giovedì 19 aprile 2012

Terza Elementare

Mia figlia, terza elementare, questo pomeriggio studiava scienze: " L'ecosistema". Mi chiede di interrogarla, mi spiega come funzione l'ecosistema in uno stagno: "Mamma,è un piccolo mondo dove esseri viventi (di specie diverse) e non viventi vivono insieme e dipendono l'uno dall'altro. Basta cambiare o togliere un elemento e tutto il sistema si rompe, come succederà a Porto Botte quando metteranno quella specie di tubo!!!!"..... Lo ha capito una bambina di otto anni...............e questi mascalzoni continuano a dire che non ci sarà nessun danno ambientale!!!! Cosa sarà delle future generazioni? (Annarita)

Ecco come Sardegna Democratica parla di Galsi e di metano


Ecco, dal sito di Sardegna Democratica, la presentazione dell'evento organizzato anche da loro il prossimo 20 aprile. Vi invito a leggere anche i commenti (ne evidenzio qui sotto uno a caso) lasciati da numerosi cittadini e cittadine, che non lasciano dubbi su come gli organizzatori dell'evento siano ormai fuori dal mondo. A conferma di ciò vi faccio notare come la nota sottolinei in modo particolare che all'evento "Parteciperanno esponenti di tutte le forze politiche del centrosinistra", quasi a voler ulteriormente rimarcare la profonda e incolmabile voragine che ormai separa il "centrosinistra" sardo dal resto della popolazione, dai giovani e dai numerosi movimenti e comitati spontanei che, quasi quotidianamente, nasconono e lottano per difendere la Terra, il  lavoro e le risorse. Tutta Gente che guarda alle prossime generazioni e non alle prossime elezioni.  
Sicuramente il prossimo 20 aprile non mancheranno di andare ad ascoltarli, guardandoli bene negli occhi.

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Venerdì 20 aprile alle ore 16,30 all’Exma di Cagliari si discuterà di Galsi e di metanizzazione della Sardegna. Organizzano Sardegna Democratica, Rossomori, Italia dei valori, La Sinistra, Circolo Lussu di SEL. Vi parteciperanno esponenti di tutte le forze politiche del centrosinistra, fra i quali due ex Presidenti della Regione, Federico Palomba e Renato Soru. L’iniziativa intende riprendere il filo di aspirazioni e battaglie che hanno riguardato la metanizzazione della Sardegna. Una vicenda che rischia nuovamente di impantanarsi, come era accaduto negli anni 80 del 900, quando rilevanti interessi economici lasciarono, unica regione italiana, la Sardegna priva della rete del metano.
Dal pantano si uscì nel 2006 grazie al progetto di gasdotto che dall’Algeria attraversa la Sardegna per raggiungere poi il continente italiano e collegarsi alla rete nazionale, progetto elaborato e sostenuto dal consorzio GALSI (Gasdotto Algeria Sardegna Italia), cui partecipa anche la SFIRS, che si è assunto l’onere dell’investimento, finanziato in parte anche dall’UE.
Prendeva corpo così la vecchia aspirazione della Sardegna di poter contare, come le altre regioni, su una fonte di energia meno inquinante e meno costosa, per imprese e famiglie, dei derivati dal petrolio, cui oggi la Sardegna ricorre per il 75% delle fonti di energia. Su quel progetto, e sulle reti di distribuzione del gas in tutte le aree dell’isola, si è proceduto con passi avanti e con momenti di stallo, uno stop and go che ha portato a un ritardo di almeno 5 anni, dato che l’inizio dei lavori era previsto per il 2009 e la conclusione con immissione del gas in rete nel 2012.
Le ragioni del ritardo sono molte e non tutte comprensibili. Quello che è chiaro è che, accanto a interessi favorevoli alla realizzazione dell’impianto, ne esistono altri che si muovono in direzione opposta e che rischiano di avere la meglio se le ragioni della Sardegna non vengono ribadite con forza e con convinzione.
Ora siamo di fronte ad una nuova spinta in avanti, visto che il 22 dicembre scorso la conferenza dei servizi fra gli enti interessati ha concluso il lungo iter procedurale e ha stabilito per il 2014 la nuova data per l’inizio dei lavori. E tuttavia il rischio che il progetto subisca nuove difficoltà e rallentamenti non è affatto scongiurato.
Il dibattito del 20 aprile, coordinato dal direttore de La Nuova Sardegna Paolo Catella, intende rimettere in fila le ragioni forti dell’interesse della Sardegna per la realizzazione del metanodotto, insieme con i vincoli e le prescrizioni necessari per garantire il rispetto delle condizioni ambientali e storico- culturali dell’isola.
Al dibattito interverranno Pietro Maurandi, Lorenzo Mocci, Giampaolo Diana, Federico Palomba, Laura Stochino, Luca Pizzuto, Renato Soru, Gesuino Muledda.

