Lo scorso 28 giugno, il consorzio che controlla il giacimento di gas
dell’Azerbaigian Shah Deniz ha annunciato di aver scelto il gasdotto
Trans Adriatic Pipeline (Tap) – attualmente in fase di progettazione –
per le future esportazioni di metano azero verso l’Unione europea. Come
abbiamo spiegato in un articolo precedente,
la decisione ha affossato definitivamente il progetto del gasdotto
Nabucco, che era in competizione con il Tap per l’accesso alle risorse
metanifere dell’Azerbaigian. Con tutta probabilità, la costruzione del
TAP avrà un’altra conseguenza sulla geopolitica dei gasdotti riguardante
l’Italia: il definitivo tramonto dei piani per la costruzione del
gasdotto Algeria Sardegna Italia (Galsi). L’arrivo del gas azero sul
mercato italiano, insieme agli alti costi di realizzazione del corridoio
energetico algerino, renderebbe antieconomica la costruzione di un
metanodotto tra l’Algeria e il nostro paese.
Galsi: progetto e finalità
Il consorzio societario del Galsi venne costituito nel febbraio 2003.
La compagnia algerina Sonatrach detiene il 41,6% delle quote, mentre il
restante 58,4% è ripartito tra le italiane Edison (20,8%), Enel
(15,6%), Hera (10,4%) e la Sfirs (11,6%), che è controllata dalla
regione Sardegna. Tra le società fondatrici c’era anche la tedesca
Wintershall, che però è uscita dal consorzio nel febbraio 2008. Dal 2007
collabora al progetto anche Snam Rete Gas, che dovrebbe costruire la
parte sarda del gasdotto.
Il Galsi dovrebbe trasportare 8 miliardi di metri cubi di gas
algerino all’anno. Il gasdotto partirebbe dalle coste algerine e
raggiungerebbe la Toscana dopo aver attraversato la Sardegna per circa
300 chilometri, da sud-ovest a nord-est. Sono previste due sezioni
offshore del gasdotto: la prima collegherebbe l’Algeria alla Sardegna,
mentre la seconda si diramerebbe dalla città sarda di Olbia per
raggiungere il porto di Piombino. La lunghezza totale del Galsi è di
circa 850 chilometri.
La realizzazione del Galsi avrebbe come obiettivo la diversificazione
delle fonti di approvvigionamento di gas dell’Italia e la
metanizzazione della Sardegna, unica regione non collegata alla rete del
gas nazionale. La Commissione europea ha riconosciuto il gasdotto come
uno dei progetti infrastrutturali prioritari in campo energetico e ha assegnato un finanziamento di 120 milioni di euro per la costruzione.
Costi e impatto ambientale
Ancor prima che si materializzasse la competizione del gas azero, il
progetto Galsi era stato messo in dubbio dagli alti costi di
realizzazione, che la Commissione europea stima intorno ai 3 miliardi e
635 milioni di euro. La costruzione delle sezioni sottomarine del
gasdotto è particolarmente dispendiosa. Il Galsi raggiungerebbe una
profondità massima di 2885 metri e sarebbe così il gasdotto più profondo
al mondo.
Il progetto Galsi si è poi scontrato con le proteste degli
ambientalisti e della società civile sarda, secondo cui la realizzazione
del gasdotto avrebbe un impatto ecologico troppo alto. Sul suo sito web,
il comitato No Gasdotto Galsi sostiene che il progetto implica la
deviazione di 50 fiumi e la costruzione di oltre 400 attraversamenti
stradali, ferroviari e fluviali.
Gli studi
del consorzio Galsi sostengono invece che il gasdotto avrebbe una
ricaduta positiva sull’ambiente, in quanto diminuirebbe la dipendenza
della Sardegna da fonti energetiche più sporche (carbone e petrolio) e
contribuirebbe così alla riduzione delle emissioni di anidride
carbonica.
Stop al progetto e prospettive future
A gennaio 2013, il Parlamento europeo ha accolto una petizione del
comitato No Galsi e affermato che continuerà a vigilare sulla decisione
della Commissione europea di sostenere finanziariamente il progetto. La
stessa Commissione ha annunciato che condizionerà i fondi stanziati al rispetto di ulteriori parametri ambientali.
La presa di posizione delle istituzioni europee, insieme al calo dei
consumi di gas nel nostro paese legato all’attuale crisi economica,
potrebbe essere uno dei motivi che, a maggio 2013, hanno indotto la
compagnia algerina Sonatrach a rinviare
ogni decisione sulla costruzione del Galsi fino al 2014 (anno in cui,
secondo il progetto, il gasdotto avrebbe dovuto essere completato).
Quello dello scorso maggio non è stato il primo rinvio; già nei mesi
precedenti la Sonatrach aveva tentato di prendere tempo prima di
impegnarsi definitivamente in un progetto che appare sempre più
antieconomico. La compagnia algerina da tempo si lamenta del fatto che
il governo italiano sembra dare una maggiore priorità ai corridoi
energetici provenienti dalla Russia, in particolare al progetto South Stream, di cui fa parte il colosso energetico nazionale ENI.
Come riportato da alcuni osservatori
nei mesi scorsi, la Sonatrach abbandonerebbe il progetto Galsi se
venisse realizzato anche solo uno dei due gasdotti (South Stream e Tap)
che dovrebbero trasportare gas in Italia dalla Russia e dal Caucaso.
L’annuncio della vendita del gas azero alla Tap lo scorso 28 giugno
potrebbe così aver messo la pietra tombale sul progetto Galsi.
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