venerdì 26 marzo 2010

Le osservazioni del Comitato sulla nuova VAS presentata da GALSI (non ci ha convinto..ecco perchè:)

Oggetto: Avviso al Pubblico del 30 Dicembre 2009, per la presentazione di pareri, istanze e osservazioni relativamente alla costruzione del gasdotto GALSI - Algeria - Italia via Sardegna - Istanze, Osservazioni e Pareri del Comitato ProSardegnaNoGasdotto.

PREMESSA

VISTO l’Avviso al Pubblico del 30 Dicembre 2009, diffuso sul quotidiano “L’Unione Sarda” in data 30 dicembre 2009, in ordine alla presentazione di pareri, istanze e osservazioni riguardo la richiesta, da parte di Galsi SpA, di autorizzazione alla costruzione e all’esercizio, e richiesta di pronuncia di compatibilità ambientale, relativamente alla costruzione del gasdotto GALSI - Algeria - Italia via Sardegna -;

VISTA la documentazione presentata da Galsi SpA, dietro richiesta di integrazione da parte del Ministero dell’Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare, relativamente ad aspetti programmatici, progettuali ed ambientali del progetto del gasdotto GALSI;

VISTO che, in merito all’Avviso sopracitato, chiunque abbia interesse può presentare istanze, osservazioni o pareri sull’opera, in forma scritta e nel termine di 60 (sessanta) giorni dalla data della pubblicazione;

VISTE le disposizioni applicabili relative al diritto comunitario, internazionale e nazionale;

VISTA la Legge 16 marzo 2001, n. 108, denominata “Ratifica della Convenzione sull’accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l’accesso alla giustizia in materia ambientale”, siglata ad Aarhus, in Danimarca, il 25 giugno 1998, e pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 85 del 11 aprile 2001 – Supplemento Ordinario n. 80;

VISTA la Sentenza del TAR Puglia, Sezione I – 08 ottobre 2009, n. 2286, che recita: “Gli artt. 6 e 7 della Convenzione di Aarhus obbligano l’Amministrazione ad informare il “pubblico”, qualora sia iniziato un processo decisionale comportante un impatto sull’ambiente, in modo tale da garantire ai soggetti interessati la possibilità di poter partecipare all’elaborazione di piani, programmi e politiche relative all’ambiente nella fase preliminare e, quindi, in uno stadio in cui tutte le operazioni siano ancora pendenti, cioè all’inizio del processo decisionale. L’art. 2 della Convenzione, nel definire la nozione di “informazione ambientale”, fa riferimento unicamente allo stato dell’ambiente (aria, sottosuolo, siti naturali etc.) e ai fattori (sostanze, energie, rumore, radiazioni, emissioni) che possono incidere sull’ambiente, la salute e la sicurezza umana; ne deriva che non formano oggetto dell’informazione ambientale gli atti e i documenti relativi a fatti che non comportano un impatto ambientale”;

VISTA l'indagine della Direzione Generale della Concorrenza della Commissione Europea sul settore energetico (http://ec.europa.eu/comm/competition/antitrust/others/sector_inquiries/energy/), in cui viene confermata, in modo chiaro e inequivocabile, l'esistenza di gravi problemi e distorsioni del mercato, che colpiscono soprattutto i consumatori e le imprese che “pagano le spese di mercati del gas e dell'elettricità inefficienti e costosi”. In estrema sintesi, tra i problemi specifici rilevati dalla Commissione Europea, figurano: gli elevati livelli di concentrazione del mercato; l'integrazione verticale della fornitura della produzione e dell'infrastruttura, che determina condizioni non paritarie di accesso; la possibilità di collusione tra operatori storici per la ripartizione dei mercati;

VISTA la Relazione dello studioso Giuseppe Floris, inerente la Valutazione dell’Incidenza del gasdotto GALSI nel Golfo di Palmas - Sardegna sud occidentale, allegata alla presente;
CONSIDERATO che il Comitato Sardo ProSardegnaNoGasdotto si è costituito nell’anno 2008 con lo scopo di tutelare la salute e l’incolumità della popolazione della Sardegna e salvaguardare il suo territorio e la sua economia, il suo paesaggio, il patrimonio ambientale e archeologico, l’ambiente rurale, la biodiversità e agro biodiversità e i suoi beni comuni identitari, nonché gli interessi diffusi dell’immagine della nostra isola e della ricettività turistica gravemente minacciati e messi a repentaglio dalla costruzione del suddetto gasdotto GALSI;
CONSIDERATO che lo scrivente Comitato ha interesse a presentare le proprie osservazioni in merito alla realizzazione dell’opera di cui sopra;
CONSIDERATO che il Comitato ProSardegnaNoGasdotto ha richiesto a codesto Ministero una proroga dei termini, in quanto la documentazione integrativa del progetto del gasdotto GALSI è stata resa consultabile solo dal giorno 15 gennaio 2010, e non dal giorno 30 dicembre 2009, come invece indicato dall’Avviso al Pubblico di cui sopra;

CONSIDERATO che alla richiesta di proroga di cui al punto precedente, a tutt’oggi non è ancora pervenuta alcuna risposta;
CONSIDERATO che, nel gennaio del 2009, il Comitato ProSardegnaNoGasdotto, nell’ambito della procedura della VAS - Valutazione Ambientale Strategica - del PEARS - Piano Energetico Ambientale Regionale della Sardegna - ha presentato un testo con Osservazioni e Proposte in merito al progetto del gasdotto GALSI. Tale testo è stato trasmesso sia agli Assessorati regionali dell’Industria, di Difesa dell’Ambiente e agli altri Enti competenti, che alle Province e ai Comuni della Sardegna, con richiesta di pronunciamento. Nel testo in oggetto, allegato alla presente, il suddetto Comitato chiedeva la sospensione dei lavori nel rispetto della tutela dei diritti dei cittadini Sardi, e l’avvio di un processo di informazione e consultazione delle amministrazioni locali e della popolazione, al fine di chiarire e rendere note le ricadute che tale infrastruttura avrebbe sulla collettività e la Regione;
CONSIDERATO che a tali Osservazioni e Proposte, dopo oltre un anno, al Comitato ProSardegnaNoGasdotto non è ancora pervenuta risposta;
CONSIDERATO che dal progetto del gasdotto GALSI e successive integrazioni, si evince che il gasdotto utilizzerà la Sardegna unicamente come luogo di transito verso la Penisola, e che pertanto l’isola costituirà solo una servitù di passaggio;
CONSIDERATO che trattasi di impianto a rischio sanitario, antropico, ambientale, idrogeologico, archeologico, industriale e di incendi boschivi, avente ripercussioni incalcolabili e fonte di potenziali danni mai quantificati ne tantomeno presi in considerazione, per i quali il Comitato ProSardegnaNoGasdotto ritiene sarebbe stato auspicabile indire una consultazione elettorale;

