venerdì 20 luglio 2012

GALSI, TAP e la diffusione di false informazioni

Pubblichiamo un articolo apparso sull'edizione di Bari de La Repubblica. Sono tantissime le similitudini con la nostra esperienza GALSI in Sardegna, dove la diffusione di false informazioni*, anche grazie alla connivenza con alcuni mezzi di "informazione", è all'ordine del giorno ed ha caratterizzato, sin dall'inizio, tutto il percorso del GALSI. In questo periodo, il nostro Comitato sta terminando la fase di raccolta di tutti gli elementi utili a far valere le ragioni dell'Isola presso tutte le istanze possibili, sia nazionali che internazionali.

Esistono le leggi e vanno applicate.


* Alcune "chicche" le possiamo apprezzare nella trasmissione di videolina MONITOR dal titolo "gassintegrati", finalmente online....
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"Quante bugie sul gasdotto", esposto dei No Tap in procura

Gli ambientalisti attaccano la "diffusione di false informazioni" attraverso la stampa e gli incontri pubblici con i cittadini, come quelle sul "misuratore di gas" che in realtà sarebbe una centrale di depressurizzazione. Il colosso: "Comitato indisponibile al dialogo, tuteleremo la nostra immagine"

di CHIARA SPAGNOLO
L'ombra di una sistematica campagna di disinformazione si addensa sul progetto per la realizzazione del gasdotto che dovrebbe approdare a San Foca. La guerra tra gli ambientalisti salentini e la Tap, colosso multinazionale che vorrebbe portare in Italia il gas dell'Adzerbajan, finisce in Procura. Sulla scrivania del procuratore della Repubblica Cataldo Motta, per la precisione, al quale nei giorni scorsi è stato consegnato l'esposto firmato da Alfredo Fasiello del Comitato No Tap, affinché ne disponga l'assegnazione a uno o più magistrati in servizio a Lecce. Con tutta probabilità la vicenda finirà nelle mani del pool reati ambientali, coordinato dal procuratore aggiunto Ennio Cillo, anche se la denuncia presentata da Fasiello tramite l'avvocato Vincenzo Vantaggiato si concentra soprattutto sull'eventualità che la Trans Adriatic Pipeline si sia resa responsabile della "diffusione di false informazioni". Troppi buchi neri, a suo dire, nell'iter seguito per la realizzazione dell'opera, troppe "notizie rassicuranti", ma non del tutto corrispondenti alla realtà, che, secondo il Comitato, potrebbero indurre in errore la popolazione.
In particolare nell'esposto Fasiello punta il dito contro le notizie relative alla centrale di depressurizzazione che dovrebbe essere realizzata ad Acquarica, piccola frazione di Vernole, "in una zona ricca di uliveti e muretti a secco, in prossimità di un sito archeologico e di resti di insediamenti messapici". La centrale, secondo l'interpretazione degli ambientalisti, sarebbe un vero e proprio depressurizzatore, deputato a riscaldare il gas per abbassarne la pressione prima di immetterlo nella rete, mentre, stando alle dichiarazioni dei vertici di Tap, sarebbe semplicemente un misuratore di gas, che non provocherebbe alcun danno all'ambiente e alla popolazione. "Il normale funzionamento del terminale di ricezione del gasdotto, il cui scopo principale è quello di misurare il flusso del gas gasdotto  -  ha ulteriormente precisato il country manager Tap Paolo Pasteris -  non prevede emissioni in aria né tanto meno l'installazione di turbine".
Tesi completamente opposte dunque, fino a pochi giorni fa veicolate tramite giornali e televisioni, negli incontri pubblici organizzati dal Comitato e in quelli ai quali hanno partecipato i responsabili della società così come previsto dalla legge. E se gli ambientalisti lamentano la "campagna poco chiara di informazione" realizzata dal colosso del gas, la società, dal canto suo, precisa di "aver invitato più volte il comitato No Tap ad unirsi al dialogo sul progetto all'interno di  un quadro istituzionale efficiente ma, fino ad ora, No Tap ha sempre rifiutato questo invito. Mesi fa, Tap ha chiesto al vice-presidente della Regione Loredana Capone la costituzione di un tavolo tecnico che riunisse la Regione, la Provincia di Lecce, i comuni interessati, le organizzazioni non governative e il comitato No Tap. Speriamo che questo tavolo presieduto dalla Regione possa concretizzarsi". "Tap  -  ha proseguito Pasteris - dal gennaio 2011 ha continuato a dialogare con autorità locali, associazioni, organizzazioni non governative e le comunità. Sul nostro sito, abbiamo messo a disposizione anche un'apposita area di dialogo http://www. trans-adriatic-pipeline.com/it/dialogo/ per ricevere domande sul progetto e dare risposte al pubblico sul progetto".
