Isolamento,
insabbiamento, logiche occulte...Tutto tranne: speculazione,
strumentalizzazione a fini politici e imposizione dell'ennesima,
inutile, servitu' ai danni della Sardegna. I tuoni che giungono da
Strasburgo, ad opera dell'ennesimo Europarlamentare-per caso, frutto
della beneficenza di un partito italiano, risultano in linea con quelli
della gran parte della "classe politica" isolana che,
stretta nella morsa di una affrettata campagna
elettorale, si avvinghia al GALSI "progetto di importanza strategica". GALSI, GALSI e ancora GALSI, dunque! Facile slogan per "politici" a corto di idee e per amministratori senza programmi ne scrupoli. Per i
pochi sfortunati che si sono presi la briga di leggersi il progetto si tratta invece dell'ennesima e inutile servitu'. Così è anche per
la gran parte della popolazione della Sardegna. Regione allo stremo, assediata ormai da anni da rapaci energetici e stanca di veder buttar via i propri
quattrini in dannose speculazioni - rigorosamente in nome della mitica "creazione di
occupazione", della "crescita", dello "sviluppo" e
della "competitività - chiede solo di
essere lasciata in
pace e di decidere il proprio destino, anche energetico, usando il
cervello e non i pruriti elettorali di "politici" destinati
all'estinzione. La stampa odierna farfuglia così di "accuse pesanti come macigni" rivolte all'Unione Europea che, peccato , non e' composta solo da italiani e dove gli italiani
contano poco o nulla. Chi le lancia non solo non conosce il progetto ma fa finta di non sapere che, se l'UE ha deciso che il GALSI non e' piu'
strategico ci sara' pur qualche motivo, sicuramente diverso da quelle logiche occulte che l'Europarlamentare-per caso, da buon italiano, conosce perfettamente.
In realtà, al resto dell'UE non piace regalare ad una societa' privata (quale e' appunto la GALSI SpA) i soldi dei contribuenti europei. Fenomeni come GALSI e Stretto di Messina SpA li lasciano agli italiani.
In realtà, al resto dell'UE non piace regalare ad una societa' privata (quale e' appunto la GALSI SpA) i soldi dei contribuenti europei. Fenomeni come GALSI e Stretto di Messina SpA li lasciano agli italiani.
LA NUOVA SARDEGNA del 17 gennaio 2013
Trasporti e infrastrutture: Uggias: «Senza il Galsi perdiamo un miliardo di euro»
OLBIA
- Niente Galsi per la Sardegna che ora sul fronte delle reti
energetiche rischia l’isolamento. Ieri mattina a Strasburgo, durante la
seduta del Parlamento europeo, Giommaria Uggias (Idv) ha lanciato accuse
pesanti come macigni: «Stiamo assistendo a una vera e propria truffa
internazionale ai danni dell'Unione europea, dell'Italia e dei sardi.
Una spietata spartizione di interessi finanziari che impedisce a una
intera regione di avere energia a un costo pari al resto dell'Europa».
Del progetto Galsi si è parlato a Strasburgo perché il Parlamento ha
approvato una risoluzione sul «ruolo della politica di coesione
nell'attuazione della nuova politica europea in materia di energia». «In
pratica - ha semplificato Uggias - entro il 2015 nessuna regione
dell'Ue dovrà restare isolata rispetto alle reti europee del gas e
dell'elettricità. Si tratta di un obiettivo ambizioso indicato nella
risoluzione approvata oggi che rispecchia pienamente il significato
delle politiche di coesione al quale stiamo lavorando per il periodo di
programmazione 2014-2020». Il problema è che, alla luce
dell’insabbiamento del progetto Galsi, la Sardegna rischia di restare al
palo, completamente isolata dalle reti energetiche. «E questo -
aggiunge Giommaria Uggias - nonostante siano stati stanziati centinaia
di milioni di euro per il progetto Galsi, che mira alla realizzazione di
un gasdotto destinato all'importazione di gas naturale dall'Algeria
all'Italia continentale attraverso la Sardegna. Un progetto di
importanza strategica da anni bloccato da logiche occulte». Nel rilevare
la concreta fattibilità di un progetto alternativo che colleghi la
Sardegna e la Corsica al continente italiano, l’europarlamentare sardo
lancia l’allarme: «Stiamo lasciando inutilizzato nelle casse pubbliche
quasi un miliardo di euro, mentre la disoccupazione assume dimensioni
sempre più drammatiche e le imprese sono condannate al fallimento.
Questa è un'offesa nei confronti dei cittadini, delle imprese e
dell'economia di un'intera regione. Quelli del settennio 2014-2020,
infatti, saranno gli unici fondi che circoleranno nell'Unione europea in
ambito energetico e infrastrutturale per cercare di raggiungere gli
obiettivi che ci siamo prefissati con la strategia Ue 2020. Perdere
questo treno sarebbe gravissimo».
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