(Di TRITONE)
Si chiama strategia della distrazione. Regole
usate dal potere dei media per raccontarci menzogne. Tattiche che giocano
sull’emotività e non sulla riflessione, oppure sul mantenimento dell’ignoranza
e della mediocrità. Insomma, veri e propri depistaggi mistificatori della
realtà.
Nella produzione di tali ipocrisie hanno
visto bene di aggregarsi anche politici e sindacalisti. Se non tutti, perlomeno
quanti - e sono stati tanti - abbiamo incontrato sulla nostra strada in 5 anni
di severa lotta contro il gasdotto.
E’ ormai da tempo, infatti, che viviamo una
(lunga) stagione caratterizzata dal calo della credibilità e dell’autorevolezza
dell’informazione, sia che provenga dalla stampa, dai politici di turno o dai
sindacati. Stanno attaccati al carro del padrone e svolgono il compitino che
viene loro richiesto. E allora cosa vogliono venirci a raccontare di nuovo e/o
allettante? E come pretendono di essere ascoltati e/o presi in debita
considerazione?
Nella nostra realtà soffriamo tremendamente
questa situazione e, in quanto isola - già bistrattata da Roma e mal tutelata
da chi invece avrebbe titolo per farlo - da soli non troviamo purtroppo la
forza necessaria per rimuoverla.
Il riaffiorare del progetto che prevede la
costruzione della dorsale sarda del gas - con tutto ciò che deriverebbe dallo
sventramento di circa 600 km di territorio - è solo l’ultimo esempio di
irresponsabilità.
Nonostante da decenni l’industria in Sardegna
abbia generato prevalentemente dolore, ecco tornare alla ribalta - svanito il
Galsi, e con la compiacenza e il contributo delle classi prima elencate - la
mai sedata aggressione alla nostra terra
grazie alla posa del fantomatico e mai domo “tubone”. A disposizione, manco a
dirlo, per affrontare e finalmente risolvere
gli atavici problemi dell’industria isolana. Trascurando però che nell’isola la cosiddetta
industrializzazione “pesante” ha lasciato troppe profonde ferite con una
miriade di cimiteri da smaltire. A proposito, indovinate chi paga le bonifiche?
E quando si faranno? E perché con i soldi nostri? Pertanto - almeno fino a
quando sull’argomento non sarà fatta sana giustizia - la nostra diffidenza è
assoluta nei confronti dei soliti noti discutibili personaggi che perorano la
costruzione di questa infausta e dannosa infrastruttura al fine di soddisfare
appetiti e necessità non appartenenti al bene comune rappresentato dalla collettività.
Angelo Rojch, Presidente della Regione negli
anni 1982-84 - in una lunga intervista rilasciata qualche giorno fa a un organo
di informazione - fra le numerose questioni trattate si è soffermato sulla
reale situazione in cui si trovava la Sardegna quando fu nominato Capo
dell’Esecutivo: “Al mio insediamento trovai una regione disastrata: crisi dell’industria
e delle Partecipazioni statali, un sistema dei trasporti inesistente con una
stagione turistica ridotta a 2-3 mesi, la mancanza di lavoro e prospettive per
i giovani, il problema della metanizzazione dell’isola etc.”.
Vi ricorda qualcosa? Sono trascorsi circa 35
anni e sembra si parli di oggi. Nulla pare mutato, e non può davvero essere un
vanto!
Ma non è finita qui. Rojch battagliava
politicamente alla ricerca di un nuovo modello di sviluppo che garantisse un
futuro ai giovani “considerato che nell’isola la grande industria aveva ormai cessato il
ciclo produttivo.”
Capito? Nei primi anni 80 era già
anacronistico parlare di sviluppo industriale
- considerato al capolinea - e questi figuri cercano ancora di celare la loro
inadeguatezza propinandoci il metano.
Gli osservatori più esperti sostengono che la
grande maggioranza degli italiani gradirebbe un solo uomo al comando. Ma non
uno che gestisca il potere a suo piacimento, bensì un leader che sappia
ascoltare e possa essere in grado di governare per il bene comune. Pura utopia.
L’attuale decadimento, infatti, non è figlio
del presente ma del degradante lascito di 20 anni di pessima (classe) politica
con addetti ai lavori perlomeno discutibili. La stessa che per incapacità
manifesta, a livello nazionale e regionale, non riesce ancora ad orientare il
Paese facendolo deprimere sempre di più a scapito delle generazioni future. Si,
proprio la stessa che continua imperterrita
e senza vergogna a riciclarsi col sorriso stampato sul viso chiedendoci ancora
fiducia e sostegno in funzione delle virtù che ci lascia in dote: quanto
ottenuto per la preziosa e brillante attività svolta.
Vogliamo elencare alcuni eclatanti e
corroboranti risultati conseguiti da questi signori? Dai, è davvero una bella
iniezione di fiducia, proviamoci: siamo la Regione più inquinata d’Italia, la
disoccupazione dei giovani sotto i 24 anni sale al 40,1%, la Sardegna si
spopola miseramente e la fuga dei giovani per la sopravvivenza diventa
inarrestabile, la vertenza industria parla di cifre da massacro: oltre 4500
operai nel limbo, con fabbriche chiuse e nodi irrisolti da decenni, peraltro
con l’incubo del taglio degli ammortizzatori sociali. Direi che non è il caso
di proseguire oltre, evitando pietosamente di addentrarci sul problema della
scuola, dei trasporti e altre quisquilie. Mi fermo qui, penso sia sufficiente!
Però, imperterriti e indisturbati, loro
continuano a spendere parole per l’ambìto metano, fondamentale per ripartire,
dicono.
Alla fine della giostra, direi che i conti
salati presentati da questi luminari attestano come in futuro sia bene evitarli.
Possiamo certamente fare a meno di inoperosi dilettanti allo sbaraglio la cui
attività è mirata unicamente alla conservazione delle loro agognate posizioni.
Chiedano scusa e se ne tornino a casa
ringraziando di essere ancora a piede libero.
mamma mia quante verità. E' da molto tempo che seguo il blog e soprattutto gli articoli di Tritone. Mi piacerebbe conoscerlo di persona perchè se è come scrive deve essere un sogno di persona. Potrebbe contattarmi? Sono cagliaritana e laureata e 34enne molto bella e libera. Ciao da Greta
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