gli esperti contattati da ilfattoquotidiano.it. Carlo Mazzini, consulente sulla legislazione e sulla fiscalità degli enti non profit e curatore del sito Quinonprofit, spiega: “Attraverso alcune circolari l’Agenzia delle entrate ha stabilito in passato che una onlus non può avere partecipazioni tali da poter gestire, dirigere e indicare gli amministratori di una società, a meno che tale società non sia un’impresa sociale che non distribuisce gli utili”. Una regola che è in conflitto con la situazione di Legambiente e Azzero CO2, il cui statuto addirittura dà diritto ai soci “che siano associazioni ambientaliste riconosciute” di ricevere una percentuale maggiorata degli utili.
Favorire le leggi sugli incentivi alle fonti rinnovabili e poi sfruttare tali incentivi per fare affari? Di certo c’è un problema di opportunità e di potenziali conflitti di interesse. Ma non è tutto. Perché Legambiente è una organizzazione non lucrativa di utilità sociale. Può una onlus fare impresa attraverso altre società, come Azzero CO2? No, secondo gli esperti contattati da ilfattoquotidiano.it. Carlo Mazzini, consulente sulla legislazione e sulla fiscalità degli enti non profit e curatore del sito Quinonprofit, spiega: “Attraverso alcune circolari l’Agenzia delle entrate ha stabilito in passato che una onlus non può avere partecipazioni tali da poter gestire, dirigere e indicare gli amministratori di una società, a meno che tale società non sia un’impresa sociale che non distribuisce gli utili”. Una regola che è in conflitto con la situazione di Legambiente e Azzero CO2, il cui statuto addirittura dà diritto ai soci “che siano associazioni ambientaliste riconosciute” di ricevere una percentuale maggiorata degli utili.
“La ratio delle indicazioni dell’Agenzia delle entrate – continua
Mazzini – è che una onlus possa investire in società di capitali
solo con finalità di risparmio, ma senza avere
partecipazioni di controllo. In modo da evitare che si possa fare
impresa con soldi che provengono da donazioni, e quindi da una
fiscalità agevolata”. Analoga l’opinione di Ugo Minneci,
docente di Diritto commerciale all’Università degli Studi di
Milano: “La onlus non si può trasformare in una sorta di
capogruppo di società di capitali, altrimenti finisce per tradire
la sua vocazione. E rischia di perdere lo stato di onlus e le
conseguenti agevolazioni fiscali”.
Argomentazioni a cui Zanchini replica così: “La partecipazione è
divisa tra diversi soggetti e noi non esprimiamo il controllo di
Azzero CO2, perché il controllo lo fa il management”. Ma se il
management fa parte del vertice di Legambiente? “L’accusa mi fa
ridere – risponde il vice presidente della onlus -. Mario
Gamberale (amministratore delegato di Azzero CO2, ndr) è
un cittadino che decide di dare una mano a un’associazione
ambientalista e fa parte del suo consiglio direttivo, come alcune
centinaia di persone. Il management non dipende da noi. Come
Legambiente esprimiamo solo gli indirizzi di Azzero CO2 per quanto
riguarda le scelte sulle campagne e sulle iniziative che ci
interessano. E controlliamo che non vengano fatte cose che vanno
contro le nostre idee. Per esempio abbiamo posto il veto sulla
realizzazione di impianti fotovoltaici a terra”. Parole che di
certo non negano la partecipazione di Legambiente alla gestione
della società.
mercoledì 4 giugno 2014
Reati ambientali, la legge che fa saltare i processi. E la grande industria ringrazia
LA GRANDE TRUFFA DELLA LEGGE SUI REATI AMBIENTALI
Inizia in Campania ma interessa anche la Sardegna. Di seguito il comunicato stampa che il CO.RE.Ri. -
Coordinamento Regionale rifiuti Campania ha condiviso con altre
realtà territoriali regionali e nazionali in merito all'iter
legislativo del testo di legge sui reati ambientali.
contatti@rifiuticampania.org
http:// www.facebook.com/CoordinamentoRegionalerifiutiCampania
contatti@rifiuticampania.org
http:// www.facebook.com/
LA GRANDE TRUFFA DELLA LEGGE SUI
REATI AMBIENTALI
Gli anni di lotta sul tema della tutela ambientale, le
mobilitazioni di massa, la grande scossa alle coscienze della
società civile, non sono bastati al mondo politico-istituzionale
per slegarsi dalle logiche di collusione e sottomissione agli interessi
lobbistici che da sempre lucrano sulla devastazione ambientale e sullo
sfruttamento dei territori.
