mercoledì 22 agosto 2012

I grandi progetti inutili – e il nostro impegno per grandi progetti sensati



Wolf è un noto economista tedesco, ed è molto interessante l'analisi che fa ricollegando la crisi alle grandi opere inutili. Ciò ancora di più se si riflette sul fatto che la sua previsione concerne anche la Germania dove, come ovunque, la crisi arriverà comunque e sarà dura e spietata..... sempre con i più deboli.
Care amiche, cari amici,
Mi è concesso di presentare qui per la prima volta al pubblico un progetto ferroviario devastante, caratterizzato dalle seguenti specificità e dai seguenti parametri:
- la stazione di testa, esistente da 80 anni, sarà eliminata per il traffico a lunga percorrenza;
- verrà costruita sotto la città una galleria di 7 km, fornita di tecniche segnaletiche ultramoderne, per il traffico ad alta velocità;
- nel centro città vi sarà uno scavo gigantesco nel quale si cementificherà la stazione principale e di transito;
- il preventivo ufficiale dell’intero progetto corrisponde a 5-6 miliardi di euro, mentre i contestatori indicano 10-12 miliardi di euro;
- i lavori dureranno 10-12 anni, mentre stando ai contestatori i cantieri resteranno aperti 12-15 anni;
- l’inizio ufficiale dei lavori era fissato alla fine del 2011, attualmente però i lavori vacillano; in parte per le proteste, ma soprattutto per motivi tecnici: ci sono notevoli problemi con la gestione della falda idrica;
- il capo del governo, che qui chiamerò in forma abbreviata “MP M”, difende il progetto sostenendo che non si tratterebbe di un grande progetto singolo, ma che con esso si creerebbe un corridoio ferroviario importante per tutta l’Europa.
Fin qui la descrizione del progetto. Avete indovinato di che cosa si tratta? No, non è il “corridoio Parigi-Stoccarda-Bratislava”, “MP M” non è l’ex presidente (della regione Baden Württemberg, n.d.t.) Mappus… e la stazione citata non è a cura di Bonatz (architetto dell’attuale stazione di Stoccarda, n.d.t.), anche se l’architettura non è dissimile.
Questa è la sesta volta che intervengo alle manifestazioni contro S21 a Stoccarda, e ho parlato in decine di altre occasioni sullo stesso argomento, cercando sempre di presentare novità. Sarebbe quindi noioso, se oggi mi ripetessi e vi presentassi cose già note.
“MP M” sta per il presidente del consiglio Mario Monti, con il corridoio intendo la tratta Mi-Bo-Fi-Rm-Na. La stazione menzionata è Santa Maria Novella. In breve: sto parlando del progetto TAV tunnel Firenze, il sottoattraversamento della città di Firenze.
Questo progetto ha incredibili somiglianze con S21, che parrebbe essere la matrice per la mania ferroviaria di Firenze.
Di questo mi sono potuto accertare a marzo e maggio di quest’anno in diverse occasioni:  gli amici e le amiche che lì lottano contro questo progetto lo vedono come parte di molte grandi opere inutili.
Motivo, o meglio punto di partenza del mio impegno a Firenze, siete del resto stati di nuovo voi: Valsusini più volte venuti a Stoccarda, legati ad amici fiorentini che lottano contro il TAV tunnel Firenze, che ho incontrato a Stoccarda dando così il via a questo proficuo scambio.
È semplicemente meraviglioso quel che qui si concretizza: il fondersi insieme di ciò che deve stare insieme.
A seguito delle nostre visite – alla seconda ha partecipato anche il prof. Heiner Monheim – è nata una lettera aperta alle istituzioni toscane e una al presidente del consiglio Mario Monti. Ambedue lettere, pensate e scritte prevalentemente da me, sono supportate da un fine circolo firmatario di personalità tedesche, austriache ed italiane. I relativi testi sono disponibili in Italiano, Inglese e Tedesco.
Il progetto di Firenze ha le seguenti specificità:
- la costruzione delle gallerie passa sotto gran parte del centro storico, oppure lungo esso, mettendo in pericolo la staticità di edifici di centinaia di anni;
- lo scavo sarà di 500x500m, con una profondità di 50 m: già ora ci sono enormi problemi con lo smarino, si tratta di terre inquinate;
- la nuova stazione sarà incoronata da una cupola disegnata dal famoso architetto Sir Norman Foster: la stazione viene chiamata semplicemente “stazione Foster”;