COMMENTO DI: Giuseppe Piga
19/04/2012 03:06
Cari Amici Il tema del dibattito è interessantissimo, e direi quantomai opportuno. Mi farebbe molto piacere presenziare, temo che ciò mi sarà difficile, tuttavia farò di tutto per esserci, anche perchè avrei alcune cose da dire in proposito. Argomenti per così dire,in controtendenza. Si capisce però dall'impostazione "pragmatica" data all'articolo -firmato non a caso dalla redazione- che la linea sia quella di un sostegno convinto tanto al progetto, quanto alla filosofia di approvvigionamento energetico conseguente ad esso, che vedendo nel gas una fonte credibile e funzionale alle nostre esigenze, dà impulso allo costruzione del "tubo della discordia". Sostenendo con ciò che il gas abbia una sua vantaggiosità, evidente e necessaria. Peccato che se questo-almeno dal punto di vista dei costi legati all'energia- fosse sicuramente vero negli anni '80, non lo fosse già più all'alba del cammino del Galsi, oramai sei anni fa, con l'Accordo firmato dalla Giunta Soru (ahimè). Questo accordo, e l'Opera che dovrebbe seguirne, nasce purtroppo su presupposti completamente sbagliati, che non collimano nemmeno in minima parte tanto con le esigenze dei sardi in fatto di contenimento dei costi, quanto alle esigenze dell'industria, per non parlare delle ricadute lavorative e degli sconquassi ambientali. Qualche dato, nell'ordine: -E' stato stimato che il fabbisogno complessivo del gas in Sardegna tenendo conto di tutti gli usi connessi corrisponda al quantitativo di SETTE navi gasiere, reperibile da qualunque mercato dunque potenzialmente più vantaggioso economicamente, per cui non se ne intravvede la funzionalità pratica. -Non solo non esiste una rete capillare di distribuzione del gas, ma le Società che fanno parte del Galsi non se ne accolleranno il costo. Tale onere, ricadrà sulla SFIRS- cioè sulla Regione, ossia Noi- e davvero non si comprende dove o quando mai la Regione- specificatamente la Giunta Cappellacci, e poi chi gli succederà- riusciranno a reperire i soldi necessari, visto che la stima dei costi si aggira sui 4 Miliardi di euro (ricordo a tutti che l'ultima Finanziaria del governo B. ci ha destinato a malapena 300 milioni). Ho detto stima, chisà dove arriverebbe il costo finale, visti i precedenti. Insomma, ci toccherebbe pagare l'opera con le tasse, di tasca nostra, con dilatazione dei lavori alle Calende Greche. -Affinchè sia funzionale alle necessità dell'industria Sarda, il gas deve costituire un vantaggio dal punto di vista dei costi. Purtroppo, questo non è così già oggi, e in futuro ciò non potrà che peggiorare, per ovvi motivi legati alla sua limitata disponibilità sul pianeta. In questo ambito, le risorse algerine (sorgente del Galsi) sono state stimate esauribili in un arco di tempo che, secondo le previsioni più rosee, non arriva a oltre il 2030. A ciò, si aggiunga il fatto che l'Algeria sta tentando già adesso, ai più alti livelli politici, di rivedere gli accordi presi. Questo sia perchè il 90% dell'apparato produttivo del Paese è mosso dal gas, sia perchè attualmente- al netto del Galsi- l'impegno di estrazione del gas destinato agli accordi in essere è superiore alla quota disponibile, per cui si ha difficoltà a soddisfare il fabbisogno interno. Figurarsi a rispettare gli accordi: insomma, un bel giorno potrebbero decidere di..chiudere inopinatamente i rubinetti. Con inevitabili traersie per il Comparto industriale nostrano e la nostra fragile occupazione. Dunque, appare fortemente improbabile che quel gas potrà mai arrivare fino a noi, e a costi regionevoli. (mancu mali!) -Il Galsi sarà invece certamente fonte di nuova servitù del territorio imposto ai sardi "nel loro interesse". Una fascia larga quasi cento metri di territorio, per oltre 200 km. di percorso verrà alienata, o espropriata ai suoi legittimi proprietari, per far passare il tubo- in polietilene , dunque estrememente intaccabile dal calore degli incendi- cancellando proprietà, mettendo a rischio siti archeologici e/o identitari, e deturpando il paesaggio, da Porto Botte- vicino a dove abito io- fino ad Olbia, con larghi tratti del tubo che saranno visibili, dunque pericolosi e impattanti il paesaggio. Ricordo che "espropriare"significa dare un piatto di lenticchie- non adeguata compensazione, che in molti casi sarebbe eventualmente non quantificabile: quanto vale la vigna dei tuoi avi?- se va bene, ai proprietari di terreni, aziende, ecc. -Altro dato certo regalatoci dal Galsi saranno i danni che esso causerà all'ambiente, in primis- per ordine di importanza- al mare. Il passaggio del tubo causerà quasi certamente la sparizione delle praterie di Posidonia oceanica, pianta (NON alga) indispensabile all'intero ecosistema marino (una cosa nota finanche al più scarso studente di primo anno di Biologia marina quanto al più incapace dei pescatori). Esse costituiscono anche uno degli ultimi habitat naturali del Mediterraneo (e pressocchè UNICO sito in Italia) della Pinna Nobilis, mollusco bivalve conosciuto dalle mie parti come "nàccara", dal quale si estraggono filamenti naturali che, una volta cardati e lavorati secondo un'antichissima tradizione che ancora oggi sopravvive nell'Isola di S. Antioco, danno origine al Bisso, il filato che nell'Antico Egitto era destinato solo ai capi più preziosi dei Faraoni. Col passaggio del gasdotto e i lavori di posa del Galsi, tutto questo quasi certamente sparirebbe per sempre. E questo senza voler accennare che sommariamente ai danni che esso comportarebbe per la pesca, e ancor più per il Turismo. Le spiagge del sud di S.Antioco e quella di Porto Pino sono tra le più belle e scenografiche della Sardegna. Metterne a repentaglio la bellezza e l'integrità, mi pare del tutto inaccettabile! Altrettanto insopportabile mi pare rischiare di distruggere i fragili ecosistemi paludosi sito di passaggio e nidificazione di moltissime specie di uccelli, dal falco pescatore- altrove estinto e qui ancora presente- a fenicotteri, aironi, garzette ecc. che sono attrazione ambita da qualsiasi "birdwatcher", e che sarebbero interessati (eufemismo) dal passaggio del Gasdotto che proprio là prenderebbe terra. O continuare a mettere a repentaglio la pregiatissima produzione dell'ormai famoso nel mondo Carignano del Sulcis, uno dei vini più pregiati a livello globale. Insomma, danni ovunque ci si giri.. -Ricadute lavorative? Zero, o quasi. Nessuna ditta sarda è coinvolta nella costruzione dell'opera, e quasi tutta la manodopera- ci scommetto ad occhi chiusi- non sarà reperita in Sardegna, in quanto gli Accordi non lo prevedono. Al più, con un pò di fortuna, e magari qualche "buona parola", ci sarà un pò di lavoro a livello di Ditte di subappalto, specie movimento e trasporto terra. Briciole, insomma. Come al solito. Tutto ciò, aggravato dal fatto che: - Il "VIA" (Valutazione di Impatto Ambientale) è stato affrettato, con la solita procedura d'urgenza, quindi plausibilmente fatto con i piedi, il 14 Novembre scorso dalla Prestigiacomo (una che passerà alla storia come il primo Ministro alla distruzione dell'Ambiente). Tale "VIA" non prevedeva NESSUNA analisi certificata dei rischi connessi al passaggio e all'esercizio del progetto, nè è stato stabilito chi dovrebbe essere a pagare gli eventuali danni. Voglio vedere, poi, chi si assumerà colpe e responsabilità eventuali. -Il 22 Dicembre scorso, come riportato dalla Redazione, "la Conferenza dei servizi fra gli enti interessati ha concluso il lungo iter procedurale" alla fase di avvio. Coscenziosamente, il giorno dopo (23 Dicembre) La Giunta Cappellacci CANCELLAVA improvvisamente il Progetto portato avanti dal Consorzio CRS-4 relativo alla realizzazione di un impianto di PRODUZIONE energetica per ciascun polo industriale sardo basato sul concetto del Solare Termodinamico, ossia il presente ma ancor più il solido futuro dell'approvvigionamento energetico più avanzato- e sostenibile- al mondo, peraltro sviluppato dal Nobel Carlo Rubbia sulla base dell'intuizione descritta da Archimede di Siracusa, che ci avrebbe permesso- QUELLO SI- di abbattere drasticamente i costi legati all'energia, liberando le ali del nostro comparto industriale. Un progetto fortemente voluto dalla Giunta Soru, che però non mi risulta sia stato sufficientemente posto in risalto da parte di chi avrebbe dovuto difenderlo a spada tratta(come mi aspettavo sinceramente)mettendolo all'attenzione, sempre vigile ma in questo caso assente, dell'Opinione Pubblica, complice il silenzio di tutti i media (eccezion fatta per il sito di Tiscali, dal quale ho dapprima tratto, e poi dato l massimo della diffusione in Rete- e che avrei voluto vedere maggiormente difeso dal nostro Presidente. Cosa di cui mi piacerebbe chiedergli conto. Anche perchè, come ho detto, avrebbe modificato sensibilmente, e in meglio, la nostra bilancia energetica, da subito e per sempre (o almeno per il prossimo milione di anni). Insomma, vedere questo atteggiamento ben più che pragmatico della discussione, per non dire velatamente favorevole, proprio nell'area politica e da quegli uomini che rappresentano per me un riferimento quasi assoluto, mi lascia completamente sgomento, e incredulo. Possibile che, a fronte di tutto quanto descritto, ancora non si sia capito che questa strada è da abbandonare completamente, per fare del progetto Energetico basato su Solare Termodinamico ed eolico integrati il Cavallo di Battaglia della prossima Campagna Elettorale??? Il presente, e ancor più il Futuro della Sardegna passa prima di tutto dalla Sovranità energetica sostenibile proveniente da fonti rinovabili! Non dal prossimo paese che ci venderà a caro prezzo- e con danni potenzialmente incalcolabili- le sue costose risorse da idrocarburi o gas? Non mi pare che il mio sia un atteggiamento "integralista"; ciò che ho espresso sono dubbi non solo leggittimi ma ben fondati e circostanziati, dunque, nel caso non potessi esserci di persona, mi piacerebbe che fosse il mio amico Gavino a farsi carico, coscenziosamente e con la buona fede che gli è propria, dell'esposizione di questi quesiti, pretendendone risposte credibili e sincere. Come credo avverrà... Nel caso, comunque, attendo circostanziate smentite. A si biri ;)