Il disegno di Legge 1345,
sintesi delle due proposte Micillo-Realacci,licenziato alla
Camera e da qualche mese in discussione nelle Commissioni Ambiente e
Giustizia al Senato, doveva recepire l’articolo 3 della direttiva
europea 99/2008, introducendo nel nostro codice penale i delitti
sull’ambiente: da quello di “inquinamento
dell’ambiente” fino a quello ben più grave di
“disastro ambientale”, colmando così un vuoto
legislativo a cui finora si è sopperito con le sanzioni previste
per i delitti contro la pubblica incolumità (art. 434 del codice
penale) e che, grazie all’elaborazione della giurisprudenza della
Corte costituzionale, è divenuto in materia
ambientale “disastro
innominato”. In tal modo, con norme
efficaci, dissuasive e mirate all’incriminazione del
pericolo concreto e del danno, si sarebbero dovuti colpire
penalmente i reati ambientali, in un contesto più efficace e meglio
orientato contro atti offensivi dell’ambiente e della salute
umana.
QUEL TESTO RISCHIA INVECE DI
DIVENTARE IL SALVACONDOTTO PER QUALSIASI CRIMINE
AMBIENTALE!!!
Fino ad oggi, a fatica, i magistrati
potevano applicare, con interpretazione estensiva, la fattispecie del
“disastro innominato” qualificandolo come comportamento
offensivo che produce un danno dell’ambiente; questo potrebbe
paradossalmente non essere più possibile a causa di un
testo che è stato strutturato e manipolato per diventare il
lasciapassare di violazioni gravissime.
Le ragioni che ravvediamo, confortate
anche dall’opinione di autorevoli magistrati che denunciano il
rischio di impossibilità di applicazione di quelle norme, sono
molteplici:
-
La definizione di “disastro ambientale” si sarebbe dovuta basare su contenuti chiari e processabili quali l’effettiva capacità diffusiva/offensiva del danno ambientale prodotto; la sua straordinarietà quale atto grave e complesso, non necessariamente foriero di danni irreversibili, ma con prorompente diffusione; l’accadimento di dimensioni straordinarie, anche se non immani, atto a produrre effetti dannosi gravi, complessi ed estesi e dunque idoneo a causare un pericolo concreto per la vita o l’integrità fisica di un numero indeterminato di persone, senza che peraltro sia richiesta anche l'effettiva verificazione della morte o delle lesioni di uno o più soggetti (Corte Costituzionale - 1 Agosto 2008, sentenza n. 327 ed altre).
L’attuale disegno di legge definisce invece “disastro ambientale” “l'alterazione irreversibile dell'equilibrio dell'ecosistema”, fatto di per sé assai difficile se non impossibile da dimostrare data la totale aleatorietà del concetto che meglio si sposerebbe con quello di persistenza nel tempo ed estensione del danno.
-
Si subordina la punibilità del reato di “inquinamento ambientale”a violazioni di disposizioni legislative, regolamentari o amministrative spesso poco severe ed insufficienti a garantire la tutela della salute; per quello di “disastro ambientale” si estende il reato anche alla eventuale ed assai vaga casistica di inquinamento “abusivo” depotenziando di fatto la portata e l’efficacia di entrambe le norme. In altre parole, potrebbe diventare impossibile procedere, come pure avvenuto ad es. per la centrale termoelettrica Tirreno Power di Vado Ligure, al sequestro di un impianto se le sue emissioni pur inquinando e mettendo in pericolo la salute degli abitanti di quel territorio, non sono in violazione della legge o delle continue deroghe in essa contenute.
-
Il reato di disastro ambientale viene nei fatti configurato solo come reato di danno e non più di pericolo concreto (quando lo si correla all' “offesa alla pubblica incolumità in ragione della rilevanza oggettiva del fatto per l'estensione della compromissione ovvero per il numero delle persone offese o esposte al pericolo”). Per poter quindi accertare il nuovo reato di disastro ambientale si dovrebbero poter produrre dati certi sull’estensione ed il numero delle persone coinvolte nonché la incontrovertibile correlazione tra decessi, malattie o offese e gli eventi inquinanti, ma la realtà dimostra, come nel caso dell’amianto, che il disastro può restare “invisibile” a lungo prima che emergano i segnali della compromissione dell’ambiente e della salute della collettività.
