martedì 31 gennaio 2012

La nostra replica a Potì pubblicata su "L'Unione Sarda"

Seppur con qualche giorno di ritardo, il quotidiano L'Unione Sarda del 31 gennaio pubblica la nostra replica alle dichiarazioni rilasciate dal Signor Potì sul gasdotto GALSI.
Il Comitato ProSardegnaNoGasdotto replica alle dichiarazione del presidente del Galsi: «Roberto Potì non ha detto proprio tutto».
Dopo l'intervento del consigliere comunale Monica Fois, anche il "Comitato ProSardegna NoGasdotto", risponde alle dichiarazioni rilasciate dal presidente del consorzio Galsi, Roberto Potì, intervistato il 24 gennaio scorso nelle pagine di Economia. "Riguardo i costi dell'opera è fondamentale puntualizzare che i 3 miliardi (circa) di euro a cui Roberto Potì si riferisce sono quelli destinati a coprire i soli costi per la realizzazione del tracciato e la posa della condotta che - ci sembra utile ricordare - taglia in due l'intera Sardegna per portare il gas in Italia ed Europa. Potì però non specifica che, se i sardi vorranno beneficiare di quel gas, dovranno farsi carico dei costi per collegarsi alla condotta principale: altri 4 miliardi di euro. Finanziamenti di cui non esiste traccia nel bilancio regionale, nazionale e tantomeno europeo. Così come non esiste traccia dei progetti delle ipotetiche reti locali di collegamento per le quali l'iter procedurale, se tutto andasse bene, richiederebbe come minimo altri 6 anni. In merito all'impatto della struttura, è opportuno informare l'opinione pubblica che il gasdotto Galsi ha sì ottenuto la valutazione di impatto ambientale (Via) da parte del ministero dell'Ambiente ma con circa 150 prescrizioni, limitazioni e autorizzazioni in sospeso - anche vincolanti - e che la gran parte di queste riguardano proprio l'impatto ambientale sul nostro territorio.
È sufficiente collegarsi al nostro blog (www.prosardegnanogasdotto.blogspot.com) per smentire, attraverso le immagini di costruzione dei gasdotti, le affermazioni di Potì. Non soltanto la stazione di compressione di Olbia, ma anche quelle di misurazione fiscale di San Giovanni Suergiu e di rilancio del gas di Paulilatino sono di forte impatto sul territorio, e tali da compromettere irrimediabilmente quelle aree. Inoltre, il rappresentante della Galsi si guarda bene dal citare i 38 punti di allaccio dislocati lungo i 272 chilometri del tracciato: uno ogni 7 km. Cabine di conversione che occupano una superficie di un ettaro e mezzo ciascuno e dalle quali partirebbero le diramazioni verso le reti cittadine. Infine, le "rassicurazioni" riguardo il ventilato risparmio dei sardi. Affermazioni che non solo non corrispondono ai dati ed alle analisi del mercato internazionale del gas forniti dalla Commissione europea e dagli stessi operatori algerini ma, intanto, non sono contemplate nelle carte progettuali del gasdotto e, soprattutto, non rientrano nelle competenze di Galsi. Riguardo la situazione del Paese africano, il Comitato evidenzia che sono gli stessi autorevoli esperti algerini - consulenti del presidente e del ministro dell'Energia - a metterci in guardia dal fatto che il sistema economico del loro Paese dipende esclusivamente dal loro gas e che, allo stato ed al costo attuale, sono in grado di assicurare il rispetto degli impegni internazionali assunti per non più di 15 anni".

lunedì 30 gennaio 2012

Il Comune di Olbia replica a Potì

Come già il Comitato aveva fatto sulle pagine del Blog, anche il Comune di Olbia replica alle dichiarazioni del Sig. Potì. Questo l'estratto dal quotidiano "L'Unione Sarda" del 29 gennaio 2012.


La Fois (Civica) e Pippia replicano alle dichiarazioni del presidente Potì «Galsi, ecco la verità su costi e rischi». L'architetto-consigliere comunale Monica Fois e l'urbanista Mario Donato Pippia rispondono alle affermazioni del presidente della Galsi Roberto Potì (anche manager del gruppo Edison che detiene una consistente quota azionaria del consorzio), pubblicata nei giorni scorsi sulle pagine di Economia de L'Unione Sarda . «L'ingegner Potì sembra dare ormai acquisito il parere positivo dei vari enti intervenuti per la costruzione del gasdotto, ma così non ci sembra che sia. Potì liquida subito come “fisiologiche” le molte proteste e cerca di minimizzare l'impatto ambientale che l'opera avrebbe sul territorio sardo attraversato dall'impianto. Potì afferma per esempio che “l'impatto visivo fuori terra” sarebbe limitato alle centrali di compressione come quella di Olbia, i rumori prodotti sarebbero contenuti, le emissioni in atmosfera nei limiti consentiti, mentre le ricadute economiche risulterebbero notevoli perché, a suo dire, si avrebbe un risparmio del 30 per cento sulla bolletta energetica. Con tutto il rispetto per le qualifiche dell' ingegner Potì, non ci risulta che sia un esperto del paesaggio sardo, tanto da affermare che l'impatto visivo “fuori terra” del gasdotto sia ridotto. La deduzione ci sembra semplicistica e anche insufficiente, perché l'impatto andrebbe valutato nel suo complesso, sia entro che fuori terra, sia durante che dopo la costruzione, nella fascia interessata dalla condotta interrata, lunga ben 272 chilometri. Ancora: un'analisi approfondita non può prescindere dall' “effetto cesura” su ampie porzioni di Isola; da quanta estensione di boschi, coltivi e tratti marini siano interessati; quale l'occupazione dei territori. Che dire poi del tratto finale a 200 atmosfere che passa per Olbia: le tubature si mantengono pericolosamente vicine ai villaggi turistici de Le Saline, con il rischio di gravi incidenti in caso di possibili esplosioni. Ora le ricadute economiche: Galsi dovrebbe giustificare inmaniera più puntuale e convincente il risparmio del 30 per cento sul costo dell'energia, chiarendo quali tariffe agevolate siano eventualmente riservate ai sardi. Perché non è la prima volta che autorevoli esponenti nazionali fanno promesse di questo tipo, promesse poi clamorosamente smentite: noi sardi ricordiamo il caso di Ottana, quando cercavano di convincerci che il polo industriale avrebbe risolto i problemi isolani. Purtroppo oggi assistiamo al suo epilogo. È ancora fresca la delusione per il mancato G8 de La Maddalena, a cui sono seguite le indagini della magistratura. Non ci dobbiamo meravigliare se poi progetti di questo tipo subiranno le stesse proteste della Val di Susa, contraria alla Tav.

sabato 28 gennaio 2012

Lunedì 30 conferenza dibattito sul GALSI a Cagliari

Il giorno 30 gennaio 2012, alle ore 20.00 nella sala “Sapori di Sardegna” in Viale Colombo 2, a Cagliari, presso l’Associazione ONLUS Riprendiamoci la Sardegna verrà proiettato il Film-inchiesta sul gasdotto GALSI dal titolo “Ecran de fumèe” (Cortina di fumo). La pellicola, girata in parte anche in Sardegna, è stata prodotta dalla rete francese “FRANCE3”.

A seguito della visione del Film è previsto un dibattito.
Siete tutti/e invitati/e a partecipare.

 

giovedì 26 gennaio 2012

La campagna di disinformazione continua

Anche sul contenuto dell'Audizione svoltasi in Commissione Bilancio del Consiglio Regionale, il quotidiano L'UNIONE SARDA prosegue imperterrito l'azione di disinformazione e depistaggio sul gasdotto GALSI. Liquidando l'importante argomento in due righe stringate ma non mancando di citare - mentendo sapendo di mentire - la "strategicità dell'opera". Non è vero, come si evince dal pezzo riportato sul giornale, che il dibattito sul Galsi non si è acceso tra i nostri Consiglieri regionali. Siamo a conoscenza, invece, delle reali difficoltà e dell'imbarazzo incontrati dal Sig. Tilocca sull'argomento - affrontato peraltro senza riuscire a divincolarsi con argomentazioni concrete ed attendibili - dalle domande incalzanti e dalle documentate osservazioni presentate dagli onorevoli Zuncheddu e Capelli, conoscitori evidentemente del contenuto del progetto GALSI e delle tante incidenze negative che la realizzazione dell'infrastruttura determinerebbe sul territorio e sull'intera collettività.

