Ecco, dal sito di Sardegna Democratica, la presentazione dell'evento organizzato anche da loro il prossimo 20 aprile. Vi invito a leggere anche i commenti (ne evidenzio qui sotto uno a caso) lasciati da numerosi cittadini e cittadine, che non lasciano dubbi su come gli organizzatori dell'evento siano ormai fuori dal mondo. A conferma di ciò vi faccio notare come la nota sottolinei in modo particolare che all'evento "Parteciperanno esponenti di tutte le
forze politiche del centrosinistra", quasi a voler ulteriormente rimarcare la profonda e incolmabile voragine che ormai separa il "centrosinistra" sardo dal resto della popolazione, dai giovani e dai numerosi movimenti e comitati spontanei che, quasi quotidianamente, nasconono e lottano per difendere la Terra, il lavoro e le risorse. Tutta Gente che guarda alle prossime generazioni e non alle prossime elezioni.
Sicuramente il prossimo 20 aprile non mancheranno di andare ad ascoltarli, guardandoli bene negli occhi.
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Venerdì 20 aprile alle ore 16,30 all’Exma di Cagliari si discuterà di Galsi e di metanizzazione della Sardegna. Organizzano Sardegna Democratica, Rossomori, Italia dei valori, La Sinistra, Circolo Lussu di SEL. Vi parteciperanno esponenti di tutte le forze politiche del centrosinistra, fra i quali due ex Presidenti della Regione, Federico Palomba e Renato Soru. L’iniziativa intende riprendere il filo di aspirazioni e battaglie che hanno riguardato la metanizzazione della Sardegna. Una vicenda che rischia nuovamente di impantanarsi, come era accaduto negli anni 80 del 900, quando rilevanti interessi economici lasciarono, unica regione italiana, la Sardegna priva della rete del metano.
Dal pantano si uscì nel 2006 grazie al progetto di gasdotto che dall’Algeria attraversa la Sardegna per raggiungere poi il continente italiano e collegarsi alla rete nazionale, progetto elaborato e sostenuto dal consorzio GALSI (Gasdotto Algeria Sardegna Italia), cui partecipa anche la SFIRS, che si è assunto l’onere dell’investimento, finanziato in parte anche dall’UE.
Prendeva corpo così la vecchia aspirazione della Sardegna di poter contare, come le altre regioni, su una fonte di energia meno inquinante e meno costosa, per imprese e famiglie, dei derivati dal petrolio, cui oggi la Sardegna ricorre per il 75% delle fonti di energia. Su quel progetto, e sulle reti di distribuzione del gas in tutte le aree dell’isola, si è proceduto con passi avanti e con momenti di stallo, uno stop and go che ha portato a un ritardo di almeno 5 anni, dato che l’inizio dei lavori era previsto per il 2009 e la conclusione con immissione del gas in rete nel 2012.
Le ragioni del ritardo sono molte e non tutte comprensibili. Quello che è chiaro è che, accanto a interessi favorevoli alla realizzazione dell’impianto, ne esistono altri che si muovono in direzione opposta e che rischiano di avere la meglio se le ragioni della Sardegna non vengono ribadite con forza e con convinzione.
Ora siamo di fronte ad una nuova spinta in avanti, visto che il 22 dicembre scorso la conferenza dei servizi fra gli enti interessati ha concluso il lungo iter procedurale e ha stabilito per il 2014 la nuova data per l’inizio dei lavori. E tuttavia il rischio che il progetto subisca nuove difficoltà e rallentamenti non è affatto scongiurato.
Il dibattito del 20 aprile, coordinato dal direttore de La Nuova Sardegna Paolo Catella, intende rimettere in fila le ragioni forti dell’interesse della Sardegna per la realizzazione del metanodotto, insieme con i vincoli e le prescrizioni necessari per garantire il rispetto delle condizioni ambientali e storico- culturali dell’isola.
Al dibattito interverranno Pietro Maurandi, Lorenzo Mocci, Giampaolo Diana, Federico Palomba, Laura Stochino, Luca Pizzuto, Renato Soru, Gesuino Muledda.
