lunedì 10 dicembre 2012

ENI E SONATRACH INDAGATE PER CORRUZIONE. SE NE ACCORGE ANCHE LANUOVASARDEGNA!

Già diverso tempo fa e in vari post annunciammo la notizia:
- Eni: la procura di Milano indaga sulle attività in Algeria (aprile 2011)
- GALSI: ci mancava solo la camorra!(dicembre 2011)
Qualche giorno fa si sveglia lanuovasardegna con lo scoop dell'anno: Lo scandalo Saipem rischia di cancellare il gasdotto Galsi. Confessiamo che, leggendo la "notizia", speravamo in qualche dato nuovo e non conosciuto circa l'inchiesta della Procura di Milano ma siamo stati delusi. L'articolo era soltanto un triste pretesto per santificare Tore Cherchi che ha spiegato a tutti come stanno le cose "con la schiettezza e l’onestà intellettuale che l’hanno sempre contraddistinto". La leccata a mezzo stampa giunge da un tal Signor Piredda, a cui lanuovasardegna ha evidentemente concesso tale licenza. Non pago, Piredda si insinua persino in Viale Trento dove, utilizzando con sagacia e pregevole spregiudicatezza l'eccezionale mezzo di informazione che ha a disposizione,  strappa all'Assessora regionale all'Industria  la sfida dell'anno: "Che sia attraverso il Galsi, oppure con qualsiasi altro tubo, il metano deve comunque arrivare in Sardegna". Ci auguriamo che quel tubo misterioso, prima di soddisfare le esigenze energetiche delle future generazioni, venga adeguatamente testato da talune attuali autorità regionali.

sabato 1 dicembre 2012

LA PALESTINA E' IL 194º STATO DEL MONDO!!!!

Poche ore fa l'ONU ha votato in modo schiacciante per il riconoscimento della Palestina, che è diventata così il 194° stato del mondo!!! 
E' una vittoria incredibile per il popolo palestinese, per la pace e tutti/e noi.
Persone da tutto il mondo si stanno unendo alle folle oceaniche in Palestina per festeggiare.
Il governo americano e quello israeliano, spinti da gruppi estremisti molto potenti (sì, tristemente anche Obama ha ceduto), hanno portato avanti ogni tipo d'intimidazione per cercare di far fallire il voto, dalle minacce economiche alla possibilità di deporre il Presidente palestinese se fosse andato avanti. Quello europeo è stato un voto chiave ma incerto fino all'ultimo: sotto l'enorme pressione degli USA i leader europei fino a due settimane fa erano per non sostenere il riconoscimento dello stato palestinese.
Fondamentale il ruolo di organizzazioni come AVAAZ che, con la velocità e la forza democratica di cui c'era bisogno per vincere, ha avuto un ruolo determinante ne condizionare la scelta decisiva dei governi europei.
Uno dopo l'altro, stati chiave in Europa hanno rotto con gli USA per rispondere alla richiesta di giustizia e ai loro cittadini. Nel conteggio del voto finale che abbiamo ottenuto da poco, solo 9 paesi su 193 hanno votato contro! Francia, Spagna, Italia, Svezia e gran parte dell'Europa ha votato a favore della Palestina.
Gli USA e Israele hanno sostenuto inizialmente che il riconoscimento avrebbe costituito una minaccia per la pace, e poi, dopo aver perso, che il risultato non avrebbe contato poiché si trattava di un voto simbolico. Ma se fosse stato solo simbolico non avrebbero fatto tutto il possibile per cercare di fermarlo. E dopo anni di negoziati in malafede e di accettazione da parte di Israele dello status quo, mentre colonizzava altri territori palestinesi, questa mossa mostra agli USA e a Israele che se non gestiranno i rapporti internazionali in buona fede, i palestinesi e il mondo intero andranno avanti senza di loro. Si tratta di una base di partenza più equilibrata per delle reali trattative di pace. E questa è la migliore alternativa alla violenza portata avanti tanto dal governo israeliano quanto da Hamas a Gaza nello scorso mese.
Per decenni il popolo palestinese ha sofferto a causa della dittatura militare israeliana, con controlli repressivi sui loro spostamenti e sul lavoro, una continua negazione dei loro diritti e la minaccia costante dovuta all'insicurezza e alla violenza. In questo giorno di 65 anni fa l'ONU riconosceva lo stato di Israele, iniziando un percorso per stabilire una patria sicura per il popolo ebraico. Oggi i palestinesi compiono un passo avanti lungo lo stesso percorso e guadagnano, agli occhi della comunità internazionale, la dignità che è stata loro negata per una generazione. E' da quella dignità che potremo costruire le fondamenta per la pace.
Con speranza e gioia.

lunedì 26 novembre 2012

CHI CREDE ANCORA NEL GALSI?