Galsi: i rischi dell'ennesima servitù

La Regione ha autorizzato il GALSI

In barba alla legge e agli interessi dei sardi, ha dato il via libera all'inutile sventramento della nostra Isola per la realizzazione del gasdotto GALSI.
Questa Giunta regionale ha quindi deciso di assumersi la gravissima responsabilita' di deliberare che, entro un anno dalla concessione dell'Autorizzazione Unica Governativa, dovranno iniziare i lavori. L'infausta decisione è stata assunta non solo senza la necessaria conoscenza del progetto e la verifica dei presupposti minimi - che qualsiasi persona di buon senso, a maggior ragione se investita di responsabilità nei confronti dei cittadini, riterrebbe imprescindibili - ma in presenza di numerose violazioni di legge e di interessi privati, considerati, evidentemente, prevalenti rispetto all'interesse pubblico che un'opera così impattante non può esimersi dal rispettare. Il nostro Comitato ha chiesto - e in parte ottenuto - l'accesso a vari atti regionali e ministeriali che hanno caratterizzato il percorso burocratico dell'opera. Dall'esame dettagliato del contenuto di questi documenti, e dal rifiuto da parte del Ministero e della stessa Regione - in particolare l'Assessorato all'Industria - di produrre gli atti da noi richiesti, si rilevano numerose e gravissime violazioni delle leggi in vigore sia nazionali che europee e internazionali.
Siamo dunque all'epilogo di questa triste vicenda.
Un lungo periodo che ci ha visto protagonisti nell'opera di divulgazione in tutto il territorio regionale sulle reali verità di questa ennesima, dannosissima  e pericolosissima "opportunità imperdibile".
Pertanto, adesso la parola passerà alla Magistratura competente.
L'impegno di chi ha ancora voglia di proseguire questa assurda battaglia si sposterà quindi nelle aule dei tribunali. Come al solito (vedi caso Quirra), in Sardegna se non intervengono i giudici la maggioranza dei Sardi si dimostra ancora una volta incapace - o peggio, disinteressata - alla difesa del proprio territorio, del proprio futuro e di quello delle nuove generazioni alle quali, purtroppo, si è in procinto di consegnare la Regione più inquinata d'Italia, campione assoluto di malessere, disoccupazione, depressione, nonche' incapace di dare un futuro ai propri giovani, oltrechè bersaglio e crocevia delle peggiori malefatte che ancora si possono realizzare nell'Area Mediterranea....

mercoledì 18 aprile 2012

FERMIAMOLI!!!

Dannosi e inutili gasdotti che sventrano la nostra Terra. Trivelle che violentano le nostre risorse ambientali. Inceneritori a cielo aperto spacciati come occasioni di lavoro "verdi". Potenti quanto costose e inutili macchine, che producono solo campi elettromagnetici, distruggendo l'immagine delle nostre coste. Imprese mafiose spacciate come “opportunità”, che lasciano solo tumori e miseria. Sostegno incondizionato a investimenti che hanno fatto della nostra Isola la regione piu' inquinata d'Italia.....
E chi piu' ne ha piu' ne metta....
E a imporli sono sempre gli stessi che, "governando" ormai da decenni, ci stanno trascinando sull'orlo del pozzo, senza fondo, della miseria, della disoccupazione e della disperazione. Distruggono le nostre uniche e preziose risorse o le svendono al miglior offerente senza nessuna vergogna, senza un minimo di dignità.
Sono i sindacati senza scrupoli. Sono gli amministratori di province, ricettacoli di vergognosi privilegi e clientele. Sono gli amministratori di una Regione governata da folli e da persone profondamente ignoranti. Sono i dirigenti di centinaia di enti inutili, piazzati li grazie a tutto meno che al loro curriculum...
Fermiamoli! O sarà troppo tardi.
Stanno distruggendo la nostra Terra, la nostra cultura, le nostre risorse e la nostra identità.
Anche se non fanno altro che piangere miseria hanno i soldi, tanti soldi, i nostri soldi. Una parte li distribuiscono a pioggia nel loro giro, il resto sono costretti a restituirlo (ad esempio all'Unione Europea), perché non sanno come fare a programmarlo e a spenderlo.
Non hanno idee, non hanno programmi ne progetti. Si limitano a copiare quelli degli altri senza neppure leggerseli, o a ratificare e sostenere, di nascosto, quelli proposti dal mafioso di turno. Non importa di cosa si tratti ne se sia disastroso, l'importante e che sia per lo "sviluppo", la "crescita", la "competitività"; per loro facili slogan, buoni per tutte le occasioni; per noi invece, ormai solo brutti incubi. 
Fermiamoli. Mandiamoli via per sempre. Ne va del futuro nostro e dei nostri figli e figlie.

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Energia, per i sardi la bolletta è più salata 18.04.2012
La Cisl ha provato a stanare la Regione sui contenuti del piano energetico, una sorta di araba fenice che tutti considerano indispensabile ma i cui contorni non sono definiti. In un sistema come quello sardo, unica regione d’Italia a non disporre del gas condannando i propri cittadini a pagare la bolletta più cara in assoluto, alla Regione è stato chiesto di chiarire la “visione politica” sul futuro dello sviluppo. Le domande proposte da Mario Medde, segretario generale della Cisl, e da Giovanni Matta, responsabile dell’Industria, sono rimaste sospese: l’assessore Alessandra Zedda ha fatto il punto sulla situazione esistente e ha dato rassicurazioni sul progetto della metanizzazione ma non ha potuto chiarire che cosa faremo dell’energia prodotta se il sistema non si libera dai freni. «Il Piano», afferma Giovanni Matta, «non può essere solo un dato tecnico perché è parte di una visione politica». Certo non è facile con l’industria regionale ferita, ridotta a una produzione che, al netto delle costruzioni, arriva all’undici per cento del Pil, meno della metà della media nazionale. E senza tenere conto che la freddezza delle statistiche calcola tra gli occupati del settore industriale ben diecimila cassintegrati che hanno perso il lavoro forse per sempre. L’incontro sulla politica energetica mette a confronto sindacato e Regione partendo dai dati dell’Enea a dimostrazione delle anomalie di un sistema dipendente dal petrolio per il 66% e per poco meno di un terzo dai combustibili solidi. All’ultimo minuto si defila il rappresentante di Galsi, la società che deve cambiare il corso della storia portando il metano in Sardegna. L’assenza provoca cattivi pensieri: «La sensazione è che siano stati indotti a non venire», afferma Giovanni Matta. «Anche da parte della Regione notiamo qualche incertezza, c’è l’impressione che non si voglia dar fastidio ai tanti nemici del progetto». Nessuno nomina l’Eni ma in molti sono pronti a individuare nell’ente petrolifero un nemico del gasdotto. L’assessore all’Industria, Alessandra Zedda, smentisce: «Non c’è alcuna incertezza, la Regione sostiene il Galsi e non c’è ritardo. L’ultima conferenza risale allo scorso dicembre e la Regione, in quell’occasione, ha ribadito le scelte fatte. Da qui a pochi giorni ci saranno le intese con lo Stato, entro un anno il quadro sarà definito». Pazienza per gli assessori all’Industria precedenti che avevano assicurato la partenza del gasdotto per l’aprile del 2009, l’importante, a giudizio del sindacato, è che si faccia: «Oltre a colmare la mancanza del metano, è un’opera che solo sul suolo sardo prevede investimenti per un miliardo di euro. Un motivo che da solo, in tempi di magra, non dovrebbe essere dimenticato». Manca il metano, ma l’energia è prodotta in grande abbondanza da 17 impianti idroelettrici, altrettanti termoelettrici cui si aggiungono 31 eolici e 7.630 fotovoltaici. Un surplus che, altra anomalia, non agevola il sistema, anzi sembrerebbe un onere: «I costi di produzione in Sardegna attestano che, nonostante ci siano alcuni impianti alimentati a carbone, un megawatt costi all’origine 109 euro contro una media nazionale di 66 euro». Ecco perché ilpiano energetico regionale dovrebbe risolvere questo problema; per ora sembra puntare buona parte delle possibilità di crescita sulle fonti rinnovabili. Ma i dati esposti da Andrea Fidanza dell’Enea lasciano da pensare anche sul busines dell’energia rinnovabile, sospinta da cospicui incentivi che in realtà defluiscono verso la Cina, massimo produttore di pannelli solari. Mille aspetti da chiarire e su tutti il rebus delle grandi centrali. «Che cosa si vuol fare di Fiumesanto»? chiede Giovanni Matta, «se come si vocifera dovessero subentrare nuovi imprenditori la Regione deve chiedere il rispetto delle intese raggiunte». Nel piano energetico dev’essere chiarito il ruolo della Saras in vista dell revisione delle agevolazioni del governo (il Cip 6), e infine la definizione della questione carbone Sulcis: sarà un risorsa nazionale, visto che Nuraxi Figus è l’unico sito carbonifero del Paese o si perderà»? La risposta può venire solo dal piano energetico della Regione. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