- tra i contestatori del progetto c’è una figura corrispondente al nostro amico Egon Hopfenzitz, per anni capostazione a Stoccarda: a Firenze si chiama Tiziano Cardosi, il portavoce dei NoTav-Tunnel, ex capostazione di Campo di Marte.
Circa nove settimane fa Heiner Monheim ed io, insieme ad amiche e amici di Roma e Firenze, abbiamo parlato nello storico Palazzo Vecchio, il municipio di Firenze. Molti di voi conoscono l’edificio di vista o da cartoline e libri: si tratta di una torre come alla mia sinistra sulla piazza del municipio di Stoccarda… ma quello di Firenze è alto una volta e mezza il nostro, è molto più vecchio e incute assoluto stupore.
Nel mio discorso in questo impressionante edificio evidenziai che se si cercano le principali cause dell’errato orientamento della politica ferroviaria europea, colpiscono tre elementi che ricorrono in tutte queste “Grandi Opere Inutili”(sempre riportato in Italiano nel testo originale, n.d.t.).
Questi elementi sono:
1.         La politica di trasporto e ferroviaria dell’UE, focalizzata su grandi progetti chiamati TEN e su traffico ad alta velocità.
TEN significa “Transnational European Network”, ma potrebbe anche essere abbreviato in GDP (Great Distructive Projects) oppure in GOI (Grandi Opere Inutili).
Uno sfondo per questo orientamento è dato dalla mobilità personale dei politici di professione, dei funzionari pubblici e dei lobbisti, che amano sorvolare e sfrecciare attraverso l’Europa in giornata. A questa mobilità molto specifica, di dominio maschile e trasudante potere, oppongo i seguenti dati di base: il 90% dei percorsi ferroviari è a breve distanza, fino a 50km. La distanza media del traffico ferroviario a lunga percorrenza, quindi IC, EC ed ICE in toto è di ca. 250km. Questo significa però che nella quantità totale di viaggi ferroviari, anche a distanza, l’alta velocità e il risparmio di minuti a tutti i costi è strutturalmente senza senso. È altro ciò che importa: puntualità, pulizia, la risposta positiva alla domanda “Troverò un posto a sedere?”, connessioni efficienti e non per ultimo tariffe accettabili.
2.         Le politiche neo-liberali di riduzione del settore pubblico in generale, e la privatizzazione delle ferrovie in particolare.
Questi elementi hanno un significato alquanto pratico: un bene pubblico, soprattutto il bene pubblico di terreni e suolo che si è accumulato in molti decenni e nel caso delle ferrovie in 180 anni, viene espropriato e privatizzato. Nel settore ferroviario le richieste UE di separazione tra infrastrutture e gestione del traffico giocano un importante ruolo. L’infrastruttura può restare pubblica, così lo restano anche i debiti con i quali è stato finanziato il progetto infrastrutturale compreso le grandi opere inutili. Al contrario, la gestione del traffico ferroviario sulla rete pubblica sarà gestita da società private.
Tale separazione è molto più avanzata in Italia, avendo una società di infrastrutture come RFI, con una società di gestione di traffico ancora pubblica come Trenitalia e con una società di gestione di traffico nuova, della quale parlerò più avanti, rispetto alla Germania.
Nella società Deutsche Bahn AG le linee (DB Netz), le stazioni (DB Station und Service) e la gestione del traffico (DB ML) sono ancora collegate in modo stretto, e nel traffico di persone a lunga distanza la DB possiede ancora un monopolio del 99%.
Di fatto da lungo tempo nelle ferrovie hanno acquisito un ruolo interessi estranei e addirittura contrastanti ad esse. Nella Deutsche Bahn AG il trio degli amministratori infernali, intendo Heinz Dürr, Hartmut Mehdorn e Rüdiger Grube, sono assai conosciuti: tutti e tre supportavano S21, tutti e tre provengono dalla forgia di Daimler-Airbus.
Nel caso Mappus-Notheis, di recente tornato in discussione, è interessante come il boss di Morgan-Stanley-Germania Notheis dirigeva il burattino Mappus (ex presidente della regione, n.d.t.), tramite email financo nella scelta delle parole da adottare in conferenze stampa. È altresì interessante e ancora non discusso in pubblico come Notheis e Morgan-Stanley erano stati incaricati dall’allora ministro dei trasporti Wolfgang Tiefensee di portare in borsala Deutsche BahnAG.