L'ignoranza e' una brutta bestia. Siete al corrente dell'esistenza di una cosa chiamata UILCEM, ovvero:
"UNIONE ITALIANA LAVORATORI CHIMICA ENERGIA MANUFATTURIERO"? Io no! E sapete che il rappresentante di codesta "Unione" si chiama Manconi? Io non lo sapevo. Eppure, questo Signore e la sua "Unione", trovano spazio in un quotidiano locale per stupirsi del fatto che ormai il pacco del GALSI viene considerato tale anche dallo stesso Governo italiano, anche se non seguito dal lungimirante governo regionale. Dimenticato dal Governo? Assolutamente no! E’ gia´da diverso tempo, e con un certo imbarazzo, che quella speculazione e' stata eliminata definitivamente da tutte le strategie dell'Unione Europea. Il Governo italiano si e' limitato a fare altrettanto. Con i tempi che corrono e con le enormi difficolta' anche nell'approvazione del bilancio della UE, nessuno vuole piu' regalare quattrini a progetti inutili e dannosi, troppo spesso made in Italy tipo ponte sullo Stretto di Messina o roba del genere. Ma il bello e’ che anche gli stessi algerini l'hanno capito e, con altrattanto imbarazzo, si smarcano dal proggetto GALSI adducendo storie di prezzi. In realta' stanno semplicemente prendendo le distanze da un pacco che potrebbe compromettere la loro affidabilitá in un mercato internazionale cosi' difficile quale e', appunto, quello del gas. Dunque, tirando le somme: ne il Governo italiano, ne l'UE e neppure gli algerini credono piu' nel GALSI. 
Gli unici che continuano ancora a crederci sono solo alcuni sardi! Chi attualmente continua ad occupare il governo regionale ci crede perche' non ha altro in cui credere. Non uno straccio di idea, di programma, di piano o di politica - tantomeno energetica - regionale. E neppure il becco di un quattrino! Ovvio che risulta comodo dare la colpa di tutto ai "ritardi" nella realizzazione del gasdotto! Sugli altri paladini del GALSI, personcine come Tore Cherchi, Pili, etc.., non c'e' bisogno di soffermarsi. E' ormai noto che vivono di slogan facili facili, e quello del gasdotto, tutt'uno con lo sviluppo, la crescita e la mitica competitivita', e' uno dei piu' comodi da sbattere in faccia a chi chiede risposte che, da loro, non avra' mai e poi mai. E poi arriva Manconi. Vuole trascinarci addirittura al centro dell'Europa, senza dirci che cazzo ci facciamo noi, al centro dell'Europa! Tra l'altro, la mirabile operazione avverrebbe, secondo Manconi e la sua UILCEM, iniziando a costruire un tubo che taglia in due la nostra Isola senza trasportare nulla. L'importante e' partire con i cantieri. Poi si vedra´. 
Se la situazione non fosse tremendamente grave ci sarebbe pure da ridere.
Ma e' preferibile stare seri e, soprattutto, vigili. Qui si gioca con il futuro nostro e delle nuove generazioni. C’e’ poco da scherzare.

LA NUOVA SARDEGNA - Trasporti e infrastrutture: «Galsi dimenticato dal governo Monti» 20.11.2012
«Chi si aspettava che la recente visita ad Algeri del presidente del consiglio, Mario Monti, portasse una spinta positiva al progetto Galsi è rimasto deluso». Parole e critica del segretario provinciale della Uilcem, Giuseppe Manconi, che segue da vicino l’evoluzione del progetto che dovrebbe portare il gas in Sardegna, attenuando così il deficit energetico dell’isola. «L’incontro ad Algeri – attacca Manconi – avrebbe prodotto ben altri risultati se il presidente Monti avesse indicato chiaramente che il gasdotto è una infrastruttura strategica ed essenziale per lo sviluppo della Sardegna». Invece, a quanto pare, tutto è rinviato a data da destinarsi, lasciando nell’incertezza le aziende che aspettano il gas per abbattere i costi energetici. Ottana Energia in primo luogo. «Abbiamo già richiamato l’attenzione della politica e della Regione – dice il segretario della Uilcem – sulla necessità che il gasdotto venga considerato dal governo un’opera strategica. Invece, il Galsi continua a essere trascurato dal Sen (documento sulla strategia energetica nazionale) che lo colloca in secondo piano rispetto alla necessità del progetto per lo sviluppo della Sardegna». L’opera, che, stando alle aspettative, avrebbe dovuto essere ultimata nel 2012, continua a rimane imbrigliata nella rete degli interessi internazionali sui prezzi dell’energia e, secondo il leader della Uilcem, anche dalla mancanza di una strategia unitaria per chiedere con forza l’avvio del cantiere. «Il progetto Galsi – sottolinea Manconi – è indispensabile per dare alla Sardegna la possibilità di competere con i costi energetici delle altre regioni d’Italia, avvicinando l’isola al centro d’Europa. A questo punto – conclude Manconi – occorre una battaglia unitaria di tutto il sindacato, della parte imprenditoriale e della politica della nostra isola affinché il governo consideri il Galsi un progetto strategico e indispensabile per la Sardegna».

lunedì 12 novembre 2012

VIA DAL GALSI! SUBITO!!

Mentre la regione Sardegna fa finta, da troppi anni, di volersi dotare di un piano energetico, che dovrebbe essere costruito sulla base delle reali esigenze energetiche dei nostri territori, delle aziende e della gente; quelli si giocano in borsa il nostro futuro e continuano, rigorosamente alle nostre spalle, a negoziarsi le tariffe e le formule più convenienti per loro.
Intanto, da troppi anni, gli elefantini della sfirs, rigorosamente in tutu, danzano il loro ridicolo balletto, al suono del piffero abilmente maneggiato da GALSI. Quest'ultima, ben lungi dall'interessarsi al nostro sistema energetico, continua a riscuotere lauti stipendi per l'articolata e variegata compagine aziendale. Chi sta meglio di loro? Chi sta meglio di chi fa finta di amministrare una regione o il suo povero "sistema" industriale? Chi sta meglio di colui che riscuote, ogni santo mese, 15 mila euro per fare il "politico" e vivere di rendita, anche sparando cazzate energetiche? Nessuno di loro, credo. Come nessuno di loro, credo, ha interesse a che quel balletto finisca, anzi! Più dura e meglio è! 
E' invece interesse di tutti noi far cessare, adesso, subito, questa situazione.
E non si tratta solo di GALSI! 

domenica 28 ottobre 2012

In arrivo il “salutare” metano. La spina dorsale economica della Sardegna

Da L'UNIONE SARDA del 26 ottobre 2012 (da "La pagina dei lettori", pag.13)
La Sardegna, perla del Mediterraneo, si può già rallegrare, perché fra non molto diventerà più forte, perché avrà una spina dorsale di cemento lunga 272 chilometri e nelle sue vene scorreranno miliardi di metri cubi di salutare metano. È questo il suo nuovo destino? Dopo lo scempio delle belle coste e altri disastri inferti alla sua superficie, ora giunge minaccioso il disastro delle sue viscere, nascoste nel suo sottosuolo. Opera nefasta - il GALSI - resa urgente anche dal ministro dello Sviluppo Passera, che raccomanda di realizzare il progetto quanto prima. Passera fra pochi mesi passerà, ma tale opera - tanto irreparabile quanto inutile - resterà per sempre a rovina e sfregio della Sardegna. Ancora una volta un'occupazione, con la solita promessa di lavoro, che sarà un inganno. Infatti lo scavo e la messa in opera dei tubi avverrà con le scavatrici e con le gru e la manodopera sarà marginale e i sardi saranno, come sempre, beffati. Se le imprese vogliono creare veramente lavoro, la Sardegna è il posto più adatto, così ricca di sole e di vento, per gl'impianti eolico e fotovoltaico, con quattro centrali situate nel posto giusto, senza impiastricciarne l'ambiente, per fornire energia elettrica, non solo per la Sardegna, anche da venderne. Grava ancora sull'Isola il triste destino del suo asservimento agli stranieri? Saranno i sardi, le pubbliche istituzioni e soprattutto la Regione a cambiarne il corso, col suo presidente che, proclamato all'unanimità presidente delle Regioni Europee, ha già dichiarato di avere un piano di «iniziative specifiche per prevedere un adeguato sostegno per potenziare gli investimenti locali e regionali a favore dell'energia sostenibile». Mentre al fosco orizzonte i dominatori avanzano verso la rovina della Sardegna, ci dobbiamo rattristare? No, perché stavolta “non praevalebunt” (non prevarranno).
Vincenzo Mereu
(Ex direttore didattico)