-
Si introduce il ravvedimento operoso con beneficio di riduzione di pena (fino ai due terzi) per l’inquinatore che si dichiari d’accordo ad operare una bonifica dei luoghi. Nella migliore delle ipotesi si tratta di una norma tesa a favorire finte strategie di “ravvedimento” per lasciare nei fatti le cose come sono; nella peggiore si prefigura un condono che, combinato con quanto disposto nell’art 4 del decreto ‘Destinazione Italia’, e cioè con la possibilità per chi inquina di stipulare accordi di programma “per l’attuazione di progetti integrati di messa in sicurezza o bonifica, e di riconversione industriale e sviluppo economico produttivo nei siti di interesse nazionale (SIN)”, sottoscrivendo i quali potrà usufruire di contributi pubblici e vantaggi fiscali, sancisce, in contrasto al principio di “chi inquina paga”, il principio che chi inquina non rischia niente, anzi sarà ripagato. Unulteriore favore a chi hainteresse a continuare a speculare su quelle aree (si pensi solo al pullulare di centri commerciali) o a buttarsi nel business della produzione della cosiddetta Green Energy premiata dal nuovo pacchetto di incentivi o ancora al cambiamento della destinazione d’uso di aree o territori agricoli a favore delle coltivazioni no food destinate ad alimentare impianti a biomasse.
Non meno preoccupante
è la seconda parte del disegno di legge
“Disciplina sanzionatoria degli illeciti amministrativi
e penali in materia di tutela ambientale” introdotta
per il Testo unico ambientale che si applica
“alle ipotesi contravvenzionali in materia ambientale che non hanno
cagionato danno o pericolo concreto ed attuale di
danno alle risorse ambientali”. Anche in questo
caso siamo davanti ad un condono mascherato, per di
più facilitato dal fatto che nella maggior parte dei casi i reati
ambientali, anche le stesse discariche illegali di rifiuti tossici, non
producono un danno immediato. Basterà dunque seguire le
prescrizioni indicate dalla polizia giudiziaria e pagare una sanzione pari
ad un quarto del massimo della contravvenzione per sanare l’illecito
e procederne all’archiviazione.
Ma quello che è
più grave è che si carichi la polizia giudiziaria di compiti
di carattere tecnico/amministrativo estranei alla sua funzione e
alle sue competenze, rendendo ancora più inefficace
l’opera di prevenzione sul territorio e l’accertamento reale
dei danni. Infatti, a differenza della procedura sin qui adottata, la
polizia giudiziaria (carabinieri, guardia forestale, ecc.) da braccio
esecutivo della magistratura si trasformerà in un organo di
valutazione delle violazioni, impartendo al responsabile del reato le
prescrizioni tecniche e i tempi di risistemazione ambientale, accerta il
loro effettivo adempimento e riscuote la contravvenzione comunicando al PM
l’estinzione del reato affinché ci sia l’archiviazione.
È facilmente
immaginabile, alla luce anche della possibilità data al
responsabile del reato di eliminare le conseguenze pericolose con
modalità diverse da quelle prescritte, come questo possa favorire
finte bonifiche, se non addirittura fenomeni, non estranei sui nostri
territori, di collusione e complicità.
Per tutte queste ragioni questo
testo legislativo RISCHIA DI RIVELARSI UN VERO E PROPRIO BOOMERANG PER LE
COMUNITÀ LOCALI IN LOTTA DA ANNI ED UN TOCCASANA PER LE LOBBIES
INQUINATRICI.
Se dovesse passare così
com’è, gli effetti nefasti di questa sanatoria li vedremmo
immediatamente sui processi in corso per disastri come quelli di Porto
Tolle, Vado Ligure e Taranto. Grandi inquinatori come Enel, Tirreno Power,
Ilva, Eni, che, non a caso, guardano con approvazione al disegno di legge,
potranno usare queste nuove norme per difendersi nelle aule di tribunale.
E’ vergognoso che tutte le forze politiche, comprese quelle
che più hanno sbandierato propagandisticamente la necessità
di colpire chi inquina, si facciano garanti dell’impunità di
chi mette quotidianamente in pericolo la salute dei
cittadini.
