Finalmente una bella
notizia, non solo per noi del Comitato ProSardegnaNoGasdotto ma anche
per tutti/e coloro che, in questi anni, hanno condiviso con noi la lotta
contro quell'inutile e dannosa speculazione chiamata GALSI. Una bella
notizia anche per tutta l'Isola, forse finalmente libera da una - tra le
tante - servitu' che ne strangolano l'economia e il benessere.
Il
13 maggio 2014, con l’atto di indirizzo relativo alla metanizzazione
della Sardegna, discusso nella seduta
della Giunta regionale presieduta da Francesco Pigliaru, la Giunta
Regionale ha approvato la delibera che autorizza la SFIRS ad uscire dal
progetto
GALSI, esercitando la clausola di recupero delle somme versate. La
Giunta ha specificato che "non si
tratta di interrompere il processo di metanizzazione, ma di creare un
gruppo di lavoro e avviare immediatamente il confronto con il Governo
per la definizione degli interventi infrastrutturali a carico dello
Stato che permettano in tempi brevi alla Sardegna di avviare la
metanizzazione in modo differente.".
Non
bisogna comunque abbassare la guardia. Abbiamo vinto una battaglia ma
non la guerra, e non ci facciamo illusioni: l'idea del "tubo" che
sventra la Sardegna e' sempre li. Conoscendo la capacita' e la fantasia
di chi si alterna al Governo dell'Italia, non pare ci siano molte
alternative ad un "intervento infrastrutturale" in grado di "metanizzare"
la Sardegna "in tempi brevi", soprattutto in assenza (oltre che di
quattrini) di piani e programmi energetici (sia statali che regionali)
all'altezza del progresso tecnologico sinora raggiunto in materia.
Con
tutta probabilita', l'"intervento infrastrutturale" di cui trattasi non
attraversera' piu' il Mediterraneo per portare da noi il gas - che
gli algerini non ci daranno mai - ma inizia e finisce in Sardegna,
partendo dai rigassificatori alimentati dal gas scaricato dalle navi
metaniere che, attraverso quella che chiamano "la dorsale", ossia il
tubo che sventra la Sardegna da Nord a Sud, andrebbe ad alimentare le
reti di gas cittadino, quelle poche che esistono. In attesa che
trascorrano i "tempi brevi" che ben conosciamo (vedi, ad esempio, la SS
131) continueremo ad inquinare con energia ancora piu' sporca del gas e,
se un giorno questo arrivera' nelle case e nelle aziende, sara' ormai
una fonte energetica superata, costosa o esaurita.
E il tubo e la disperazione resteranno.
Per
adesso, comunque, godiamoci la bella notizia, in attesa di conoscere da
chi sara' composto il "gruppo di lavoro" creato al riguardo dalla
Giunta (ci saranno anche i Comitati di cittadini?).
Intanto
ecco le prime reazioni indignate che giungono dall'altra parte, alle
quali ci sentiamo di commentare solo cosi': "tranquilli, tranquilli, che
tra cinque anni potrete ricominciare con il vostro bel GALSI. Per ora
lasciateci godere di questo "intervento infrastrutturale"!!
COMUNICATO STAMPA
Galsi, Cossa (Riformatori): l’addio al progetto dimostra il pressapochismo di questa Giunta. Abbandonano il Galsi senza avere un’alternativa alla metanizzazione dell’Isola. Il
loro progetto non è rivendicare un diritto ma andare a Roma col
cappello in mano per chiedere di intervenire chissà quando e chissà come
CAGLIARI 13/05/2014. “L’addio
al Galsi senza avere un’alternativa valida è estremamente grave.
Significa che questa Giunta non ha uno straccio di idea su cosa fare per
la Sardegna e tantomeno di come metanizzare l’Isola. Il dilettantismo
può essere letale”. Lo dichiara il coordinatore regionale dei
Riformatori sardi, Michele Cossa, commentando la decisione della Giunta
di dire addio al progetto Galsi.
“Il
problema energia per la Sardegna – dice ancora Cossa – è tra i più
gravi handicap infrastrutturali che la nostra regione deve sopportare.
La decisione dell’esecutivo sul Galsi si ripercuoterà ancora una volta
sulle famiglie e sulle imprese che saranno costrette chissà ancora per
quanto tempo a sopportare costi dell’energia infinitamente più alti
rispetto agli altri cittadini italiani. Il loro progetto non è
rivendicare un diritto ma andare a Roma col cappello in mano per
chiedere di intervenire chissà quando e chissà come”.
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