L'UNIONE SARDA - Politica: «Galsi, fondi da confermare»
25.01.2012CONSIGLIO. Tilocca (Sfirs) in commissione. Solinas: allarme trasporto locale Ultimi giorni di lavoro sulla Finanziaria per la commissione Bilancio del Consiglio regionale: la manovra sarà presto pronta per l'esame in aula, ma è ormai inevitabile l'esercizio provvisorio. Oggi l'organismo consiliare presieduto da Pietrino Fois (Riformatori) riceverà Cgil, Cisl e Uil, che avevano chiesto un nuovo confronto per ribadire le loro proposte relative al bilancio. IL GAS Ieri mattina invece la commissione ha momentaneamente interrotto il lavoro sul disegno di legge finanziaria per dedicarsi all'argomento Galsi, il metanodotto in via di costruzione tra l'Algeria, la Sardegna e la penisola italiana. È stato ascoltato Antonio Tilocca, presidente della Sfirs, società attraverso la quale la Regione detiene l'11% del consorzio. L'opera è considerata necessaria e strategica, ha ribadito Tilocca, che consiglia di attendere qualche mese prima di decidere se mantenere o meno, nel bilancio 2012, i 50 milioni destinati al progetto Galsi. È possibile, ha spiegato il presidente Sfirs, che a breve si debba versare il capitale per partecipare alla realizzazione del gasdotto. Sull'utilità di quest'ultimo per la Sardegna, Tilocca ha risposto ai dubbi di alcuni consiglieri, in particolare Roberto Capelli (Api) e Claudia Zuncheddu (Indipendentistas). Mario Diana (Pdl) ha ricordato che il presidente del consorzio Galsi, Roberto Potì, ha parlato di costi complessivi per tre miliardi: secondo i calcoli della Sfirs, invece, la cifra non supera la metà. TRASPORTI Invece nella commissione Trasporti, presieduta da Matteo Sanna (Fli), si è discusso di continuità territoriale aerea, di collegamenti navali con la penisola e di trasporto pubblico locale. Su quest'ultimo punto l'assessore Christian Solinas ha lanciato l'allarme per i costi in crescita (da 128 milioni a 154), dopo l'impennata dei prezzi del carburante. Se non sarà possibile trovare nuove risorse nella Finanziaria, bisognerà chiedere la collaborazione delle aziende pubbliche di trasporto locale. In proposito, ieri una nota dei sindacati di settore (firmata da Cgil, Cisl, Uil, Ugl e Faisa-Cisal) ha polemizzato con l'assessore dei Trasporti perché avrebbe detto, incontrando le aziende, che i fondi per la continuità territoriale aerea saranno tolti da quelli per il trasporto pubblico locale. Solinas ha però smentito di aver incontrato le aziende, ipotizzando che qualcuno abbia messo in giro voci false: «Per la continuità aerea non verrà sottratto nel 2012 neppure un euro al trasporto pubblico locale».

La nostra replica a Potì

Questo è il Comunicato Stampa da noi trasmesso ieri all'Unione Sarda con richiesta di pubblicazione.
In riferimento alle dichiarazioni rese in un'intervista a L'UNIONE SARDA dal sig. Potì riguardo il gasdotto GALSI - pubblicate dal vostro giornale in data 24 gennaio u.s. - il Comitato ProSardegnaNoGasdotto manifesta la propria preoccupazione e chiede cortesemente la pubblicazione delle proprie fondate considerazioni.
Riguardo i costi dell’opera è fondamentale puntualizzare che i circa 3 miliardi di euro a cui il manager si riferisce sono quelli destinati a coprire i soli costi per la realizzazione del tracciato e la posa della condotta che - ci sembra utile ricordare – taglia trasversalmente in due l'intera Sardegna per portare il gas in Italia ed Europa. Ovviamente, il sig. Potì omette di specificare che, se i sardi vorranno beneficiare di quel gas, dovranno farsi carico dei costi per collegarsi alla condotta principale: altri 4 miliardi di euro. Finanziamenti di cui non esiste traccia alcuna nel bilancio regionale, nazionale e tantomeno europeo. Così come non esiste traccia dei progetti delle ipotetiche reti locali di collegamento per le quali l’iter procedurale, se tutto andasse bene, richiederebbe come minimo altri 6 anni.
In merito all’impatto della struttura, è opportuno informare l’opinione pubblica che il gasdotto GALSI ha ottenuto la Valutazione di Impatto Ambientale da parte del Ministero dell’Ambiente però con circa 150 prescrizioni, limitazioni e autorizzazioni in sospeso - anche vincolanti - e che la gran parte di queste riguardano proprio l’impatto ambientale sul nostro territorio. E' sufficiente collegarsi al nostro blog (www.prosardegnanogasdotto.blogspot.com) per smentire, attraverso le immagini di costruzione dei gasdotti, le affermazioni del sig. Potì. Non soltanto la stazione di compressione di Olbia, ma anche quelle di misurazione fiscale di San Giovanni Suergiu e di rilancio del gas di Paulilatino sono di forte impatto sul territorio, e tali da compromettere irrimediabilmente quelle aree. Inoltre, il rappresentante della Galsi si guarda bene dal citare i 38 PIDI dislocati lungo i 272 km. del tracciato, uno ogni 7 km. circa. Cabine di conversione che occupano una superficie di un ettaro e mezzo ciascuno e dalle quali partirebbero le diramazioni verso le reti cittadine. Infine, le "rassicurazioni" riguardo il ventilato risparmio dei Sardi. Affermazioni che non solo non corrispondono ai dati ed alle analisi del mercato internazionale del gas forniti dalla Commissione europea e dagli stessi operatori algerini ma, intanto, non sono contemplate nelle carte progettuali del gasdotto e, soprattutto, non rientrano nelle competenze del consorzio GALSI.
Riguardo la situazione del Paese africano, il Comitato evidenzia che sono gli stessi autorevoli esperti algerini - consulenti del Presidente e del Ministro dell’Energia – a metterci in guardia dal fatto che il sistema economico del loro Paese dipende esclusivamente dal loro gas e che, allo stato ed al costo attuale, sono in grado di assicurare il rispetto degli impegni internazionali assunti per non più di 15 anni.

martedì 24 gennaio 2012

PONTE SULLO STRETTO, TRIVELLAZIONI...QUALCUNO INIZIA A CAPIRE...



Ponte sullo Stretto. Il CIPE sposta i fondi altrove
Territorio - Il nuovo governo, con il pacchetto delle liberalizzazioni, stanzia mezzi e progetti a favore delle ferrovie e del riassesto del territorio. L'esecutivo tace sul Ponte, che sembrerebbe definanziato, ma il Ministero Infrastrutture sostiene che non esiste ancora una decisione definitiva. Intanto i messinesi chiedono con forza l'abbandono del progetto. ... continua 
Trivellazioni libere nelle aree protette di prossima istituzione
Legislazione Ambientale - La norma che avrebbe consentito di trivellare sotto costa e quella sulle concessioni facili scompaiono dal decreto liberalizzazioni. Ora, però, a far discutere è un altro articolo: quello che consente di trivellare nelle aree protette non ancora inserite nell'elenco ufficiale. Un rischio enorme per l'ambiente, che lo stato si assume a fronte di guadagni davvero esigui se paragonati alle perdite ambientali. ... continua
La vera rivoluzione non chiede soldi né petrolio
Editoriale - Partito dalla Sicilia ed estesosi ora nel resto d'Italia, lo sciopero del Tir sta svelando la fragilità della nostra società, impreparata ad affrontare l'indisponibilità di mezzi e risorse. È questa, dunque, la rivoluzione? ... continua

 

SE FOSSI UNA PECORA VERREI ABBATTUTA?