ARBOREA. Il paese intero tenta di bloccare il progetto Saras a S'Ena Arrubia - I No-Gas blindano lo stagno - Comincia la battaglia contro la ricerca del metano (Nicola Pinna)
ARBOREA La protesta è silenziosa, giusto per non spaventare i cavalieri d'Italia. I manifestanti arrivano a S'Ena Arrubia quando nello stagno è in corso una festa: mancano i fenicotteri, ma a dare spettacolo ci pensa il falco di palude. «Questo è un santuario della natura, non è possibile che a pochi metri da questo stagno vogliano installare le trivelle per la ricerca del gas - dice Francesco Guillot, il coordinatore regionale della Lipu - Venire a S'Ena Arrubia, per noi ambientalisti è come fare un pellegrinaggio a Lourdes. Questo è un luogo sacro della natura e lo scenario che si vede stamattina è la vera risorsa da sfruttare». Eppure, proprio qui la Saras è convinta di trovare il gas. Nel terreno scelto per realizzare i pozzi, ieri mattina, c'è stata l'invasione pacifica dei manifestanti. L'invito del comitato popolare l'hanno raccolto in tanti, anche se la pioggia ha scoraggiato una parte della truppa.
IL COMITATO La lotta per l'ambiente, gli abitanti di Arborea, hanno deciso di affrontarla con una tecnica di guerra ecologica. Niente baccano, ma una lunga e silenziosa passeggiata tra le campagne che separano il paese dall'oasi di S'Ena Arrubia, attraversando un'interminabile pista ciclabile e qualche campo di mais. Il secondo atto della battaglia è quello che si combatterà con le carte bollate. «La Regione ha già ricevuto 180 osservazioni contro il progetto - sottolinea il coordinatore del comitato popolare, Davide Rullo - Per il momento l'unico che non si è schierato è il Comune di Arborea, speriamo lo faccia al più presto».
IL CORO DI “NO” Il fenicottero con la maschera antigas è il simbolo della protesta. E ieri mattina tutti si sono presentati con una maglietta stampata appositamente. Ci sono famiglie intere, non solo ambientalisti, nel lungo corteo partito dalla piazza del municipio. Qualcuno si è portato appresso anche il cane e qualcun altro è venuto in bicicletta. Ci sono i cittadini di Arborea, ma in molti sono partiti da lontano: da Oristano e anche da Cagliari. «Siamo pronti alla battaglia per salvaguardare la nostra salute - dice Laura Magnani - Sul progetto della Saras non tutto è chiaro, ma proprio in questi giorni abbiamo visto che danni hanno provocato impianti simili a quello che vogliono realizzare nel nostro territorio».
I DUBBI Quelli che ancora devono essere chiariti sono tutti riassunti in un volantino che i manifestanti si passano di mano in mano. «Questo è un progetto poco chiaro, anzi poco trasparente - attacca il veterinario Angelo Ruiu - La ricerca del gas è incompatibile con la nostra realtà produttiva e con un progetto di sviluppo futuro legato alla terra. Tra l'altro non ci sembra che esistano ricadute positive per la popolazione».
LE AUTORIZZAZIONI Qualche dubbio sul progetto “Eleonora” lo ha avanzato nei giorni scorsi anche il Ministero dell'Ambiente. «Da Roma chiedono che si faccia la Valutazione d'incidenza ambientale perché l'impianto rientra nell'area interessata dal progetto Life Nature, dove nidificano diverse specie di uccelli sotto tutela - spiega la biologa Manuela Pintus - Noi puntiamo ad ottenere anche la Valutazione d'impatto ambientale: per legge non è obbligatoria solo perché le trivelle le vogliono costruire a 180 metri dalla Zona di protezione speciale e dal Sito di interesse comunitario». L'ultimo dubbio lo aggiunge l'ex sindaco di Arborea, Bepi Costella: «Il nostro progetto per la pista ciclabile era stato bocciato perché passava vicino allo stagno. E ora proprio qui vogliono dare il via alla ricerca del gas?».