CONSIDERATO che gli impianti di approdo e rilascio del gasdotto GALSI, siti nei comuni di San Giovanni Suergiu ed Olbia, risultano essere dannosi anche per il rilascio di particelle di ossido d’azoto, sostanza notoriamente cancerogena, che andranno a depositarsi nelle aree circostanti, con gravissimo pericolo per la salute umana;

CONSIDERATO che i motivi sopraelencati sarebbero stati sufficienti per fornire una doverosa, corretta e puntuale attività di informazione, al fine di rendere partecipe la popolazione della Sardegna in ordine al progetto del gasdotto GALSI, il Comitato ProSardegnaNoGasdotto evidenzia, al contrario, la puntuale violazione delle disposizioni internazionali, nazionali e comunitarie applicabili in materia che, peraltro, lo scrivente Comitato provvederà a far valere presso tutte le istanze competenti;

Tutto quanto sopra premesso,
Il Comitato ProSardegnaNoGasdotto presenta le seguenti istanze, osservazioni e pareri, in merito alla costruzione del gasdotto GALSI per la parte relativa alla condotta a terra Sardegna:
- Il Comitato ProSardegnaNoGasdotto ritiene che la costruzione del gasdotto GALSI non rappresenti un’opportunità, ma costituisca un problema per la Sardegna. La sua eventuale realizzazione costituirà un ulteriore e inutile sfregio, considerato che il metano in esso trasportato non è destinato ad essere utilizzato nell’Isola che, come è noto, già possiede abbondanti risorse energetiche che le tecnologie attuali consentono di utilizzare a costi ridotti e in quantità illimitate. I numerosi studi e ricerche a disposizione, peraltro, attestano che tali risorse risultano in grado di soddisfare pienamente anche la domanda energetica delle poche industrie energivore rimaste in Sardegna. Per quanto concerne il fabbisogno energetico per usi civili, l’80% delle case delle famiglie sarde non possiede alcun impianto di riscaldamento che potrebbe essere convertito, in quanto la forma di riscaldamento più diffusa nell’isola, anche apprezzata per il clima temperato, è rappresentata dai caminetti e le stufe a legna e/o a pellet, e nelle abitazioni di nuova costruzione, condizionatori e inverter alimentati ad energia elettrica. Peraltro, secondo i dati diffusi da TERNA, negli ultimi 3 anni si è registrata una flessione della domanda di elettricità nell’isola. Dell’1% nel 2008 rispetto al 2007, e con una flessione, nel 2009, del 3% rispetto al 2008. Soltanto nel mese di dicembre, in particolare, la domanda di elettricità nell’isola ha registrato una diminuzione del 7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente.
Lo scrivente Comitato, inoltre, rileva che anche qualora in futuro venissero costruite le reti locali di collegamento al gasdotto, al fine di poter soddisfare il fabbisogno energetico del settore industriale e civile in Sardegna, sarebbe necessario realizzare le centrali di trasformazione in grado di effettuare la conversione in energia elettrica, con ulteriori costi aggiuntivi di tipo economico, sociale ed ambientale;

- Il Comitato rileva che nel progetto del gasdotto GALSI la fornitura di gas sia esclusivamente destinata al mercato italiano ed europeo. Infatti, oltre alla posa di una unica tubazione lunga 272 km. e del diametro di un metro e venti centimetri, che attraversa, sventrandola, tutta la Sardegna da sud a nord, non è prevista nessuna rete di diramazione verso i Comuni locali. Il sostegno finanziario dell’UE, per un ammontare di circa 120 milioni di euro, coprirà solo i costi per la costruzione del gasdotto, ma non quelli dei collegamenti tra questo e le reti cittadine che saranno, invece, a carico delle comunità locali. Pertanto, la Sardegna è destinata a costituire soltanto una servitù di passaggio;

- Il Comitato ProSardegnaNoGasdotto denuncia la mancanza di una accurata valutazione e stima dei costi ambientali e sanitari, destinati a ricadere sulla collettività locale, nonché di tutti i costi esterni prevedibili che, ad oggi, non risultano in alcun modo quantificati ne descritti nella documentazione relativa al citato progetto;

- Il Comitato ritiene che la realizzazione di un’infrastruttura quale il gasdotto GALSI, fortemente impattante, a costante rischio di esplosione, nonché di devastazione dell’intero territorio e delle coste interessate, e di attraversamento di aree protette ed impatto sulle specie ed habitat comunitari, sia durante la fase di realizzazione dell’opera che successivamente, possa compromettere irreparabilmente la bellezza del paesaggio e determinare spropositati e incalcolabili danni al patrimonio dell’isola, che solo in parte vengono di seguito elencati:

a) Compromissione di aree tutelate e ripercussioni sull’ecosistema marino, sulla flora e sulla fauna marina.
Parte del tracciato terrestre e marino e alcuni impianti ad esso connessi ricadono all’interno o in prossimità di numerose aree tutelate a livello comunitario, Siti di importanza comunitaria e Zone di protezione Speciale. Le 7 aree interessate, “Stagno di Porto Botte”, “Stagno di Santa Caterina”, “Altopiano di Campeda”, “Piana di Semestene, Bonorva, Macomer e Bortigali”,” Piana di Ozieri, Mores, Ardara, Tula e Oschiri”, “Campo di Ozieri e Pianure Comprese tra Tula e Oschiri”, “ Isole del Nord Est tra Capo Ceraso e Stagno di San Teodoro”, istituite per la presenza di una ricca biodiversità in habitat e specie animali e vegetali, talvolta rare o addirittura minacciate di estinzione, rischiano di essere compromesse a seguito di: riduzione o frammentazione degli habitat per asportazione della copertura vegetale, con conseguente riduzione dei siti di riproduzione, alimentazione e rifugio per le specie animali; asportazione di specie vegetali endemiche, rare o di importanza comunitaria; impatto sulle specie animali causato dalla produzione di rumori, sollevamento di polveri ed investimenti accidentali (incidenti stradali), nella fase di realizzazione dei lavori.
A tale proposito si sottolinea che lo Studio d’incidenza sulle 7 aree della Rete Ecologica Regionale (SIC e ZPS) interessate, inserito all’interno della VIA, che si conclude con una non significatività dell’incidenza su habitat e specie, non approfondisce alcuni aspetti particolarmente rilevanti. In particolare, non si rileva una caratterizzazione ambientale delle aree interessate dall’intervento che consenta di fare delle valutazioni qualitative e quantitative sugli habitat e sulle popolazioni animali che potrebbero subire degli impatti diretti o indiretti, sia in fase di realizzazione delle opere che successivamente (es: % di habitat sottratti rispetto alla superficie presente) nella fase di messa in funzione dell’impianto. Lo studio si basa esclusivamente sui dati dei Formulari standard. Risultano assenti indagini dirette quali rilievi faunistici e floristici che esaminino i possibili impatti dell’opera su specie particolarmente a rischio (es. Gallina prataiola); assenti le simulazioni dell’opera e assenti modelli di stima della diffusione degli inquinanti e della propagazione dei rumori.
Nello studio ci si limita ad elencare i potenziali impatti e a valutarne la non significatività, ma sulla base di che cosa?

b) Deturpazione e danni al paesaggio di opere impattanti sulle zone costiere.
Le opere impattanti sulle zone costiere, quali la costruzione del terminale di arrivo a Porto Botte (come da relazione allegata “il gasdotto Galsi nel golfo di Palmas - Sardegna sud occidentale”), e la costruzione della Centrale di Compressione di Olbia con il tratto approdo a mare, comportano danni incommensurabili di tipo paesaggistico ambientale, interdizioni e limitazioni alle attività di pesca e alla balneazione, e rappresentano una grave minaccia per il settore del turismo e per la viabilità portuale ed aeroportuale. Inoltre, tali impianti di San Giovanni Suergiu ed Olbia sono dannosi anche per il rilascio di particelle di ossido d’azoto, sostanza notoriamente cancerogena, che andranno a depositarsi nelle aree circostanti, con grave pregiudizio per la salute umana;

c) Espropriazione dei territori interessati.
La costruzione e l’attraversamento del gasdotto GALSI comporta l’espropriazione di terreni privati che saranno gravati da servitù nei 40 Comuni interessati dalla tubazione, e di seguito elencati: S. Giovanni Suergiu, Carbonia, Iglesias, Villamassargia, Domusnovas, Musei, Siliqua, Vallermosa, Villasor, Serramanna, Villacidro, San Gavino Monreale, Sardara, Pabillonis, Mogoro, Uras, Marrubiu, Santa Giusta, Palmas Arborea, Oristano, Simaxis, Ollastra, Zerfaliu, Villanova Truschedu, Paulilatino, Abbasanta, Norbello, Borore, Macomer, Sindia, Semestene, Bonorva, Torralba, Mores, Ozieri, Oschiri, Berchidda, Monti, Loiri Porto San Paolo, Olbia;

d) Deprezzamento dei territori attraversati dal gasdotto.
La fascia di asservimento/servitù del gasdotto GALSI della lunghezza di 272 km. con larghezza variabile fra 40 e 80 m., sarà sottratta all’utilizzo dei cittadini Sardi che non potranno destinare tale territorio ad altri usi. I cittadini vengono quindi penalizzati oltre che dal danno ambientale, anche dal deprezzamento dei territori attigui e dallo svilimento delle attività agricole, agropastorali, commerciali e turistiche già in essere sui territori, nonché il conseguente declino del flusso ed interesse turistico. Tale servitù graverà sulle colture, sull’economia rurale, sul paesaggio e sul territorio, nonché sulle aree protette e sui siti archeologici;

e) Danneggiamento delle colture e taglio delle piante.
Per la costruzione e la posa del gasdotto GALSI, è necessario eseguire uno scavo di circa 3 m. di profondità lungo la fascia di asservimento, per 272 km., nel quale verrà posizionata la condotta. Essa è costituita da una tubazione del diametro di un metro e venti centimetri, in parte interrata e in parte in superficie. Il lavoro di scavo è preceduto dall’apertura dell’area di passaggio la quale dovrà essere tenuta libera per consentire i lavori e la movimentazione dei mezzi pesanti, e nelle aree occupate da boschi, vegetazione ripariale e colture arboree, vigneti, frutteti, pascoli, etc., comporterà il taglio e l’eliminazione delle piante, danneggiando in modo irreversibile le colture e compromettendo l’economia delle produzioni tipiche locali e le attività agropastorali;


f) Danneggiamento delle Produzioni tipiche e perdita di lavoro rurale.
La Sardegna, come buona parte del mondo occidentale sta attraversando una drammatica crisi che ha rivelato il totale fallimento di una politica dell’industrializzazione di una regione prettamente rurale. Il modello del lavoro operaio e delle industrie energivore sembra non rappresentare più una realistica via di sviluppo. Il mondo intero torna a parlare di agricoltura e sovranità alimentare, di valorizzazione del lavoro agricolo. La costruzione del gasdotto GALSI comporterà una ferita e una enorme perdita di molte produzioni agricole e rappresenterà un ostacolo alle attività di allevamento, agricoltura e turismo rurale lungo tutta la fascia di asservimento. Inoltre, così come rilevato anche dal Comune di Paulilatano, il tracciato del gasdotto va ad attraversare proprio quelle aree non montane più dedite, per le condizioni geomorfologiche, alle pratiche agricole. Quindi, se da un lato si tratta, però impropriamente, come più avanti considerato, di aumento di occupazione derivante dalla costruzione del gasdotto GALSI, dall’altro, si dovrà tener conto della perdita sia del lavoro nel settore primario che della possibilità di utilizzo del suolo agricolo a fini produttivi e turistico-ricreativi. L’agricoltura e il paesaggio rurale, peraltro, rappresentano dei beni identitari che questa opera intende compromettere.