Le sostanze che si depositano nei nostri corpi possono essere misurate. Così facendo gli stessi organismi possono trasformarsi in strumenti per monitorare l'ambiente in cui viviamo. Un manuale finalmente spiega come fare. 
Per studiare la salute dell’ambiente in cui viviamo, quale termometro migliore del nostro stesso organismo? 
Le sostanze chimiche che si depositano nel nostro corpo si possono ritrovare nel sangue, nel latte, nei capelli. Infatti, molte di queste sono ‘conservate’ in varie parti del corpo, a seconda della vita che ognuno di noi conduce: dal lavoro all’alimentazione fino alle sostanze prodotte nel luogo in cui si vive. Ma cosa succede quando si tratta di sostanze nocive alla salute? Come capire da dove vengono? Liliana Cori è una ricercatrice dell’Istituto di Fisiologia Clinica del Consiglio Nazionale delle Ricerche che nel suo libro “Se fossi una pecora, verrei abbattuta?” (16 €, Scienza Express Edizioni) spiega come funziona il biomonitoraggio umano, cioè lo studio dell’inquinamento attraverso l’analisi degli esseri umani che vivono in un certo territorio.
Da dove nasce l’idea del libro (e del titolo)?
“Se fossi una pecora, verrei abbattuta?” è la domanda di una donna che stava donando il suo latte per fare le analisi. Sapeva che nella sua zona, in Campania – una delle più inquinate da rifiuti tossici seppelliti illegalmente al confine tra le provincie di Napoli e Caserta – le pecore e altri animali erano stati abbattuti, e allora aveva bisogno di capire cosa stava dando da mangiare al suo bambino: gli avrebbe fatto male o bene? E cosa stava succedendo intorno? Una domanda che mi ha fatto pensare a quanto bisogno c’è di far circolare notizie sull’ambiente, su come e perché oltre all’aria, all’acqua, al suolo, adesso si comincia a misurare gli inquinanti direttamente nel corpo.
Quali sono gli inquinanti che si accumulano nel nostro corpo?
Non è facile dire cosa faccia più male, perché ci sono mille variabili in campo. Si possono cercare molti prodotti chimici (fino a 300) nel sangue delle persone, e gli effetti dipendono dalle dosi e dalla durata del contatto, quella che si chiama ‘esposizione’: ebbene, quando sappiamo che nella zona sono stati individuati composti chimici nell’ambiente, vogliamo sapere se e come le persone sono state a contatto e hanno accumulato sostanze inquinanti. Bisogna capire se ci sono gruppi della popolazione che sono più a rischio: ciò significa misurare e ripetere le analisi nel tempo. Una serie di composti che si vanno a cercare, come le diossine, il DDT, l’arsenico, il mercurio sono cancerogeni, e si sa che si fermano in diverse parti del corpo. Bisogna verificare se le persone li hanno assorbiti, quanto, e se è successo bisogna attivare una serie di controlli medici, e ripeterli nel tempo.
Dove vengono usate le persone come “termometri” della salute dell’ambiente?
Bè, sì, siamo termometri di tutto ciò che circola nel nostro ambiente. Negli Stati Uniti si fanno da molti anni ogni due anni le analisi di una gran quantità di inquinanti nel sangue di un campione molto sparso della popolazione. Si è visto molto bene il calo del piombo nelle benzine, perché appena è stato vietato ha cominciato a calare. Si è vista la diminuzione dei PCB, altri prodotti molto persistenti, del mercurio, si è visto man mano che miglioravano i filtri dei camini delle fabbriche che le quantità nelle persone analizzate diminuivano in modo impressionante.
Qual è il vantaggio rispetto ad altri tipi di analisi dell’inquinamento?
Le analisi del sangue, del latte materno, dei capelli permettono di sapere cosa è rimasto davvero nel corpo, di capire se ci sono fasce di popolazione più soggette all’inquinamento per poter da una parte prevenire l’esposizione di ulteriori persone, dall’altra per poter ridurre il rischio. Per le aree di cui ci siamo occupati, dove il pericolo viene da una serie di prodotti chimici bisogna fare due cose subito – oltre a mantenere sotto controllo le persone che si sono trovate ‘inquinate’ – bisogna bonificare, pulire dall’inquinamento e usare le migliori tecnologie per ridurre le emissioni di sostanze nocive.
Quanto dobbiamo preoccuparci?
Le analisi del sangue, del latte materno sono molto inquietanti per chi le fa, quindi si parte già molto preoccupati. Ma le informazioni che si raccolgono devono servire a conoscere meglio per capire cosa si può fare, perché tutti noi ci prendiamo la responsabilità di fare qualcosa e di sapere cosa chiedere alle autorità
responsabili di prevenire e di ripulire l’inquinamento.
Cosa succede se il nostro corpo raggiunge livelli di inquinanti molto elevati?
Certo, con livelli ‘da abbattimento’ non c’è dubbio che bisogna chiedere ai medici di essere ancora controllati nel tempo, e di fare analisi varie, che dipendono dalle sostanze trovate. Bisognerà capire da dove vengono queste sostanze, e anche qui i gruppi di esperti che fanno le ricerche devono essere pronti a darsi da fare, e capire ciò che sta succedendo, e a dare consigli. L’Organizzazione Mondiale della Sanità consiglia in ogni caso alle mamme di continuare l’allattamento dei bambini al seno, anche in presenza di inquinanti. Ma certo in zone particolarmente inquinate, o in caso di incidente industriale grave o contaminazione diffusa è necessaria un’attenzione maggiore, e anche il pediatra e il medico dovranno aiutare la madre a valutare il da farsi.
I cittadini possono contribuire alla difesa dell’ambiente in questo modo?
Ci sono molte cosa da fare, si possono riassumere dicendo che bisogna conoscere per contribuire a scegliere, ed è molto importante che i cittadini ragionino e agiscano nella loro collettività. Non si può fare nulla da soli, e bisogna evitare tutto ciò che ci isola o ci fa sentire diversi da tutti gli altri. Nessun problema come quelli ambientali è collettivo, e solo molti cittadini informati, che vogliano – come le pecore del mio libro – evitare di essere abbattute e pascolare in prati puliti possono chiedere con caparbietà e costanza di vivere in un ambiente più pulito, e fare la propria parte.

Intervista al Presidente di Galsi

Roberto Potì, manager della società francese EDISON, principale azionista di GALSI, insieme all'algerina SONATRACH e all'emiliana HERA.
Dopo l'incidente in Toscana ed il grande successo in Sardegna del film-inchiesta "ECRAN DE FUMEE" che racconta la verità sul GALSI, non potevano mancare le parole "rassicuranti" di Roberto Potì, presidente della società che realizzerà il gasdotto Algeria-Italia via Sardegna, pubblicate oggi sulla pagina di economia dell'Unione Sarda. 
Il Top manager della società francese EDISON (partner di maggioranza della GALSI), già coordinatore del team Progetto Nucleare Edison, diretto alla realizzazione di centrali elettronucleari di terza generazione avanzata, si destreggia benissimo tra luoghi comuni, mezze verità e fantasiose interpretazioni che, di fatto, alterano la dura realtà, tentando goffamente di ridimensionare l'impatto che quella speculazione avrà sui nostri territori, alcuni dei quali forse irrimediabilmente compromessi da un sistema rapace, di cui lo stesso Potì non è che uno dei - ben pagati - rappresentanti. 
Chi conosce e ama la Sardegna, ed ha avuto l'accortezza di leggere il progetto GALSI, non può  che indignarsi dinanzi a tanta dolosa approssimazione.
Fortunatamente, il numero di queste persone aumenta di giorno in giorno...ed è un grande sollievo sapere che diventa sempre più difficile farci prendere per i fondelli.

