martedì 17 marzo 2009

Un gasdotto in Sardegna: ne abbiamo veramente bisogno?

A cura di Vale.
Stanno cambiando per sempre il volto della nostra Isola, la stampa non si espone e i nostri rappresentanti tacciono e fanno finta di nulla mentre firmano autorizzazioni e documenti che riguardano il nostro futuro. E’ come un ombra che trama alle nostre spalle, ma che non sparirà, perché è reale e si chiama Galsi.
Si tratta di un consorzio societario, costituito nel 2003, il cui scopo riguarda la costruzione del gasdotto Algeria-Italia, in cui la Sardegna sarà il principale teatro. Questa è l’ultima trovata dei nostri scaltri politici italiani, reputata talmente geniale che destra e sinistra se ne contendono il merito. Il progetto riguarda la costruzione di un enorme gasdotto che sventrerà in pieno la nostra isola. I lavori inizieranno già nei primi mesi del 2009 e si concluderanno alla fine del 2012. Il gasdotto partirà dall’Algeria per approdare a Porto Botte nel golfo di Palmas, in provincia di Carbonia-Iglesias, attraverserà con una tubazione di 1 metro e venti centimetri di diametro, tutta la Sardegna per 272 km fino ad Olbia, per poi rigettarsi in mare fino ad arrivare a Piombino in Toscana. La Regione Autonoma Sarda, contribuirà ai costi con la sua quota societaria del 11,6% per la realizzazione della condotta principale, mentre la sua rete capillare di tubi a ragnatela di collegamento locale con il gas, sono un progetto a parte, che riguarda gli enti locali. Si tratta di un progetto colossale, dai costi impressionanti, il quale necessita di impianti particolari di compressione, di refrigeratori e di essiccatori, all’interno dei quali il gas viene compresso e raffreddato. Tali Stazioni, costituite da migliaia di turbine, flange, valvole e connessioni, comportano un alto rischio di perdite, in alcuni casi volute perchè necessarie, rilasciando cosi gas serra nell’atmosfera, proprio ciò che dovremmo limitare per rientrare nei parametri imposti dal protocollo di Kyoto. In questo modo, invece, siamo già ampiamente fuori. Difatti, tra gli indicatori internazionali, per quanto riguarda la sostenibilità ambientale, l’Italia si colloca all’ 83 esimo posto tra Bali e la Macedonia. Così, mentre tutto il mondo si mobilita e indirizza la scienza verso lo sviluppo di fonti energetiche alternative al petrolio ed ai suoi derivati, tra cui il metano, noi deturpiamo il nostro territorio con impianti vecchi di 50 anni, per avere una fonte di energia che tra 60 o 70 anni sarà esaurita. Senza contare che il gas metano dipende strettamente dalle oscillazioni del prezzo del greggio in quanto si trova, insieme al petrolio, nei grandi giacimenti sotto forma di gas. Ma siamo sicuri di voler dipendere energeticamente da altri Paesi e farci coinvolgere dai sistemi altalenanti di politiche che non ci riguardano? Non possiamo essere così ciechi da non capire da quale parte stanno gli interessi di questo ciclopico e inutile progetto. Forse tutto ciò avrebbe avuto un senso 50 anni fa, solo che all’epoca ai nostri politici non interessava portare il metano in Sardegna poiché considerato troppo dispendioso. Cosa gli avrà mai fatto cambiare idea? Uno dei fatti a noi noto è che il nostro fornitore ufficiale di gas metano, la Russia, non è più tanto affidabile, e, per paura che questi possa aumentare i prezzi o semplicemente chiudere i rubinetti, si è cercato un nuovo fornitore che, guarda caso, è proprio il nostro vicino di casa, l’Algeria, in modo così da mantenere bassi i costi e alti i profitti. Intanto, i nostri politici ce la mettono tutta per farci inghiottire il rospo. Dicono che rispetteranno le aree di maggiore valenza naturalistica e che la presenza del metano sarà un incentivo per l’economia dell’isola. Neanche lo fornissero gratis. Senza contare che tra qualche anno, quando anche il metano sarà quasi esaurito, i prezzi lieviteranno di colpo e accadrà esattamente ciò che sta avvenendo oggi con il petrolio, tralasciando i danni ecologici che avremo inferto al nostro territorio e all’intero pianeta. Il nostro mondo sta volgendo verso il collasso, dobbiamo correre ai ripari ora: il metano non è un evoluzione ma rappresenta un passo indietro. Oggi esistono valide tecnologie per lo sfruttamento delle fonti energetiche rinnovabili e pulite, come l’energia solare, eolica e idraulica. Vi sono già dei Comuni del nord Italia in cui, anche se il sole non è una costante, tramite impianti solari fotovoltaici si riesce a produrre energia sufficiente per i edifici pubblici e illuminazione. Insomma, a noi cosa manca, abbiamo la fortuna di vivere in una bellissima isola circondata dal mare, baciata dal sole e varcata da tutti i venti, l’energia di cui abbiamo bisogno è attorno a noi, è pulita, gratuita e non manda nessuna fattura.

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