COMMENTO DI: Giuseppe Piga
Cari Amici Il tema del dibattito è interessantissimo, e direi
quantomai opportuno. Mi farebbe molto piacere presenziare, temo che
ciò mi sarà difficile, tuttavia farò di tutto per
esserci, anche perchè avrei alcune cose da dire in proposito.
Argomenti per così dire,in controtendenza. Si capisce però
dall'impostazione "pragmatica" data all'articolo -firmato non
a caso dalla redazione- che la linea sia quella di un sostegno convinto
tanto al progetto, quanto alla filosofia di approvvigionamento
energetico conseguente ad esso, che vedendo nel gas una fonte credibile
e funzionale alle nostre esigenze, dà impulso allo costruzione
del "tubo della discordia". Sostenendo con ciò che il
gas abbia una sua vantaggiosità, evidente e necessaria. Peccato
che se questo-almeno dal punto di vista dei costi legati all'energia-
fosse sicuramente vero negli anni '80, non lo fosse già
più all'alba del cammino del Galsi, oramai sei anni fa, con
l'Accordo firmato dalla Giunta Soru (ahimè). Questo accordo, e
l'Opera che dovrebbe seguirne, nasce purtroppo su presupposti
completamente sbagliati, che non collimano nemmeno in minima parte tanto
con le esigenze dei sardi in fatto di contenimento dei costi, quanto
alle esigenze dell'industria, per non parlare delle ricadute lavorative
e degli sconquassi ambientali. Qualche dato, nell'ordine: -E' stato
stimato che il fabbisogno complessivo del gas in Sardegna tenendo conto
di tutti gli usi connessi corrisponda al quantitativo di SETTE navi
gasiere, reperibile da qualunque mercato dunque potenzialmente
più vantaggioso economicamente, per cui non se ne intravvede la
funzionalità pratica. -Non solo non esiste una rete capillare di
distribuzione del gas, ma le Società che fanno parte del Galsi
non se ne accolleranno il costo. Tale onere, ricadrà sulla SFIRS-
cioè sulla Regione, ossia Noi- e davvero non si comprende dove o
quando mai la Regione- specificatamente la Giunta Cappellacci, e poi chi
gli succederà- riusciranno a reperire i soldi necessari, visto
che la stima dei costi si aggira sui 4 Miliardi di euro (ricordo a tutti
che l'ultima Finanziaria del governo B. ci ha destinato a malapena 300
milioni). Ho detto stima, chisà dove arriverebbe il costo finale,
visti i precedenti. Insomma, ci toccherebbe pagare l'opera con le
tasse, di tasca nostra, con dilatazione dei lavori alle Calende Greche.
-Affinchè sia funzionale alle necessità dell'industria
Sarda, il gas deve costituire un vantaggio dal punto di vista dei costi.