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«Con il Galsi risparmi del 30%» - Il manager: ricadute consistenti su imprese e famiglie.
Il metanodotto che collegherà l'Algeria con la Sardegna, attraversando l'Isola per poi arrivare sulle coste toscane, ha ottenuto il via libera dalla Conferenza dei servizi. Nonostante le polemiche sollevate da più parti, dal Sulcis fino alla Gallura, la società Galsi va avanti, e il suo presidente Roberto Potì, manager di Edison (gruppo che detiene una consistente quota azionaria del consorzio costituito per realizzare il gasdotto), sgombra il campo da pericoli e possibili equivoci sulle opere. 
Si è conclusa la Conferenza dei servizi sul Galsi, ora cosa succederà? Quali sono i prossimi passi? «A breve, come previsto dalla procedura, il ministero dello Sviluppo economico dovrebbe avviare le discussioni con le Regioni coinvolte dal progetto, quindi Sardegna e Toscana, finalizzate alla definizione dell'Intesa Stato-Regioni. Dopo questo ultimo passaggio, il Ministero potrà procedere alla formalizzazione del Decreto per l'autorizzazione alla costruzione ed esercizio del gasdotto».
Quanto costerà complessivamente l'opera?  
«L'investimento per la costruzione di tutta l'opera dall'Algeria alla Toscana è stimato in oltre 3 miliardi di euro». I fondi sono già a disposizione? «Sulla base degli accordi in essere, l'investimento per la realizzazione del tratto internazionale dall'Algeria a Porto Botte verrà sostenuto da Galsi, mentre gli oneri relativi al tratto nazionale da Porto Botte fino a Piombino saranno a carico di Snam Rete Gas. In tale quadro è importante sottolineare che, alla luce della strategicità del progetto, la Commissione europea ha stanziato per Galsi un finanziamento a fondo perduto di 120 milioni di euro».
In molte zone dell'Isola, ci sono proteste contro la realizzazione delle infrastrutture del Galsi: quale sarà l'impatto sul territorio? 
«Per progetti della portata del Galsi, le posizioni contrarie sono fisiologiche al processo di condivisione con il territorio. Si pensi solamente al fatto che Galsi - tra Sardegna e Toscana - coinvolge 2 Regioni, 8 Province, 40 Comuni e numerosi altri enti, per un totale di oltre 100 soggetti aventi titolo a esprimersi sul progetto». Metterli tutti d'accordo non sarà facile. «Voglio tuttavia sottolineare il fatto che molte preoccupazioni e allarmismi, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti ambientali, non hanno riscontri oggettivi. I gasdotti sono infrastrutture con un impatto ambientale minimo. Basta visitare un qualsiasi luogo di pregio nel resto dell'Italia per verificare che esiste una rete di gasdotti che passa sottoterra e che non lascia nessun segno di deturpazione sul paesaggio circostante. L'impatto visivo delle infrastrutture fuori terra, come la centrale di compressione e la stazione di misura, saranno comunque limitati in quanto si tratta di aree abbastanza vaste ma che saranno per la maggior parte della loro estensione adibite a vegetazione e prato, quindi edificate solo per una piccola percentuale dell'area occupata».
Le stazioni di pompaggio che effetti possono determinare sull'ambiente circostante? 
«Vorrei per prima cosa fare una premessa correggendo un errore che viene spesso riportato anche dalla stampa. In Sardegna ci sarà una sola stazione di compressione a Olbia. Quella di Porto Botte è una stazione di riduzione e misura del gas ed è un impianto che non prevede la presenza di alcuna cabina di compressione bensì semplicemente sistemi di valvole per la riduzione della pressione del gas nei tubi e per la misura fiscale. La stazione di riduzione, al di là di un debole impatto visivo, non avrà alcun riflesso sul territorio circostante in termini di rumore ed emissioni nell'aria».
E quella di Olbia?
«La stazione di Olbia avrà due unità di compressione necessarie per far arrivare il gas fino alla costa toscana. I rumori prodotti dai turbocompressori, collocati in unità insonorizzate, saranno molto contenuti e comunque non percepibili al di fuori del perimetro della centrale. Le emissioni della centrale riguardano solo gli ossidi di azoto ma anche questi saranno molto al di sotto dei limiti consentiti dalla legge a garanzia della salute pubblica e tenderanno a disperdersi gradualmente allontanandosi dal perimetro della centrale. Nella città di Olbia, distante diversi chilometri, l'impatto delle emissioni prodotte dalla centrale sarà quasi nullo».
Quale sarà la ricaduta sulla Sardegna? 
«L'integrazione del gas naturale nel sistema energetico della Sardegna, oltre ai noti benefici ambientali comporterà sensibili risparmi - stimati in circa il 30% - nella bolletta per famiglie e imprese. La possibilità di utilizzare il gas naturale darà impulso allo sviluppo dell'industria e dell'imprenditoria locale per effetto della riduzione dei costi energetici con altri benefici indotti per esempio sull'occupazione locale». 
Quanto metano resterà nell'Isola per le reti locali?
«Il fabbisogno stimato per la Sardegna dovrebbe essere al di sotto di un miliardo di metri cubi/anno, ossia circa il 2% del mercato nazionale che dovrebbe aggirarsi intorno ai 75 miliardi di metri cubi. Il Galsi consentirà al mercato sardo di entrare a far parte del sistema nazionale e quindi avere accesso a tutta l'offerta gas presente in Italia. Pertanto le reti locali sarde avranno la possibilità non solo di avere accesso a tutto il metano loro necessario ma anche di scegliere i fornitori».
Sarà compatibile con altre forme di approvvigionamento, come per esempio le perforazioni che la Saras ha intenzione di effettuare nel Campidano?
«La diversificazione delle fonti energetiche e di approvvigionamento sono auspicabili per un efficace piano energetico regionale quindi non vediamo alcun tipo di sovrapposizione o incompatibilità tra il Galsi e il progetto della Saras».
Un'ultima domanda: la situazione geopolitica dell'Africa del Nord è cambiata rispetto a quando fu dato avvio al progetto. Questo può modificare le priorità sul Galsi?
«L'Algeria è da decenni un fornitore affidabile di gas e petrolio per l'Italia e l'Europa, e nell'evoluzione dell'attuale situazione geopolitica nel Nord Africa continua a dimostrarsi un paese stabile».
Giuseppe Deiana

lunedì 23 gennaio 2012

TUTTI/E A SCUOLA DI RINNOVABILI!!

Una Scuola di approfondimento scientifico sul tema del risparmio energetico e della produzione delle varie fonti di energia rinnovabile, tema che sta acquistando un'importanza sempre maggiore nella società del XXI secolo. La benzina e il gas a prezzi sempre più alti, le bollette che crescono con il passare del tempo, le polveri sottili nell'aria, i segni di un imminente esaurimento delle fonti fossili, costringono il consumatore medio ad occuparsi sia della quantità che della qualità dei propri consumi. La tv, i giornali, il sentito dire non danno gli strumenti necessari per orientarsi i propri comportamenti verso stili di vita che consentano la sopravvivenza del Pianeta e dei sette miliardi di persone che lo popolano. 
LE RINNOVABILI NON SONO UNA MODA MA UNA NECESSITA'

QUALCOSA SI MUOVE...

