Pochi Paesi controllano il flusso di gas e impediscono di aumentare l'import. Il record dei consumi evidenzia le debolezze della nostra politica energetica "assente". Questa è la realtà dell'Italia.
FORNITURE NELLE MANI DEGLI STRANIERI COSI' IL METANO NON CI DA' UNA MANO - Da "LA REPUBBLICA" di martedì 7 febbraio 2012 -
E lo stop ai rigassificatori aumenta la dipendenza (di Luca Pagni)
Un`emergenza figlia del grande freddo in arrivo dall`Artico. Ma anche dalle scelte di politica energetica del nostro paese degli ultimi anni. Per esempio, l`aver privilegiato il gas come combustibile "principe" e solo i tubi come strumento per portarlo ai nostri confini e nelle nostre abitazioni. Per questo, non possiamo aumentare le importazioni via nave e lo paghiamo più della media Ue e per questo il governo vuole separare Eni dalle sue infrastrutture, per aumentare la concorrenza. E anche per questo, oggi rischiamo di battere il record storico di due anni fa, il 17 dicembre con 459 milioni di metri cubi di gas consumato Ieri ci siamo fermati a quota 452.
LE IMPORTAZIONI - Non ci sono combustibili alternativi per il 90 per cento arriva dall`estero L`ITALIA è gas dipendente. E non solo per riscaldare case ed abitazioni. Degli 80 miliardi di metri cubi all`anno, solo 31 miliardi vanno per i consumi delle famiglie e del terziario (uffici, sia pubblici che privati). Tutto il resto se lo dividono in particolare l`industria (altri 14 miliardi) e, soprattutto, le grandi centrali termoelettriche che bruciano ogni stagione 29 miliardi di metri cubi: oltre due terzi del nostro fabbisogno energetico è coperto dal gas.
Per oltre il 90% deriva da importazioni, visto che le riserve in Italia sono in calo: nel 2002 erano 226 miliardi, ora sono meno di 65 miliardi.
MALTEMPO - Freddo polare da Mosca ad Algeri Gazprom ora chiude i rubinetti. Alla dipendenza dal gas si associa il fatto che l`Italia è legata, soprattutto, da un pugno di paesi fornitori di materia prima. L`Algeria, in primis, che soddisfa il 37,1% del fabbisogni e che in questi giorni sta sperimentando gli effetti del maltempo. Ma notevole è anche l`apporto della Russia (pari a129,9%). Gazprom, società controllata dal Cremlino ha dovuto dirottare parte del suo gas nei paesi dell`Est Europeo (dove controlla in alcuni casi i 1100 per cento delle importazioni) per compensare la domanda esplosa a causa delle temperature record, arrivate sotto i 30 gradi. E non solo in Russia e Ucraina: dalla Bulgaria alla Slovacchia negli ultimi giorni il termometro ha toccato minimi che non si registravano da un secolo.
LE RISERVE SONO STATE POTENZIATE MA SERVE PIÙ CONCORRENZA - Le riserve di gas a cui si attinge in questi giorni per far fronte al picco della domanda in gergo tecnico si chiamano ano stoccaggi. Si tratta, per lo più di ex giacimenti esausti che vengono riempiti di metano. Le riserve, normalmente, sono pari a 15 miliardi e le infrastrutture dopo il grande gelo di cinque anni fa sono state potenziate. Ma sono di fatto in regime di monopolio: per oltre il 95% appartengono a Eni, attraverso la controllata Snam. È uno dei motivi che hanno spinto il governo a varare la separazione tra Eni e le sue infrastrutture, per favorire la concorrenza e anche gli investimenti, a cominciare dagli stoccaggi.
GASDOTTI - Tutto passa attraverso i tubi non possiamo contrattare sconti IL GAS arriva in Italia per una strada obbligata: attraverso i tubi. L`85-90 per cento degli 80 miliardi di metri cubi annui viaggia attraverso i gasdotti che arrivano dalla steppa gelata dellaRussia, dal mare del Nord o dal deserto di Libia e Algeria. Solo un 10-15 per cento viene coperto dai due rigassificatori di La Spezia e di Rovigo, che possono essere riforniti via nave. In questo modo, l`Italia è di fatto obbligata a rifornirsi dai paesi collegati attraverso i tubi e non può comprare gas sul mercato "libero" per i momenti di picco della domanda come quello che stiamo vivendo in questi giorni.
LA RECESSIONE - Fermi gli investimenti sugli impianti adesso la bolletta diventa più cara. Per diminuire la dipendenza dal gas che arriva attraverso i tubi, l`Autorità per l`Energia ha spinto gli operatori - anche attraverso tariffe incentivate- a realizzare nuove progetti di rigassificatori. Con la recessione, solo tre della dozzina di impianti allo studio solo cinque o sei anni fa potranno arrivare in porto: Livorno, Gioia Tauro e Porto Empedocle (Brindisi è bloccato da un lungo contenzioso). Solo in questo modo, l`Italia potrà accedere al mercato del gas cosiddetto "spot" che viene venduto a prezzi più bassi rispetto a quello che arriva attraverso i tubi, grazie ai quali i produttori si avvantaggiano attraverso contratti più onerosi di lungo periodo.