Com’è la situazione in Italia? Uno dei gestori dei treni ad alta velocità sulla tratta Milano-Firenze-Roma-Napoli è il già citato ente ferroviario statale Trenitalia. Esiste però già un secondo gestore, la società Novo Trasporti Viaggiatori (NTV) cui amministratore è un certo Luca di Montezemolo, boss della Ferrari oltre che per lungo tempo presidente di Confindustria e manager influente alla FIAT.
Questo significa che nel progetto della citata linea ad alta velocità e quindi anche nel progetto TAV tunnel Firenze gli interessi dell’industria automobilistica giocano un ruolo dominante.
Come in Germania con la DB AGe in Italia con la società NTV, questa è la situazione a livello mondiale.
Qualche giorno fa ho acquistato l’ultima edizione del giornale economico americano “Fortune”. Un tale acquisto, per esempio da farsi all’edicola della stazione centrale di Stoccarda, una volta l’anno per la somma di 5 euro e quasi sempre a fine luglio/inizio agosto, vale quasi sempre la pena.
In questi quaderni “Fortune” pubblica le statistiche dettagliate dell’anno precedente, ora quindi per il 2011, sui “Global500”, le più grandi imprese mondiali. Se si solfeggia la prima sporca dozzina di questa classifica, vi si scoprono nove gruppi petroliferi, un gruppo automobilistico, uno energetico e uno solo che non appartiene al gruppo petrolio-auto-energia.
Più in particolare, il numero uno per volume d’affari nel 2011 era Royal Dutch Shell (petrolio); a seguire, n. 2 Exxon Mobil (petrolio), n. 3 il fuggiasco Wal Mart Stores (vendita di beni al dettaglio), n. 4 BP (petrolio), nn. 5 e 6 Sinopec Group e China National Petroleum (petrolio & petrolio), n. 7 Stategrid (colosso energetico cinese), nn. 8 e 9  Chevron e Conocophilips (colossi di petrolio statunitensi), n. 10 Toyota Motors (automotive), n. 11 Total (colosso petrolifero francese) e n. 12 Volkswagen.
3.         I cambiamenti della struttura di fondo del capitalismo avvenuti dagli anni ’90.
Il peso crescente del settore finanziario e, dalla crisi delle banche nel 2008, la predominanza degli istituti finanziari, quindi delle banche, dei Hedge Fonds, delle società di Private-Equity. Su questo tema è stato appena pubblicato un libro interessante di Werner Rügemer (“Ratingagenturen, Einblicke in die Kapitalmacht der Gegenwart”. Bielefeld 2012).
L’affare centrale degli istituti finanziari è la concessione di crediti. Crediti particolarmente sostanziosi e magari anche rischiosi promettono il maggior guadagno, soprattutto quando ci sono garanzie statali per il rimborso. Perché in tal caso è chiaro come interessi e saldo vengono spremuti dalla popolazione attraverso programmi governativi di riduzione spese. Questo gioca un ruolo fondamentale nella crisi e tragedia greca. Le grandi opere inutili in quel paese erano i giochi olimpici del 2004, una gran parte della metropolitana di Atene, il gigantesco ponte sul golfo di Corinto e una serie di acquisti di armamenti.
La conseguenza: in Grecia si trovano mezza dozzina di stadi di calcio/sport inutilizzati. Tratte della metropolitana non sono state terminate e da quattro anni attendono di essere messe in funzione. Il ponte sul golfo di Corinto è poco usato per il pedaggio elevato, ela Greciapossiede uno degli eserciti più forniti di carri armati d’Europa: settecento tank Leo-II vi stanno arrugginendo.
Il tema dei grandi progetti finanziati da crediti gioca un ruolo importante anche nella nuova crisi spagnola. Le grandi opere inutili sono qui due milioni di case ed appartamenti costruiti nell’ultimo decennio e diverse linee ferroviarie ad alta velocità di2500 km totali. Le conseguenze: 1 milione di case vuote: in fondo si potrebbero dare in comodato d’uso all’armata di lavoratori nordafricani sottopagati usati nell’edilizia e nell’agricoltura, così almeno queste case sarebbero abitate e non crollerebbero come sta succedendo ora. Certo che questo però urta contro il principio della proprietà privata.
Soprattutto ex profughi nordafricani stanno sfuggendo dalla presupposta terra promessa Spagna con la sua disoccupazione generale del 20% e giovanile del 50%. Tratte ferroviarie ad alta velocità in costruzione o progettate vengono cancellate senza sostituzione, così come il collegamento Madrid-Lisbona e quello Vigo-Porto, persino la tratta ad alta velocità tra Toledo-Cuenca-Albacete che funziona da alcuni anni, è stata congelata. Parallelamente si è scoperto che ogni treno era occupato da malapena 20-30 viaggiatori.
