Ecco la verita' sull'unica associazione "ambientalista" che in Sardegna sostiene il GALSI. Vediamo perche':
La principale organizzazione ambientalista italiana ha quote in alcune società, come Azzero CO2 che investe sulle fonti rinnovabili grazie anche agli incentivi pubblici e ha come clienti alcuni colossi dell'energia. Oltre ai potenziali conflitti di interesse, c'è il rischio di incompatibilità tra affari e settore non profit di utilità sociale. La replica dell'associazione: "Il nostro impegno concreto è utile a indirizzare le scelte industriali e ambientali del Paese"
Oltre 115mila tra iscritti e sostenitori. Più di 3mila giovani che
partecipano ai suoi campi di volontariato. Tante iniziative a
difesa di natura e territorio. Ma Legambiente
non è solo questo: la più importante e influente organizzazione
ambientalista italiana fa anche business. Su che cosa? Su ambiente
e fonti rinnovabili, con tanto di potenziali conflitti di
interesse. Ma non solo, perché Legambiente è una onlus,
un’organizzazione non lucrativa di utilità sociale. E secondo gli
esperti interpellati da ilfattoquotidiano.it, il docente
di Diritto commerciale all’Università degli Studi di Milano Ugo
Minneci e il consulente su legislazione e fiscalità degli enti non
profit Carlo Mazzini, “una onlus non potrebbe detenere
partecipazioni in grado di garantirle il controllo di società di
capitali, pena la perdita dello status stesso di onlus e delle
conseguenti "agevolazioni fiscali”. Senza contare
che quando non è la stessa Legambiente a fare impresa, ci pensano
diversi suoi dirigenti e consiglieri nazionali ad aggiungere al
loro ruolo di ambientalisti quello di imprenditori.
Azzerare la CO2? Con la srl
è meglio
Per combattere il surriscaldamento globale la soluzione è una: limitare le emissioni di anidride carbonica. Dall’enunciare un sacrosanto principio ambientalista a farci sopra affari il passo è breve. Tanto che il principale braccio operativo di Legambiente si chiama proprio Azzero CO2, una srl con 119mila euro di capitale sociale che offre diversi servizi, dalla consulenza in ambito energetico alla progettazione e realizzazione di impianti che sfruttano fonti rinnovabili. Il business tira, grazie anche a clienti come il colosso Enel, Edison e Sorgenia, tutti attivi nel settore energia.
Per combattere il surriscaldamento globale la soluzione è una: limitare le emissioni di anidride carbonica. Dall’enunciare un sacrosanto principio ambientalista a farci sopra affari il passo è breve. Tanto che il principale braccio operativo di Legambiente si chiama proprio Azzero CO2, una srl con 119mila euro di capitale sociale che offre diversi servizi, dalla consulenza in ambito energetico alla progettazione e realizzazione di impianti che sfruttano fonti rinnovabili. Il business tira, grazie anche a clienti come il colosso Enel, Edison e Sorgenia, tutti attivi nel settore energia.
Legambiente possiede direttamente il 36% della società, mentre il
15% è in mano alla fondazione Legambiente Innovazione,
che per l’associazione si occupa dei premi alle imprese che
sviluppano prodotti innovativi dal punto di vista della sostenibilità
ambientale. Gli altri due soci sono il circolo di
Legambiente ‘Festambiente’ (9%) e
l’associazione Kyoto Club (40%), anch’essi legati
alla onlus ambientalista. I circoli, nello statuto, sono infatti
definiti “organi decentrati di Legambiente”. Kyoto club invece è
un’organizzazione non profit presieduta dal neo presidente di
Terna Catia Bastioli che tra i propri soci ha la
stessa Legambiente insieme a molte società che operano nel settore
dell’energia e alle industrie dell’eolico che fanno parte dell’Anev
(Associazione nazionale energia del vento). Tra i suoi scopi, si
legge sul sito, c’è quello di “stimolare proposte e politiche di
intervento mirate e incisive nel settore energetico-ambientale”.
Fare lobby, insomma, con il supporto di
Legambiente, che in Kyoto club può contare sul vice presidente Francesco
Ferrante, membro del direttivo dell’organizzazione
verde ed ex parlamentare del Pd.
(Infografica di Pierpaolo Balani)
Il ruolo di Legambiente nella gestione di Azzero CO2 è evidente:
tutti i vertici della società fanno parte anche degli organismi
dirigenti della onlus che, va detto, contano più di 400 persone.