I COMITATI E LE REALTA’
CHE SONO IMPEGNATE CONCRETAMENTE IN CAMPANIA CONTRO LA PERDURANTE
DEVASTAZIONE AMBIENTALE ED A FAVORE DELLA TUTELA DEI PROPRI TERRITORI
RESPINGONO IN TOTO UN TESTO CHE ANCORA UNA VOLTA MOSTRA LA
SUBALTERNITÀ DELLA POLITICA ALLE LOBBIES DEI POTENTATI INDUSTRIALI
E FINANZIARI.
MAI PIU’ REGALI AGLI INQUINATORI, MAI PIU’
REGALI AI CRIMINALI!!!
Napoli 3/6/2014
Sottoscrivono il documento:
CITTADINI
CAMPANI PER UN PIANO ALTERNATIVO DEI RIFIUTI
COMITATO NO INCENERITORE
GIUGLIANO
CCF
Coordinamento Comitati Fuochi
Coordinamento No inceneritori –
Ponticelli
CO.RE.Ri.
- Coordinamento Regionale Rifiuti Campania
FEDERAZIONE ASSOCAMPANIAFELX - Giugliano Acerra
Nola
RETE
CAMPANA SALUTE E AMBIENTE
RETE
COMMONS
Associazione PeaceLink
Comitato Taranto Futura
Brindisi Bene Comune
Am.be.com - Presidio no discarica
(Falcognana)
Legamjonici contro
l'inquinamento
NoSmog
(Trieste)
Crotone
ci mette la faccia
mercoledì 28 maggio 2014
Mentre in Sardegna vagano nel buio e pensano ancora al gas e alle fonti fossili....
Proposte per le nuove politiche di efficienza energetica. Gli Amici della Terra hanno presentato ieri a Roma le proprie Proposte per le nuove politiche di efficienza energetica, nel corso di una conferenza a cui hanno partecipato il Commissario dell'Enea Giovanni Lelli, il presidente degli Stati Generali dell'efficienza energetica Alessandro Ortis e Marcella Pavan dell'Autorità per l'Energia Elettrica e il Gas.
Comuni Rinnovabili 2014: energia pulita in tutti i comuni. Una mappa sulla diffusione delle fonti rinnovabili nei Comuni italiani e sull’innovazione delle reti energetiche nel nostro Paese.
Torre eolica ad energia solare: il primo impianto sara' installato in Arizona. Un sistema, questo, che secondo i progettisti permetterà di produrre energia pulita 24 ore al giorno, per 365 giorni l’anno. Non resta quindi che attendere la fine dei lavori di installazione della torre eolica solare in Arizona, prevista entro l’anno 2018. Nel frattempo, per maggiori informazioni si può fare riferimento a questo sito.
Energia dal mare: come sfruttare il movimento delle onde. Sfruttare l'energia pulita del mare attraverso una speciale istallazione 'cinetica' che cattura le onde. Stiamo parlando di 'IRIS', una struttura progettata dagli architetti libanesi Najjar & Najjar Architects, capace di catturare il moto ondoso e trasformarlo in energia elettrica pulita per gli abitanti del litorale di Beirut.
Produrre energia sostenibile con la luce ad infrarosso vicino (NIR - near infrared light). E' questo, in sintesi, l'obiettivo del progetto europeo OSNIRO, che vuole favorire lo studio dei materiali organici in grado di assorbire ed emettere luce ad infrarosso vicino, da utilizzare per ottenere nuovi prodotti come sensori, rilevatori e celle solari in grado di produrre energia sostenibile.
venerdì 16 maggio 2014
GALSI E LE NOTTI INSONNI DI TIANA (LEGAMBIENTE)
Non si sono fatte attendere le brucianti dichiarazioni di Vincenzo Tiana, il Presidente a vita di Legambiente Sardegna, l'associazione pseudo-ambientalista che rappresenta gli interessi degli industriali e dei costruttori edili in Sardegna, non a caso la Regione piu' inquinata d'Italia. Tiana e' preoccupato per il fatto di dover usare i pochi neuroni rimasti, allo scopo di trovare un'alternativa sostenibile alle energie rinnovabili, non lucrative per gli interessi che lui ben rappresenta in Sardegna. Un po' di confusione (giustificata dalla complessita' della materia) in casa CISL: per la FILCA-CISL “Rinunciare al Galsi è una decisione inaccettabile”. Sempre la CISL, ma da un'altra poltrona (Cgil-Cisl-Uil), la decisione di abbandonare GALSI e' invece una “Scelta realistica”.