Il documentario Il film di France 3: nuove verità su Galsi. Erano presenti circa una settantina di persone alla proiezione del documentario "Cortina di fumo", realizzato dalla troupe francese di France3, sul Galsi. Amministratori locali (in prima fila il sindaco Gianni Giovannelli), promotori del comitato No Galsi e del movimento ProSardegna No gasdotto, fondato alcuni anni fa a Cagliari. C'erano anche i rappresentanti del comitato di frazione di Murta Maria, che dal 2008 si batte contro la realizzazione della stazione di pompaggio a Venafiorita. Il documentario francese ha messo in evidenza alcuni aspetti del progetto Galsi: dall'intervista ad un consulente del Governo algerino è emerso che «l'intera struttura non è remunerativa per l'Algeria. E inoltre che lo stato nordafricano non potrà continuare a esportare metano, perché si esauriranno le riserve entro 15 anni». Ancora dubbi sul fatto che il metano arriverà nelle case dei sardi: non c'è un progetto per la realizzazione le reti per i comuni. Per farle, servirebbero altri 4 miliardi di euro, che attualmente non esistono». ( c. c. )

venerdì 20 gennaio 2012

LA PEDAGOGIA DELLA CATASTROFE


Avrete senz'altro notato che il nostro blog non ha sinora pubblicato alcun commento circa la recente esplosione del gasdotto in Toscana. Se non lo abbiamo fatto c'è un motivo: è inutile!
Sono 4 anni 4 che pubblichiamo video e foto di esplosioni di gasdotti in tutto il mondo, dovuti ad attentati o incidenti. Non è servito a nulla e la maggioranza degli enti locali coinvolti ha ugualmente detto SI a quel progetto, attraverso i propri rappresentanti  eletti "democraticamente" dai cittadini. L’esempio di Fukuschima  viene citato un po’ da tutti, con la speranza che, come accaduto per il referendum sul nucleare, l’incidente, la catastrofe, il fatto di “sbatterci il muso” convinca finalmente tutti dei danni che certe infrastrutture, tanto obsolete quanto inutili, possono arrecarci. Personalmente sono convinto che non è così e che,  se non fosse stato per l’Unione Sarda, schieratasi miracolosamente contro il nucleare, in Sardegna la maggioranza della popolazione avrebbe accettato due, tre, quattro centrali nucleari, in cambio di qualche malsano posticino di lavoro e qualche squallida rendita politica. Ma questa è la mia opinione personalissima, confermata però dal fatto che, pensandoci bene, lo scempio del GALSI non è poi tanto distante dallo scempio di una centrale nucleare. Sempre di scempio si tratta.
 
Dunque, ecco l’inutilità della “pedagogia della catastrofe”. La GALSI, accompagnata dall’esigua schiera di potentati che la sostengono, non ha nessuna difficoltà a raccontare la favoletta che "I gasdotti non presentano particolari fonti di rischio", e che il loro gasdotto è “IL PIU’ SICURO DEL MONDO”, rassicurandoci sul fatto che “quelle cose in Sardegna non accadranno mai”. Un bell’articolazzo sull’Unione ed il gioco è fatto. Tutti tranquilli, evviva il gasdotto! Peccato che quello della sicurezza non è che 1 – e nemmeno il più grave – tra i terribili problemi che quella cosa creerà alla nostra Isola.
PROVARE PER CREDERE?
Se è per quello, sono anche 4 anni 4 che insistiamo sull’inaffidabilità dell’Algeria come “partner” da cui far dipendere il sistema energetico della nostra Regione. Nonostante i disordini, i gravi attentati alla democrazia che vengono continuamente denunciati in quel Paese, e nonostante una nostra concitadina sia nelle mani dei terroristi  proprio in Algeria……Nessuno si è sinora preoccupato di rifletterci. Sono 4 anni 4 che denunciamo attentati terroristici, soprattutto in Medio-Oriente, che hanno come obiettivo proprio i gasdotti, anche in quanto infrastrutture gestite da voraci predoni che rubano le risorse energetiche di quei paesi per rivenderle a caro prezzo qui da noi. Nulla, nessuno ci pensa, nessuno commenta, nessuno riflette…Sempre da 4 anni 4  pubblichiamo le indagini della Commissione UE sul mercato del gas e articoli di riviste internazionali specializzate, dove si sottolinea che si tratta di un mercato falso e corrotto, in cui si specula sulle bollette degli europei…Nulla, nemmeno un pensierino…Sempre da 4 anni 4 insistiamo sul fatto che non abbiamo ne progetti e ne i soldi  (e avendoli sarebbe meglio usarli per risolvere qualche altro “problemuccio”) per collegarci al tubo…Niente..si aspetta che arrivi il solito miracolo contabile e che quei quattrini spuntino finalmente dal bilancio regionale, salvo poi sparire nuovamente al momento giusto, indirizzati verso qualche altra succulenta  follia. E sono sempre 4 anni 4 che avvisiamo che di gas per noi non ce ne sarà. Non perché lo dicono i  4 gatti disperati del Comitato ProSardegnaNogasdotto ma perché ce lo dicono gli  algerini, consulenti in materia energetica del Presidente della loro Repubblica. 
E allora? Secondo voi che effetto fa sui sardi la “pedagogia della catastrofe”?


giovedì 19 gennaio 2012

VENERDI 20 GENNAIO A OLBIA: PRIEZIONE DEL FILM-INCHIESTA ECRAN DE FUMEE

SCHEDA SINTETICA DEL FILM
Dopo un intenso lavoro, realizzato in parte anche in Sardegna e con la nostra collaborazione, una troupe di giornalisti corsi - Jean Charles Chatard e Eliane Parigi - ha realizzato il Film-Inchiesta sul GALSI dal titolo “Ecran de fumèe” (Cortina di fumo). La pellicola è stata prodotta dalla rete francese France 3. Il film ha avuto un’impressionante eco di stampa, soprattutto in Corsica dove, alle innumerevoli proteste e denunce inoltrate da una popolazione esausta, stanca di morire di cancro a causa dell’inquinamento provocato dalle centrali ad olio combustibile di Energie de France (EDF), il Presidente francese Sarkozy ha risposto annunciando l’ipotesi di un collegamento al GALSI! Questo Film-inchiesta, incisivo e ben documentato, non serve solo ad aprire gli occhi ai cittadini corsi. E’ fondamentale anche per la Sardegna, in quanto accerta, in modo chiaro ed inequivocabile, alcuni aspetti fondamentali che fanno comprendere l'inutilità del GALSI e il tremendo e devastante impatto che avrà sulla nostra Isola.
Nella parte girata in Sardegna, fra le numerose interviste proposte, in quella realizzata a Chiara Vigo si manifesta la preoccupazione per quello che potrebbe accadere in quei luoghi incontaminati, ma anche l’impegno che la Maestra di bisso profonde a difesa della Pinna Nobilis destinata, a S.Antioco, ad essere spazzata via dal GALSI - insieme ai numerosi posti di lavoro collegati alla "piccola pesca" - distruggendo un patrimonio unico al mondo e che ci appartiene: la lavorazione del bisso, la seta del mare, il tessuto degli dei.
Assisterete al dramma che sta vivendo un imprenditore agricolo del Sulcis che, avendo ricevuto risposta negativa riguardo alla sua richiesta di spostamento del ”tubone”, attende impotente la distruzione del suo vigneto di Carignano, costato oltre 40 anni di lavoro. Interviste anche per Mario Corongiu, Sindaco di S.Antioco e Gianni Giovannelli, il Primo Cittadino di Olbia che con la sua Giunta compatta si oppone coraggiosamente al GALSI, destinato a stravolgere la vocazione turistica e ambientale su cui si fonda il benessere e l'economia di quel territorio. Viene proposta anche l’intervista a Mauro Mura, Procuratore della Repubblica e Coordinatore della Direzione Distrettuale Antimafia, che ci racconta dell'assalto alla "diligenza Sardegna" da parte della criminalità organizzata, interessata al business dello sfruttamento delle risorse energetiche che abbondano nella nostra Isola. Spazio anche per l’imbarazzante silenzio da parte della Commissione Europea di fronte alle insistenti richieste del Comitato ProSardegnaNoGasdotto circa i loro “Pareri” che, benché obbligatori, non sono mai stati resi, in merito all'impatto del gasdotto sulle nostre risorse naturali. Un silenzio disarmante che fa ben comprendere le modalità con cui certe cose sono state portate avanti.
Ma per noi del Comitato la parte più interessante resta comunque quella relativa alle dichiarazioni rilasciate da alcuni esperti algerini che occupano posizioni importanti a livello governativo, anche come Consiglieri dello stesso Presidente. Le loro autorevoli affermazioni ci faranno comprendere l’assurdità di quello che potrebbe accadere alla Sardegna, e come i “decisori politici” stanno imponendo ai Sardi lo sfascio del nostro territorio senza alcun motivo!
 
