venerdì 24 luglio 2015

Lettera aperta a Francesco Pigliaru, massima autorità della Sardegna [di Sergio Vacca]


Signor Presidente,
da tempo, anche per onorare il mio passato di professore di Scienza del Suolo all’Università di Sassari, seguo con attenzione le attività di molte imprese nazionali ed estere che da alcuni anni invadono la Sardegna per realizzare impianti di energie rinnovabili, che tuttavia determinano un alto impatto ambientale tanto da essere mistificatorio continuare a chiamarle tali. Credo inoltre che non le siano sfuggite le polemiche relative alla proposta di realizzare, come opere di interesse pubblico, attività di esclusivo uso privato o le dichiarazioni del Procuratore della Repubblica di Cagliari sulle infiltrazioni in Sardegna della malavita organizzata nel settore delle rinnovabili.
Mi permetta, Signor Presidente, di citare testualmente, una frase contenuta nel parere pro veritate degli avvocati della società Energogreen Renewables SrL, che vorrebbe realizzare impianti di solare termodinamico nella piana di Campu Giavesu, di S. Lucia di Bonorva, a Gonnosfanadiga e a Villasor-Decimoputzu. “L’autorizzazione e la costruzione dell’impianto di Flumini Mannu e di quello gemello di Gonnosfanadiga, che sono le due prime centrali solari termodinamiche a scala commerciale da 55 MWe mai costruite in Italia è necessaria per poter partecipare alle gare internazionali che vengono bandite annualmente nel mondo per questo tipo di impianti per valori complessivi di miliardi di euro“.
Vede, Signor Presidente, questa affermazione è assolutamente emblematica della considerazione per la Sardegna di gran parte delle classi imprenditoriali italiane e internazionali  che con l’isola si relazionano, ma anche delle classi dirigenti e dei decisori della nostra isola. Mai come in questo caso è valida l’espressione che mi i permetto di riportarle “pitta la legna e portala in Sardegna”, che dà il senso di quale considerazione godiamo e di quanto poco noi stessi ci prendiamo sul serio.
Quale potrebbe essere l’interesse della Sardegna a far realizzare sul proprio territorio impianti che non hanno alcun significato per il soddisfacimento del fabbisogno energetico dell’isola? NESSUNO.
Non le sfugge certamente, Signor Presidente, che la produzione energetica della nostra isola è fortemente eccedentaria rispetto ai fabbisogni. E non è neppure il caso che le riporti le statistiche più recenti sul rapporto produzione/fabbisogni che potrà rilevare nella bozza di Piano Energetico Regionale che è dato di conoscere.
Ciò che mi preme sottolineare e, conseguentemente, portare alla sua attenzione è il danno che si creato e che si creerà, permanente ed irreversibile per il territorio, particolarmente per gli aspetti relativi ai suoli ed ai paesaggi. Una forma di Landscape grabbing per le speculazioni di società private, che intendono presentare il proprio pedigree industrial-energetico nelle gare internazionali del valore di miliardi di euro. Un costo che l’isola non può sopportare. Il tutto, peraltro, con arroganza e profonda ignoranza dell’ambiente in primo luogo, emersa in ogni punto dei progetti fin qui autorizzati e previsti.
Ma qualcosa di altrettanto subdolo, Signor Presidente, è rappresentato dalle cosiddette serre fotovoltaiche, sorte in numerose parti dell’isola in profondo spregio ai dettami del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio. Un vero ossimoro. Si sottraggono aree all’agricoltura per consentire a privati, spesso multinazionali, di fare profitti a nostro carico, senza nulla concedere ai territori nei quali insistono e alle rispettive popolazioni.
Non diversamente profondi per i nostri paesaggi sono i disastri derivati dalle autorizzazioni che vengono concesse dagli Uffici di tutela del Paesaggio ex articolo 146 del citato Codice per la realizzazione di impianti eolici da 59,99 Kw che dovrebbero essere sottoposti a VIA per una Sentenza della Corte Costituzionale. Risulta che gli Uffici siano subissati di domande di impianti che invaderanno i nostri territori ancor più di quanto è successo in questi ultimi anni. Il paesaggio sardo ne risulterà sfregiato per secoli. Che responsabilità signor Presidente!
Si temono inoltre ulteriori sfregi dalle ventilate infrastrutturazioni derivate dalla sbandierata metanizzazione dell’isola con navi gasiere e “riconversioni” in aree già profondamente offese nel paesaggio e nella salubrità per le popolazioni residenti.
Mi permetto di domandarle, Signor Presidente, la Regione Autonoma della Sardegna, che tante importanti battaglie ha fatto nei confronti dello Stato per riaffermare la propria autonomia, per rivendicare il ruolo del Governo regionale su tutte le materie che caratterizzano la specificità della Regione, la cui autonomia è sancita e garantita dalla Carta Costituzionale, perché non rivendica il proprio fondamentale ruolo nella gestione del territorio e nella tutela del Paesaggio? Perché non agisce le competenze che ha e che disattende tanto palesemente?
Metta su questo tema le stesse energia e competenza che mette nel rivendicare la diminuzione delle servitù militari o il no alla servitù del nucleare.
Le strade vi sono, occorre percorrerle. E’ ancora in tempo. I territori e le popolazioni la sosterranno in questa battaglia. Altrimenti procederanno con le organizzazioni di cui sono capaci e che già oggi stanno dando risultati nella presa di coscienza che l’energia, il paesaggio, la salute riguardano l’attuale comunità regionale ma anche le future.
Pertanto signor Presidente è necessario adire ad una visione futura della Sardegna in cui Piano Energetico Regionale, Progetto Industriale, Progetto di Sviluppo Agricolo, Piano Paesaggistico Regionale procedano all’unisono avendo il paesaggio e l’ambiente a fondamento dello sviluppo
*Geologo già professore di Scienza del Suolo, Università di Sassari. Esperto del Fai Sardegna