g) Quali e quanti posti di lavoro?
L’Accordo relativo al progetto GALSI non prevede la creazione di posti di lavoro destinati ai Sardi. Pertanto, il gasdotto non può costituire un’occasione di occupazione per i cittadini. Al contrario, implicherà irreparabili costi esterni ed ambientali che non sono stati nemmeno presi in considerazione, e destinati a gravare pesantemente sulle spalle della collettività. A margine del Convegno organizzato qualche mese fa a Cagliari da Galsi S.p.A., è stata evidenziata la possibile creazione di circa 10.000 posti di lavoro!
Un conteggio semplicistico e approssimativo che includeva persino il personale addetto alla ristorazione e all’alloggio per gli eventuali operai presenti sul territorio, oltre agli installatori delle caldaie a gas, ipotizzando che tutte le famiglie Sarde decidano immediatamente di convertire i propri impianti di riscaldamento. Queste dichiarazioni, rese dai rappresentanti della citata Società in merito ai posti di lavoro, intesi in questo senso, offendono la serietà e la ragionevolezza dei cittadini.
Sulla base di una indagine effettuata su Internet, nessuna società di ricerca e selezione di personale ha offerto posti di lavoro per nessun tipo di qualifica da impiegare per la realizzazione dell’infrastruttura.
Negli ultimi articoli apparsi sul quotidiano l’Unione Sarda i posti di lavoro sarebbero già stati ridimensionati a 5000.
Mentre sabato 20 febbraio, in una intervista rilasciata e trasmessa dal tg 3 Regione Sardegna delle ore 14.00, l’ Amm.re Delegato della Società Galsi S.p.A., Mohamed Yousfi, ha precisato che saranno 2000 i posti di lavoro resi disponibili nella fase di costruzione del gasdotto.
L’ esperienza di altri luoghi in cui si è proceduto alla costruzione di tali strutture, al contrario, insegna che gli operai specializzati arrivavano già formati e a seguito delle grandi imprese appaltatrici. Pertanto, in base agli elementi forniti da Galsi S.p.A., il Comitato ritiene che la realizzazione della infrastruttura non rappresenti una reale opportunità per la creazione di posti di lavoro sicuri e stabili, e che la esigua mano d’opera che si impiegherà sarà quella riferita ai profili più bassi e sarà limitata nel tempo.

h) Dissesto idrogeologico: attraversamento di fiumi, corsi d’acqua, strade, ponti, ferrovie, acquedotti e condotte.
Lungo il tracciato del gasdotto GALSI si incontrano fiumi e corsi d’acqua che saranno attraversati dalla tubazione stessa. A causa dei lavori è previsto vengano deviati dal loro corso naturale con gravi ripercussioni e rischio di dissesto idrogeologico, e nessuna garanzia circa l’esatto riposizionamento e ristabilimento della situazione preesistente.

i) Percorrenza viaria.
Nel citato progetto sono previsti numerosi attraversamenti: della Strada Statale 131 in diversi tratti, di altre Strade statali e provinciali, di ponti, ferrovie, acquedotti e condotte interessate dal tracciato percorso dal gasdotto GALSI. Ciò comporterà oltre a continue operazioni di scavo e movimentazioni di mezzi, interruzioni e deviazioni del traffico e della viabilità, e disagi agli utenti con conseguenti costi reali che ricadranno sulla collettività. Inoltre, relativamente alle operazioni di scavo lungo tutta la fascia di asservimento per la posa della condotta del citato gasdotto, sono previste la costruzione di recinzioni e di opere murarie di protezione a tale condotta,lo spostamento di pali e linee elettriche e o telefoniche ricadenti nella fascia di lavoro, che comporteranno danni incalcolabili ai territori, gravi disagi, interruzioni dei servizi e costi per la popolazione. Per la realizzazione del gasdotto GALSI, inoltre, sono previste ingenti movimentazioni di mezzi e attrezzature per la predisposizione di piazzole di deposito destinate allo stoccaggio di mezzi, materiali e tubature. Tutto ciò determinerà, oltre al disagio per la percorrenza viaria, una deturpazione del paesaggio, comportando costi reali che ricadranno sulla vita di ogni cittadino.

j) Pericolo e limitazione del traffico aereo civile e militare e del trasporto marittimo.
La Centrale di compressione che dovrebbe sorgere ad Olbia, località Vena Fiorita, rappresenta un pericolo ed un ostacolo per il traffico aereo della città gallurese, principale aeroporto della Sardegna e collocato ai primi posti in Italia per numero di passeggeri. Tra l’altro, porta di accesso verso la Costa Smeralda, famosa ed invidiata in tutto il mondo per la natura incontaminata che fa da cornice a spiagge da sogno. Lo scalo, moderno e avveniristico, al passo dei più moderni d’Europa, garantisce un flusso turistico enorme per l’economia del territorio. Peraltro, l’unico capace di generare economia e ricchezza, dove anche l’annoso e mai risolto problema della disoccupazione è quasi trascurabile. Il Comitato ProSardegnaNoGasdotto ritiene che il gasdotto possa arrecare pregiudizio allo sviluppo di quei territori a vocazione esclusivamente turistica.
Peraltro, la realizzazione della centrale di pompaggio, alta quindici metri, avrebbe conseguenze sulla sicurezza dei voli. A tal proposito, ancora non è stata rilasciata nessuna autorizzazione da parte dell’ Ente Nazionale dell’Aviazione Civile – ENAC.
Anche l’accesso delle navi, in direzione dello scalo marittimo all’interno del golfo di Olbia, soffrirà inevitabilmente della presenza del gasdotto GALSI, peraltro destinato a sbucare in mare in località Le Saline, una zona attigua all’Area Marina Protetta di Tavolara – Capo Coda Cavallo.
Il citato Comitato ritiene che, oltre al danno ambientale e di immagine del paesaggio, i rischi concreti e nemmeno presi in considerazione, derivanti dalla posa del tubo di collegamento del gasdotto con Piombino, saranno molteplici: la diffusione di una immagine negativa del porto; il conseguente abbandono di Olbia da parte del traffico crocieristico a favore di altre località; l’abbandono della “meta” Sardegna da parte di una consistente fetta di clientela, considerata l’importanza dello scalo gallurese, nel quale sono transitati, nel 2009, circa 4 milioni di passeggeri.
Una segnalazione, presentata da parte del Corpo dei Piloti, ha già messo in evidenza le criticità di tale infrastruttura legate alla navigazione in sicurezza nel porto della città.
Inoltre, un’Ordinanza del 1979, ancora vigente, stabilisce che “al fine di garantire l’esercizio in sicurezza della navigazione, nella zona marina del golfo di Olbia, è fatto assoluto divieto di posizionare impianti di qualsiasi natura che possano costituire ostacolo o pericolo per la navigazione”.
L’Autorità Portuale di Olbia, per la salvaguardia del porto, ritiene indispensabile la delimitazione delle zone nelle quali è escluso ogni intervento umano diverso da quello volto alla conservazione ed alla valorizzazione dello stato attuale, con particolare riferimento all’area della peschiera e della miticoltura, con un equilibrio ambientale delicato. Per il Comitato ProSardegnaNoGasdotto, vale la pena rammentare che le imprese censite che si occupano a vario titolo della Miticoltura sono 12, per una media di circa 100 impiegati fissi e circa 60 stagionali. Posti di lavoro che saranno seriamente messi a repentaglio dal posizionamento del gasdotto GALSI.