I Sardi meritano rispetto ed energia pulita. Non disprezzo ed energia inquinante.


mercoledì 18 gennaio 2012

No al gasdotto GALSI. Il tubo che sventrerà inutilmente in due la Sardegna per portare gas altrove.

Stanno cambiando per sempre il volto della nostra Isola. La stampa non si espone e i nostri rappresentanti tacciono e fanno finta di nulla mentre firmano autorizzazioni e documenti che riguardano il nostro futuro. E’ come un ombra che trama alle nostre spalle, ma che non sparirà, perché è reale e si chiama GALSI. Si tratta di un consorzio societario, costituito nel 2003, il cui scopo riguarda la costruzione del gasdotto Algeria-Italia, sventrando la Sardegna quale “servitù di passaggio”. Questa è l’ultima trovata per “uscire dalla crisi” sia degli scaltri politici italiani che degli avventurieri che li tengono in pugno. Il gasdotto partirà dall’Algeria per approdare a Porto Botte. Una tubazione di 1 metro e venti centimetri di diametro, protetta da una fascia di rispetto di oltre 200 m, trancerà in due tutta la Sardegna per 272 km fino ad Olbia, per poi rigettarsi in mare e arrivare in Toscana. La Regione Sarda, contribuirà ai costi con una quota SFIRS del 11,6%, mentre la rete di tubi di collegamento per portare gas nelle case dovrebbe costituire un progetto a parte che non esiste e per il quale non ci sono i soldi (oltre 4 miliardi di €!!). Un progetto tanto colossale quanto inutile. Una speculazione ai nostri danni dai costi impressionanti e con un impatto devastante sul nostro ambiente, le nostre risorse culturali e la nostra economia già compromessa dalle scelte infauste di una “classe politica” becera, che asseconda quel progetto unicamente per interesse personale. Mentre tutto il mondo si mobilita verso lo sviluppo di fonti energetiche alternative al petrolio ed ai suoi derivati, tra cui il metano, noi deturpiamo il nostro territorio con impianti vecchi di 50 anni, per avere una fonte di energia che, andando bene, tra 25 anni sarà esaurita. Senza contare i costi altissimi che saremo costretti a subire a causa dell’andamento del mercato del gas nonché il fatto che dipenderemo energeticamente da altri paesi poco affidabili e da un sistema mafioso di gestione delle risorse energetiche, su cui indagano le procure di mezzo mondo. La Sardegna produce più energia di quella che consuma e oggi esistono valide tecnologie per lo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili e pulite, come l’energia solare, eolica e idraulica, tutte fonti che possediamo in abbondanza e che ci stanno rubando. A noi cosa manca? Abbiamo la fortuna di vivere in una bellissima isola circondata dal mare, baciata dal sole e varcata da tutti i venti…L’energia di cui abbiamo bisogno è attorno a noi, è pulita, gratuita e non manda nessuna fattura. 


martedì 17 gennaio 2012

L'Isola della rabbia

 

Sardegna: le proteste contro gasdotto e radar anti immigrati.

di Antonietta Demurtas
Sardegna, una delle isole più belle del Mediterraneo diventa la Regione italiana più verde. Di rabbia. Infranto il sogno berlusconiano di Costa Turchese, il mega villaggio a Sud di Olbia, ville e alberghi su 500 ettari e porto turistico per 2 mila imbarcazioni, la terra dei Quattro mori è alla canna del gas e grida vendetta. Ed è dal progetto del metanodotto Galsi che si apre il nuovo capitolo di lotte per difendere il territorio e la salute dei cittadini sardi.
AUTOSTRADA DEL GAS SOTTO L'ISOLA. «L'autostrada della morte», così Claudia Zuncheddu, consigliere regionale indipendentista definisce il gasdotto da costruire tra l'Italia e l'Algeria, destinato ad attraversare la Sardegna da Sud a Nord-Est per 272 chilometri. Da Olbia proseguirà poi sui fondali del Mar Tirreno fino a Piombino in Toscana, dove può allacciarsi alla rete nazionale.

Un comitato per opporsi alla costruzione del metanodotto

Contro il metanodotto, che giovedì 22 dicembre ha ricevuto il via libera dal governo, nella conferenza di servizi fra Stato, Regione ed enti interessati, lotta da tempo il comitato No Galsi, nato a Olbia nei mesi scorsi. E il 29 dicembre ha organizzato l'ennesima manifestazione a Cagliari. Tema del dibattito: Galsi, un tubo senza ritorno, a cui hanno partecipato non solo sardi come Sandro Martis del comitato No gasdotto o Gavino Sale dell'Indipendèntzia Repùbrica de Sardigna, ma anche Nilo Durbiano, sindaco di Venaus, in provincia di Torino e promotore del comitato No Tav in Val di Susa, Margherita Pagliaro e Raffaella Spadaro del comitato No al ponte sullo stretto di Messina. Tutti uniti per riflettere e ribadire il loro no. Dopo la visione del documentario-inchiesta sulla Galsi dal titolo Ecran de fumèe (Cortina di fumo), prodotto da France 3, i manifestanti hanno infatti messo in guardia da una progetto che una volta avviato potrebbe creare problemi infiniti e compromettere l'ecosistema dell'isola.
VENT'ANNI DI LAVORO PER CINQUE DI GAS. La «Grande muraglia», come scrivono i componenti dell'associazione culturale apartitica onlus Riprendiamoci la Sardegna, «attraverserà e dividerà in due l'isola con un condotto di circa 120 centimetri di diametro. Ci vorranno quasi 20 anni per costruirlo, quando in Algeria è stimato che ci sia gas per 25». Ma non è tutto: «Dovrà avere come minimo 40 metri di larghezza per il passaggio; attraverserà fiumi e laghi; avrà una profondità nel mare fino a 2.800 metri e per la sua realizzazione saranno espropriati terreni, il cui valore scenderà del 90%. E il rischio incidenti è altissimo. Ma la cosa più sorprendente è che, alla Sardegna, non verrà concesso neanche un litro di gas».
OPERA NELL'INTERESSE DELLE MULTINAZIONALI. Un'opera faraonica, «che di fatto agevola gli interessi delle multinazionali del settore e gli appalti miliardari per imprese e cooperative (ovviamente bipartisan) d’Italia, come purtroppo la regola vuole che avvenga in Sardegna», ha scritto nel suo blog Zuncheddu. «Basta, con la speculazione sulla nostra povertà da parte di chi (pubblico e privati) l’ha generata e sapientemente gestita per renderci sempre più succubi del padrone di turno».

lunedì 16 gennaio 2012

Produzione energetica da fonti pulite e rinnovabili..?