lunedì 22 ottobre 2012

Tra diplomazia attendista, hub e contratti oil-linked: cronaca di un pacco con vari mittenti

I mittenti del "pacco" GALSI sono tanti e vari. Dal politicante di turno, che lo usa agevolmente come slogan laddove si tratta di energia; al "giornalista" a cui permettono di trattare argomenti che qualcuno ingenuamente reputa "di alto livello" e che sfuggirebbero, quindi, alla comprensione di noi poveri e comuni mortali; sino al lobbysta, portatore di interessi privati, ormai entrati di prepotenza nella sfera pubblica attraverso amministratori (nazionali, regionali, provinciali e locali) incapaci, brutalmente ignoranti e facili prede di chi è dotato di tutti i mezzi necessari per convincere, indirizzare e programmare al posto loro. 

Ecco a voi le ultime due perle. Ci chiediamo: quando sarà finita col GALSI a cosa si appiglieranno questi signori e signore per continuare a spararle?

L'UNIONE SARDA - Economia: Galsi, quindici giorni per decidere 16.10.2012
I tempi sono maturi per capire che ne sarà del Galsi: entro quindici giorni il colosso algerino Sonatrach scioglierà le sue riserve, ma c'è chi prevede che la “schiarita” arriverà solo dopo, tra novembre e i primi mesi del 2013. La fase è di quelle che la diplomazia istituzionale definisce “attendista”, fatta di “necessarie interlocuzioni tra le parti”. In attesa è soprattutto la Regione, che attraverso la Sfirs detiene l'11% del capitale di Galsi spa (la società che realizzerà il gasdotto) e che nell'ultima finanziaria ha stanziato 150 milioni per la capitalizzazione finalizzata alla realizzazione dell'opera. Le bocche sono cucite ma il sentore è che il metanodotto deputato a trasportare 8 miliardi di metri cubi di gas dall'Algeria alla Toscana passando per la Sardegna, potrebbe subire un nuovo stop. IL PRESSING Se dal punto di vista delle autorizzazioni mancano da sciogliere solo alcune formalità (a settimane, forse giorni, la Regione Toscana incontrerà il ministro Passera per chiudere la parte di sua competenza), continuano le operazioni di mediazione sui prezzi. E a cascata sugli investimenti. Sonatrach ascolta il rumore di ogni foglia che si muove sul suolo italiano. E le recentissime parole dell'Ad di Eni, Paolo Scaroni, sulle formule “oil linked” dei tradizionali contratti di lungo periodo con clausole “take or pay” (sono blindati nel tempo e nel costo e ancorati al prezzo del petrolio) non fanno «che togliere certezza al Galsi», tuona il deputato sardo Mauro Pili, “padre” dell'opera, che nacque con lui alla presidenza della Regione. CONVENIENZA DELLE PARTI Il nodo da sciogliere è relativo ai prezzi: gli algerini per vendere il gas - e continuare a stare dentro il progetto Galsi - chiedono un prezzo fisso, con contratti take or pay, minimo decennali. Vogliono garantirsi il principio di fondo che sta alla base di quel tipo di contratto: l'acquirente (i soci italiani) deve corrispondere comunque al compratore (Sonatrach), interamente o parzialmente, il prezzo di una quantità minima di gas anche nell'eventualità che non ritiri questo gas. Sono anche contratti oil-linked, quindi agganciati al prezzo del petrolio e suoi derivati: è questo uno degli aspetti sui quali si sta giocando la partita. I soci italiani, commerciali e industriali, di Sonatrach in Galsi (Enel, al 15,6% in Galsi, Edison, al 20,8% ed Hera, al 10,4%) rigettano i take or pay e vogliono invece un costo ancorato a parametri diversi, come il prezzo-spot di alcune Borse gas europee, il costo dell'elettricità prodotta con il gas o il prezzo dell'idrocarburo trasportato via nave (Gnl, gas naturale liquefatto). GLI ALTRI MOVIMENTI Intanto, ieri Eni ha completato l'operazione di cessione a Cassa Depositi e Prestiti del 30% meno un'azione del capitale di Snam Rete gas, che si occuperà della messa in esercizio della sezione italiana del progetto (a Saipem, controllata dell'Eni, spetterà la progettazione dell'ingegneria della sezione a terra). Sempre ieri, il socio bolognese Hera, con il via libera dell'assemblea alla fusione con Acegas, ha dato vita a una realtà che vale 4,5 miliardi. Il secondo gruppo italiano tra le local utilities. NOVEMBRE DECISIVO? CHISSÀ E mentre il Governo mette a punto la nuova strategia energetica italiana (assurdo, in questa fase, il silenzio su un'opera ritenuta dallo stesso Passera strategica) mancherebbero solo 15 giorni per conoscere il futuro del Galsi. Sonatrach manterrà fede alla scadenza di novembre, termine per prendere la decisione? Vista la situazione, sembra più facile che un cammello passi dentro la cruna di un ago. Emanuela Zoncu

 