In Italia, oltre al citato TAV tunnel Firenze esiste delle grandi opere inutili il progetto di alta velocità Torino-Lione con la parte strategicamente decisiva e da lungo tempo combattuta in Val di Susa.
L’Italia si trova sull’orlo di una crisi come la stanno sperimentandola Greciada tre anni ela Spagnada un anno. E qui la crisi acquisirà un significato particolare: uno perché l’Italia è la terza economia dell’UE e poi perché l’Italia si porta appresso da più di un decennio un indebitamento che supera il PIL (e varia tra il 105 ed il 115% del PIL).
La Spagna all’inizio della crisi nel 2008, era indebitata solo del 40% del PIL, ancora nel 2011 l’indebitamento era pari al 70% del PIL. Nonostante ciò,la Spagna è finita nel mirino della speculazione internazionale e sta vivendo una crisi catastrofica. Probabilmente la stessa cosa succederà in Italia in modo simile.
Se in questa situazione in Italia continua la politica dell’era Berlusconi con le grandi opere inutili, se in questo modo l’indebitamento statale cresce ulteriormente, la troika romana fallisce e i debiti che sono immagazzinati dalle FS e da RFI diventano debiti statali addizionali al debito statale ufficiale… Allora la crisi accelererà. Monti & Co. stanno ballando sul vulcano.
Per questo motivo la seconda lettera ufficiale l’abbiamo indirizzata direttamente a Mario Monti e abbiamo indicato questa correlazione fatale tra i progetti TAV tunnel Firenze e quello in Val di Susa da un lato e la imminente crisi finanziaria italiana dall’altro.
Care amiche e cari amici,
E la Germania… qui è veramente tutto diverso? Il Baden-Württemberg, questa regione ricca… ci possiamo veramente salvare da questa crisi europea? Sinceramente credo che sia un inganno.
Rammento:
- Spagna e Italia fino a 3 anni fa avevano il 2° migliore rating delle agenzie Moody’s, Standard & Poors e Fitch: vale a dire che questi paesi erano solidi, “investment-grade”:  l’acquisto di BOT e altri investimenti del genere venivano consigliati a tutto il mondo;
- l’Irlanda fino a 3 anni fa era quotata con triplice A (AAA), la quotazione migliore di queste agenzie, a lungo è stata definita la “tigre celtica”.
Nel frattempo i titoli di stato di Irlanda e Spagna sono diventati carta straccia, quelli italiani sono considerati insicuri, rischiosi, con previsione negativa.
La Germania ha una montagna di debiti pubblici che corrisponde ormai al 80% del PIL. Prima dell’inizio della crisi, nel 2008, il debito si aggirava al 66%. Il tetto massimo consentito dagli accordi di Maastricht del 1992 è il 60%. Anche il “figliol prodigo” dell’UE sta esagerando, allora.
La Deutsche Bahn AG partiva all’inizio del 1994 con zero debito, il debito accumulato delle ferrovie federali se l’era accollato lo Stato. Nel frattempo la DB AGsi è indebitata con 18 miliardi di euro. Con ciò le ferrovie hanno accumulato in diciannove anni una montagna di debiti equivalente a quelli prodotti dalle Ferrovie Federali Tedesche negli anni dal 1949 al 1989, quindi in quarant’anni.
Queste sono notevoli ipoteche finanziarie che, attraverso la corresponsabilità per i diversi ombrelli di salvataggio, aumenteranno in modo notevole.La Germania è ormai garante decisivo per questi ombrelli di salvataggio (che si riveleranno ombrellini nel momento in cui l’Italia sarà colpita dalla crisi).
La Germania è soprattutto minacciata da una nuova crisi di economia reale. L’economia tedesca è enormemente dipendente dalle esportazioni, dipendente il doppio dal commercio mondiale rispetto a quella francese o italiana. Tutta l’eurozona dalla fine del 2011 si trova in una nuova crisi di economia reale. I programmi di risparmio applicati in Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna vi contribuiscono. Osserviamo in questo momento una depressione crescente. Nell’eurozona siamo già arrivati al temuto “double-dip”- alla crisi del 2008-2009 segue, interrotta da una debole fase di ripresa nel 2010/2011, una nuova crisi. Il crollo della congiuntura si prevede anche negli USA per l’autunno 2012. In Cina la crescita rallenta da metà 2012. Sono condizioni circostanti decisamente critiche.