Va bene… ma non con metodi che incentivano il meccanismo consumista ed industriale
Ancora una volta debbo ritornare sul tema della produzione energetica pulita….Mi spiace doverlo fare perché stavolta debbo partire lancia in resta contro “le finte produzioni energetiche pulite”. In questo momento d’attesa sclerotica del picco del petrolio il sistema industriale e tecnologico spinge contemporaneamente verso processi “alternativi” che soddisfano invece l’esigenza della continua “crescita”.... Infatti anche con l'aiuto del governo Monti l’industria pesante e la finanza continuano ad occupare ogni ambito di produzione energetica, anche quello delle rinnovabili. Vedasi il fiorire di mega torri eoliche nelle nostre campagne o la copertura di migliaia di ettari coltivabili con neri pannelli solari.
Bisogna smetterla -afferma il prof. Benito Castorina-  di identificare le rinnovabili col fotovoltaico che sta invadendo le campagne con milioni di mc. di cemento armato, acciaio, silicio, per la produzione dei quali bisogna bruciare quantità enormi di petrolio, scavare gli inerti dalle montagne, inquinare l’aria e surriscaldarla per un beneficio illusorio se consideriamo che su un metro quadro di superficie il sole scarica più di un kw di energia che viene totalmente utilizzata dalle piante, cosa che i pannelli solari si sognano…”
Poi va considerato il costo dello smaltimento successivo di questi impianti solari a terra… – conclude Castorina- domani sarà un problema demolire e buttare in discarica questi pannelli per ripristinare i campi di grano e le vigne e gli aranceti che oggi sono fatti abbandonare perché non rendono al contadino quanto un impianto  fotovoltaico (grazie agli sproporzionati incentivi). L’Italia paga milioni di euro per l’inquinamento da gas serra ed è importante riuscire a spostare l’attenzione sulle fonti rinnovabili veramente pulite ed accessibili, come potrebbe essere la produzione energetica da biomassa..  Ma non quella con combustibili liquidi, come l’olio di colza o l’olio di palma, che richiedono una lavorazione industriale e una  produzione agricola intensiva e inquinante.  La biomassa è preferibile da colture dedicate che abbiano anche usi collaterali e non il solo scopo di produrre combustibile. Una biomassa che produca energia, etanolo biodiesel, biogas, syngas, carta, polimeri, mobili, medicine e chi più ne ha più ne metta, compreso l’eliminazione dei rifiuti, riciclaggio e tutte le cose che hanno senso per una fase transitoria nell’era del dopo petrolio. E’ perciò assolutamente necessario che la produzione energetica non sia una scusa per continuare ad utilizzare metodi che vanno a nocumento dell’ambiente e della salute. Decrescere, decrescere e prendere coscienza della comune appartenenza all’evento vita… 
Paolo D’ArpiniReferente P.R. Rete Bioregionale Italiana
Presidente Circolo vegetariano VV.TT.
Via Mazzini, 27 – Treia (Macerata)
Tel. 0733/216293 

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Commento di Guido Dalla Casa: “L’energia ‘pulita’ non esiste, se prima non ci rendiamo veramente conto che la crescita economica è una terribile patologia della Terra. Per quanto riguarda i dettagli, lasciando perdere lìolio di colza e tutte le altre amenità che si basano comunque sulla combustione.  L’eolico: consuma territorio, uccide esseri altamente senzienti, come gli uccelli, poi quelle pale non sono gradevoli. Bisogna limitarsi a qualche elica per estrarre acqua dal pozzo, o per i mulini a vento: i consumi devono restare sul posto. Il fotovoltaico: i campi di pannelli consumano territorio, poi bisogna trasportare l’energia con una rete, strade e trasporti. Per avere le quantità richieste dalla crescita continua bisognerebbe ricoprire ben presto superfici immense, impensabili. Va bene, ma solo sui tetti.  Le centrali idroelettriche “grandi” sono anch’esse causa di problemi gravi: tolgono l’acqua per lunghi tratti, allagano bacini, consumano territorio. Restano i pannelli solari termici, e – per l’energia elettrica – qualche centralina mini-idro di potenza massima dell’ordine di 500-1000 kW con restituzione immediata dell’acqua e consumi sul posto…  guido1936@interfree.it

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Energia e politica del gas, impatti e servitù dei metanodotti

 di Erasmo Venosi
  L’energia è da sempre il driver dello sviluppo economico di un Paese. Oggi, nel tempo del riscaldamento globale, prodotto dalla combustione di fonti fossili, l’energia assume un ruolo strategico, anche per il contenimento delle emissioni. Se tutto questo è vero, allora, la politica energetica italiana è caratterizzata da un’incoerente sommatoria di decisioni, scollegate da ogni disegno strategico.

Le previsioni (secondo lo scenario inerziale Eni) relative al gas metano, in assenza delle necessarie correzioni al 2020, valutano i consumi a 115 miliardi di metri cubi (mc), rispetto agli 83,4 del 2008. Attualmente, nuove capacità di gas metano provengono per 18,1 mld di mc dal potenziamento dei gasdotti (Greenstream LIBIA-Italia ;TAG Siberia Austria ; TTPC Tunisia-Italia ,TRANSITGAS Nord Europa-Italia) ) e 18 mld di mc dai progetti Galsi, Igi. Nuova capacità deriva per 52 mld di mc dai rigassificatori (Rovigo, Porto Empedocle, Priolo, Gioia Tauro, Trieste, Brindisi). Andranno poi aggiunti 28 mld di mc provenienti dai 4 rigassificatori in autorizzazione (Falconara, Monfalcone, Rosignano) e 4,5 dal potenziamento di Panigaglia. Da considerare, inoltre, il South-Stream (Russia –Europa attraverso il Mar Nero e alla cui costruzione partecipa ENI), il metanodotto “benedetto” da Prodi, Putin e Berlusconi, sostenuto dall’UE e concorrente del Nabucco (Mar Caspio –Italia) , che porterà la capacità complessiva d’importazione a un totale di oltre 230 mld di mc, contro i 115 previsti nello scenario strutturale.
In tale scenario mancano due elementi fondamentali: la valutazione degli effetti della crisi, da comprendere nelle sue dinamiche strutturali e su come incide sulle tendenze del settore metano e il prorompere sul mercato del gas dello shale, gas che ha alterato il prezzo (30% in meno) del gas scambiato a breve (spot) e quotato negli hub, rispetto agli scambi con contratti a lungo termine (ToP take or pay). Incidentalmente, va osservato che il prezzo del metano, con contratto ToP, è agganciato alla dinamica del prezzo del petrolio. Da tali considerazioni, che caratterizzano le molte incognite del mercato del metano, l’interrogativo centrale è costituito dalla domanda di gas. Incredibile che nello studio d’impatto ambientale del Galsi tutto sia fermo ai dati del 2003 e del 2006! Nulla su cosa è accaduto dalla crisi dei subprime, che ha inquinato l’economia reale in Italia e nell’Europa energetica, come nulla emerge sul Piano di Azione Nazionale, la direttiva 28 e 29 del 2009 e infine sul Piano di Efficienza Energetica. Le previsioni di IEA, relative alla domanda di metano (dato ottenuto su World Energy Outlook 2011 di IEA, i dati di BP pubblicati in “Statistical Review of World Energy 2011) al 2020 e 2030: Mondo 4019 e 4778 mld di mc, Europa 587, 621 altro, che i 720 mld di mc previsti nel Sia del Galsi. Addirittura a pag 66 di “ EU Energy trend to 2030 Commissione Europea“ si legge: la domanda di metano nell’UE passerà dai 457 mtep del 2010 ai 463 del 2020, per poi flettere a 439 del 2030. In Italia nel 2010 il consumo è stato pari a 83 mld di mc e, nel Piano d’Azione Nazionale (obbligo previsto dalla direttiva 28; il PAN è presentato e approvato a Bruxelles), si prospetta al 2020 un consumo inferiore ai 100 mld di mc, che invece si prevedevano di raggiungere nel 2010 e su cui si erano progettate e invocate le nuove infrastrutture, dato confermato a pag 93 del sopra richiamato Report della Commissione UE. Dalla Relazione 2011 di AEEG risulta che, tra progetti di Via approvati, relativi ai rigassificatori, la capacità ammonta a 80 mld di mc, che diventano 88 con quello di Taranto respinto. Sono poi progettati i metanodotti: IGI (9 mld di mc), Galsi 8 mld di mc. L’idea di un’Italia che diventa hub per il gas per il nord Europa è solamente balsana! La Francia ha una capacità d’importazione pari a 1,7 volte il suo consumo di metano (87 mld di mc contro 51) e la Germania il doppio del consumo (90 contro 172 mld di mc). O qualcuno pensa che i tubi del metanodotto abbiano la doppia corsia? Senza contare che l’esorbitante offerta di shale gas, negli USA, ha fatto crescere del 60% la disponibilità di GNL sul mercato europeo! ! Il nuovo grande rigassificatore di South Hook in Gran Bretagna secondo le dichiarazioni di chi lo gestisce , resterà inutilizzato per i prossimi 10 anni. In tale quadro si inserisce il metanodotto Gasli che , si diceva nel 2003 e viene affermato nel SIA (studio impatto ambientale) “il progetto riveste un elevato valore strategico per lo sviluppo del sistema nazionale ed europeo di gas naturale”. Numerosi sono i dati soprattutto riguardante la domanda di gas che , rendono poco credibili i benefici. In Italia tra , capacità installata e stoccaggio scorte ( di modulazione e strategiche ) siamo intorno ai 120 md di mc , mentre il fabbisogno di 100 mld di mc si raggiungerà verosimilmente nel 2020 e diverso da quanto scritto nel Sia a pag 76 “Anche a livello nazionale si è registrato negli ultimi anni un incremento dei consumi del gas naturale e si prevede un suo ulteriore deciso incremento, previsto tra i più alti in Europa, passando dagli attuali 77 Miliardi di mc ad oltre 90-100 Miliardi di mc previsti nel 2010-2015”. A pag 84 del SIA si fa riferimento al consumo di energia primaria del 2006 pari a 196 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio ) ma diventa rilevante l’art .4 della direttiva 28/2009 che , obbliga alla redazione del Piano di Azione Nazionale e all’incremento della efficienza energetica : nel PAN italiano sono indicati consumi finali paria 131 Mtep! Si afferma che il metanodotto è coerente con gli obiettivi di riduzione dei gas serra , ma nessun accenno è fatto all’utilizzo di gas in cicli combinati per la sostituzione di parte di quel 23% di energia elettrica prodotta con il carbone. Il fabbisogno di gas è quantificato per l’ isola i 1,5 mld di metri cubi all’anno e ammesso che , la rete di distribuzione sia costruita e da qualcuno finanziata , la parte eccedente il fabbisogno da chi sarà assorbita posto che , esiste già oggi un quantità di gas che , eccede la domanda a livello nazionale e continentale ? Saranno i consumatori sardi a pagare una bolletta salatissima per l’ammortamento dell’infrastruttura?
L’accordo di programma per la metanizzazione della Sardegna è del 1999 : ipotizzano la gara internazionale per un project financing (pubblico/privato) modificato successivamente nel 2002 e poi citazioni di piani di metanizzazione. Non mi sembra di rilevare soggetti identificati a finanziare il piano di metanizzazione come non trovo allocate , risorse nazionali in proposito. Le uniche risorse rinvenibili sono per il gasdotto ed elargite dall’UE: 120 milioni di euro per il Galsi a fondo perduto (European Energy Recovery Plan).Riguardo agli impatti determinati rilevo che: il metanodotto interessa l’Isola per 272 Km. Quaranta i Comuni interessati al tracciato : molti i terreni interessati da servitù di passaggio di larghezza variabile tra i 40 e gli 80 m . I SIC (siti d’interesse comunitario) interessati direttamente sono 2 e le ZPS (zone protezione speciale ) 2; entro i 5 Km sono interessati 9 SIC sul territorio e 6 in mare mentre le ZPS sono 1 sul territorio e 2 in mare. A proposito dell’interferenza con le praterie di Posidonia Oceanica (tutelate dalla direttiva Habitat) la Commissione Via rileva la “ incidenza negativa “ e ritiene che , per la realizzazione dell’opera debba esser acquisito il parere della Commissione Europea come previsto (art 5 comma10 DPR 357/1997).  Nel decreto 591/2011 del Ministro Ambiente non mi sembra di aver letto il parere della Commissione UE. A Sant’Antioco 55.000 mq saranno occupati dalla centrale di pompaggio e 190.000 da quella di compressione di Olbia. Le piazzole di servizio lungo il tracciato interesseranno complessivi 624.00 mq. Le prescrizioni della Commissione Via ammontano a 112! Irricevibile infine l’argomentazione che il Galsi rientra nelle Reti TEN (trans european networks)-E (reti integrate d’infrastrutture energetiche) di cui alla decisione 1346 del 2006 considerato che , anche il ponte sullo stretto faceva parte delle reti TEN-T e addirittura del Corridoio n 1 Berlino-Palermo ed è stato cancellato. Certo gli strali dei politici verso il ponte contrastano con il silenzio sul GALSI ma solo perché il GALSI come dire è bipartisan . Eccedenze rilevanti di gas, maggioranza della società di gestione straniera ( Edf che con l’accordo di ieri diventa proprietaria di Edison più Sonatrach) , assenze di certezze su chi finanzia la rete di distribuzione e impatto ambientale rilevante rendono il progetto Galsi problematico per l’accettazione sociale e per la stima di benefici che appaiono forse nulli.