Purtroppo, questo non è così già oggi, e in futuro
ciò non potrà che peggiorare, per ovvi motivi legati alla
sua limitata disponibilità sul pianeta. In questo ambito, le
risorse algerine (sorgente del Galsi) sono state stimate esauribili in
un arco di tempo che, secondo le previsioni più rosee, non arriva
a oltre il 2030. A ciò, si aggiunga il fatto che l'Algeria sta
tentando già adesso, ai più alti livelli politici, di
rivedere gli accordi presi. Questo sia perchè il 90%
dell'apparato produttivo del Paese è mosso dal gas, sia
perchè attualmente- al netto del Galsi- l'impegno di estrazione
del gas destinato agli accordi in essere è superiore alla quota
disponibile, per cui si ha difficoltà a soddisfare il fabbisogno
interno. Figurarsi a rispettare gli accordi: insomma, un bel giorno
potrebbero decidere di..chiudere inopinatamente i rubinetti. Con
inevitabili traersie per il Comparto industriale nostrano e la nostra
fragile occupazione. Dunque, appare fortemente improbabile che quel gas
potrà mai arrivare fino a noi, e a costi regionevoli. (mancu
mali!) -Il Galsi sarà invece certamente fonte di nuova
servitù del territorio imposto ai sardi "nel loro
interesse". Una fascia larga quasi cento metri di territorio, per
oltre 200 km. di percorso verrà alienata, o espropriata ai suoi
legittimi proprietari, per far passare il tubo- in polietilene , dunque
estrememente intaccabile dal calore degli incendi- cancellando
proprietà, mettendo a rischio siti archeologici e/o identitari, e
deturpando il paesaggio, da Porto Botte- vicino a dove abito io- fino ad
Olbia, con larghi tratti del tubo che saranno visibili, dunque
pericolosi e impattanti il paesaggio. Ricordo che
"espropriare"significa dare un piatto di lenticchie- non
adeguata compensazione, che in molti casi sarebbe eventualmente non
quantificabile: quanto vale la vigna dei tuoi avi?- se va bene, ai
proprietari di terreni, aziende, ecc. -Altro dato certo regalatoci dal
Galsi saranno i danni che esso causerà all'ambiente, in primis-
per ordine di importanza- al mare. Il passaggio del tubo causerà
quasi certamente la sparizione delle praterie di Posidonia oceanica,
pianta (NON alga) indispensabile all'intero ecosistema marino (una cosa
nota finanche al più scarso studente di primo anno di Biologia
marina quanto al più incapace dei pescatori). Esse costituiscono
anche uno degli ultimi habitat naturali del Mediterraneo (e
pressocchè UNICO sito in Italia) della Pinna Nobilis, mollusco
bivalve conosciuto dalle mie parti come "nàccara", dal
quale si estraggono filamenti naturali che, una volta cardati e lavorati
secondo un'antichissima tradizione che ancora oggi sopravvive nell'Isola
di S. Antioco, danno origine al Bisso, il filato che nell'Antico Egitto
era destinato solo ai capi più preziosi dei Faraoni. Col
passaggio del gasdotto e i lavori di posa del Galsi, tutto questo quasi
certamente sparirebbe per sempre. E questo senza voler accennare che
sommariamente ai danni che esso comportarebbe per la pesca, e ancor
più per il Turismo. Le spiagge del sud di S.Antioco e quella di
Porto Pino sono tra le più belle e scenografiche della Sardegna.
Metterne a repentaglio la bellezza e l'integrità, mi pare del
tutto inaccettabile! Altrettanto insopportabile mi pare rischiare di
distruggere i fragili ecosistemi paludosi sito di passaggio e
nidificazione di moltissime specie di uccelli, dal falco pescatore-
altrove estinto e qui ancora presente- a fenicotteri, aironi, garzette
ecc. che sono attrazione ambita da qualsiasi "birdwatcher", e
che sarebbero interessati (eufemismo) dal passaggio del Gasdotto che
proprio là prenderebbe terra. O continuare a mettere a
repentaglio la pregiatissima produzione dell'ormai famoso nel mondo
Carignano del Sulcis, uno dei vini più pregiati a livello
globale. Insomma, danni ovunque ci si giri.. -Ricadute lavorative? Zero,
o quasi. Nessuna ditta sarda è coinvolta nella costruzione
dell'opera, e quasi tutta la manodopera- ci scommetto ad occhi chiusi-
non sarà reperita in Sardegna, in quanto gli Accordi non lo
prevedono. Al più, con un pò di fortuna, e magari qualche
"buona parola", ci sarà un pò di lavoro a
livello di Ditte di subappalto, specie movimento e trasporto terra.
