E’ dei giorni scorsi, e stavolta proviene da
CNA - preoccupata per lo stato di salute del fantomatico e ormai imbarazzante
progetto del gasdotto GALSI - il forte richiamo indirizzato alla Giunta
regionale affinché si dia da fare per garantirne la realizzazione, naturalmente
per il bene dei Sardi e della nostra isola.
Così, nel tempo in cui la strategia “Europa 2020” ci indica la strada dell’economia sostenibile, - “…di una economia efficiente sotto il profilo delle risorse, che sia sostenibile e competitiva, e in grado di sviluppare nuovi processi e tecnologie,incluse le tecnologie verdi, al fine di favorire maggiore prosperità nell’Unione Europea e contribuire a creare un mondo a basse emissioni di carbonio e rispettoso dell’ambiente” -, e la Sardegna registra, dati 2012, un crollo del consumo di energia elettrica pari al -10,3%, dovuto in gran parte al fallimento del settore industriale http://www.regione.sardegna.it/j/v/491?s=217721&v=2&c=1489&t=1, qualcuno,evidentemente privo di argomenti e/o proposte valide, considera ancora il GALSI la panacea di tutti i mali, senza la quale non ci potrà essere futuro e sviluppo per la nostra isola. http://www.sardegnaoggi.it/Cronaca/2013-03-01/20955/Galsi_Cna_sarda_La_Regione_faccia_chiarezza_sul_progetto.html.
Ormai siamo al paradosso vero e proprio. L’imponente infrastruttura, infatti, è da taluni talmente attesa e sospirata, e in grado di poter abbattere i costi sulle bollette nonché garantire l’approvvigionamento energetico dell’isola, che regge bene il paragone con una poderosa flebo - necessaria, ma tuttavia inutile - a rinsavire la ormai defunta industria isolana. I soliti noti estimatori del Progetto
GALSI, - la cui condotta ha un diametro interno di cm. 1,20 e dovrebbe
attraversare l’isola per 272 Km. -, non ci raccontano però la verità sui
“famosi collegamenti” di congiunzione ai 38 “PIDI” (Punti di intercettazione di
linea) del “tubone principale”. Collegamenti che peraltro non sono mai stati
progettati da nessuno e non potrebbero essere finanziati per via dei costi
improponibili e antieconomici. Tali connessioni, infatti, interesserebbero vastissime
porzioni del nostro territorio, specificatamente aree non antropizzate, impattando
gravemente sull’ambiente e sul paesaggio, sia per le dimensioni dei tubi che per
gli innumerevoli scavi, e sia per l’ occupazione del suolo che per il numero di
espropri, nonché, e soprattutto, per il danno che ne deriverebbe all’economia
rurale/ primaria. Totalmente slegate da tali connessioni e dal GALSI sono invece
le reti secondarie dei Comuni che da anni, un po’ ovunque e a passo di lumaca,
procedono stancamente nel loro cammino. Trattasi però di condotte con tubi del
diametro di pochi centimetri che attraversano le zone abitate e limitrofe grazie
a scavi e impatti ordinari, come avviene normalmente per la creazione di altre
reti cittadine. Dietro queste reti, è bene ribadirlo, esistono già accordi per
l’approvvigionamento del gas, che però nulla hanno a che fare con il
metanodotto GALSI.
Ma ormai possiamo affermare, senza nemmeno particolare lungimiranza che, anche quando queste tubazioni verranno ultimate,se mai lo saranno, potrebbe essere estremamente sconveniente farci passare del gas dentro. Per il futuro, infatti, auspichiamo tutti di poter avere a disposizione più “tecnologie verdi” - come suggerito dall’UE - capaci di produrre energia pulita.
In fondo desideriamo anche noi fare la nostra parte per contribuire a creare un
mondo più rispettoso dell’ambiente con meno emissioni di carbonio. Sull’abbattimento dei costi, invece, alcune
indicazioni interessanti arrivano dal Sarrabus (La voce del Sarrabus -febbraio 2013). A Muravera, nei mesi scorsi,con il gioco al ribasso del prezzo delle bombole, il costo del gas si è quasi dimezzato. E qualcuno ancora oggi crede che il mercato
del metano possa essere concorrenziale, e che invece non dipenda da grandi accordi
e cartelli delle multinazionali, che stanno ben al di sopra della nostra
portata.
Nonostante ciò il miraggio del GALSI per la nostra isola aleggia ancora nella fantasia senza confini dei soliti “impreparati” fautori del Progetto, che preferiscono vivere tuttora nel passato, sognando cattedrali nel deserto, sciorinando slogan e illusioni che nulla hanno a che vedere con la realtà quotidiana. Bisogna quindi avere molta pazienza sull’argomento, e sopportare gli ormai inutili colpi di coda dei soliti noti,
peraltro responsabili di aver contribuito nel corso degli anni alla distruzione
inesorabile del nostro territorio, purtroppo già fortemente alterato e
inquinato (per chi ancora non lo sapesse la Sardegna è la regione più inquinata
d’Italia).
Altro che azioni di innovazione ed efficientamento energetico, processi di riconversione territoriale e riqualificazione professionale in un nuovo sistema di crescita sostenibile, che dovrebbero interessare il nostro “paradiso terrestre”.
Lorsignori sono invece capaci di sponsorizzare a gran voce la costruzione di una gigantesca, spettrale, impattante, obsoleta e quanto mai dannosa struttura che costituirebbe per la nostra isola una servitù senza precedenti, rendendoci ancor più dipendenti dall’esterno. Questo forte Appello alla “modernità” dimostra ancora una volta quanto siano al passo coi tempi!
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