k) Danneggiamento e attraversamento di siti archeologici.
La Sardegna è la più antica regione d'Italia. Ricca di straordinarie e originali testimonianze archeologiche, lasciate dai popoli che la abitarono fin dal Paleolitico.
Questi segni riflettono una lunga storia, nutrita da avvenimenti, dominazioni e influenze delle più varie. Alla peculiarità dell’ambiente e della natura aspra del territorio, fanno da contraltare la ricchezza e la varietà dei monumenti, che abbracciano un arco di tempo molto ampio: dal periodo preistorico a quello punico-romano, bizantino, giudicale, aragonese-spagnolo, piemontese e unitario, per giungere, attraverso il Novecento, fino a noi. Sono i monumenti della storia più antica dell’isola, insieme alle architetture archeologico-industriali, a dominare e connotare in modo profondo il paesaggio sardo.
Tra scenari incantati, inebrianti profumi della macchia mediterranea ed acque cristalline, i luoghi antichi e magici di questa affascinante isola conservano preziosi reperti archeologici e monumenti eccezionali: le torri megalitiche costruite dal popolo dei nuraghi a partire dal 1600 a.C.
I nuraghi sono più di settemila, per questo l’isola è considerata uno dei più grandi musei archeologici “all’aperto” del mondo, forse proprio il più grande. Sicuramente è un’area del mondo dove i monumenti preistorici, per la loro stessa funzione e conformazione architettonica, e per le caratteristiche di distribuzione nel territorio, sono straordinariamente visibili e numerosi.
Un contesto così interessante e peculiare interessò fin dagli albori dell'archeologia gli studiosi. Attualmente, nonostante la mole dei lavori effettuati, sono numerosi i luoghi di scavo ed i reperti ancora oggetto di studio da parte degli archeologi isolani.
Molto resta ancora da scoprire. Non è svelato il segreto di questa terra generosa dove passato e presente si intrecciano in modo indissolubile. Di una terra, come sottilmente ha osservato Ernst Junger (Terra Sarda), la cui storia e soprattutto “preistoria sono comprensibili per vie che non sono quelle degli studi”, nella quale è ancora possibile “dormire un sonno leggero tra gli atomi dell’atemporalità”.
Durante il percorso di scavo per la condotta del gasdotto GALSI verranno attraversati siti di natura archeologica. Un tratto del tracciato attraversa Paulilatino e Mores, territori notoriamente caratterizzati da un’elevata presenza di strutture archeologiche - si pensi al santuario nuragico di Santa Cristina di Paulilatino e al dolmen neolitico di Sa Coveccada di Mores - in parte non ancora scavate.
Il Comitato ProSardegnaNoGasdotto ritiene che i lavori di scavo necessari alla costruzione del gasdotto GALSI possano recare pregiudizio e comportare il danneggiamento anche casuale di strutture e reperti archeologici, con perdita irreparabile dei beni in sé, e dei relativi contesti culturali, lo studio dei quali è prezioso ai fini dello sviluppo delle conoscenze in campo archeologico in Sardegna.
Pertanto, si chiede come si intenda provvedere alla salvaguardia di beni e reperti archeologici nei casi di ritrovamento casuale o danneggiamento durante il lavoro di scavo; e se sia prevista la presenza di professionisti addetti a intervenire in simili emergenze, operando con il tramite degli uffici ministeriali di tutela competenti.

l) Rischio di esplosioni e attentati terroristici.
Il gasdotto GALSI è destinato al trasporto di metano, il quale per natura è altamente infiammabile e ad alto rischio di esplosione. Esso rappresenta un grave pericolo per la popolazione che si troverebbe minacciata da potenziali incendi ed esplosioni, anche in considerazione dell’elevato numero di fuochi e incendi che purtroppo già affliggono il territorio dell’isola.
Peraltro non è da sottovalutare il pericolo che la Sardegna possa anche diventare obiettivo sensibile per attentati terroristici. Vale la pena ricordare l’esordio del nuovo terrorismo, quello internazionale, cominciato il 5 agosto 1972 nei dintorni di Trieste: un attentato compiuto per mano dell’algerino Mohammed Boudia, colui che in seguito diventerà il leader di Settembre nero in Francia. Mediante l’utilizzo di venti chili di esplosivo, fece esplodere una raffineria, distruggendo un oleodotto e mandando in fumo 250.000 tonnellate di greggio, e producendo danni quantificabili in circa 2,5 bilioni di dollari. Inoltre, al momento non risulta ancora rilasciata alcuna autorizzazione da parte delle Autorità militari della Sardegna, anche in considerazione del fatto che la stazione di compressione di Porto-Botte dista poche miglia dalla base NATO di Teulada dove, come è noto, si tengono periodicamente imponenti esercitazioni militari.