Bell'ambientino!
giovedì 15 maggio 2014
LA FINE DELL'INCUBO GALSI
Finalmente una bella
notizia, non solo per noi del Comitato ProSardegnaNoGasdotto ma anche
per tutti/e coloro che, in questi anni, hanno condiviso con noi la lotta
contro quell'inutile e dannosa speculazione chiamata GALSI. Una bella
notizia anche per tutta l'Isola, forse finalmente libera da una - tra le
tante - servitu' che ne strangolano l'economia e il benessere.
Il
13 maggio 2014, con l’atto di indirizzo relativo alla metanizzazione
della Sardegna, discusso nella seduta
della Giunta regionale presieduta da Francesco Pigliaru, la Giunta
Regionale ha approvato la delibera che autorizza la SFIRS ad uscire dal
progetto
GALSI, esercitando la clausola di recupero delle somme versate. La
Giunta ha specificato che "non si
tratta di interrompere il processo di metanizzazione, ma di creare un
gruppo di lavoro e avviare immediatamente il confronto con il Governo
per la definizione degli interventi infrastrutturali a carico dello
Stato che permettano in tempi brevi alla Sardegna di avviare la
metanizzazione in modo differente.".
Non
bisogna comunque abbassare la guardia. Abbiamo vinto una battaglia ma
non la guerra, e non ci facciamo illusioni: l'idea del "tubo" che
sventra la Sardegna e' sempre li. Conoscendo la capacita' e la fantasia
di chi si alterna al Governo dell'Italia, non pare ci siano molte
alternative ad un "intervento infrastrutturale" in grado di "metanizzare"
la Sardegna "in tempi brevi", soprattutto in assenza (oltre che di
quattrini) di piani e programmi energetici (sia statali che regionali)
all'altezza del progresso tecnologico sinora raggiunto in materia.
Con
tutta probabilita', l'"intervento infrastrutturale" di cui trattasi non
attraversera' piu' il Mediterraneo per portare da noi il gas - che
gli algerini non ci daranno mai - ma inizia e finisce in Sardegna,
partendo dai rigassificatori alimentati dal gas scaricato dalle navi
metaniere che, attraverso quella che chiamano "la dorsale", ossia il
tubo che sventra la Sardegna da Nord a Sud, andrebbe ad alimentare le
reti di gas cittadino, quelle poche che esistono. In attesa che
trascorrano i "tempi brevi" che ben conosciamo (vedi, ad esempio, la SS
131) continueremo ad inquinare con energia ancora piu' sporca del gas e,
se un giorno questo arrivera' nelle case e nelle aziende, sara' ormai
una fonte energetica superata, costosa o esaurita.
E il tubo e la disperazione resteranno.
Per
adesso, comunque, godiamoci la bella notizia, in attesa di conoscere da
chi sara' composto il "gruppo di lavoro" creato al riguardo dalla
Giunta (ci saranno anche i Comitati di cittadini?).
Intanto
ecco le prime reazioni indignate che giungono dall'altra parte, alle
quali ci sentiamo di commentare solo cosi': "tranquilli, tranquilli, che
tra cinque anni potrete ricominciare con il vostro bel GALSI. Per ora
lasciateci godere di questo "intervento infrastrutturale"!!
COMUNICATO STAMPA
Galsi, Cossa (Riformatori): l’addio al progetto dimostra il pressapochismo di questa Giunta. Abbandonano il Galsi senza avere un’alternativa alla metanizzazione dell’Isola. Il
loro progetto non è rivendicare un diritto ma andare a Roma col
cappello in mano per chiedere di intervenire chissà quando e chissà come
CAGLIARI 13/05/2014. “L’addio
al Galsi senza avere un’alternativa valida è estremamente grave.
Significa che questa Giunta non ha uno straccio di idea su cosa fare per
la Sardegna e tantomeno di come metanizzare l’Isola. Il dilettantismo
può essere letale”. Lo dichiara il coordinatore regionale dei
Riformatori sardi, Michele Cossa, commentando la decisione della Giunta
di dire addio al progetto Galsi.