Il presidente di Azzero CO2 Giuseppe Gamba è un
membro della presidenza del comitato scientifico di Legambiente,
l’amministratore delegato Mario Gamberale è nel
consiglio nazionale, mentre il consigliere della srl Sandro
Scollato è nel direttivo nazionale e ha sostituito poco
più di un mese fa un altro dirigente di Legambiente, Mario
Zambrini. E gli altri due consiglieri di
amministrazione? Edoardo Zanchini è il vice
presidente della onlus, mentre Andrea Poggio ne
è il vice direttore generale. Azzero CO2, insomma, è una diretta
emanazione di Legambiente.
Niente che l’organizzazione ambientalista abbia mai tenuto
nascosto. Anzi ne ha sempre fatto una ragione di vanto, visto che
secondo i vertici con il business bisogna sporcarsi le mani per indirizzare
le scelte industriali e ambientali del Paese. Il vice
presidente Zanchini, che per Legambiente è anche responsabile del
settore Energia, spiega infatti: ”Quando qualche anni fa abbiamo
creato Azzero CO2, l’idea era quella di promuove il settore
dell’efficienza energetica e delle fonti rinnovabili. Se dobbiamo
cambiare il mondo una parte di questo sforzo dobbiamo farla anche
noi. Ad Azzero CO2 diamo un mandato preciso, di fare campagne che
altrimenti non farebbe nessun altro, come quella per la
sostituzione di coperture di amianto con il fotovoltaico. Il
nostro obiettivo è fare gli interessi del Paese andando nella
direzione delle rinnovabili, non far guadagnare Azzero CO2″.
Ma c’è un rischio. Se da un lato si partecipa alla definizione
delle leggi come maggiore associazione ambientalista
italiana e dall’altro lato si fa impresa, per esempio grazie
agli incentivi alle fonti rinnovabili, si cade nel più
classico dei conflitti di interesse. E si finisce per essere
accusati da altre associazioni ambientaliste, come Italia Nostra,
di essere “una potente lobby con solidi legami con il mondo
economico e con il mondo politico”. Del resto Legambiente
ha radici ben piantate nel Pd, soprattutto
negli Ecodem del suo presidente onorario Ermete Realacci,
e fronde che crescono veloci nella nuova formazione Green
Italia. Mentre diverse industrie, alcune del
settore energia, sono state spesso generose a garantire alla onlus
sponsorizzazioni e partnership.
Dirigenti della onlus in
prima linea
Se non è Legambiente a fare affari attraverso Azzero CO2, a farli, o almeno a provarci, sono diversi suoi dirigenti attraverso altre società. Come nel caso del consigliere nazionale dell’associazione ambientalista Lorenzo Partesotti, che con la sua Solaris negli anni scorsi si è speso invano per la costruzione di un impianto eolico su monte dei Cucchi, sull’Appennino Bolognese. Chi realizzò lo studio di impatto ambientale favorevole al progetto, in quel caso? Ambiente italia, una srl che fino a poco più di un mese fa era socia di Azzero CO2, prima di essere sostituita dal circolo di Grosseto Festambiente. Ambiente Italia è una srl fondata tra gli altri da Realacci, che ha partecipato anche alla nascita del Kyoto club. Realacci a un certo punto ne è uscito, ma tra i proprietari di Ambiente Italia ci sono ancora ben cinque membri del vertice nazionale di Legambiente: Giulio Conte, Duccio Bianchi, Marina Alberti, Maria Berrini e ancora una volta Mario Zambrini, che oltre a essere socio è anche amministratore unico della società. E che cosa fa Ambiente Italia? Oltre a studi di impatto ambientale per la costruzione di impianti eolici per clienti come Agsm e Sorgenia, offre servizi di consulenza al gruppo Salini costruzioni e al colosso del cemento Colacem.
Se non è Legambiente a fare affari attraverso Azzero CO2, a farli, o almeno a provarci, sono diversi suoi dirigenti attraverso altre società. Come nel caso del consigliere nazionale dell’associazione ambientalista Lorenzo Partesotti, che con la sua Solaris negli anni scorsi si è speso invano per la costruzione di un impianto eolico su monte dei Cucchi, sull’Appennino Bolognese. Chi realizzò lo studio di impatto ambientale favorevole al progetto, in quel caso? Ambiente italia, una srl che fino a poco più di un mese fa era socia di Azzero CO2, prima di essere sostituita dal circolo di Grosseto Festambiente. Ambiente Italia è una srl fondata tra gli altri da Realacci, che ha partecipato anche alla nascita del Kyoto club. Realacci a un certo punto ne è uscito, ma tra i proprietari di Ambiente Italia ci sono ancora ben cinque membri del vertice nazionale di Legambiente: Giulio Conte, Duccio Bianchi, Marina Alberti, Maria Berrini e ancora una volta Mario Zambrini, che oltre a essere socio è anche amministratore unico della società. E che cosa fa Ambiente Italia? Oltre a studi di impatto ambientale per la costruzione di impianti eolici per clienti come Agsm e Sorgenia, offre servizi di consulenza al gruppo Salini costruzioni e al colosso del cemento Colacem.