FORNITURE NELLE MANI DEGLI STRANIERI COSI' IL METANO NON CI DA' UNA MANO - Da "LA REPUBBLICA" di martedì 7 febbraio 2012 -
E lo stop ai rigassificatori aumenta la dipendenza (di Luca Pagni)
Un`emergenza figlia del grande freddo in arrivo dall`Artico. Ma anche dalle scelte di politica energetica del nostro paese degli ultimi anni. Per esempio, l`aver privilegiato il gas come combustibile "principe" e solo i tubi come strumento per portarlo ai nostri confini e nelle nostre abitazioni. Per questo, non possiamo aumentare le importazioni via nave e lo paghiamo più della media Ue e per questo il governo vuole separare Eni dalle sue infrastrutture, per aumentare la concorrenza. E anche per questo, oggi rischiamo di battere il record storico di due anni fa, il 17 dicembre con 459 milioni di metri cubi di gas consumato Ieri ci siamo fermati a quota 452.
LE IMPORTAZIONI - Non ci sono combustibili alternativi per il 90 per cento arriva dall`estero L`ITALIA è gas dipendente. E non solo per riscaldare case ed abitazioni. Degli 80 miliardi di metri cubi all`anno, solo 31 miliardi vanno per i consumi delle famiglie e del terziario (uffici, sia pubblici che privati). Tutto il resto se lo dividono in particolare l`industria (altri 14 miliardi) e, soprattutto, le grandi centrali termoelettriche che bruciano ogni stagione 29 miliardi di metri cubi: oltre due terzi del nostro fabbisogno energetico è coperto dal gas.
Per oltre il 90% deriva da importazioni, visto che le riserve in Italia sono in calo: nel 2002 erano 226 miliardi, ora sono meno di 65 miliardi.
MALTEMPO - Freddo polare da Mosca ad Algeri Gazprom ora chiude i rubinetti. Alla dipendenza dal gas si associa il fatto che l`Italia è legata, soprattutto, da un pugno di paesi fornitori di materia prima. L`Algeria, in primis, che soddisfa il 37,1% del fabbisogni e che in questi giorni sta sperimentando gli effetti del maltempo. Ma notevole è anche l`apporto della Russia (pari a129,9%). Gazprom, società controllata dal Cremlino ha dovuto dirottare parte del suo gas nei paesi dell`Est Europeo (dove controlla in alcuni casi i 1100 per cento delle importazioni) per compensare la domanda esplosa a causa delle temperature record, arrivate sotto i 30 gradi. E non solo in Russia e Ucraina: dalla Bulgaria alla Slovacchia negli ultimi giorni il termometro ha toccato minimi che non si registravano da un secolo.
LE RISERVE SONO STATE POTENZIATE MA SERVE PIÙ CONCORRENZA - Le riserve di gas a cui si attinge in questi giorni per far fronte al picco della domanda in gergo tecnico si chiamano ano stoccaggi. Si tratta, per lo più di ex giacimenti esausti che vengono riempiti di metano. Le riserve, normalmente, sono pari a 15 miliardi e le infrastrutture dopo il grande gelo di cinque anni fa sono state potenziate. Ma sono di fatto in regime di monopolio: per oltre il 95% appartengono a Eni, attraverso la controllata Snam. È uno dei motivi che hanno spinto il governo a varare la separazione tra Eni e le sue infrastrutture, per favorire la concorrenza e anche gli investimenti, a cominciare dagli stoccaggi.
GASDOTTI - Tutto passa attraverso i tubi non possiamo contrattare sconti IL GAS arriva in Italia per una strada obbligata: attraverso i tubi. L`85-90 per cento degli 80 miliardi di metri cubi annui viaggia attraverso i gasdotti che arrivano dalla steppa gelata dellaRussia, dal mare del Nord o dal deserto di Libia e Algeria. Solo un 10-15 per cento viene coperto dai due rigassificatori di La Spezia e di Rovigo, che possono essere riforniti via nave. In questo modo, l`Italia è di fatto obbligata a rifornirsi dai paesi collegati attraverso i tubi e non può comprare gas sul mercato "libero" per i momenti di picco della domanda come quello che stiamo vivendo in questi giorni.
LA RECESSIONE - Fermi gli investimenti sugli impianti adesso la bolletta diventa più cara. Per diminuire la dipendenza dal gas che arriva attraverso i tubi, l`Autorità per l`Energia ha spinto gli operatori - anche attraverso tariffe incentivate- a realizzare nuove progetti di rigassificatori. Con la recessione, solo tre della dozzina di impianti allo studio solo cinque o sei anni fa potranno arrivare in porto: Livorno, Gioia Tauro e Porto Empedocle (Brindisi è bloccato da un lungo contenzioso). Solo in questo modo, l`Italia potrà accedere al mercato del gas cosiddetto "spot" che viene venduto a prezzi più bassi rispetto a quello che arriva attraverso i tubi, grazie ai quali i produttori si avvantaggiano attraverso contratti più onerosi di lungo periodo.
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