In aggiunta a quanto già descritto, il Comitato ProSardegnaNoGasdotto evidenzia i seguenti elementi:

1) Violazione del diritto internazionale, comunitario e nazionale
Come evidenziato nelle premesse, lo scrivente Comitato denuncia la violazione:
- delle disposizioni internazionali di cui all’Art. 6 e 7 della Convenzione di Åarhus sull'accesso alle informazioni, la partecipazione del pubblico ai processi decisionali e l'accesso alla giustizia in materia ambientale dove, all’allegato 1, vengono specificamente presi in considerazione al punto 14: “Gasdotti, oleodotti e condutture per prodotti chimici di diametro superiore a 800 mm e lunghezza superiore a 40 km”); delle disposizioni di cui alle Convenzioni internazionali di Washington 1973, e di Bonn e Berna 1979 .
- delle disposizioni comunitarie e, in particolare, delle Direttive 2003/4/ CE; 2003 / 35 / CE; 79 / 409 CEE e 92 / 43 CEE);
- delle disposizioni nazionali di cui alla Legge 108 del 2001 di attuazione di Aarhus, e ai Dlgs 195 / 2005 e 120 del 2003; oltre alla violazione delle leggi e dei principi costituzionali in materia di tutela della proprietà privata più diffusamente evidenziate al punto 2;
- Inoltre, il suddetto Comitato ha recentemente rilevato la possibile violazione, da parte del Parlamento Europeo e della Commissione Europea, delle disposizioni di cui al REGOLAMENTO (CE) N. 663/2009 DEL PARLAMENTO EUROPEO E DEL CONSIGLIO del 13 luglio 2009 “che istituisce un programma per favorire la ripresa economica tramite la concessione di un sostegno finanziario comunitario a favore di progetti nel settore dell’energia”. Ciò attraverso l’inserimento, nel medesimo Regolamento, del progetto GALSI, tra quelli considerati finanziabili in quanto in grado di contribuire alla diversificazione e alla sicurezza dell’approvvigionamento energetico per l’Unione Europea. In una Petizione, recentemente presentata al Parlamento Europeo, lo scrivente Comitato chiede alle istituzioni comunitarie chiarimenti circa la volontà di mantenere il sostegno finanziario al progetto, nonostante la recente acquisizione, da parte della società russa GAZPROM, di gran parte del gas che alimenterà il gasdotto GALSI;
- Infine, lo scrivente Comitato ritiene fondamentale evidenziare che, alla luce dei principi e delle disposizioni comunitarie in materia di concorrenza e aiuti di stato attualmente in vigore, la Sardegna non potrà mai beneficiare di tariffe energetiche agevolate rispetto al resto d’Europa. Ciò nonostante la Società Galsi S.p.A. insista nella massiccia campagna pubblicitaria realizzata in Sardegna, nel sostenere “un abbattimento delle bollette energetiche, con risparmi del 30-40% per le famiglie e per le imprese sarde”.


2) Osservazioni inerenti la relazione tecnica
Il Comitato ProSardegnaNoGasdotto rileva, come gli elaborati progettuali del gasdotto GALSI non contemplino un piano particellare, ma solo una planimetria indicante, in maniera approssimativa, il percorso del gasdotto attraverso 40 comuni Sardi.

Fin dalla fase preliminare, è necessario predisporre gli elaborati tecnici di progetto. Ossia:

- Un piano particellare, cioè la planimetria catastale e l’elenco delle ditte catastali, indicanti l’ubicazione e la consistenza catastale e reale delle aree da interessare per la realizzazione dell’intera opera, quindi non solo il gasdotto vero e proprio, ma anche tutte le opere ad esso connesse.

- Nelle planimetrie, con diverse e leggibili simbologie grafiche, le aree da assoggettare a esproprio, asservimento e occupazione temporanea, devono essere perfettamente distinguibili, in quanto assoggettate a diverso regime giuridico ed indennitario.

- Sulla base dell’andamento planimetrico viene redatto l’elenco delle ditte catastali che deve necessariamente contenere i dati censuari di ogni singola particella interessata, ovvero: la ditta catastale, il foglio catastale, il mappale catastale, la superficie catastale; ed inoltre, sempre l’elenco sarà completato con l’indicazione, per ogni mappale interessato, della superficie di occupazione temporanea, della superficie di esproprio e della superficie di asservimento, che ovviamente devono corrispondere a quelle misurabili graficamente sulla planimetria.

Quindi, sulla base di una planimetria catastale ed un corrispondente elenco delle ditte, come sopra sinteticamente indicato, è possibile redigere un Piano particellare che indichi, mappale per mappale, i metri quadri di terreno occupato, asservito ed espropriato, e quindi le indennità corrispondenti dovute.

Per il progetto preliminare questi elaborati possono essere effettuati con indicazioni di massima, cioè senza particolari indagini e formalità, ma ciò riteniamo possa essere interpretato solo per i dati censuari e per le ditte corrispondenti, ovvero le ditte catastali che non sempre corrispondono alla proprietà effettiva. Ma non si può pensare di redigere un Piano, con grossolana approssimazione, per quanto riguarda le superfici e quindi le indennità corrispondenti. Ciò comporterebbe una ipotesi di impegno economico per gli indennizzi assolutamente arbitrario, quindi difficilmente calato nella realtà, con tutte le conseguenze del caso.

E’ quindi necessario effettuare tutti i sopralluoghi preliminari per verificare, con estrema attenzione, i luoghi per la fattibilità del tracciato e l’ubicazione da trasferire correttamente nella planimetria catastale, in modo da conoscere inequivocabilmente quali siano le aree da interessare.

Tracciate le linee degli ingombri sulle planimetrie catastali, è necessario effettuare gli opportuni sopralluoghi per verificare la natura delle aree e la loro consistenza, sia dal punto di vista urbanistico che dal punto di vista della reale sistemazione ed utilizzo da parte dei proprietari possessori.

Ma per poter effettuare detti sopralluoghi è necessario conoscere quanto meno i nominativi catastali dei terreni interessati e, quindi, avere un piano particellare, seppur di massima, che contenga tutte le particelle interessate ed i nominativi ad esse collegati, per poter notificare agli aventi diritto, previo accertamento all’anagrafe degli indirizzi.

Il Comitato ProSardegnaNoGasdotto denuncia che non sono state ancora avviate le procedure per la corretta redazione del progetto e, quindi, per il coinvolgimento dei proprietari delle aree, che rimane un passaggio ineludibile per quanto alto sia l’interesse pubblico dell’opera.