LA SOCIETA' CIVILE SARDA NON E' PIU' SOLA: NASCE SARDIGNA LIBERA

Sabato 21 Aprile , tutti/e noi impegnati contro la realizzazione in Sardegna del gasdotto GALSI siamo invitati/e alla conferenza Stampa per la presentazione del Movimento Sardigna Libera, promosso da Claudia Zuncheddu. L'incontro si tiene a Cagliari alle ore 10:00, presso l’Hotel Regina Margherita (per visualizzare la mappa clicca QUI).
Conosciamo Claudia ed il suo intenso lavoro che, possiamo dirlo, insieme a pochissimi altri politici sardi è sempre stata in prima fila per cercare di evitare, o di riparare i danni, provocati da una "classe politica" abietta e dedita unicamente al proprio tornaconto personale o degli squallidi gruppi di potere che la sponsorizzano. Accogliamo dunque volentieri il suo invito e assicuriamo la nostra presenza.
Ecco il comunicato stampa.
Dopo tre anni di attività istituzionale a servizio delle lotte dei sardi e della difesa del nostro ambiente, come consigliera Indipendentista della RAS, ritengo che sia giunto il momento di accogliere le fortissime sollecitazioni provenienti da tutto il territorio perché si coordini concretamente questa esperienza in una rete politica di movimento, con una struttura organizzativa agile e democratica. Il tutto per garantire maggiori risposte coordinate, politiche e organizzative, per combattere la crisi economica, sociale e culturale che mai come oggi attanaglia noi sardi rischiando di farci scomparire dal contesto mondiale.
Non possiamo più assistere inermi e disorganizzati alla distruzione delle nostre economie, dei nostri territori e della speranza di una vita migliore e più equa per il nostro Popolo. L’esperienza fallimentare dei partiti politici tradizionali, nati nella crisi della Seconda Repubblica Italiana e nello stesso tempo, i “cloni” che sono nati dalla loro esplosione, riproducendo le stesse contraddizioni che hanno portato al fallimento dei partiti d’origine, sono un segnale inequivocabile della necessità di porre fine alle baronie della politica che sino ad oggi hanno guidato il nostro Popolo e la nostra Terra verso il baratro e la povertà.
Il fallimento politico del modello autonomista è il segnale della necessità di costruire un nuovo modello di pratica politica adeguato ai bisogni delle collettività, dei territori e legata alla storia culturale e politica del nostro Popolo. La nostra è una storia originale e irripetibile che ci fa ancor più dire che “la Sardegna non è Italia”, e che ancor meno siamo disposti ad accettare, passivamente e con l’inganno, di essere una colonia interna all’Italia o il Sud della globalizzazione mondiale. Il fallimento, ormai conclamato, di 60 anni di c.d. Autonomia Regionale, hanno visto il saccheggio delle nostre risorse e il tentativo politico e culturale di annientare la storia del nostro Popolo e della Nazione Sarda, tentativo gestito in prima persona da gran parte della classe politica sarda.
In questi tre anni di attività istituzionale, ogni mia scelta politica, è nata dalle relazioni strette con i territori, per cui il mio ruolo è stato ed è quello di portavoce dei bisogni e delle aspirazioni delle nostre collettività all’interno del Consiglio Regionale (che preferirei chiamare Nazionale) della Sardegna. Ritengo che questo sia il metodo più corretto, più democratico e più giusto per restituire il senso della Politica ai sardi.
Da ciò ritengo di poter affermare che dietro le mie innumerevoli battaglie istituzionali e nel territorio, c’è un movimento di base fortissimo rappresentato da sardi che lottano fuori dalle dinamiche dei partiti, da Comitati di cittadini, da movimenti per la difesa dell’ambiente, del territorio e delle sue economie tradizionali, dei diritti civili, del diritto al “lavoro che non uccide”, per una scuola e una cultura nazionale accessibile a tutti e per la possibilità per i sardi di qualsiasi età di costruirsi il proprio futuro sicuro e dignitoso.
Il Movimento Sardigna Libera nasce da queste esigenze di rappresentanza e dalla consapevolezza che il Popolo sardo, in quanto tale, non può rinunciare alla lotta per la riappropriazione del proprio Territorio, inteso come diritto alla sua stessa esistenza ambientale, economica, culturale e politica. Tutto ciò in un processo politico di ampia partecipazione democratica che porti all’Autogoverno delle collettività, all’Autogestione delle nostre risorse, al recupero e all’affermazione della nostra cultura, in un percorso politico e identitario che conduca alla liberazione nazionale del nostro Popolo, alla sua Autodeterminazione, alla Sovranità e alla costruzione di una Nazione Sarda libera e indipendente nel mondo.
Il progetto politico di Sardigna Libera, condiviso e partecipato nei territori, non solo è già tracciato, ma è in parte concretizzato nell’attività politica che ho svolto e che conduco all’interno della Massima Assemblea dei Sardi.
E’ su queste premesse, che vi invito a partecipare attivamente a questo percorso di costruzione di Sardigna Libera.
Claudia Zuncheddu

lunedì 16 aprile 2012

IL METANO DA UNA MANO A TISCALI. CRONACA DI UNO STRANO CAMBIO DI OPINIONE

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"Il metano dà una mano a Tiscali"
tratto da SASSARI SERA (2006).
 “Life’s a gas”, cantavano i Ramones, celeberrimo gruppo punk americano. Se ne è accorto anche Renato Soru, alla fine: la vita è un gas. Meglio se naturale e a basso costo. Come il metano algerino.Quello stesso metano algerino, tanto caro al suo predecessore Mauro Pili (Fi), che in campagna elettorale Mr. Tiscali aveva indicato come una truffa, se non peggio. Certamente come un progetto strampalato da abortire prima ancora che potesse emettere i primi vagiti. Diventato governatore, Soru si è improvvisamente innamorato del gas, tanto da gettarsi anima e corpo nella corsa al metanodotto Algeria-Sardegna-Italia. Viaggi ad Algeri, trattative diplomatiche serrate, proclami pubblici e tanti misteri: sono questi gli ingredienti del metanodotto alla sanlurese.