Denuncia della Uilcem: la Regione intervenga per cambiare strategia

Galsi assente dal piano Monti

«Il Galsi non fa parte delle opere più importanti del piano energetico nazionale». A lanciare l'allarme è il segretario provinciale della Uilcem di Nuoro, Giuseppe Manconi, che in una nota, nella quale affronta il problema dell'energia a basso costo, punta il dito contro il Governo, dopo le preoccupazioni espresse da più parti per la posizione assunta dal colosso algerino Sonatrach sul prezzo del gas.
Manconi, chiedendo l'intervento del presidente della Regione, ricorda il documento sulla “Strategia energetica nazionale” (Sen), messo a punto dall'esecutivo e presentato a Roma dal presidente Mario Monti, nell'ambito della legge di stabilità. «Nella Sen - ricorda Manconi - viene inequivocabilmente indicato che il gas rappresenti il principale strumento che concorrerà al raggiungimento degli obiettivi trasformando l'Italia nel principale hub del gas sud europeo. Tale soluzione prevede il potenziamento dei canali di approvvigionamento, tramite nuovi gasdotti e terminali di rigasificazione, così da evitare posizioni di monopolio da parte dei paesi fornitori. A questo punto, la Sen dovrebbe sancire l'urgenza e l'inderogabilità del Galsi che toglierebbe la Sardegna dallo stato di isolamento energetico, ponendola allo stesso livello competitivo del resto dell'Italia».
GOVERNO CONTRO Invece, aggiunge Manconi, «in tale documento il Galsi non viene classificato come una infrastruttura strategica ma un'opera di secondo livello alla quale non vengono garantiti né il finanziamento pubblico né le corsie preferenziali autorizzative, né tantomeno i benefici che garantirebbero, oltre la realizzazione, la remunerazione del sistema, in particolare per i primi anni di esercizio e in attesa che la Sardegna si doti di tutte le infrastrutture per l'utilizzo del gas». Una denuncia del comportamento del Governo che non attribuirebbe al progetto la stessa primaria importanza riconosciuta in Sardegna. «Il Galsi ha rappresentato in questi anni una aspettativa di soluzione ricca di riflessi positivi sia per il tessuto produttivo che per le famiglie sarde - sottolinea il sindacalista della Uilcem - se la Sen, nella sua stesura definitiva, non integrerà queste criticità funzionali a garantire all'Isola l'approvvigionamento del gas a prezzi competitivi (col Galsi o con altri sistemi), saremo tagliati fuori dalla possibilità di una ripresa economica che, quando avverrà nel resto del Paese, vedrà la Sardegna, ancora una volta, impossibilitata a competere. In tale caso il Sapei (il cavo elettrico sottomarino che ci ha collegato al resto d'Italia) avrebbe lo scopo più negativo: aver trasformato la nostra Isola in un cliente che non potrà prodursi l'energia necessaria e sarà costretto ad acquistarla dalla penisola

lunedì 15 ottobre 2012

AFFARI D'ORO PER LA "MULTIUTILITY" ROMAGNOLA DEL PD


Tomaso Tommasi di Vignano, presidente di Hera, la società del Partito Democratico che distribuisce utili tra i comuni dell'Emilia Romagna, tranquillizza gli azionisti: dalla fusione tra HERA e ACEGAS nascerà una nuova realtà da 4,5 miliardi di €; il terzo gruppo italiano tra le "multiutility" nella vendita di gas. Dunque, affari d'oro per il PD e per i comuni romagnoli, oltre che per i manager di Hera, con i loro stipendietti e bonus milionari*.
Tutto ciò anche grazie alla Sardegna che, nel pieno esercizio della sua SOVRANITA', regala loro una buona fetta dell'Isola, attendendo impaziente che siano gli algerini a decidere se vendere o meno il gas necessario per alimentare una tra le più imponenti speculazioni mai avviate negli ultimi decenni. 
Mentre la Regione naviga a vista, dimenandosi tra facili slogan triti e ritriti e pericolose alleanze con gruppi di potere dalla fedina penale discutibile, le azioni dei vari gruppi industriali che partecipano a GALSI vanno a gonfie vele. Intanto il sistema energetico della Sardegna è allo sbando o nelle abili mani di losche lobby. Da Confindustria sino ai sindacati, passando per Ance e Anci, l'unica proposta concreta per assicurare all'Isola un futuro energetico, stabile e in grado di utilizzare le risorse di cui dispone in abbondanza, è quella di "accellerare sul GALSI".
Basta tentare di leggere una bolletta per capire che non sarà di certo quest'ultimo a tirarci fuori dai guai. Ma questa è la scelta più comoda, lo slogan più facile, la parolina magica che risolve tutti i problemi di un'Isola ormai alla deriva.



 (ANSA) - BOLOGNA, 15 OTT - Il nuovo soggetto che nascerà
dalla fusione tra Hera e AcegasAps avrà una produzione
superiore ai 4,5 miliardi di euro. E' lo scenario tracciato da
Tomaso Tommasi di Vignano, presidente di Hera, aprendo i lavori
dell'assemblea della multiutility al Cnr di Bologna che dovrà
ratificare l'operazione. Secondo Tommasi la nuova realtà potrà
contare su 750 milioni di margine industriale, 140 milioni di
utile netto e un Ebitda di 3,2.
   "Saremo il secondo gruppo nazionale tra le local
utilities", ha sottolineato Tommasi, secondo il quale dalla
fusione nascerebbe "il primo operatore italiano per rifiuti
trattati, il secondo per volume d'acqua venduto, il terzo nella
vendita di gas e il quinto nella vendita di energia elettrica".
   Il numero uno di Hera ha anche rassicurato riguardo ai
malumori espressi da alcuni comuni alla vigilia dell'
appuntamento di oggi: "Ci sarà un consolidamento della
leadership ambientale e nei servizi a rete. E contiamo di
migliorare la qualità e l'efficacia del servizio, anche in
prospettiva delle prossime gare". Oltre, ha aggiunto, "ad un
ampliamento del presidio territoriale e della sinergia
imprenditoriale". (ANSA).

domenica 14 ottobre 2012

ATTENZIONE!! Inizia la fase di analisi del Rapporto di scoping del Piano Energetico Ambientale Regionale: IL GALSI è sempre presente!!!


Du iu spic inglisc?
Un po’ per tirarsela e un po’ per rendere le cose ancora più complicate e tener ben lontani i cittadini, l'Assessora all'industria, le cui conoscenze linguistiche sono ben note a tutti/e, lancia la fase di "SCOPING" (in volgare italiano: ANALISI PRELIMINARE) relativa al Piano Energetico Ambientale Regionale - PEARS -(*). E’ fondamentale leggere il documento e far presenti le nostre posizioni sull’ELIMINAZIONE definitiva del GALSI dal sistema energetico regionale.