All’inizio dell’attuale crisi, nel 2007/08, gli stati avevano ancora un notevole margine finanziario. Questo è stato usato per sostenere con più di un miliardo di Dollari le banche del Nord America e dell’Europa, e per iniziare qualche programma di sostegno di congiuntura. Parola chiave: premio di rottamazione. Le banche hanno accettato questo regalo di soldi pubblici con gratitudine e vi vedevano il permesso di continuare come prima.
La conseguenza: girano di nuovo le ruote della speculazione con conseguenze incalcolabili per l’economia mondiale. Se arriva veramente una nuova crisi, nel settore finanziario, nelle borse e soprattutto nella cosiddetta economia reale, dal punto di vista capitalista non c’è più margine per programmi di sostegno di congiuntura, nessuna possibilità per una contromanovra Keynesiana.
Allo scenario di questa crisi che si sta generalizzando si evidenzia che le grandi opere inutili contrastano diametralmente rispetto a queste tendenze. La pressione a fermarle aumenta sempre di più con questa crisi.
Se interpreto in modo corretto le ultime notizie, anche il nuovo governo francese di François Hollande vuole fermare i progetti di TGV-TAV- con ciò anche la tratta da Lione al confine italiano sarebbe in dubbio. E la crisi, che del resto ha conseguenze sociali catastrofiche, avrebbe un risultato positivo e sosterebbe obbiettivamente le nostre amiche e i nostri amici della Valle di Susa.
Care amiche e cari amici, abbiamo vissuto a Stoccarda un momento enorme ed esemplare per il nostro paese e per l’Europa, e lo viviamo anche oggi come ci dimostra la 133esima manifestazione del lunedì.
Ci sono stati grandi successi. C’è stato un colpo brutale alla nuca, subito dopo la mediazione di Geissler e dovuto al verdetto di Heiner, il meschino; e c’è stata una sconfitta amara con il referendum del 27 novembre 2011. Qui si tratta di una vittoria della ottimamente coordinata lobby di capitale S21 di imprese edili, banche e industria automobilistica, guidata dai capi delle ferrovie che supportano il business della concorrenza nelle politiche di trasporto.
Questo successo della controparte è stato possibile in quanto la nostra parte era indebolita dalla politica del governo verde, perché decine di migliaia di oppositrici ed oppositori a S21 erano irritati e centinaia di migliaia di persone che avevano votato Verdi ela SPDerano amaramente delusi.
Ma tutto ciò non ha cambiato la correttezza dei nostri argomenti. Proprio dopo il 27 novembre ci sono state tante conferme nuove per la critica a S21.
Ne sono assolutamente certo: S21 non sarà fatto. So che molti del governo a Berlino e alla guida delle Ferrovie lo sanno. Per loro era ed è soprattutto importante dimostrare che un movimento democratico come quello contro Stuttgart 21 non deve avere successo. Potrebbe costituire un terribile esempio.
Perciò il credo da quelle parti è “bisogna spezzare il collo a questo movimento”.
La cancelliera Angela Merkel l’ha precisato prima delle elezioni regionali in Baden-Württemberg dicendo: “Se non possiamo imporre Stuttgart 21, non possiamo pretendere il risparmio dalla Grecia”. Suona stupido, ma è saggio. La signora Merkel sostiene che bisognerebbe far capire a tutti come devono funzionare le cose.
Date queste premesse sarebbe poco bello se i promotori di S21 dovessero ammettere che il progetto alla fine è fallito per problemi di finanziamento, o per imprevedibili e irrisolvibili problemi tecnici (gestione della falda idrica, sorgenti di acqua minerale, terreni gessosi, ecc.).
La finanza e la tecnica alla fine giocheranno un ruolo importante, ma altrettanto vale considerare che il progetto Stuttgart 21 fallirà anche grazie a noi e grazie alla lotta contro il progetto. Lo sta a dimostrare questa 133esima manifestazione del lunedì con tremila partecipanti anche in questo periodo di ferie e con un aumento di partecipazione rispetto a qualche tempo fa.
È importante mantenere in vita questa lotta e di ravvivarla; è un bene se, come fatto da Walter Sittler e dai Parkschützer, si piantano gli alberelli della speranza. Soprattutto però è importante che continuiamo a scendere in piazza, che ci sia una continuità nel movimento, che i nostri argomenti vengano ribaditi e concretizzati.
Care amiche e cari amici, continueremo a camminare con la schiena dritta, ci impegneremo per grandi progetti utili: per i nostri figli, per l’ambiente, il clima, la nostra città e per la nostra stazione…
Grazie.