Ma facciamo un passo indietro.E’ la fine di novembre del 2001 e pochi giorni dopo, ai primi di dicembre, la Giunta presieduta dal ‘Bel Mauro’ adotta la prima delibera relativa al metanodotto. Il 16 maggio del 2002, il Comitato delle Regioni dell’Unione europea adotta all’unanimità il parere proposto dal presidente sardo, riconoscendo alle regioni insulari la priorità per la realizzazione dei progetti energetici. Di metanodotto si parla anche nel piano energetico regionale, per la cui redazione la Giunta dà mandato all’Università di Cagliari il 2 agosto 2002. La bozza sarà consegnata il 31 dicembre e approvata dall’esecutivo il 28 maggio dell’anno successivo. Nel dicembre del 2002, il Parlamento approva la legge per la progettazione e la realizzazione del metanodotto, su cui saranno riconosciuti diritti ventennali ai soggetti che investiranno nell’opera (è il sistema detto del project financing). Per il triennio 2002-2004 vengono stanziati dal Cipe 223 milioni di euro. I soggetti interessati a prendere parte all’impresa si impegnano a costituire un consorzio denominato Galsi. La dichiarazione di intenti viene sottoscritta da Sonatrach, società nazionale idrocarburi algerina, per una quota azionaria del 40%; da Edison Gas, per il 20%; da Enelpower, società di ingegneria dell’Enel, e da Wintershall, operatore energetico tedesco facente capo al gruppo Basf, con il 15% ciascuno; da Eos Energia, società di trading energetico controllata da Hera, con il 10%. Il 10 dicembre del 2002, la Giunta affida l’incarico per la redazione del piano di metanizzazione della Sardegna alla G. & Fint S.r.l.
Il 29 gennaio del 2003 si costituisce la Galsi S.p.A., in cui entra come azionista anche la Regione.
Le quote sono così ripartite: 36% a Sonatrach, 18% a Edison, 13,50% ciascuna a Enel Produzione e Wintershall, 9% a Hera Trading, 5% ciascuna a Sfirs e Progemisa, le due società con cui la Regione entra a far parte del consorzio. Scopo sociale di Galsi è lo studio di fattibilità per la realizzazione del metanodotto. Il capitale sociale iniziale è fissato in 3 milioni 850 mila euro. Il 25 febbraio del 2003 viene siglato, tra il Ministero delle Attività produttive e la Regione, il protocollo d’intesa per la metanizzazione della Sardegna, che prevede l’aggiornamento dell’accordo di programma quadro già definito. Il 15 aprile si riunisce per la prima volta il Cda della Galsi, di cui è nominato presidente Renato Pozzi, già direttore tecnico di Edison Gas. Il 28 maggio, la Giunta Pili approva il piano energetico regionale, che tra le principali fonti di approvvigionamento indica il metanodotto, la cui entrata a regime è prevista per il 2010. Un anno dopo, il 3 maggio del 2004, la nuova Giunta presieduta da Italo Masala (An) adotta il piano di metanizzazione. Nel testo della delibera, il costo previsto per lo studio di fattibilità per il metanodotto è già salito a 9 milioni 339 mila euro, quasi tre volte il capitale sociale di Galsi.
Di lì a poco, si sarebbe installato in viale Trento Mr. Tiscali, il paladino della lotta contro un’opera che considera inutile e faraonica. Fatto sta che, a pochi mesi dall’insediamento, Soru cambia repentinamente opinione e comincia a organizzare spedizioni diplomatiche in quel di Algeri. La condotta sottomarina è tornata a essere una priorità della Sardegna e per questo il governatore pensa a rafforzare i rapporti di cooperazione con il paese nordafricano anche in altri settori.
L’Uomo di Sanluri si fa accompagnare, nelle sue spedizioni al di là del Mediterraneo, da nutrite delegazioni di imprenditori isolani, sotto l’esperta regia del presidente regionale di Confindustria, Gianni Biggio. Il gossip politico-finanziario narra di delegazioni parallele di Tiscali che, in veste rigorosamente non ufficiale, tratterebbero con il governo algerino la fornitura di servizi internet.
Il 7 marzo del 2005, Soru firma un pre-accordo per l’acquisto di gas dalla Galsi. Il governatore si impegna ad acquistare fino a un massimo di 2 miliardi di metri cubi di metano, da utilizzare sia per scopi civili che per scopi industriali. Durata della fornitura, prezzo di vendita, quantità annuali (il metanodotto avrà una portata di 8 miliardi di metri cubi l’anno), pressione e fasce orarie di fornitura devono ancora essere definiti. Il fabbisogno medio annuo della Sardegna è stimato in 500 milioni di metri cubi. Il 22 novembre, la Giunta delibera direttive, criteri e modalità per il primo bando relativo al progetto di metanizzazione dell’Isola. Nel testo delle delibera viene svelato il punto di approdo del gasdotto: sarà il Golfo di Palmas, nel territorio di San Giovanni Suergiu. Il 30 marzo 2006, l’esecutivo delibera lo stanziamento di 86.432.400 euro di fondi Cipe per finanziare la metanizzazione. Il 21 aprile, di rientro dall’ennesimo viaggio in Algeria al fianco del governatore, il presidente della Sfirs, Giuseppe Busia, rilascia all’Ansa alcune importanti dichiarazioni.
Innanzitutto, l’avvio del gasdotto sarà anticipato: non più l’autunno ma la primavera del 2009. Soru è passato dal voler tirare fuori la Regione dal progetto a premere per accelerare le operazioni. Busia annuncia che il 15 maggio sarà convocata l’assemblea degli azionisti di Galsi per deliberare un aumento di capitale fino a 34 milioni di euro, “con possibilità di crescere perché Galsi si trasformi da società di studio a società che realizzerà il gasdotto”. Sempre secondo il presidente della Sfirs, tutti i soci intendono sottoscrivere l’aumento di capitale e da parte di viale Trento ci sarebbe l’intenzione di accorpare le due partecipazioni azionarie, con la finanziaria che rileverebbe la quota di Progemisa. La Regione intenderebbe inoltre costituire una società per la commercializzazione del metano che, a detta di Busia, “avrebbe buone prospettive di rientro”. Nel corso dei colloqui ad Algeri si è parlato anche della possibilità di posare un cavo sottomarino accoppiato al metanodotto. L’avvocato nuorese assicura che servirà a trasportare elettricità. Insomma, per il governatore il metanodotto non è più una fregatura da evitare a tutti i costi ma un business redditizio in cui gettarsi anima e corpo. Ma c’è chi vuole vederci chiaro.
Il 31 maggio, l’opposizione di centrodestra in Consiglio regionale presenta una mozione, primo firmatario Mario Diana, con cui chiede a Soru di spiegare all’Aula: se il progetto di metanizzazione della Sardegna sarà davvero portato avanti; se l’aumento di capitale di Galsi è stato effettivamente deliberato; se, e per mezzo di quale procedura, a Galsi è già stato assegnato il compito di realizzare l’opera; se la quota di gas che Soru si è impegnato ad acquistare è realmente commisurata al fabbisogno dell’Isola; se corrisponde al vero che accanto al gasdotto sarà posato un cavo per le telecomunicazioni e, in caso affermativo, chi ne sarà il proprietario e chi potrà utilizzarne la capacità di trasporto.Nelle settimane precedenti la presentazione della mozione, infatti, è andata prendendo corpo una voce secondo cui l’approdo del metanodotto verrebbe posto in terreni di proprietà del Casic nei pressi del Porto canale, a un passo dal campus di Sa Illetta. Un cambio di programma rispetto alla prima scelta, che indicava nel Golfo di Palmas la località ideale per l’approdo? L’ultima delibera di Giunta relativa alla condotta per il gas algerino porta la data del 7 giugno. Il testo è piuttosto criptico, ma si parla del fatto che “i soci che hanno concorso alla predisposizione del progetto di fattibilità del gasdotto potrebbero essere quelli più direttamente interessati a curarne anche la fase attuativa” (ma un tempo le opere pubbliche di tale portata non si assegnavano per mezzo di gare internazionali?) e dell’aumento di capitale di Galsi, necessario a coprire le spese dello studio di fattibilità, lievitate, nell’arco di tre anni e mezzo, da 3 milioni 850 mila a 34 milioni di euro. Si parla anche, of course, della possibilità di modificare l’oggetto sociale di Galsi: non più lo studio di fattibilità ma la realizzazione del metanodotto. “Sulla base degli accordi che stanno maturando fra i soci”, sta scritto nella delibera, “appare conveniente permanere nella compagine sociale solo nell’ipotesi in cui si intenda partecipare alla realizzazione dell’opera, per la quale sono stati stimati necessari circa 2 miliardi di euro, che dovranno essere ripartiti tra i soci in ragione delle rispettive percentuali di partecipazione”. Purtroppo, però, Sfirs e Progemisa non posseggono “risorse sufficienti a consentire loro di fare fronte a impegni rilevanti quali quelli ipotizzati”. E allora? E allora la Giunta delibera di “proporre, a partire dal prossimo Dpef e negli atti a esso conseguenti (in particolare nei progetti delle leggi finanziaria e di bilancio), la copertura finanziaria necessaria al sostegno delle attività della Sfirs S.p.A. e della Progemisa S.p.A. coinvolte nell’iniziativa” e “di autorizzare la Sfirs S.p.A. e la Progemisa S.p.A. A porre in essere tutti gli atti necessari al mantenimento inalterato della propria partecipazione nella società Galsi e al sostegno della stessa nel perseguimento dei suoi nuovi obiettivi”.
Il che significa, in estrema sintesi, che la Regione si impegna a cacciare di tasca qualsiasi cifra pur di restare agganciata al progetto del metanodotto.
Quali siano le ragioni che hanno indotto il governatore a cambiare così radicalmente idea, a nessuno è dato saperlo.


*La vignetta e' tratta da L'Altravoce.net

venerdì 13 aprile 2012

ALGERIA: 7 anni di guerra, 50 di indipendenza

Il prossimo luglio l’Algeria festeggera' il cinquantesimo anniversario dalla sua indipendenza, dopo una lunga guerra durata piu' di sette anni, che ha causato centinaia di migliaia di morti. Una vittoria che ha segnato un'epoca e marcato una tappa fondamentale nella lotta del "terzo mondo" contro la dominazione coloniale e la riconquista delle proprie risorse nazionali.
Qual'e' il bilancio di questi anni di indipendenza? Il petrolio e' stato veramente per l'Algeria una "maledizione"? Come mai l'Algeria, per il momento, resta ai margini della "Primavera Araba"? Di queste e di altre questioni si occupa il numero di febbraio scorso di  « Manière de voir », la rivista di approfondimento di Le Monde Diplomatique, interamente dedicata all'Algeria.
L'Algérie fêtera, en juillet, le cinquantième anniversaire de son indépendance, à l'issue d'une longue guerre de sept ans, qui a fait plusieurs centaines de milliers de morts. Cette victoire a marqué l'époque à l'époque et constitué une étape dans la lutte du tiers-monde contre la domination coloniale et pour la reconquête de ses richesses nationales.
Quel est le bilan de ces années d'indépendance  ? Le pétrole a-t-il vraiment été «  une malédiction  »  ? Pourquoi l'Algérie reste-t-elle, pour l'instant, à l'écart des printemps arabes  ? La France a-t-elle vraiment tourné la page de la guerre coloniale menée entre 1954 et 1962  ? Des questions abordées notamment dans le «  Manière de voir  » de février consacré à l'Algérie et dans les articles rassemblés dans ce dossier.

martedì 10 aprile 2012

IL 99% DI ENERGIA RINNOVABILE E’ POSSIBILE ? IL COSTA RICA CON I SUOI 4 MILIONI DI ABITANTI CI E’ RIUSCITO! FINE DI UNA UTOPIA!