Nell’ambito del procedimento di Valutazione Ambientale Strategica del Piano Energetico Ambientale Regionale, l’Assessorato Regionale dell’Industria, in qualità di autorità procedente, ha avviato la fase di scoping, finalizzata a definire la portata ed il livello di dettaglio delle informazioni da includere nel successivo Rapporto Ambientale. A tal fine l’Assessorato dell’Industria ha predisposto il Rapporto Preliminare di Scoping, che sarà esaminato in occasione dell’incontro previsto per il giorno 25 ottobre 2012, al quale parteciperanno i soggetti competenti in materia ambientale. 



(*) Ovviamente, l'assessorato si guarda bene dal spiegare di cosa si tratta. Lo facciamo noi:
L'analisi preliminare (per gli “anglofili”: scoping)  ha la finalità di definire i riferimenti concettuali e operativi attraverso i quali si elaborerà la valutazione ambientale. In particolare, nell'ambito di questa fase vanno stabilite indicazioni di carattere procedurale (autorità coinvolte, metodi per la partecipazione pubblica, ambito di influenza, metodologia di valutazione adottata, ecc.) e indicazioni di carattere analitico (presumibili impatti attesi dall'attuazione del Piano, analisi preliminare delle tematiche ambientali del contesto di riferimento e definizione degli indicatori).
Tale fase, come disciplinata dall'art. 13, commi 1 e 2 del D.Lgs 152/06 e s.m.i., deve prevedere un processo partecipativo che coinvolga le autorità con competenze ambientali (ACA) potenzialmente interessate dall'attuazione del piano, affinché condividano il livello di dettaglio e la portata delle informazioni da produrre e da elaborare, nonché le metodologie per la conduzione dell'analisi ambientale e della valutazione degli impatti.Sinteticamente, è possibile definire i seguenti contenuti della fase di analisi preliminare, che si conclude con la redazione di un "rapporto preliminare":
  • Obiettivi strategici generali di sostenibilità;
  • Ambiti di influenza del Piano e orizzonte temporale;
  • Definizione Autorità con competenze ambientali (ACA) e pubblico coinvolti e modalità di consultazione;
  • Analisi preliminare di contesto e indicatori;
  • Individuazione di aree sensibili e di elementi di criticità;
  • Presumibili impatti del Piano;
  • Descrizione del metodo di valutazione.