Infatti, per quanto le opere come il GALSI siano considerate strategiche, perchè finalizzate all’approvvigionamento energetico della Nazione, e pertanto usufruiscano di procedure agevolate, non possono essere eseguite senza coinvolgere correttamente la proprietà privata e, quindi, senza eseguire determinati passaggi procedurali, ben codificati dalla normativa vigente in materia di espropriazioni per pubblica utilità, pena la nullità dei procedimenti e quindi anche la sospensione o la non eseguibilità dei lavori, per quanto questi siano di grande e superiore interesse collettivo.

Per quanto sopra, molto schematicamente e brevemente detto, è evidente che prima di procedere alla dichiarazione di pubblica utilità dell’opera, e quindi alla esecuzione previa occupazione delle aree, non può essere elusa la redazione di un puntuale piano particellare di esproprio e/o asservimento e/o di occupazione etc, in quanto sarebbe impossibile stabilire quantità metriche ed economiche, e naturalmente individuare le proprietà delle aree aventi diritto alle indennità.
Naturalmente, quanto sopra è solo un accenno di quanto deve essere eseguito, ma indica dei passaggi procedurali tecnici - amministrativi e giuridici indispensabili, senza i quali la proprietà privata risulterebbe violata ingiustamente, risultando lesi i diritti costituzionali dei cittadini proprietari di beni personali, tutelati dalla legge, vedi per primi l’art. 42 della Costituzione e l’art 834 del codice civile.
3) Incertezza circa i tempi di realizzazione dell’opera.
Il Comitato ProSardegnaNoGasdotto rileva che dopo le prime dichiarazioni rese da Galsi S.p.A., che preannunciavano l’arrivo del gas in Italia entro il 2009, si è poi scivolati verso il 2010. Allo stato attuale, in seguito alle integrazioni al progetto e dopo gli ultimi annunci da parte della Società, risulta che il gas sarà disponibile ad uso industriale nel 2014, e ad uso civile nel 2020. Dal progetto non si evince alcuna calendarizzazione certa dei tempi di inizio e termine dei lavori, ne tantomeno sono previste sanzioni in caso di ritardo.



4) Mancanza di valutazione delle esternalità.
Il Comitato ProSardegnaNoGasdotto denuncia che nel progetto citato non è presente alcuna valutazione e stima dei costi ambientali e sanitati, e di tutti i costi esterni, indotti dalla costruzione e messa in esercizio del gasdotto. Nell’Avviso citato in oggetto, Galsi S.p.A. si limita a dichiarare trascurabili gli impatti ambientali del citato gasdotto, se non limitatamente ai punti di intercettazione e al Terminale di Porto Botte, che in condizioni normali di funzionamento non generano ne emissioni in atmosfera ne rumore. Impatti transitori e limitati nello spazio saranno possibili nella fase di cantiere.

5) Mancanza di informazione
Il Comitato ProSardegnaNoGasdotto ritiene che si stia profilando un enorme abuso, perpetrato alle spalle e sulle teste dei cittadini Sardi, vista la totale disinformazione di tutta la cittadinanza che, invece, sarebbe dovuta essere coinvolta attivamente nella decisione riguardante la realizzazione dell’infrastruttura di cui si tratta. A parere del citato Comitato si tratta di un impianto a rischio sanitario, antropico, ambientale, idrogeologico, archeologico, industriale e di incendi boschivi, per il quale sarebbe stato necessario indire un referendum popolare. Inoltre, un’opera di tale impatto avrebbe meritato di essere discussa con la cittadinanza coinvolta, con i portatori di interesse sul territorio e non meramente con i rappresentanti della politica, metodologia di agire oramai superata dai tempi.
Visto che tutta l’operazione è stata tenuta debitamente nascosta, contribuendo a far emergere inquietanti sospetti riguardo l’esecuzione dell’opera, in collaborazione con altri Comitati spontanei - Mores, Olbia, Berchidda e Carbonia - il Comitato ProSardegnaNoGasdotto si è posto l’obiettivo di portare avanti iniziative di informazione presso le popolazioni locali affinché venissero informate in merito al progetto del gasdotto GALSI e alle implicazioni che esso comporta. In tale contesto, il Comitato ProSardegnaNoGasdotto, ha verificato attraverso gli incontri di informazione e sensibilizzazione ai cittadini in diversi Comuni interessati, che la popolazione non è stata informata dalle autorità locali. Ha verificato altresì che alcuni cittadini si sono improvvisamente trovati picchettati i fondi di loro proprietà, grazie alla connivenza di alcuni amministratori locali, per fortuna non tutti, che hanno consentito l’accesso ai terreni ad “addetti autorizzati” del Galsi S.p.A.
Pur tuttavia, il suddetto Comitato ha rilevato come dalle integrazioni progettuali, si evinca l’avvenuto spostamento del tracciato del gasdotto, da parte di Galsi S.p.A., dietro richiesta di alcuni privati proprietari di fondi interessati dall'attraversamento. Da ciò è facilmente deducibile che essendo state accolte le loro rimostranze, l’asservimento derivante dal tracciato è stato spostato su altri terreni di proprietà, “in casa d'altri”, senza peraltro che questi ne venissero informati.


Pertanto, alla luce di quanto sopra descritto il Comitato ProSardegnaNoGasdotto,


CHIEDE
• Che non venga concessa l’autorizzazione alla costruzione e all'esercizio del gasdotto GALSI ponendo termine, con esito negativo, alla procedura autorizzativa in corso.
• La revoca definitiva dell’accordo bilaterale, siglato il 14/11/2007 tra primi ministri di Italia e Algeria, che sancisce e definisce i rispettivi impegni per la realizzazione del gasdotto GALSI;
• L’annullamento dell’Intesa Istituzionale di programma tra il Governo italiano e la Regione autonoma della Sardegna - accordo di programma quadro - sulla metanizzazione della Sardegna, siglato a Roma il 20 dicembre 2006.