Quale prezzo ha pagato il COSTA RICA per raggiungere questo orgoglioso traguardo?? Contro ogni aspettativa infatti pensò bene negli anni ’40 di eliminare il proprio esercito! Il Costa Rica oggi infatti non spende più denaro pubblico per costituire un proprio esercito, che in fin dei conti non servirebbe a nulla considerando che si trova a metà strada tra il colosso degli Stati Uniti ed il Brasile. Quindi con tutti i fondi risparmiati è riuscito ad investire in politiche efficaci. Uno fra i tanti modi per investire il denaro è stato quello di piantare nuove foreste. In pochi anni il Costa Rica è passato dall’essere uno dei paesi con più deforestazione a quello con maggiore tasso di riforestazione e senza che il tutto pesasse sul PIL…e senza mandare in fallimento uno Stato così come si vorrebbe far credere in Italia!!! Le soluzioni esistono cari amici, ma occorre formare una coscienza comune e senza demagogia, ovvero far capire che le risorse energetiche sono l’anima di una economia e che una politica energetica sbagliata rischia inevitabilmente di compromettere tutti gli sforzi EROICI di un popolo oltre che la salute del nostro ambiente!!

COME ORGANIZZARE UN EVENTO INFORMATIVO PER RACCONTARE LA VERITA' SUL GALSI

A tutti/e coloro che ci chiedono come organizzare un evento sul GALSI o sono in attesa di una nostra risposta, che spesso arriva dopo diverso tempo, vorremo chiarire che:
- come sapete siamo tutti/e dei volontari, con mezzi e tempi limitati. Cio' spiega - e giustifica - i ritardi nelle risposte;
- se si vuole organizzare un evento e' possibile farlo a prescindere dalla nostra presenza. Noi
vi forniremo tutte le info e i documenti necessari, incluse slides, filmati, bozze di inviti, di locandine e di comunicati stampa, etc..e, se possibile, parteciperemo volentieri. Vi ricordiamo che nel nostro blog trovate pressoche' tutto cio' che puo' servire per organizzare e condurre una buona iniziativa anche senza la nostra presenza.
- purtroppo non e' possibile proiettare il film "ECRAN DE FUMEE" senza la nostra presenza; cio' sino a quando non avremo l'autorizzazione da parte di Fr3 e i realizzatori. Ma cio' non deve costituire un'ostacolo all'organizzazione di dibattiti e iniziative informative senza il film. Ricordatevi poi che e' sempre nostra cura estendere l'invito alle proiezioni gia' organizzate anche a tutti in comuni, cittadini/e e gruppi dei territori vicini. Vi invitiamo quindi anche a verificare il calendario delle proiezioni che ogni tanto pubblichiamo sul blog.
- Per quanto concerne gli eventi con proiezione del film occorre prenotarli per tempo e, in particolare, avere la certezza che:
* si e' realizzata una efficace azione di informazione sull'evento, anche tramite i quotidiani e le tv locali, oltre a Internet. In relazione a questo punto invitiamo tutti/e a DIFFIDARE senz'altro di facebook che, l'abbiamo capito a nostre spese diverse volte, NON E' AFFIDABILE.
* ci sia una buona affluenza (almeno 80-100 persone);
* saranno presenti cittadini/e interessati/e e/o coinvolti (ad esempio proprietari espropriandi, imprenditori agricoli, gestori di risorse culturali e ambientali, etc.);
* saranno presenti amministratori e politici locali (e' indifferente che siano favorevoli o contrari, anzi, e' preferibile che siano numerosi coloro che lo accettano);
* si possiedono i mezzi tecnici necessari per una buona visione, un buon ascolto e un buon dibattito, anche con proiezione di slides;
* si ha la possibilita' di contribuire ai nostri costi di viaggio (carburante) e, se necessario, di pernotamento (per minimo 1 e massimo 3 persone).
Vi ringraziamo per l'impegno e vi salutiamo.
Comitato ProSardegnaNoGasdotto

venerdì 6 aprile 2012

In piazza per salvare il futuro delle rinnovabili



Salviamo il futuro delle rinnovabili


  Il 18 Aprile in piazza per le energie pulite
Ore 11:00
Piazza Montecitorio, Roma
   
Le fonti pulite stanno cambiando il sistema energetico italiano con vantaggi che diventano sempre più evidenti in termini di produzione (che ha raggiunto il 26,6% rispetto ai consumi elettrici nel 2011), di riduzione delle spese legate al protocollo di Kyoto, di creazione di oltre 100mila nuovi posti di lavoro, ma anche economici complessivi per il Paese e oggi anche di riduzione del costo dell’elettricità nel mercato elettrico all’ora di picco grazie al solare e all’eolico.
Questa prospettiva è in pericolo, proprio perché sta mettendo in crisi i grandi gruppi energetici e gli impianti di produzione di energia elettrica da carbone, petrolio e gas. E’ in corso una campagna mediatica che sta mettendo in luce solo i rischi e gli impatti in bolletta di questa crescita e non gli enormi vantaggi per il Paese, i cittadini e le aziende da una prospettiva di investimento in un modello energetico pulito, efficiente, distribuito. Purtroppo, invece di approvare i decreti attuativi per le rinnovabili termiche e quelle elettriche (fotovoltaico escluso) che si attendono da settembre, ora si parla di tagli radicali degli incentivi per il fotovoltaico con un, nuovo, quinto conto energia e di limiti e tagli per tutte le altre fonti. Soprattutto, si vuole mettere tetti annui di spesa, aste difficilmente efficaci e registri per ogni tipologia di impianto che non sia domestico, togliendo ogni certezza agli investimenti.
Il mondo delle rinnovabili, le imprese nate in questi anni, gli oltre 100mila nuovi occupati, le associazioni di settore e ambientaliste scendono in piazza per contrastare questa prospettiva. Non è accettabile che decisioni di questo genere vengano prese senza un confronto trasparente e una seria analisi costi/benefici. Soprattutto, noi pensiamo che le rinnovabili debbano essere al centro del futuro energetico dell’Italia.
SOS Rinnovabili invita tutti a mobilitarsi, manifestando il 18 aprile a Roma e diffondendo l’iniziativa quanto più possibile.
 SOS Rinnovabili

giovedì 5 aprile 2012

ATTENTI A QUEI DUE!







Ondate di gelo e investimenti congelati per il gas in Italia”

(di Antonio Sileo e Stefano Verde).

“L'inverno passato sarà ricordato come quello dell'eccezionale ondata di gelo e dell'emergenza gas: i consumi giornalieri sono balzati in alto in tutto il continente, in Italia il 7 febbraio hanno toccato il record di 465,9 milioni di mc …” leggi tutto: http://www.firstonline.info/a/2012/04/02/ondate-di-gelo-e-investimenti-congelati-per-il-gas/67d31307-0df9-4a02-a4be-5bc5ee991048


