I mittenti del "pacco" GALSI sono tanti e vari. Dal politicante di turno, che lo usa agevolmente come slogan laddove si tratta di energia; al "giornalista" a cui permettono di trattare argomenti che qualcuno ingenuamente reputa "di alto livello" e che sfuggirebbero, quindi, alla comprensione di noi poveri e comuni mortali; sino al lobbysta, portatore di interessi privati, ormai entrati di prepotenza nella sfera pubblica attraverso amministratori (nazionali, regionali, provinciali e locali) incapaci, brutalmente ignoranti e facili prede di chi è dotato di tutti i mezzi necessari per convincere, indirizzare e programmare al posto loro.
Ecco a voi le ultime due perle. Ci chiediamo: quando sarà finita col GALSI a cosa si appiglieranno questi signori e signore per continuare a spararle?
L'UNIONE SARDA - Economia: Galsi, quindici giorni per decidere
16.10.2012
I
tempi sono maturi per capire che ne sarà del Galsi: entro quindici
giorni il colosso algerino Sonatrach scioglierà le sue riserve, ma c'è
chi prevede che la “schiarita” arriverà solo dopo, tra novembre e i
primi mesi del 2013. La fase è di quelle che la diplomazia istituzionale
definisce “attendista”, fatta di “necessarie interlocuzioni tra le
parti”.
In attesa è soprattutto la Regione, che attraverso la Sfirs detiene
l'11% del capitale di Galsi spa (la società che realizzerà il gasdotto) e
che nell'ultima finanziaria ha stanziato 150 milioni per la
capitalizzazione finalizzata alla realizzazione dell'opera. Le bocche
sono cucite ma il sentore è che il metanodotto deputato a trasportare 8
miliardi di metri cubi di gas dall'Algeria alla Toscana passando per la
Sardegna, potrebbe subire un nuovo stop.
IL PRESSING Se dal punto di vista delle autorizzazioni mancano da
sciogliere solo alcune formalità (a settimane, forse giorni, la Regione
Toscana incontrerà il ministro Passera per chiudere la parte di sua
competenza), continuano le operazioni di mediazione sui prezzi. E a
cascata sugli investimenti.
Sonatrach ascolta il rumore di ogni foglia che si muove sul suolo
italiano. E le recentissime parole dell'Ad di Eni, Paolo Scaroni, sulle
formule “oil linked” dei tradizionali contratti di lungo periodo con
clausole “take or pay” (sono blindati nel tempo e nel costo e ancorati
al prezzo del petrolio) non fanno «che togliere certezza al Galsi»,
tuona il deputato sardo Mauro Pili, “padre” dell'opera, che nacque con
lui alla presidenza della Regione.
CONVENIENZA DELLE PARTI Il nodo da sciogliere è relativo ai prezzi: gli
algerini per vendere il gas - e continuare a stare dentro il progetto
Galsi - chiedono un prezzo fisso, con contratti take or pay, minimo
decennali. Vogliono garantirsi il principio di fondo che sta alla base
di quel tipo di contratto: l'acquirente (i soci italiani) deve
corrispondere comunque al compratore (Sonatrach), interamente o
parzialmente, il prezzo di una quantità minima di gas anche
nell'eventualità che non ritiri questo gas. Sono anche contratti
oil-linked, quindi agganciati al prezzo del petrolio e suoi derivati: è
questo uno degli aspetti sui quali si sta giocando la partita.
I soci italiani, commerciali e industriali, di Sonatrach in Galsi (Enel,
al 15,6% in Galsi, Edison, al 20,8% ed Hera, al 10,4%) rigettano i take
or pay e vogliono invece un costo ancorato a parametri diversi, come il
prezzo-spot di alcune Borse gas europee, il costo dell'elettricità
prodotta con il gas o il prezzo dell'idrocarburo trasportato via nave
(Gnl, gas naturale liquefatto).
GLI ALTRI MOVIMENTI Intanto, ieri Eni ha completato l'operazione di
cessione a Cassa Depositi e Prestiti del 30% meno un'azione del capitale
di Snam Rete gas, che si occuperà della messa in esercizio della
sezione italiana del progetto (a Saipem, controllata dell'Eni, spetterà
la progettazione dell'ingegneria della sezione a terra). Sempre ieri, il
socio bolognese Hera, con il via libera dell'assemblea alla fusione con
Acegas, ha dato vita a una realtà che vale 4,5 miliardi. Il secondo
gruppo italiano tra le local utilities.
NOVEMBRE DECISIVO? CHISSÀ E mentre il Governo mette a punto la nuova
strategia energetica italiana (assurdo, in questa fase, il silenzio su
un'opera ritenuta dallo stesso Passera strategica) mancherebbero solo 15
giorni per conoscere il futuro del Galsi. Sonatrach manterrà fede alla
scadenza di novembre, termine per prendere la decisione? Vista la
situazione, sembra più facile che un cammello passi dentro la cruna di
un ago.