“Il
problema energia per la Sardegna – dice ancora Cossa – è tra i più
gravi handicap infrastrutturali che la nostra regione deve sopportare.
La decisione dell’esecutivo sul Galsi si ripercuoterà ancora una volta
sulle famiglie e sulle imprese che saranno costrette chissà ancora per
quanto tempo a sopportare costi dell’energia infinitamente più alti
rispetto agli altri cittadini italiani. Il loro progetto non è
rivendicare un diritto ma andare a Roma col cappello in mano per
chiedere di intervenire chissà quando e chissà come”.
venerdì 17 gennaio 2014
AUTORIZZATE LE TRIVELLE A CUGLIERI
Come ci si poteva immaginare l'attività della Giunta Regionale non si è fermata nemmeno a ridosso delle festività di fine anno! Si tratta dell'ennesima gratuita violenza riservata al territorio sardo da parte della compagine guidata da Ugo Cappellacci che, non si comprende bene da quale spirito di servizio sia stato incensato - stabilendo a priori di non assoggettare ad ulteriore procedura di Valutazione di Impatto Ambientale l'intervento di ricerca di risorse geotermiche in quel di Cuglieri - concede liberamente alle devastanti trivelle di imprenditori toscani la possibilità di procedere nella loro opera di distruzione del nostro territorio. Proprio lo stesso territorio - assieme all’ambiente immacolato che lo circonda - che il presidente Cappellacci va dicendo da tempo in giro essere la risorsa su cui puntare per il progresso e sviluppo della nostra isola con garanzia di occupazione.
LA NUOVA SARDEGNA del 15 gennaio 2014
A caccia del geotermico: via libera alle trivelle
Seneghe, per la Regione non serve la Valutazione di impatto ambientale. Per cinque anni la Exergia potrà effettuare sondaggi nel Montiferru (di Piero Marongiu)
La giunta regionale con una delibera dello scorso 30 dicembre, ha stabilito di non assoggettare a ulteriore procedura di Via (Valutazione di impatto ambientale) l’intervento denominato “Permesso di ricerca di risorse geotermiche Cuglieri” limitatamente alle indagini di superficie. Di fatto dà così il via libera alla concessione delle autorizzazioni richieste dall’Exergia Toscana Srl ai sondaggi relativi alla ricerca di risorse geotermiche. Lo stop alle indagini preliminari era arrivato qualche mese fa dopo l’intervento del Ministero dell’ambiente, che aveva chiesto all’assessorato regionale della Difesa dell’ambiente proprio se le procedure per il rilascio del Via fossero state espletate regolarmente. Invece, dopo che l’assessore Andrea Biancareddu, ha fornito tutti gli elementi necessari al fine del pronunciamento, la Giunta ha ritenuto di accogliere le proposte dello stesso assessore e ha deliberato in favore della concessione dei permessi. In termini più semplici: se la società è in regola e garantisce il rispetto delle norme richiamate dalla delibera della Giunta, per i prossimi cinque anni potrà effettuare tutte le attività preliminari di ricerca necessarie ad appurare la presenza di risorse geotermiche in un’area (oltre 120 chilometri quadrati di territorio tra il Montiferru occidentale e la Planargia) di altissimo pregio paesaggistico e ambientale, con buona pace dei residenti che avevano espresso più volte la loro contrarietà alle trivelle. Per gli uffici della Regione e per il Servizio della sostenibilità ambientale, valutazione impatti (Savi), quindi, alla luce della documentazione fornita dall’Exergia Toscana a corredo del “progetto Cuglieri”, non ci sarebbero rischi per l’ambiente e quindi la società può procedere con l’attività prevista. Amarezza, mista a rabbia, tra i cittadini seneghesi e degli altri Comuni del Montiferru. Dice il sindaco di Seneghe, Antonio Luchesu: «Sul nostro futuro – dice – vorremmo essere noi a decidere. Ma soprattutto, con l’approssimarsi della scadenza elettorale per il rinnovo della Consiglio regionale, vorrei sapere se c’è qualche candidato disposto a fare propria la nostra battaglia e dire un no chiaro agli speculatori arrivati dalla penisola che voglio fare scempio dei nostri boschi senza portare alcun tipo di benessere alle popolazioni locali».
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