(Infografica di Pierpaolo Balani)
Zanchini in tutto ciò non vede alcun problema: “Siamo felici che
ci sia contaminazione nel gruppo dirigente di Legambiente – spiega
-. Ci sono persone che magari non la pensano come noi, lontane da
noi, ma che sono interessate ai nostri temi e ai nostri obiettivi.
Così facciamo in modo che facciano parte del gruppo dirigente. Noi
cerchiamo di spingere in certe direzioni di cambiamento e quindi
coinvolgiamo esplicitamente anche gli imprenditori”.
Ma così quelli che dovrebbero essere i soggetti controllati dagli
ambientalisti finiscono per essere i clienti dei vertici della
principale associazione ambientalista o, attraverso Azzero CO2,
dell’associazione stessa. E gli affari vanno pure bene. Azzero CO2
nel 2013 ha realizzato ricavi per 4,6 milioni di euro e un utile
di 34mila euro, limitando le conseguenze della crisi e del taglio
degli incentivi sui 6,4 milioni di ricavi e i 136mila euro di
utili registrati nel 2012. Ambiente Italia ha incassato nel 2012
2,1 milioni, con un utile di 129mila euro.
Un sistema di società che
fa business sull’ambiente
Le ramificazioni che partono da Legambiente vanno oltre Azzero CO2. Che infatti possiede al 100% la società di servizi editoriali Qualenergia e quattro srl (Eternet Free 1, Eternet Free 2, Eternet Free 7, Eternet Free Azzero CO2) che fanno affari installando impianti fotovoltaici sui tetti, un business che gode degli incentivi pubblici e che è stato spinto anche dalla campagna di Legambiente ‘Eternet Free’, finalizzata a promuovere la sostituzione di coperture in eternit con celle fotovoltaiche. Eternit Free Azzero CO2, per esempio, nel 2012 ha realizzato impianti per un valore complessivo di quasi 600mila euro, come indicato in bilancio. Azzero CO2 possiede inoltre il 10% in Esco Lazio srl, una società con interessi nel biogas e nel fotovoltaico con ricavi che nel 2012 sono stati di 1,2 milioni di euro e con quote in altre quattro società che operano nel settore energia.
Le ramificazioni che partono da Legambiente vanno oltre Azzero CO2. Che infatti possiede al 100% la società di servizi editoriali Qualenergia e quattro srl (Eternet Free 1, Eternet Free 2, Eternet Free 7, Eternet Free Azzero CO2) che fanno affari installando impianti fotovoltaici sui tetti, un business che gode degli incentivi pubblici e che è stato spinto anche dalla campagna di Legambiente ‘Eternet Free’, finalizzata a promuovere la sostituzione di coperture in eternit con celle fotovoltaiche. Eternit Free Azzero CO2, per esempio, nel 2012 ha realizzato impianti per un valore complessivo di quasi 600mila euro, come indicato in bilancio. Azzero CO2 possiede inoltre il 10% in Esco Lazio srl, una società con interessi nel biogas e nel fotovoltaico con ricavi che nel 2012 sono stati di 1,2 milioni di euro e con quote in altre quattro società che operano nel settore energia.
Una piccola holding, questo è anche
Legambiente. Che è pure socia al 10% di Menowatt GE srl,
una società che si occupa di tecnologie per
l’illuminazione pubblica e per motori efficienti e che
fino alla fine del 2013 era posseduta al 70% da Sorgenia, la
società del gruppo Cir della famiglia De Benedetti
che partecipa all’azionariato della centrale a carbone Tirreno
Power di Vado Ligure, finita al centro di un’inchiesta
della procura di Savona con ipotesi di reato che vanno dal
disastro ambientale all’omicidio colposo. E che dovrebbe pertanto
essere un nemico giurato degli ambientalisti, piuttosto che un
alleato. “Abbiamo fatto dure battaglie contro le centrali a
carbone di gruppi come Sorgenia o Enel – ribatte Zanchini -.
Quando però queste società fanno interventi di efficienza
energetica e di rinnovabili non abbiamo problemi a collaborare con
loro e fare accordi che vanno nella direzione verso cui
spingiamo”. Nessun imbarazzo, dunque, in Legambiente. Del resto
Sorgenia ha sempre garantito alla onlus laute
sponsorizzazioni e tuttora ha in pegno il 14% delle
azioni di Menowatt GE.