venerdì 17 agosto 2012

Caro signor Passera

Passerà anche questo?
Caro signor Passera,
stavo per andare a dormire quando ho letto dei suoi folli deliri per l’Italia petrolizzata.
Ci sarebbe veramente da ridere al suo modo malato di pensare, ai suoi progetti stile anni ‘60 per aggiustare l’Italia, alla sua visione piccola piccola per il futuro.
Invece qui sono pianti amari, perche’ non si tratta di un gioco o di un esperimento o di una scommessa.
Qui si tratta della vita delle persone, e del futuro di una nazione, o dovrei dire del suo regresso.
Lei non e’ stato eletto da nessuno e non puo’ pensare di “risanare” l’Italia trivellando il bel paese in lungo ed in largo.
Lei parla di questo paese come se qui non ci vivesse nessuno: metanodotti dall’Algeria, corridoio Sud dell’Adriatico, 4 rigassificatori, raddoppio delle estrazioni di idrocarburi.
E la gente dove deve andare a vivere di grazia?Ci dica.
Dove e cosa vuole bucare?Ci dica.
I campi di riso di Carpignano Sesia? I sassi di Matera? I vigneti del Montepulciano d’Abruzzo? Le riserve marine di Pantelleria? I frutteti di Arborea? La laguna di Venezia? Il parco del delta del Po? Gli ospedali? I parchi? La Majella? Le zone terremotate dell’Emilia? Il lago di Bomba? La riviera del Salento? Otranto? Le Tremiti?
Ci dica.
Oppure dobbiamo aspettare un terremoto come in Emilia, o l’esplosione di tumori come all’Ilva per non farle fare certe cose, tentando la sorte e dopo che decine e decine di persone sono morte?
Vorrei tanto sapere dove vive lei.
Vorrei tanto che fosse lei ad avere mercurio in corpo, vorrei tanto che fosse lei a respirare idrogeno solforato dalla mattina alla sera, vorrei tanto che fosse lei ad avere perso la casa nel terremoto, vorrei tanto che fosse sua moglie ad avere partorito bambini deformi, vorrei tanto che fosse lei a dover emigrare perche’ la sua regione – quella che ci dara’ questo 20% della produzione nazionale – e’ la piu’ povera d’Italia.
Ma io lo so che dove vive lei tutto questo non c’e’. Dove vive lei ci sono giardini fioriti, piscine, ville eleganti soldi e chissa’, amici banchieri, petrolieri e lobbisti di ogni genere.
Lo so che e’ facile far cassa sull’ambiente. I delfini e i fenicotteri non votano. Il cancro verra’ domani, non oggi. I petrolieri sbavano per bucare, hanno soldi e l’Italia e’ corrotta. E’ facile, lo so.
Ma qui non parliamo di soldi, tasse e dei tartassamenti iniqui di questo governo, parliamo della vita della gente. Non e’ etico, non e’ morale pensare di sistemare le cose avvelenando acqua, aria e pace mentale della gente, dopo averli lasciati in mutande perche’ non si aveva il coraggio di attaccare il vero marciume dell’Italia.
E no, non e’ possibile trivellare in rispetto dell’ambiente. Non e’ successo mai. Da nessuna parte del mondo. Mai.
Ma non vede cosa succede a Taranto?
Che dopo 50 anni di industrializzazione selvaggia – all’italiana, senza protezione ambientale, senza controlli, senza multe, senza amore, senza l’idea di lasciare qualcosa di buono alla comunita’ – la gente muore, i tumori sono alle stelle, la gente tira fuori piombo nelle urine?
E adesso noialtri dobbiamo pure pagare il ripristino ambientale?
E lei pensa che questo e’ il futuro?
Dalla mia adorata California vorrei ridere, invece mi si aggrovigliano le budella.
Qui il limite trivelle e’ di 160 km da riva, come ripetuto ad infinitum caro “giornalista” Luca Iezzi. Ed e’ dal 1969 che non ce le mettiamo piu’ le trivelle in mare perche’ non e’ questo il futuro. Qui il futuro si chiama high tech, biotech, nanotech, si chiamano Google, Facebook, Intel, Tesla, e una miriade di startup che tappezzano tutta la California.
Il futuro si chiama uno stato di 37 milioni di persone che produce il 20% della sua energia da fonti rinnovabili adesso, ogni giorno, e che gli incentivi non li taglia a beneficio delle lobby dei petrolieri.
Il futuro si chiamano programmi universitari per formare chi lavorera’ nell’industria verde, si chiamano 220,000 posti di lavoro verde, si chiama programmi per rendere facile l’uso degli incentivi.
Ma non hanno figli questi? E Clini, che razza di ministro dell’ambiente e’?
E gli italiani cosa faranno?
Non lo so.
So solo che occorre protestare, senza fine, ed esigere, esigere, ma esigere veramente e non su facebook che chiunque seguira’ questo scandaloso personaggio e tutta la cricca che pensa che l’Italia sia una landa desolata si renda conto che queste sono le nostre vite e che le nostre vite sono sacre.
Maria Rita d’Orsogno è una ricercatrice Italiana che vive a Los Angeles, California, USA
http://www.csun.edu/~dorsogna/ — con Monica Capo e altre 10 persone.
http://dorsogna.blogspot.it/
Altro: 
L’ENI, la vera grande azienda corrotta italiana – J Assange Antonio Sorgi: just say no! 
Giorgio Mazzenga: vada a trivellare a casa sua!