venerdì 13 gennaio 2012

ACCESSO AGLI ATTI

Come è noto, l'intero iter del GALSI è viziato da numerose violazioni di legge regionali, nazionali, europee ed internazionali. Tali violazioni saranno, ovviamente, denunciate presso le istanze competenti. Alcune di queste riguardano direttamente tutti coloro che, all'interno delle numerose istituzioni interessate (governo, regione, provincie, comuni), hanno allegramente disatteso lo svolgimento di determinate azioni, il rilascio di autorizzazioni, pareri, etc.. in taluni casi anche vincolanti. Ciò ritenendo che "tanto nessuno ci fa caso". Chi la pensava così ha commesso un errore fatale: noi ci facciamo caso, eccome!!
Al fine di capire effetivamente chi e come ha violato la legge, occorre verificare se determinati atti sono stati o meno adottati e taluni adempimenti previsti dalle leggi in vigore sono stati realizzati nei tempi e nei modi previsti. Per questo occorre attivare una utilissima procedura denominata di "accesso agli atti". 
In relazione a varie ipotesi di violazione, soprattutto delle convenzioni internazionali in vigore, riteniamo importante verificare, presso i 42 comuni e le 7 provincie interessate dal GALSI, l'adempimento degli obblighi in materia di informazione e coinvolgimento della popolazione. Sarebbe dunque il caso che coloro che risiedono in quei comuni e provincie, attivino la procedura di accesso utilizzando la bozza di formulario che abbiamo predisposto. Ovviamente, preghiamo di comunicarci l'esito della procedura. Tenete conto che la legge da al Comune 30 giorni di tempo per evadere la richiesta.
 
Esercizio del diritto di ACCESSO AI DOCUMENTI AMMINISTRATIVI
presso il Comune/Provincia di………
Legge n. 241 del 1990 - D.P.R. n. 352 del 1992

Il/La sottoscritto/a Cognome____________________Nome_________________________

Nato/a a_________________il_____________ residente a_________________________

Via/Piazza_________________________________n._______Cap._______Prov._______

Tel._________________fax_______________email______________________________

Documento di riconoscimento ________________________________________________

Indirizzo/e-mail/fax a cui inviare eventuali comunicazioni o documenti, se diverso da quello sopra indicato
________________________________________________________________________
in qualità di:
□ diretto interessato                       
□ legale rappresentante                 
□ incaricato
 

CHIEDE
di accedere ai sottoelencati documenti amministrativi dei quali indica gli elementi necessari per l’individuazione:
tutti gli atti e i documenti in possesso del Comune/Provincia di ………in merito alla procedura di autorizzazione alla costruzione e all'esercizio del gasdotto Galsi sul territorio di competenza comunale/provinciale. In particolare si richiedono i documenti e gli atti relativi alle azioni organizzate dal Comune/Provincia di …….relative all’informazione ed al coinvolgimento della popolazione circa il suddetto progetto di gasdotto GALSI.
mediante:
□ visione del documento
□ rilascio di copia semplice          
X rilascio di copia conforme in bollo
La presente richiesta è motivata da:
Presentazione di ricorsi avverso il procedimento e invio segnalazione alla Procura della Repubblica.

Modalità di consegna copie:
□ tramite fax
□ tramite posta                  
□ ritiro presso l’ufficio
Si impegna a pagare in caso di rilascio di copie il corrispettivo dovuto.
Allega:
 □ In caso di legale rappresentanza: autocertificazione
 □ In caso di incaricato dal diretto interessato: nota del titolare del diritto di accesso e
   copia del suo documento di identità
 □ In caso di inoltro della richiesta tramite fax o e-mail: fotocopia documento identità
Esprimo il consenso al trattamento dei dati personali ai sensi del Decreto legislativon. 196 del 30 giugno 2003 “Codice in materia di protezione dei dati personali”.
Data
Firma del richiedente