Ogni tanto qualcuno si fa vivo e ce lo ricorda. E di certo non è un caso che si preoccupi del futuro dell’Italia, soprattutto su argomenti riguardanti la dipendenza energetica da altri Paesi e la lentezza della nostra burocrazia, in merito alla costruzione di infrastrutture cosiddette strategiche.
In particolare, tra le righe compilate dai due luminari benefattori (signori Sileo e Verde), si auspica il superamento di qualunque ostacolo burocratico riguardo il gasdotto GALSI - destinato a portare il gas algerino in Europa attraverso la Sardegna - affinché questo provveda a liberarci dalla dipendenza energetica altrui.
Ci sembra però un ragionamento alquanto difficile da comprendere, almeno per noi del Comitato ProSardegnaNoGasdotto, che da quattro anni seguiamo con scrupolosa attenzione - avendo a cuore il bene e l’auspicato benessere della nostra isola e dei Sardi, e nutrendo, a ragione, scarsa fiducia nei confronti dei nostri decisori politici - le dinamiche riguardanti l’infelice progetto, il cui contenuto conosciamo nei dettagli, ed il suo iter amministrativo!
Non è stata certamente la lentezza della burocrazia italiana a rinviare di alcuni anni i tempi di messa in cantiere della struttura - dagli inizi del 2009 all’attuale data di messa in gas prevista per il 2014 - bensì fattori legati a costi e mercati energetici internazionali, nonché dinamiche interne al Consorzio Galsi.
Infatti, la lentissima “burocrazia italiana”, attraverso la pressoché rapidissima acquisizione di pareri positivi dei Ministeri dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, di quello dei Beni e delle Attività Culturali, nonché di quello della Regione Autonoma della Sardegna, ha proceduto in pochissimo tempo all’emanazione del Decreto di VIA (Valutazione d’impatto ambientale), specificando in modo esplicito che la Disposizione attesta la compatibilità ambientale del Progetto GALSI:
“CONSIDERATO CHE il Progetto GALSI rientra tra le infrastrutture per il gas e l’energia elettrica ritenute strategiche dalla Commissione Europea per il conseguimento degli obiettivi della sicurezza e della diversificazione degli approvvigionamenti”.
E successivamente dichiarare quanto segue:
- “PRESO ATTO dell’interferenza dell’opera con aree di pregio naturalistico e aree protette (Aree Umide, SIC/ZPS, Santuario dei Cetacei) e impatto della struttura sugli habitat e la fauna, con particolare riferimento all’interferenza con le Praterie di poseidonia oceanica e gli impatti per l’avifauna e i cetacei; l’interferenza dell’opera con aree archeologiche e beni paesaggistici; l’impatto sulle attività agricole; l’impatto sulle zone transfrontaliere, etc, etc”….


Il Comitato si permette di aggiungere a questo soltanto alcuni dati significativi riguardo al disastro ambientale che si prospetterebbe per la Sardegna e per gli incolpevoli Sardi, qualora iniziassero i lavori di posa del gasdotto Galsi: 300 attraversamenti fluviali; 50 deviazioni di alvei di fiumi; 14 attraversamenti ferroviari e 108 attraversamenti stradali….!!!! E ci fermiamo qui….
Pertanto, in considerazione del risultato sin qui conseguito, ci pare decisamente improprio parlare di lentezza burocratica. Infatti, l’atteso (per voi) ed infausto (per noi) esito è stato ottenuto in tempi esageratamente celeri, nonostante sia stato ampiamente riconosciuto il devastante impatto che la costruzione dell’infrastruttura andrebbe a determinare sull’intero territorio.
Per quanto concerne invece il discorso legato alla dipendenza energetica, ci pare superfluo sottolineare che una infrastruttura di quella portata, così come concepita, non può che condannare definitivamente e irrimediabilmente la nostra autonomia.

Per saperne di più su quei due:
ANTONIO SILEO svolge attività di ricerca presso l’Istituto di Economia e Politica dell’Energia e dell’Ambiente (Iefe) dell’Università Bocconi. Docente in materie energetiche e ambientali in master e corsi di alta formazione.
STEFANO VERDE è Head of Power Trading Desk @ HERA Trading S.r.l – Bologna Area, Italy- Industry Oil & Energy

Galsi. Diana bullat sa proposta de Lai: “Àteru ca referendum. Bosàterus no eis nimancu interessau sa genti trisinada”

(IlMinuto) – Casteddu, 4 de su mesi de arbili – “Su Pd sardu, chentza de connosci su progetu Galsi, ddu difendit i est favoràbili a su cumprimentu suu. Custu nointames a is populatzionis interessadas, de su totu disinformadas de sa graesa de unu progetu, chi bendiu comenti àtera ‘oportunidadi’, s’amostat imbecis un’àteru afàriu malu a is dannus nostrus e de sa Terra nostra. Po straviai totu custu no serbint referendum. Est bastanti aplicai sa lei e impitai su sabiori”. Cun custus fueddus Sergio Diana, de su Comitau “ProSardegnaNoGasdotto”, arraspundit a sa nota firmada de Silvio Lai, publicada unus cantu de diris fait in d-unu cotidianu sardu. In sa lítera oberta su segretàriu de su Pd proponit de introdùsiri una “legislatzioni noa po pigai parti a is scéberus mannus (comenti sa Tav e su Galsi, ndr) e po s’espressai in matéria de trasparéntzia in is istitutzionis e in sa sotziedadi, acotzendi dógnia forma de determinu populari, de is primarias a is referendum”. “Prusatotu po cantu minescit is ‘òperas mannas’ – arremaciat Diana – iat a bastai […] aplicai beni sa normativa natzionali, europea e internatzionali presenti, in manera particulari in matéria de óbrigus de scedas, comunicatzioni e trisinamentu de sa genti de su logu”.
(IlMinuto) – Cagliari, 4 aprile – “Il Pd sardo, senza conoscere il progetto Galsi, lo difende ed è favorevole alla sua realizzazione. Ciò in barba al coinvolgimento delle popolazioni interessate, completamente all’oscuro della reale portata di un progetto che, venduto come ennesima ‘opportunità’, si rivela invece essere un’altra orribile speculazione ai danni nostri e della nostra Terra. Per evitare tutto questo non occorrono referendum. Basta applicare la legge ed usare il buonsenso”. Con queste parole Sergio Diana, del Comitato ProSardegnaNoGasdotto, risponde alla nota firmata da Silvio Lai, pubblicata qualche giorno fa su un quotidiano sardo. Nella lettera aperta il segretario del Pd propone di introdurre una “nuova legislazione sulla partecipazione alle grandi scelte (come la Tav e il Galsi, ndr) e sulla trasparenza nelle istituzioni e nella società, sostenendo ogni forma di decisione popolare, dalle primarie ai referendum”. “Soprattutto in merito alle ‘grandi opere’- ribatte Diana – sarebbe sufficiente […] applicare bene la normativa nazionale, europea e internazionale in vigore, in particolare in merito agli obblighi di informazione, comunicazione e coinvolgimento delle popolazioni locali”.

lunedì 2 aprile 2012

GRAZIE ITALIA NOSTRA!

Una gran bella notizia: anche Italia Nostra, la piu' prestigiosa organizzazione italiana di difesa del patrimonio, si e' schierata ufficialmente contro il GALSI, definendolo una "speculazione". L'ha fatto attraverso la propria Presidente, Alessandra Mottola Molfino, in visita a S.Antioco per affrontare il tema delle energie rinnovabili in Sardegna. Ovviamente, i quotidiani locali si guardano bene dal riportare la notizia. L'Associazione, che da oltre quaranta anni contribuisce a diffondere in Italia la “cultura della conservazione” del paesaggio urbano e rurale, dei monumenti e del carattere ambientale delle città, da prima  insisteva per una modifica del tracciato del GALSI. In breve tempo pero' i suoi vertici si sono evidentemente resi conto  che non serve modificare il percorso di quel dannoso progetto ma di evitare che si realizzi. Infatti, dovunque passa, quella cosa  in Sardegna portera' solo rovina e danni, aggiungendo disperazione laddove e' gia' piu' che sufficiente.
A Italia Nostra vanno i piu' sentiti ringraziamenti da tutti/e noi impegnati da anni per impedire la realizzazione di quell'orribile e dannoso progetto. Ci auguriamo che la posizione di Italia Nostra stimoli la Regione Sardegna ed i comuni favorevoli al GALSI a documentarsi meglio, a riflettere e, finalmente, ad opporvisi con tutte le forze.