martedì 14 agosto 2012

PASSERA SCATENATO SUL PIL = più lordi è impossibile!

Il ministro lancia la campagna di ferragosto. A corto di idee sullo sviluppo economico, rilancia sul GALSI e sulla distruzione delle nostre coste per far posto a "infrastrutture strategiche". L'alibi della loro carenza continua a reggere e, in mancanza di una seria politica energetica, di idee e di programmi concreti per "uscire dalla crisi", tanto i sindacati, come la maggioranza e la cosiddetta opposizione sono tutti comodamente d'accordo. Le lobby mafiose ringraziano, esultano e si preparano all'ennesimo assalto in nome della crescita, della competitività e dello sviluppo.
"PIL = più lordi è impossibile!" (Saul Arpino)
"PIL = più lordi è impossibile!" (Saul Arpino)

Figli di trivella... ora vogliono stravolgere l’ambiente marino italiano, per mezzo punto di PIL in più
Riempiranno le nostre coste di trivellazioni visibili di petrolio e gas, devasteranno aree ancora bellissime ed ecologicamente sane con campi di estrazione inquinanti e pericolosi. Costruiranno altri due gasdotti dall’Africa e quattro pericolosi rigassificatori sulle sponde del nostro bel mare. Torri di ferraglia ovunque, tubazioni enormi che arrivano sulle coste… orribili ed enormi impianti di metallo….
Inquinamento dell’acqua, dell’aria, della terra, dell’anima…
Un disastro. La principale aggressione al nostro ambiente e al nostro paesaggio mai perpetrata da un governo, sta per essere attuata. Con la scusa della crisi economica indotta da chi adesso si è impadronito della politica e vuole comprare a ribasso i nostri beni e devastare il nostro ambiente.. Per cupidigia, al servizio di poteri anticoscienza.
Questo il piano presentato dal Ministro Passera come il toccasana per uscire dalla crisi. Presentato in modo acritico ed esaltatorio dalle “trombe” dei poteri oscuri, come Repubblica ed altri. Un grande piano energetico per aumentare di ben “mezzo punto “ il PIL del paese. Di mezzo punto?
Una devastazione così massiccia per mezzo punto di PIL?
Ma tenetevelo il mezzo punto di un indice che non dice nulla, se non alimentare la schiavitù della gente dal mondo della finanza.
Ben più di quel mezzo punto si poteva ottenere con un piano di rilancio delle nostre bellezze naturali ed artistiche e con una appropriata campagna di salvaguardia, di ripulitura, di propaganda a livello mondiale delle bellezze italiane. Ma loro non amano il bello che è amore, loro sono schiavi della bruttezza che è figlia dei poteri anticoscienza dai quali acriticamente dipendono.
Noi vogliamo un mare pulito, un paesaggio che possa ancora parlare al cuore, un Paese che punti sulla propria bellezza e non sul proprio imbruttimento.
Quanti punti di PIL si perderanno per la riduzione di turismo dovuta all'imbruttimento? Questo non ce lo dicono. Perché? Perché loro in effetti non vogliono nemmeno il PIL, loro sono gli automi di poteri di morte e devastazione.
Per questi tecnici, freddi calcolatori senza cuore, evidentemente l’ideale sono i deserti di pietre ma ricchi di petrolio dell’Arabia Saudita, le coste devastate dei Paesi produttori di petrolio… E’ ideale una popolazione che invece di interagire con una natura meravigliosa sta annichilita chiusa nel pollaio di un megastore, o in casa a guardare la televisione o ad abbuffarsi di realtà virtuale cibernetica…
Essere privi di amore significa non vedere l’amore che è ovunque nella bellezza di madre Terra.