mercoledì 22 agosto 2012

I grandi progetti inutili – e il nostro impegno per grandi progetti sensati



Wolf è un noto economista tedesco, ed è molto interessante l'analisi che fa ricollegando la crisi alle grandi opere inutili. Ciò ancora di più se si riflette sul fatto che la sua previsione concerne anche la Germania dove, come ovunque, la crisi arriverà comunque e sarà dura e spietata..... sempre con i più deboli.
Care amiche, cari amici,
Mi è concesso di presentare qui per la prima volta al pubblico un progetto ferroviario devastante, caratterizzato dalle seguenti specificità e dai seguenti parametri:
- la stazione di testa, esistente da 80 anni, sarà eliminata per il traffico a lunga percorrenza;
- verrà costruita sotto la città una galleria di 7 km, fornita di tecniche segnaletiche ultramoderne, per il traffico ad alta velocità;
- nel centro città vi sarà uno scavo gigantesco nel quale si cementificherà la stazione principale e di transito;
- il preventivo ufficiale dell’intero progetto corrisponde a 5-6 miliardi di euro, mentre i contestatori indicano 10-12 miliardi di euro;
- i lavori dureranno 10-12 anni, mentre stando ai contestatori i cantieri resteranno aperti 12-15 anni;
- l’inizio ufficiale dei lavori era fissato alla fine del 2011, attualmente però i lavori vacillano; in parte per le proteste, ma soprattutto per motivi tecnici: ci sono notevoli problemi con la gestione della falda idrica;
- il capo del governo, che qui chiamerò in forma abbreviata “MP M”, difende il progetto sostenendo che non si tratterebbe di un grande progetto singolo, ma che con esso si creerebbe un corridoio ferroviario importante per tutta l’Europa.
Fin qui la descrizione del progetto. Avete indovinato di che cosa si tratta? No, non è il “corridoio Parigi-Stoccarda-Bratislava”, “MP M” non è l’ex presidente (della regione Baden Württemberg, n.d.t.) Mappus… e la stazione citata non è a cura di Bonatz (architetto dell’attuale stazione di Stoccarda, n.d.t.), anche se l’architettura non è dissimile.
Questa è la sesta volta che intervengo alle manifestazioni contro S21 a Stoccarda, e ho parlato in decine di altre occasioni sullo stesso argomento, cercando sempre di presentare novità. Sarebbe quindi noioso, se oggi mi ripetessi e vi presentassi cose già note.
“MP M” sta per il presidente del consiglio Mario Monti, con il corridoio intendo la tratta Mi-Bo-Fi-Rm-Na. La stazione menzionata è Santa Maria Novella. In breve: sto parlando del progetto TAV tunnel Firenze, il sottoattraversamento della città di Firenze.
Questo progetto ha incredibili somiglianze con S21, che parrebbe essere la matrice per la mania ferroviaria di Firenze.
Di questo mi sono potuto accertare a marzo e maggio di quest’anno in diverse occasioni:  gli amici e le amiche che lì lottano contro questo progetto lo vedono come parte di molte grandi opere inutili.
Motivo, o meglio punto di partenza del mio impegno a Firenze, siete del resto stati di nuovo voi: Valsusini più volte venuti a Stoccarda, legati ad amici fiorentini che lottano contro il TAV tunnel Firenze, che ho incontrato a Stoccarda dando così il via a questo proficuo scambio.
È semplicemente meraviglioso quel che qui si concretizza: il fondersi insieme di ciò che deve stare insieme.
A seguito delle nostre visite – alla seconda ha partecipato anche il prof. Heiner Monheim – è nata una lettera aperta alle istituzioni toscane e una al presidente del consiglio Mario Monti. Ambedue lettere, pensate e scritte prevalentemente da me, sono supportate da un fine circolo firmatario di personalità tedesche, austriache ed italiane. I relativi testi sono disponibili in Italiano, Inglese e Tedesco.
Il progetto di Firenze ha le seguenti specificità:
- la costruzione delle gallerie passa sotto gran parte del centro storico, oppure lungo esso, mettendo in pericolo la staticità di edifici di centinaia di anni;
- lo scavo sarà di 500x500m, con una profondità di 50 m: già ora ci sono enormi problemi con lo smarino, si tratta di terre inquinate;
- la nuova stazione sarà incoronata da una cupola disegnata dal famoso architetto Sir Norman Foster: la stazione viene chiamata semplicemente “stazione Foster”;
- tra i contestatori del progetto c’è una figura corrispondente al nostro amico Egon Hopfenzitz, per anni capostazione a Stoccarda: a Firenze si chiama Tiziano Cardosi, il portavoce dei NoTav-Tunnel, ex capostazione di Campo di Marte.
Circa nove settimane fa Heiner Monheim ed io, insieme ad amiche e amici di Roma e Firenze, abbiamo parlato nello storico Palazzo Vecchio, il municipio di Firenze. Molti di voi conoscono l’edificio di vista o da cartoline e libri: si tratta di una torre come alla mia sinistra sulla piazza del municipio di Stoccarda… ma quello di Firenze è alto una volta e mezza il nostro, è molto più vecchio e incute assoluto stupore.
Nel mio discorso in questo impressionante edificio evidenziai che se si cercano le principali cause dell’errato orientamento della politica ferroviaria europea, colpiscono tre elementi che ricorrono in tutte queste “Grandi Opere Inutili”(sempre riportato in Italiano nel testo originale, n.d.t.).
Questi elementi sono:
1.         La politica di trasporto e ferroviaria dell’UE, focalizzata su grandi progetti chiamati TEN e su traffico ad alta velocità.
TEN significa “Transnational European Network”, ma potrebbe anche essere abbreviato in GDP (Great Distructive Projects) oppure in GOI (Grandi Opere Inutili).
Uno sfondo per questo orientamento è dato dalla mobilità personale dei politici di professione, dei funzionari pubblici e dei lobbisti, che amano sorvolare e sfrecciare attraverso l’Europa in giornata. A questa mobilità molto specifica, di dominio maschile e trasudante potere, oppongo i seguenti dati di base: il 90% dei percorsi ferroviari è a breve distanza, fino a 50km. La distanza media del traffico ferroviario a lunga percorrenza, quindi IC, EC ed ICE in toto è di ca. 250km. Questo significa però che nella quantità totale di viaggi ferroviari, anche a distanza, l’alta velocità e il risparmio di minuti a tutti i costi è strutturalmente senza senso. È altro ciò che importa: puntualità, pulizia, la risposta positiva alla domanda “Troverò un posto a sedere?”, connessioni efficienti e non per ultimo tariffe accettabili.
2.         Le politiche neo-liberali di riduzione del settore pubblico in generale, e la privatizzazione delle ferrovie in particolare.
Questi elementi hanno un significato alquanto pratico: un bene pubblico, soprattutto il bene pubblico di terreni e suolo che si è accumulato in molti decenni e nel caso delle ferrovie in 180 anni, viene espropriato e privatizzato. Nel settore ferroviario le richieste UE di separazione tra infrastrutture e gestione del traffico giocano un importante ruolo. L’infrastruttura può restare pubblica, così lo restano anche i debiti con i quali è stato finanziato il progetto infrastrutturale compreso le grandi opere inutili. Al contrario, la gestione del traffico ferroviario sulla rete pubblica sarà gestita da società private.