Briciole, insomma. Come al solito. Tutto ciò, aggravato dal
fatto che: - Il "VIA" (Valutazione di Impatto Ambientale)
è stato affrettato, con la solita procedura d'urgenza, quindi
plausibilmente fatto con i piedi, il 14 Novembre scorso dalla
Prestigiacomo (una che passerà alla storia come il primo Ministro
alla distruzione dell'Ambiente). Tale "VIA" non prevedeva
NESSUNA analisi certificata dei rischi connessi al passaggio e
all'esercizio del progetto, nè è stato stabilito chi
dovrebbe essere a pagare gli eventuali danni. Voglio vedere, poi, chi si
assumerà colpe e responsabilità eventuali. -Il 22 Dicembre
scorso, come riportato dalla Redazione, "la Conferenza dei servizi
fra gli enti interessati ha concluso il lungo iter procedurale"
alla fase di avvio. Coscenziosamente, il giorno dopo (23 Dicembre) La
Giunta Cappellacci CANCELLAVA improvvisamente il Progetto portato avanti
dal Consorzio CRS-4 relativo alla realizzazione di un impianto di
PRODUZIONE energetica per ciascun polo industriale sardo basato sul
concetto del Solare Termodinamico, ossia il presente ma ancor più
il solido futuro dell'approvvigionamento energetico più avanzato-
e sostenibile- al mondo, peraltro sviluppato dal Nobel Carlo Rubbia
sulla base dell'intuizione descritta da Archimede di Siracusa, che ci
avrebbe permesso- QUELLO SI- di abbattere drasticamente i costi legati
all'energia, liberando le ali del nostro comparto industriale. Un
progetto fortemente voluto dalla Giunta Soru, che però non mi
risulta sia stato sufficientemente posto in risalto da parte di chi
avrebbe dovuto difenderlo a spada tratta(come mi aspettavo
sinceramente)mettendolo all'attenzione, sempre vigile ma in questo caso
assente, dell'Opinione Pubblica, complice il silenzio di tutti i media
(eccezion fatta per il sito di Tiscali, dal quale ho dapprima tratto, e
poi dato l massimo della diffusione in Rete- e che avrei voluto vedere
maggiormente difeso dal nostro Presidente. Cosa di cui mi piacerebbe
chiedergli conto. Anche perchè, come ho detto, avrebbe modificato
sensibilmente, e in meglio, la nostra bilancia energetica, da subito e
per sempre (o almeno per il prossimo milione di anni). Insomma, vedere
questo atteggiamento ben più che pragmatico della discussione,
per non dire velatamente favorevole, proprio nell'area politica e da
quegli uomini che rappresentano per me un riferimento quasi assoluto, mi
lascia completamente sgomento, e incredulo. Possibile che, a fronte di
tutto quanto descritto, ancora non si sia capito che questa strada
è da abbandonare completamente, per fare del progetto Energetico
basato su Solare Termodinamico ed eolico integrati il Cavallo di
Battaglia della prossima Campagna Elettorale??? Il presente, e ancor
più il Futuro della Sardegna passa prima di tutto dalla
Sovranità energetica sostenibile proveniente da fonti rinovabili!
Non dal prossimo paese che ci venderà a caro prezzo- e con danni
potenzialmente incalcolabili- le sue costose risorse da idrocarburi o
gas? Non mi pare che il mio sia un atteggiamento
"integralista"; ciò che ho espresso sono dubbi non solo
leggittimi ma ben fondati e circostanziati, dunque, nel caso non potessi
esserci di persona, mi piacerebbe che fosse il mio amico Gavino a farsi
carico, coscenziosamente e con la buona fede che gli è propria,
dell'esposizione di questi quesiti, pretendendone risposte credibili e
sincere. Come credo avverrà... Nel caso, comunque, attendo
circostanziate smentite. A si biri ;)
...e'indiscutibile che tutto avviene per mancanza di sovranita' e di politici al soldo. la sola condizione per avere la sovranita'credo sia la realizzazione dell'indipendentismo,con il quale si potra'chiudere definitivamente,con la politica dei lestofanti e sporcaccioni. Dopo di che,si potrebbe avviare un nuovo corso politico-culturale e orientarlo verso la valorizzazione COMPATIBILE e DEMOCRATICO delle infinite risorse che questa terra ancora ci offre (...di questo passo e con galsi che ancora incombe... )-
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