All'attacco a muso duro di Fasiello, dunque, la Trans Adriatic risponde con altrettanta decisione, aggiungendo di non avere avuto ancora alcuna notifica in merito all'esposto presentato alla magistratura ma di essere pronta a "percorrere le vie necessarie per preservare la propria immagine", nel momento in cui ciò dovesse accadere. Quel momento, però, è ancora piuttosto lontano. Di certo, per ora c'è che alla Procura è stato chiesto di chiarire se le informazioni divulgate siano corrette e di verificare anche "la compatibilità del progetto Tap con il territorio prescelto", in riferimento a problematiche idrogeologiche, alla presenza di siti archeologici, di zone d'interesse ambientale (tra i quali i siti di nidificazione delle tartarughe) e di aree ad alta concentrazione turistica.
Questioni che i Comuni interessati dalla realizzazione dell'opera, Melendugno e Vernole, hanno già analizzato, deliberando in Consiglio il no al gasdotto, e ottenendo poi il conforto delle amministrazioni limitrofe di Caprarica e Castrì. Una ferma opposizione è giunta anche da privati cittadini, associazioni ambientaliste e di categoria, che hanno inviato al ministero dell'Ambiente centinaia di osservazioni da tenere in considerazione durante la procedura di valutazione del progetto. Proprio il ministero, qualche settimana fa ha concesso alla Trans Adriatic la proroga di 90 giorni, chiesta per integrare la documentazione Esia presentata per ottenere la Via. Una sospensione "volontaria delle proprie attività di valutazione sul territorio - precisano dalla Tap - per i mesi di giugno, luglio ed agosto, al fine di rispettare totalmente la stagione turistica della zona, come da impegni presi con le comunità locali".
A una ventina di chilometri di distanza, a Otranto, intanto Igi-Poseidon va avanti nell'iter per la realizzazione di un altro gasdotto, che dovrebbe portare in Italia il gas dal Mar Caspio passando per la Turchia e la Grecia. Lo stato di avanzamento del progetto  -  che ha già ottenuto l'ok dei ministeri dello Sviluppo economico e dell'Ambiente  - è stato illustrato lunedì a Bari dall'amministratore delegato della società formata dall'italiana Edison e dalla greca Depa, Elio Ruggeri, al presidente di Confindustria Puglia, Angelo Bozzetto, e al sindaco della città dei martiri, Luciano Cariddi. "Confermiamo l'impegno a concludere tutte le attività necessarie per la decisione di investimento entro la metà del 2013 - ha spiegato Ruggeri -  così da consentire la realizzazione dell'opera entro il 2017". Igi Poseidon ha avviato a giugno la gara per l'assegnazione dei servizi di ingegneria, fornitura e costruzione del tratto terrestre della condotta e dalla cabina di riduzione e misura: il valore delle opere nel territorio idruntino è di circa 70 milioni di euro e le manifestazioni di interesse andranno presentate entro il 14 settembre 2012. Poseidon, dunque, va avanti a tutta velocità mentre Tap rallenta l'iter alla ricerca di ulteriore documentazione per ottenere la Via e si prepara a fronteggiare le possibili grane derivanti dall'apertura di un'inchiesta penale sui primi passi mossi dall'opera in Puglia. L'ultima parola, in merito al gasdotto di San Foca, spetta comunque al consorzio Shaz Denize, il quale deciderà se portare il gas in Italia tramite il corridoio scelto da Tap o da Nabucco West entro giugno 2013.
I salentini, dal canto loro, guardano con apprensione ai due progetti: l'eventualità che due gasdotti possano sorgere nel raggio di trenta chilometri appare davvero paradossale a chi crede che lo sviluppo di questa terra sia nel turismo.