Emanuela Zoncu
Denuncia della Uilcem: la Regione intervenga per cambiare strategia
Galsi assente dal piano Monti
«Il Galsi non fa parte delle opere più importanti del piano
energetico nazionale». A lanciare l'allarme è il segretario provinciale
della Uilcem di Nuoro, Giuseppe Manconi, che in una nota, nella quale
affronta il problema dell'energia a basso costo, punta il dito contro il
Governo, dopo le preoccupazioni espresse da più parti per la posizione
assunta dal colosso algerino Sonatrach sul prezzo del gas.
Manconi, chiedendo l'intervento del presidente della Regione, ricorda il documento sulla “Strategia energetica nazionale” (Sen), messo a punto dall'esecutivo e presentato a Roma dal presidente Mario Monti, nell'ambito della legge di stabilità. «Nella Sen - ricorda Manconi - viene inequivocabilmente indicato che il gas rappresenti il principale strumento che concorrerà al raggiungimento degli obiettivi trasformando l'Italia nel principale hub del gas sud europeo. Tale soluzione prevede il potenziamento dei canali di approvvigionamento, tramite nuovi gasdotti e terminali di rigasificazione, così da evitare posizioni di monopolio da parte dei paesi fornitori. A questo punto, la Sen dovrebbe sancire l'urgenza e l'inderogabilità del Galsi che toglierebbe la Sardegna dallo stato di isolamento energetico, ponendola allo stesso livello competitivo del resto dell'Italia».
GOVERNO CONTRO Invece, aggiunge Manconi, «in tale documento il Galsi non viene classificato come una infrastruttura strategica ma un'opera di secondo livello alla quale non vengono garantiti né il finanziamento pubblico né le corsie preferenziali autorizzative, né tantomeno i benefici che garantirebbero, oltre la realizzazione, la remunerazione del sistema, in particolare per i primi anni di esercizio e in attesa che la Sardegna si doti di tutte le infrastrutture per l'utilizzo del gas». Una denuncia del comportamento del Governo che non attribuirebbe al progetto la stessa primaria importanza riconosciuta in Sardegna. «Il Galsi ha rappresentato in questi anni una aspettativa di soluzione ricca di riflessi positivi sia per il tessuto produttivo che per le famiglie sarde - sottolinea il sindacalista della Uilcem - se la Sen, nella sua stesura definitiva, non integrerà queste criticità funzionali a garantire all'Isola l'approvvigionamento del gas a prezzi competitivi (col Galsi o con altri sistemi), saremo tagliati fuori dalla possibilità di una ripresa economica che, quando avverrà nel resto del Paese, vedrà la Sardegna, ancora una volta, impossibilitata a competere. In tale caso il Sapei (il cavo elettrico sottomarino che ci ha collegato al resto d'Italia) avrebbe lo scopo più negativo: aver trasformato la nostra Isola in un cliente che non potrà prodursi l'energia necessaria e sarà costretto ad acquistarla dalla penisola
Manconi, chiedendo l'intervento del presidente della Regione, ricorda il documento sulla “Strategia energetica nazionale” (Sen), messo a punto dall'esecutivo e presentato a Roma dal presidente Mario Monti, nell'ambito della legge di stabilità. «Nella Sen - ricorda Manconi - viene inequivocabilmente indicato che il gas rappresenti il principale strumento che concorrerà al raggiungimento degli obiettivi trasformando l'Italia nel principale hub del gas sud europeo. Tale soluzione prevede il potenziamento dei canali di approvvigionamento, tramite nuovi gasdotti e terminali di rigasificazione, così da evitare posizioni di monopolio da parte dei paesi fornitori. A questo punto, la Sen dovrebbe sancire l'urgenza e l'inderogabilità del Galsi che toglierebbe la Sardegna dallo stato di isolamento energetico, ponendola allo stesso livello competitivo del resto dell'Italia».
GOVERNO CONTRO Invece, aggiunge Manconi, «in tale documento il Galsi non viene classificato come una infrastruttura strategica ma un'opera di secondo livello alla quale non vengono garantiti né il finanziamento pubblico né le corsie preferenziali autorizzative, né tantomeno i benefici che garantirebbero, oltre la realizzazione, la remunerazione del sistema, in particolare per i primi anni di esercizio e in attesa che la Sardegna si doti di tutte le infrastrutture per l'utilizzo del gas». Una denuncia del comportamento del Governo che non attribuirebbe al progetto la stessa primaria importanza riconosciuta in Sardegna. «Il Galsi ha rappresentato in questi anni una aspettativa di soluzione ricca di riflessi positivi sia per il tessuto produttivo che per le famiglie sarde - sottolinea il sindacalista della Uilcem - se la Sen, nella sua stesura definitiva, non integrerà queste criticità funzionali a garantire all'Isola l'approvvigionamento del gas a prezzi competitivi (col Galsi o con altri sistemi), saremo tagliati fuori dalla possibilità di una ripresa economica che, quando avverrà nel resto del Paese, vedrà la Sardegna, ancora una volta, impossibilitata a competere. In tale caso il Sapei (il cavo elettrico sottomarino che ci ha collegato al resto d'Italia) avrebbe lo scopo più negativo: aver trasformato la nostra Isola in un cliente che non potrà prodursi l'energia necessaria e sarà costretto ad acquistarla dalla penisola
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