Tale separazione è molto più avanzata in Italia, avendo una società di infrastrutture come RFI, con una società di gestione di traffico ancora pubblica come Trenitalia e con una società di gestione di traffico nuova, della quale parlerò più avanti, rispetto alla Germania.
Nella società Deutsche Bahn AG le linee (DB Netz), le stazioni (DB Station und Service) e la gestione del traffico (DB ML) sono ancora collegate in modo stretto, e nel traffico di persone a lunga distanza la DB possiede ancora un monopolio del 99%.
Di fatto da lungo tempo nelle ferrovie hanno acquisito un ruolo interessi estranei e addirittura contrastanti ad esse. Nella Deutsche Bahn AG il trio degli amministratori infernali, intendo Heinz Dürr, Hartmut Mehdorn e Rüdiger Grube, sono assai conosciuti: tutti e tre supportavano S21, tutti e tre provengono dalla forgia di Daimler-Airbus.
Nel caso Mappus-Notheis, di recente tornato in discussione, è interessante come il boss di Morgan-Stanley-Germania Notheis dirigeva il burattino Mappus (ex presidente della regione, n.d.t.), tramite email financo nella scelta delle parole da adottare in conferenze stampa. È altresì interessante e ancora non discusso in pubblico come Notheis e Morgan-Stanley erano stati incaricati dall’allora ministro dei trasporti Wolfgang Tiefensee di portare in borsala Deutsche BahnAG.
Com’è la situazione in Italia? Uno dei gestori dei treni ad alta velocità sulla tratta Milano-Firenze-Roma-Napoli è il già citato ente ferroviario statale Trenitalia. Esiste però già un secondo gestore, la società Novo Trasporti Viaggiatori (NTV) cui amministratore è un certo Luca di Montezemolo, boss della Ferrari oltre che per lungo tempo presidente di Confindustria e manager influente alla FIAT.
Questo significa che nel progetto della citata linea ad alta velocità e quindi anche nel progetto TAV tunnel Firenze gli interessi dell’industria automobilistica giocano un ruolo dominante.
Come in Germania con la DB AGe in Italia con la società NTV, questa è la situazione a livello mondiale.
Qualche giorno fa ho acquistato l’ultima edizione del giornale economico americano “Fortune”. Un tale acquisto, per esempio da farsi all’edicola della stazione centrale di Stoccarda, una volta l’anno per la somma di 5 euro e quasi sempre a fine luglio/inizio agosto, vale quasi sempre la pena.
In questi quaderni “Fortune” pubblica le statistiche dettagliate dell’anno precedente, ora quindi per il 2011, sui “Global500”, le più grandi imprese mondiali. Se si solfeggia la prima sporca dozzina di questa classifica, vi si scoprono nove gruppi petroliferi, un gruppo automobilistico, uno energetico e uno solo che non appartiene al gruppo petrolio-auto-energia.
Più in particolare, il numero uno per volume d’affari nel 2011 era Royal Dutch Shell (petrolio); a seguire, n. 2 Exxon Mobil (petrolio), n. 3 il fuggiasco Wal Mart Stores (vendita di beni al dettaglio), n. 4 BP (petrolio), nn. 5 e 6 Sinopec Group e China National Petroleum (petrolio & petrolio), n. 7 Stategrid (colosso energetico cinese), nn. 8 e 9  Chevron e Conocophilips (colossi di petrolio statunitensi), n. 10 Toyota Motors (automotive), n. 11 Total (colosso petrolifero francese) e n. 12 Volkswagen.
3.         I cambiamenti della struttura di fondo del capitalismo avvenuti dagli anni ’90.
Il peso crescente del settore finanziario e, dalla crisi delle banche nel 2008, la predominanza degli istituti finanziari, quindi delle banche, dei Hedge Fonds, delle società di Private-Equity. Su questo tema è stato appena pubblicato un libro interessante di Werner Rügemer (“Ratingagenturen, Einblicke in die Kapitalmacht der Gegenwart”. Bielefeld 2012).
L’affare centrale degli istituti finanziari è la concessione di crediti. Crediti particolarmente sostanziosi e magari anche rischiosi promettono il maggior guadagno, soprattutto quando ci sono garanzie statali per il rimborso. Perché in tal caso è chiaro come interessi e saldo vengono spremuti dalla popolazione attraverso programmi governativi di riduzione spese. Questo gioca un ruolo fondamentale nella crisi e tragedia greca. Le grandi opere inutili in quel paese erano i giochi olimpici del 2004, una gran parte della metropolitana di Atene, il gigantesco ponte sul golfo di Corinto e una serie di acquisti di armamenti.
La conseguenza: in Grecia si trovano mezza dozzina di stadi di calcio/sport inutilizzati. Tratte della metropolitana non sono state terminate e da quattro anni attendono di essere messe in funzione. Il ponte sul golfo di Corinto è poco usato per il pedaggio elevato, ela Greciapossiede uno degli eserciti più forniti di carri armati d’Europa: settecento tank Leo-II vi stanno arrugginendo.
Il tema dei grandi progetti finanziati da crediti gioca un ruolo importante anche nella nuova crisi spagnola. Le grandi opere inutili sono qui due milioni di case ed appartamenti costruiti nell’ultimo decennio e diverse linee ferroviarie ad alta velocità di2500 km totali. Le conseguenze: 1 milione di case vuote: in fondo si potrebbero dare in comodato d’uso all’armata di lavoratori nordafricani sottopagati usati nell’edilizia e nell’agricoltura, così almeno queste case sarebbero abitate e non crollerebbero come sta succedendo ora. Certo che questo però urta contro il principio della proprietà privata.
Soprattutto ex profughi nordafricani stanno sfuggendo dalla presupposta terra promessa Spagna con la sua disoccupazione generale del 20% e giovanile del 50%. Tratte ferroviarie ad alta velocità in costruzione o progettate vengono cancellate senza sostituzione, così come il collegamento Madrid-Lisbona e quello Vigo-Porto, persino la tratta ad alta velocità tra Toledo-Cuenca-Albacete che funziona da alcuni anni, è stata congelata. Parallelamente si è scoperto che ogni treno era occupato da malapena 20-30 viaggiatori.
In Italia, oltre al citato TAV tunnel Firenze esiste delle grandi opere inutili il progetto di alta velocità Torino-Lione con la parte strategicamente decisiva e da lungo tempo combattuta in Val di Susa.
L’Italia si trova sull’orlo di una crisi come la stanno sperimentandola Greciada tre anni ela Spagnada un anno. E qui la crisi acquisirà un significato particolare: uno perché l’Italia è la terza economia dell’UE e poi perché l’Italia si porta appresso da più di un decennio un indebitamento che supera il PIL (e varia tra il 105 ed il 115% del PIL).
La Spagna all’inizio della crisi nel 2008, era indebitata solo del 40% del PIL, ancora nel 2011 l’indebitamento era pari al 70% del PIL. Nonostante ciò,la Spagna è finita nel mirino della speculazione internazionale e sta vivendo una crisi catastrofica. Probabilmente la stessa cosa succederà in Italia in modo simile.
Se in questa situazione in Italia continua la politica dell’era Berlusconi con le grandi opere inutili, se in questo modo l’indebitamento statale cresce ulteriormente, la troika romana fallisce e i debiti che sono immagazzinati dalle FS e da RFI diventano debiti statali addizionali al debito statale ufficiale… Allora la crisi accelererà. Monti & Co. stanno ballando sul vulcano.
Per questo motivo la seconda lettera ufficiale l’abbiamo indirizzata direttamente a Mario Monti e abbiamo indicato questa correlazione fatale tra i progetti TAV tunnel Firenze e quello in Val di Susa da un lato e la imminente crisi finanziaria italiana dall’altro.