Significa respingere questo amore che è vita per la nostra anima.

Ma loro sono morti dentro, al lavoro per i poteri della morte. Solo la droga della cupidigia e dell'ambizione li tiene in piedi. Così li hanno resi schiavi.

Noi non siamo morti dentro ed amiamo la vita e la bellezza. E non siamo pochi. Ci batteremo con tutte le nostre forze perché questo scempio non avvenga. Prepariamoci ad una megabattaglia per salvare il nostro ambiente.

Sarà una bella battaglia, fatta per amore. Dovremo essere tanti!

Seguiremo da vicino i dettagli del progetto di questo scempio e ve ne terremo informati.

Fausto Carotenuto

  «Il Galsi deve essere realizzato» 
da l'unione sarda
Arriva dal ministero dello Sviluppo economico un segnale positivo sul fronte del Galsi, il gasdotto Algeria-Sardegna-Italia. Il ministro Corrado Passera, sottolineando l'opportunità di sostenere le politiche per lo sviluppo e il rilancio delle attività produttive, ha indicato come prioritarie alcune azioni sul versante delle infrastrutture strategiche. E tra quelle legate all'energia ha segnalato anche la realizzazione del gasdotto Galsi.
«L'iniziativa ministeriale - commenta il segretario regionale della Cisl Giovanni Matta (Industria) - potrebbe rappresentare, finalmente, una svolta per quanto riguarda i temi inerenti alla politica energetica per la Sardegna, creando finalmente le condizioni per realizzare una infrastruttura da tempo agognata dalla comunità sarda. Si tratta ora, come regione Sardegna, di garantire tutte le condizioni perché i ritardi finora accumulati sul progetto vengano finalmente colmati e anche i sardi possano disporre di una soluzione energetica in linea col resto della comunità nazionale». Per questo, la Cisl sarda sollecita l'immediata approvazione del Piano energetico regionale e l'appropriata definizione del ruolo che il metano deve assumere sul versante dell'assetto energetico sardo. «L'iniziativa del ministero rappresenta un'occasione importante - aggiunge Matta - perché la realizzazione del gasdotto costituisce certamente una risposta non solo per l'abbattimento della bolletta energetica per imprese e famiglie, ma anche una grande occasione di lavoro. Sui 3 miliardi stabiliti come costo per la realizzazione dell'intera opera, un terzo, infatti, riguarda le infrastrutture da realizzare nell'Isola». La Cisl sarda chiede pertanto che «la Regione vigili affinché sia rispettato l'impegno del Governo per il via libera all'opera entro novembre 2012».
Attualmente infatti il progetto è in stand-by: Sonatrach, il gruppo energetico algerino ( che detiene il 41,6% di Galsi), scioglierà ogni sua riserva solo a novembre, quando sarà in grado di stabilire la redditività dell'investimento che dovrebbe fare arrivare in Italia circa otto miliardi di metri cubi di gas. In sostanza gli investitori vogliono certezze, trattandosi di un'opera che sarà realizzata con capitali privati. «Ora il segnale che arriva dal ministero - dice Matta - induce gli azionisti del Galsi ad andare avanti. Una carta che la Regione deve giocarsi bene per non vanificare il tutto: Regione e Governo devono assicurare agli investitori garanzie sicure».