Comitato
ProSardegnaNoGasdotto

5 commenti:

  1. salve,
    io sono uno di quei proprietari che hanno subito la modifica del tracciato originario. ne sono venuto a conoscenza in modo casuale, grazie all'iniziativa dell'Ing. Adriano Aversano, che ha svolto una assemblea pubblica nel comune di Carbonia per sensibilizzare la cittadinanza sulle conseguenze della realizzazione del gasdotto. La cosa veramente assurda e intollerabile, è che il tracciato originario attraversava terreni agricoli seminativi, quindi con colture annuali e con una presenza di querce da sughera minima, invece ora il tracciato attraverserà per 3/4 il mio vigneto di Carignano del Culcis, di 3 ettari di estensione, iscritto all'albo dei vingeti d.o.c. con alle spalle 40 anni di attività (per chi non si intendesse di vigneti, specifico che più un vigneto invecchia e maggiormente sara pregiata la sua produzione, quindi maggionre redditività). Ora, sarà anche vero come dicono che ripiantumeranno il vigneto, ma 40 anni di vecchiaia e di uva pregiata non sarà possibile riprodurla, se non aspettando altri 40 anni, in più i danni economici non saranno limitati al momento dell'espianto, ma avrò danni per parecchi anni fino al raggiungimento della produzione di un nuovo vigneto, dai 3 ai 4 anni. Io non voglio i risarcimenti, voglio il mio vigneto cosi come è. Se fosse vero che le ricadute economiche del galsi dovrebbero essere positive, per ora, almeno per me, sono negative, siamo in perenne crisi occupazionale e in questo modo la riduaciamo ulteriormente, ma tanto che se ne frega, che decide dorme sogni tranquilli con il portafoglio pieno, ma io non ci sto, anche perchè uno dei principi che il galsi si è posto è quello di limitare i danni alle colture pregiate; è evidente che qualcuno in fase di riprogettazione ha scordato questo principio, perchè spostare da un seminativo, ad un vigneto pregiato ne è la dimostrazione. in conclusione io penso che sia necessario mobilitare maggiormente la stampa, e per quanto mi riguarda sto cercando di attivarmi per riportare il tracciato alla condizione originaria anche se devo dire che mi sento un topolino in un mondo di giganti e inarrivabili burocrati. di sicuro farò di tutto per proteggere il mio vigneto, che è il mio lavoro e il mio sostentamente, mostrerò i denti come fanno i cani quando cercano di togliergli il cibo dalla bocca, perchè per me è questo che stanno facendo. grazie per l'attenzione.
    enrico
    enricoesu@alice.it

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  2. ma io dico pure nel nord italia avranno avuto questi problemi? e come mai loro hanno il metano e solo la sardegna e succube del gpl che la saras ci fa pagare con ste maledette bombole a caro prezzo siamo un popolo di piagniucoloni pensiamo solo ai nostri interessie non che il metano posa far nascere nuove realta produttive utili a tutti

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  3. Caro lettore anonimo, ti ringraziamo per il tuo commento che abbiamo letto con attenzione. A nord come a sud tutti abbiamo i nostri seri problemi. Un problema che di certo non abbiamo in Sardegna è proprio quello delle fonti di energia; avrai senza'altro letto proprio oggi che, addirittura, sulle nostre inesauribili e non inquinanti fonti energetiche ci fanno grossi affari speculatori senza scrupoli. Un problema che non abbiamo è anche quello dell'inquinamento ma, ti assicuriamo, la speculazione sta facendo di tutto per sporcare la nostra Isola. Nel resto d'Italia hanno il metano sin dagli anni 80. All'epoca era senz'altro una fonte energetica alternativa importante e meno inquinante delle altre. Adesso è ormai superata e, sempre la speculazione (usiamo questo termine per non fare nomi e cognomi), non riuscendo più a piazzare gasdotti in paesi civili, vuole fare il business in Sardegna. Caro lettore, non ne abbiamo bisogno. Le poche industrie energivore che ci restano hanno, dove esistono, distrutto il nostro territorio, portato morte e malattia in cambio di pochi e instabili posti di lavoro. Qui l'industria non serve. siamo una terra ricchissima di risorse, anche se ci hanno fatto credere il contrario.
    Un caro saluto
    Sergio Diana

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  4. io penso che, chi si oppone a questo progetto ha paura alla modernizzazione,e che vuole vivere senza cambiare o andare avanti..Secondo me le imprese riuscirebbero a svilupparsi meglio con l'energia a basso costo e anche i cittadini sardi ne giovirebbero sul prezzo del gas. Speriamo che il gasdotto venga fatto al piu presto. w La Sardegna

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  5. Caro Lettore ti ringraziamo per il tuo commento.
    Come sai il processo di gasificazione dell'Italia è iniziato negli anni 80. Oggi si accorgono che mancava la Sardegna! Dagli anni 80 ad oggi sono state sviluppate numerose nuove tecnologie che ci consentono di soddisfare il nostro fabbisogno utilizzando le risorse che abbiamo in abbondanza: il sole e il vento. Oggi sono i gasdotti ad essere considerati tecnologie superate. Il problema è che trasportano gas che, come il petrolio, è nelle mani di gente senza scrupoli che ha tutto l’interesse a che il Pianeta continui a dipendere da loro. Ma tutto questo non ha nulla a che vedere con la modernità!
    Le imprese avranno dei vantaggi? Ammesso che il gas riesca ad arrivare a loro (ti ricordo che il galsi passa solo in Sardegna ma se non abbiamo i soldi per appiccicarci a quel tubo noi gas non ne vedremo un bel nulla) ti chiedo, quali imprese? L’alcoa? Eurallumina? Seminano disperazione e inquinamento e tu vuoi continuare ad alimentarle? E ti domando: di quanta energia hanno bisogno gli agriturismi? Di quanta energia hanno bisogno gli alberghetti diffusi nei nostri villaggi? Di quanta energia necessitano piccole aziende che trasformano gli impareggiabili prodotti che ci da la nostra Terra? Quanta energia occorre per far funzionare una piccolo distretto tessile che lavora e guadagna con la bellezza dei nostri tappeti? Di quanta energia hanno bisogno i piccoli laboratori che producono quei gioielli che il mondo ci invidia? Di quanto gas abbiamo bisogno per rendere la Sardegna un’Isola biologica dove si viene dal resto d’Europa a riscoprire il vero sapore della frutta e della verdura? Quanta energia occorre per valorizzare il silenzio che in altre parti del mondo viene venduto a caro prezzo ai depressi delle grandi metropoli? Occorre molta energia per riprenderci la gestione delle nostre coste e del nostro mare? Quanti kw occorrono per valorizzare la nostra cultura e la nostra civiltà millenaria, creando centinaia di occasioni di lavoro?

    Poca, poca energia, e viene tutta dai sardi e dalle sarde oneste, dal nostro sole e dal vento che ci rimane.

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