venerdì 13 luglio 2012

TEATRINO GALSI: è ora che cali il sipario



E adesso, cosa ne sara' dell'assoluta incapacità e inadeguatezza -sia dell'attuale governo regionale che di gran parte dei governi provinciali quali, ad esempio, quello di Sassari - a dotare l'Isola di una seria e concreta politica, oltreché di programmazione e interventi urgenti, rivolta alla diffusione nell'Isola delle energie rinnovabili?
Ciò anche per adempiere agli obblighi sanciti dall'UE ed evitare le durissime sanzioni che poi, tanto, pagheremo in ogni caso noi sardi. Sinora, questi personaggi - che avremo senz'altro l'accortezza di mandare al più presto a casa - hanno mascherato la loro incapacità, scaricando la loro incompetenza e le proprie responsabilità sui presunti "ritardi" nella costruzione del gasdotto GALSI. Un alibi che regge ormai da anni. Come più volte illustrato, sia da noi che dagli stessi esperti algerini, si sapeva invece da tempo che oltre che a noi sardi, il GALSI non conviene neppure all'Algeria. Ma i veri motivi per accettare quel tubo erano, come abbiamo anticipato qui, ben altri. Nessun interesse per la Sardegna, nessun interesse ad avere energia pulita e a basso costo, nessun interesse all'indipendenza energetica...Solo lo squallido e triste interesse a mascherare vigliaccamente e sulla nostra pelle la loro inadeguatezza e incapacità a fare il proprio dovere nell'interesse dell'Isola.
Che sia ben chiara una cosa: anche se questi sciagurati decidessero di proseguire sino a novembre nel tenere appeso a un tubo il destino energetico dell'Isola..Sappiano che in questi mesi di silenzio abbiamo raccolto tanti di quegli elementi che bastano e avanzano per bloccare quell'odiosa speculazione nei secoli a venire. Lo sappiamo noi e lo sanno bene anche gli algerini della Sonatrach.
Care signore e cari signori...Che cali dunque definitivamente il sipario sul triste teatrino del GALSI.


Il gruppo energetico algerino Sonatrach ha deciso di rinviare a novembre ogni decisione sull'opportunità di abbandonare o sviluppare il progetto sul gasdotto Galsi, che dovrebbe collegare Algeria ed Italia, passando per la Sardegna.
Lo ha annunciato il presidente e direttore generale di Sonatrach, Abdelhamid Zerguine. Zerguine ha detto che gli investitori, compresa Sonatrach, non hanno ritenuto utile, al momento, impegnarsi nell'opera che, a regime, dovrebbe fare arrivare in Italia otto miliardi di metri cubi di gas. Zerguine ha poi aggiunto che la decisione di ritardare la decisione di abbracciare il progetto deriva dai contrasti relativi alle "formule del prezzo" che, ha spiegato, gli altri soci "vogliono imporre al suo gruppo". "Possiamo impegnarci - ha detto - se abbiamo dei contratti chiusi, le quantità dedicate (a questa canalizzazione, ndr) sono lì", auspicando che cessino le pressioni sui prezzi. I contrasti sarebbero legati soprattutto al meccanismo di indicizzazione dei prezzi in base alle quotazioni del petrolio che da parte algerina non viene considerata praticabile. "Pensiamo - ha detto ancora Zerguine - che non dobbiamo investire senza che tali investimenti non siano garantiti e protetti". Nella società del progetto del gasdotto Galsi - in cui sono coinvolte Eni ed Edison - Sonatrach detiene il 41,6 per cento.