Ma i business di Legambiente non finiscono qui. La onlus possiede
anche il 50% di Vivilitalia, una società che si
occupa di turismo sostenibile, mentre il suo circolo Festambiente
ha in portafoglio anche il 40% di Solaria,
un’altra srl attiva nel settore delle rinnovabili. E’ stata invece
chiusa Car Sharing Italia, una srl per il
noleggio di vetture ecologiche messa in liquidazione dopo la
perdita da 206mila euro registrata nel 2009. Da non dimenticare
poi l’Editoriale la Nuova Ecologia, la società
cooperativa promossa da Legambiente per pubblicare la rivista
dell’associazione.
Una onlus che fa impresa?
Per gli esperti è vietato
Favorire le leggi sugli incentivi alle fonti rinnovabili e poi sfruttare tali incentivi per fare affari? Di certo c’è un problema di opportunità e di potenziali conflitti di interesse. Ma non è tutto. Perché Legambiente è una organizzazione non lucrativa di utilità sociale. Può una onlus fare impresa attraverso altre società, come Azzero CO2? No, secondo gli esperti contattati da ilfattoquotidiano.it. Carlo Mazzini, consulente sulla legislazione e sulla fiscalità degli enti non profit e curatore del sito Quinonprofit, spiega: “Attraverso alcune circolari l’Agenzia delle entrate ha stabilito in passato che una onlus non può avere partecipazioni tali da poter gestire, dirigere e indicare gli amministratori di una società, a meno che tale società non sia un’impresa sociale che non distribuisce gli utili”. Una regola che è in conflitto con la situazione di Legambiente e Azzero CO2, il cui statuto addirittura dà diritto ai soci “che siano associazioni ambientaliste riconosciute” di ricevere una percentuale maggiorata degli utili.
Favorire le leggi sugli incentivi alle fonti rinnovabili e poi sfruttare tali incentivi per fare affari? Di certo c’è un problema di opportunità e di potenziali conflitti di interesse. Ma non è tutto. Perché Legambiente è una organizzazione non lucrativa di utilità sociale. Può una onlus fare impresa attraverso altre società, come Azzero CO2? No, secondo gli esperti contattati da ilfattoquotidiano.it. Carlo Mazzini, consulente sulla legislazione e sulla fiscalità degli enti non profit e curatore del sito Quinonprofit, spiega: “Attraverso alcune circolari l’Agenzia delle entrate ha stabilito in passato che una onlus non può avere partecipazioni tali da poter gestire, dirigere e indicare gli amministratori di una società, a meno che tale società non sia un’impresa sociale che non distribuisce gli utili”. Una regola che è in conflitto con la situazione di Legambiente e Azzero CO2, il cui statuto addirittura dà diritto ai soci “che siano associazioni ambientaliste riconosciute” di ricevere una percentuale maggiorata degli utili.
“La ratio delle indicazioni dell’Agenzia delle entrate – continua
Mazzini – è che una onlus possa investire in società di capitali
solo con finalità di risparmio, ma senza avere
partecipazioni di controllo. In modo da evitare che si possa fare
impresa con soldi che provengono da donazioni, e quindi da una
fiscalità agevolata”. Analoga l’opinione di Ugo Minneci,
docente di Diritto commerciale all’Università degli Studi di
Milano: “La onlus non si può trasformare in una sorta di
capogruppo di società di capitali, altrimenti finisce per tradire
la sua vocazione. E rischia di perdere lo stato di onlus e le
conseguenti agevolazioni fiscali”.
Argomentazioni a cui Zanchini replica così: “La partecipazione è
divisa tra diversi soggetti e noi non esprimiamo il controllo di
Azzero CO2, perché il controllo lo fa il management”. Ma se il
management fa parte del vertice di Legambiente? “L’accusa mi fa
ridere – risponde il vice presidente della onlus -. Mario
Gamberale (amministratore delegato di Azzero CO2, ndr) è
un cittadino che decide di dare una mano a un’associazione
ambientalista e fa parte del suo consiglio direttivo, come alcune
centinaia di persone. Il management non dipende da noi. Come
Legambiente esprimiamo solo gli indirizzi di Azzero CO2 per quanto
riguarda le scelte sulle campagne e sulle iniziative che ci
interessano. E controlliamo che non vengano fatte cose che vanno
contro le nostre idee. Per esempio abbiamo posto il veto sulla
realizzazione di impianti fotovoltaici a terra”. Parole che di
certo non negano la partecipazione di Legambiente alla gestione
della società.
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