Care amiche e cari amici,
E la Germania… qui è veramente tutto diverso? Il Baden-Württemberg, questa regione ricca… ci possiamo veramente salvare da questa crisi europea? Sinceramente credo che sia un inganno.
Rammento:
- Spagna e Italia fino a 3 anni fa avevano il 2° migliore rating delle agenzie Moody’s, Standard & Poors e Fitch: vale a dire che questi paesi erano solidi, “investment-grade”:  l’acquisto di BOT e altri investimenti del genere venivano consigliati a tutto il mondo;
- l’Irlanda fino a 3 anni fa era quotata con triplice A (AAA), la quotazione migliore di queste agenzie, a lungo è stata definita la “tigre celtica”.
Nel frattempo i titoli di stato di Irlanda e Spagna sono diventati carta straccia, quelli italiani sono considerati insicuri, rischiosi, con previsione negativa.
La Germania ha una montagna di debiti pubblici che corrisponde ormai al 80% del PIL. Prima dell’inizio della crisi, nel 2008, il debito si aggirava al 66%. Il tetto massimo consentito dagli accordi di Maastricht del 1992 è il 60%. Anche il “figliol prodigo” dell’UE sta esagerando, allora.
La Deutsche Bahn AG partiva all’inizio del 1994 con zero debito, il debito accumulato delle ferrovie federali se l’era accollato lo Stato. Nel frattempo la DB AGsi è indebitata con 18 miliardi di euro. Con ciò le ferrovie hanno accumulato in diciannove anni una montagna di debiti equivalente a quelli prodotti dalle Ferrovie Federali Tedesche negli anni dal 1949 al 1989, quindi in quarant’anni.
Queste sono notevoli ipoteche finanziarie che, attraverso la corresponsabilità per i diversi ombrelli di salvataggio, aumenteranno in modo notevole.La Germania è ormai garante decisivo per questi ombrelli di salvataggio (che si riveleranno ombrellini nel momento in cui l’Italia sarà colpita dalla crisi).
La Germania è soprattutto minacciata da una nuova crisi di economia reale. L’economia tedesca è enormemente dipendente dalle esportazioni, dipendente il doppio dal commercio mondiale rispetto a quella francese o italiana. Tutta l’eurozona dalla fine del 2011 si trova in una nuova crisi di economia reale. I programmi di risparmio applicati in Grecia, Irlanda, Portogallo e Spagna vi contribuiscono. Osserviamo in questo momento una depressione crescente. Nell’eurozona siamo già arrivati al temuto “double-dip”- alla crisi del 2008-2009 segue, interrotta da una debole fase di ripresa nel 2010/2011, una nuova crisi. Il crollo della congiuntura si prevede anche negli USA per l’autunno 2012. In Cina la crescita rallenta da metà 2012. Sono condizioni circostanti decisamente critiche.
All’inizio dell’attuale crisi, nel 2007/08, gli stati avevano ancora un notevole margine finanziario. Questo è stato usato per sostenere con più di un miliardo di Dollari le banche del Nord America e dell’Europa, e per iniziare qualche programma di sostegno di congiuntura. Parola chiave: premio di rottamazione. Le banche hanno accettato questo regalo di soldi pubblici con gratitudine e vi vedevano il permesso di continuare come prima.
La conseguenza: girano di nuovo le ruote della speculazione con conseguenze incalcolabili per l’economia mondiale. Se arriva veramente una nuova crisi, nel settore finanziario, nelle borse e soprattutto nella cosiddetta economia reale, dal punto di vista capitalista non c’è più margine per programmi di sostegno di congiuntura, nessuna possibilità per una contromanovra Keynesiana.
Allo scenario di questa crisi che si sta generalizzando si evidenzia che le grandi opere inutili contrastano diametralmente rispetto a queste tendenze. La pressione a fermarle aumenta sempre di più con questa crisi.
Se interpreto in modo corretto le ultime notizie, anche il nuovo governo francese di François Hollande vuole fermare i progetti di TGV-TAV- con ciò anche la tratta da Lione al confine italiano sarebbe in dubbio. E la crisi, che del resto ha conseguenze sociali catastrofiche, avrebbe un risultato positivo e sosterebbe obbiettivamente le nostre amiche e i nostri amici della Valle di Susa.
Care amiche e cari amici, abbiamo vissuto a Stoccarda un momento enorme ed esemplare per il nostro paese e per l’Europa, e lo viviamo anche oggi come ci dimostra la 133esima manifestazione del lunedì.
Ci sono stati grandi successi. C’è stato un colpo brutale alla nuca, subito dopo la mediazione di Geissler e dovuto al verdetto di Heiner, il meschino; e c’è stata una sconfitta amara con il referendum del 27 novembre 2011. Qui si tratta di una vittoria della ottimamente coordinata lobby di capitale S21 di imprese edili, banche e industria automobilistica, guidata dai capi delle ferrovie che supportano il business della concorrenza nelle politiche di trasporto.
Questo successo della controparte è stato possibile in quanto la nostra parte era indebolita dalla politica del governo verde, perché decine di migliaia di oppositrici ed oppositori a S21 erano irritati e centinaia di migliaia di persone che avevano votato Verdi ela SPDerano amaramente delusi.
Ma tutto ciò non ha cambiato la correttezza dei nostri argomenti. Proprio dopo il 27 novembre ci sono state tante conferme nuove per la critica a S21.
Ne sono assolutamente certo: S21 non sarà fatto. So che molti del governo a Berlino e alla guida delle Ferrovie lo sanno. Per loro era ed è soprattutto importante dimostrare che un movimento democratico come quello contro Stuttgart 21 non deve avere successo. Potrebbe costituire un terribile esempio.
Perciò il credo da quelle parti è “bisogna spezzare il collo a questo movimento”.
La cancelliera Angela Merkel l’ha precisato prima delle elezioni regionali in Baden-Württemberg dicendo: “Se non possiamo imporre Stuttgart 21, non possiamo pretendere il risparmio dalla Grecia”. Suona stupido, ma è saggio. La signora Merkel sostiene che bisognerebbe far capire a tutti come devono funzionare le cose.
Date queste premesse sarebbe poco bello se i promotori di S21 dovessero ammettere che il progetto alla fine è fallito per problemi di finanziamento, o per imprevedibili e irrisolvibili problemi tecnici (gestione della falda idrica, sorgenti di acqua minerale, terreni gessosi, ecc.).
La finanza e la tecnica alla fine giocheranno un ruolo importante, ma altrettanto vale considerare che il progetto Stuttgart 21 fallirà anche grazie a noi e grazie alla lotta contro il progetto. Lo sta a dimostrare questa 133esima manifestazione del lunedì con tremila partecipanti anche in questo periodo di ferie e con un aumento di partecipazione rispetto a qualche tempo fa.
È importante mantenere in vita questa lotta e di ravvivarla; è un bene se, come fatto da Walter Sittler e dai Parkschützer, si piantano gli alberelli della speranza. Soprattutto però è importante che continuiamo a scendere in piazza, che ci sia una continuità nel movimento, che i nostri argomenti vengano ribaditi e concretizzati.
Care amiche e cari amici, continueremo a camminare con la schiena dritta, ci impegneremo per grandi progetti utili: per i nostri figli, per l’ambiente, il clima, la nostra città e per la nostra stazione…
Grazie.