Signor Presidente,
da tempo, anche per onorare il mio passato di professore di Scienza del Suolo all’Università di Sassari, seguo con attenzione le attività di molte imprese nazionali ed estere che da alcuni anni invadono la Sardegna per realizzare impianti di energie rinnovabili, che tuttavia determinano un alto impatto ambientale tanto da essere mistificatorio continuare a chiamarle tali. Credo inoltre che non le siano sfuggite le polemiche relative alla proposta di realizzare, come opere di interesse pubblico, attività di esclusivo uso privato o le dichiarazioni del Procuratore della Repubblica di Cagliari sulle infiltrazioni in Sardegna della malavita organizzata nel settore delle rinnovabili.
da tempo, anche per onorare il mio passato di professore di Scienza del Suolo all’Università di Sassari, seguo con attenzione le attività di molte imprese nazionali ed estere che da alcuni anni invadono la Sardegna per realizzare impianti di energie rinnovabili, che tuttavia determinano un alto impatto ambientale tanto da essere mistificatorio continuare a chiamarle tali. Credo inoltre che non le siano sfuggite le polemiche relative alla proposta di realizzare, come opere di interesse pubblico, attività di esclusivo uso privato o le dichiarazioni del Procuratore della Repubblica di Cagliari sulle infiltrazioni in Sardegna della malavita organizzata nel settore delle rinnovabili.
Mi permetta, Signor Presidente, di citare testualmente, una frase
contenuta nel parere pro veritate degli avvocati della società Energogreen Renewables SrL, che vorrebbe realizzare impianti di solare termodinamico nella piana di Campu Giavesu, di S. Lucia di Bonorva, a Gonnosfanadiga e a Villasor-Decimoputzu. “L’autorizzazione
e la costruzione dell’impianto di Flumini Mannu e di quello gemello di
Gonnosfanadiga, che sono le due prime centrali solari termodinamiche a
scala commerciale da 55 MWe mai costruite in Italia è necessaria per
poter partecipare alle gare internazionali che vengono bandite
annualmente nel mondo per questo tipo di impianti per valori complessivi
di miliardi di euro“.
Vede, Signor Presidente, questa affermazione è assolutamente
emblematica della considerazione per la Sardegna di gran parte delle
classi imprenditoriali italiane e internazionali che con l’isola si
relazionano, ma anche delle classi dirigenti e dei decisori della nostra
isola. Mai come in questo caso è valida l’espressione che mi i permetto
di riportarle “pitta la legna e portala in Sardegna”, che dà il senso di quale considerazione godiamo e di quanto poco noi stessi ci prendiamo sul serio.
Quale potrebbe essere l’interesse della Sardegna a far realizzare sul
proprio territorio impianti che non hanno alcun significato per il
soddisfacimento del fabbisogno energetico dell’isola? NESSUNO.
Non le sfugge certamente, Signor Presidente, che la produzione
energetica della nostra isola è fortemente eccedentaria rispetto ai
fabbisogni. E non è neppure il caso che le riporti le statistiche più
recenti sul rapporto produzione/fabbisogni che potrà rilevare nella
bozza di Piano Energetico Regionale che è dato di conoscere.
Ciò che mi preme sottolineare e, conseguentemente, portare alla sua
attenzione è il danno che si creato e che si creerà, permanente ed
irreversibile per il territorio, particolarmente per gli aspetti
relativi ai suoli ed ai paesaggi. Una forma di Landscape grabbing
per le speculazioni di società private, che intendono presentare il
proprio pedigree industrial-energetico nelle gare internazionali del
valore di miliardi di euro. Un costo che l’isola non può sopportare. Il
tutto, peraltro, con arroganza e profonda ignoranza dell’ambiente in
primo luogo, emersa in ogni punto dei progetti fin qui autorizzati e
previsti.
Ma qualcosa di altrettanto subdolo, Signor Presidente, è
rappresentato dalle cosiddette serre fotovoltaiche, sorte in numerose
parti dell’isola in profondo spregio ai dettami del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio.
Un vero ossimoro. Si sottraggono aree all’agricoltura per consentire a
privati, spesso multinazionali, di fare profitti a nostro carico, senza
nulla concedere ai territori nei quali insistono e alle rispettive
popolazioni.
Non diversamente profondi per i nostri paesaggi sono i disastri derivati dalle autorizzazioni che vengono concesse dagli Uffici di tutela del Paesaggio
ex articolo 146 del citato Codice per la realizzazione di impianti
eolici da 59,99 Kw che dovrebbero essere sottoposti a VIA per una
Sentenza della Corte Costituzionale. Risulta che gli Uffici siano
subissati di domande di impianti che invaderanno i nostri territori
ancor più di quanto è successo in questi ultimi anni. Il paesaggio sardo
ne risulterà sfregiato per secoli. Che responsabilità signor
Presidente!
Si temono inoltre ulteriori sfregi dalle ventilate
infrastrutturazioni derivate dalla sbandierata metanizzazione dell’isola
con navi gasiere e “riconversioni” in aree già profondamente offese nel paesaggio e nella salubrità per le popolazioni residenti.
Mi permetto di domandarle, Signor Presidente, la Regione Autonoma
della Sardegna, che tante importanti battaglie ha fatto nei confronti
dello Stato per riaffermare la propria autonomia, per rivendicare il
ruolo del Governo regionale su tutte le materie che caratterizzano la
specificità della Regione, la cui autonomia è sancita e garantita dalla
Carta Costituzionale, perché non rivendica il proprio fondamentale ruolo
nella gestione del territorio e nella tutela del Paesaggio? Perché non
agisce le competenze che ha e che disattende tanto palesemente?
Metta su questo tema le stesse energia e competenza che mette nel
rivendicare la diminuzione delle servitù militari o il no alla servitù
del nucleare.
Le strade vi sono, occorre percorrerle. E’ ancora in tempo. I
territori e le popolazioni la sosterranno in questa battaglia.
Altrimenti procederanno con le organizzazioni di cui sono capaci e che
già oggi stanno dando risultati nella presa di coscienza che l’energia,
il paesaggio, la salute riguardano l’attuale comunità regionale ma anche
le future.
Pertanto signor Presidente è necessario adire ad una visione futura della Sardegna in cui Piano Energetico Regionale, Progetto Industriale, Progetto di Sviluppo Agricolo, Piano Paesaggistico Regionale procedano all’unisono avendo il paesaggio e l’ambiente a fondamento dello sviluppo
*Geologo già professore di Scienza del Suolo, Università di Sassari. Esperto del Fai Sardegna