lunedì 14 dicembre 2015

GLI ACCORDI DI PARIGI SUL CLIMA E UN GRAZIE AL COMITATO PROSARDEGNANOGASDOTTO!!!



Grazie, grazie, grazie a tutti/e coloro che durante questi lunghi anni hanno sostenuto e lottato con il Comitato Pro-SardegnaNoGasdotto per evitare l'ennesimo scempio ai danni della nostra Terra: la realizzazione di un GASDOTTO che l'avrebbe tranciata in due inutilmente.
Insieme abbiamo evitato non solo un fendente mortale che avrebbe ferito a morte la nostra Isola ma anche un danno economico di proporzioni mai viste! Un "investimento" di oltre 10.000.000 di €, di cui 150 milioni direttamente dalle nostre tasche, spesi per tentare di realizzare un'opera assolutamente inutile!
Lo dimostrano definitivamente gli accordi conclusi qualche giorno fa a Parigi.
“Emissioni umane nette zero” (net-zero human emissions), così si chiama la svolta epocale, ovvero il punto di equilibrio tra ciò che immettiamo nell’aria e ciò che riassorbiamo. E non appena l’accordo di Parigi arriverà fra le mani dei legislatori, le energie pulite saranno semplicemente il modo migliore, più economico e più efficace per raggiungere questo obiettivo. Questo accordo è lo strumento di cui avevamo bisogno per costruire un futuro sicuro per le prossime generazioni."
Oltre a cio', gli accordi prevedono anche:
  • Almeno 100 miliardi di finanziamenti dal 2020 per garantire un sostegno continuo ai Paesi in via di sviluppo;
  • L’impegno a un nuovo vertice ogni 5 anni per aumentare l’ambizione degli impegni presi e avvicinarsi sempre più al giorno in cui un mondo a emissioni nette zero diventerà realtà;
  • Un accordo globale che dice che il cambiamento climatico è un problema mondiale, che necessita della cooperazione di tutti, dall’Arabia Saudita al Senegal alla Sardegna, per dare un futuro all’umanità.
Ma, soprattutto, dal vertice arriva un messaggio chiaro ed inequivocabile agli investitori ed alle pubbliche amministrazioni di tutto il mondo: puntare sui combustibili fossili è denaro perso. È la tecnologia che ci porterà al 100% di energie pulite quella su cui devono investire.
Ma, a seguito di questo accordo mondiale, definito da molti un "momento storico" che segna lo spartiacque tra l’era dei combustibili fossili e quella delle energia pulite, ci piacerebbe conoscere l'opinione di coloro che, testardamente e nonostante la morte annunciata del progetto GALSI, proseguono invece imperterriti sulla via del degrado e del malessere, attraverso: "...il progetto metano...800 milioni di opere per i 37 bacini, 440 milioni circa di investimenti privati e220 milioni di risorse pubbliche...".  Parliamo di Pigliaru, di Paci e di Mariagrazia Piras...Esponenti dell'attuale giunta regionale che, dopo decenni, ha partorito in casa una specie di "piano energetico" dove, udite udite, la Sardegna dovrebbe diventare "il modello di riferimento europeo nel quale rendere operative in anticipo le nuove tecnologie......". Peccato che, mentre il Mondo intero cercava con difficolta' di mettersi d'accordo sul futuro energetico del Pianeta, in Sardegna Pigliaru rilanciava un gasdotto con la Toscana, complice il suo governatore, Enrico Rossi, "molto interessato e favorevole". 
Cio' significa che non possiamo abbassare la guardia, in Sardegna siamo capaci di tutto!
In ogni caso, adesso sara' tutto piu' difficile e, forse, chi manderemo a governare in futuro avra' le caratteristiche minime richieste da sempre a un buon politico e amministratore: capacita', onesta' e lungimiranza.
Comunque grazie a tutti/e, di cuore.
Con il nostro impegno concreto, armati di proiettore, slides e pc portatile, per diversi anni abbiamo girato la Sardegna in lungo e largo per spiegare alla gente - anche con la complicita' di amministratori che alla loro Terra ci tengono - il danno che stavano per subire senza saperlo. Con il nostro Blog abbiamo informato e commentato (non senza riderci sopra) cio' che accadeva, sostituendoci alle colpevoli istituzioni ed ai giornaletti locali.....Non c'e' stata manifestazione o convegnetto truccato che non ci abbia visto presenti, a volte con garbo e a volte con urla di indignazione. Ma ci siamo spinti oltre, sino a partecipare alla realizzazione di un film sullo scempio GALSI, proiettandolo e commentandolo in giro per la Sardegna.
Senza tutti noi, probabilmente, GALSI SpA; Regione Sardegna con Soru, Cappellacci e la mitica assessora Zedda, Mauretto Pili &C; la SFIRS; finte associazioni ambientaliste come Legambiente; il sindaco di S. Giovanni Suergiu finito poi in carcere; degni rappresentanti della regione piu' inquinata d'Italia, tipo Tore Cherchi; il partito democratico e consiglieri regionali del calibro di Giampiero (Giampino) Diana; l'Unione Sarda, la Nuova Sardegna e Videolina (che ci ospito' in una trasmissione pro-gasdotto, condotta da uno dei maestri della disinformazione: Emanuele Dessì); il governo italiano, con Renzi ed i suoi "comitatini"; la Commissione Europea preda delle lobby, anche se il Parlamento europeo ci ha ascoltato con attenzione, nonostante europarlamentari per caso tipo Giommaria Uggias;  l'industria sarda allo sbando di Alberto Scanu, e varie ed eventuali "associazioni di categoria" rivolte a corrodere il gia' debole tessuto imprenditoriale della Sardegna; oltre a improbabili sindacati e sindacalisti;......etc..etc...Avrebbero iniziato i lavori e oggi la nostra Isola sarebbe sventrata da enormi trincee, con la 131 ulteriormente fracassata, i corsi d'acqua ed i ponti interrotti, cosi' come le poche linee ferroviarie. Interi vigneti distrutti, zone di pregio archeologico e ambiantale violentate e sventrate, cosi' come i villaggi che avevano la "fortuna" di trovarsi in mezzo al tracciato...Cio' per anni, anni ed anni. Uno sfascio senza fine, evitato da tutti noi.
Grazie.


lunedì 5 ottobre 2015

La giunta regionale finalmente partorisce l'ennesimo PEARS

COMUNICATO STAMPA
Cagliari, 2 ottobre 2015 – La Giunta Regionale, su proposta dell’assessore dell’Industria, Maria Grazia Piras, ha approvato definitivamente le Linee di indirizzo strategico del Piano Energetico Ambientale Regionale (PEARS), già adottate dall’esecutivo alla fine di luglio scorso. In questi ultimi due mesi e mezzo, la Regione attraverso il portale web Sardegna ParteciPA, ha sottoposto alla consultazione pubblica sia la strategia sia le linee di indirizzo del PEARS. Nello stesso periodo, l’assessorato dell’Industria ha incontrato i vertici regionali delle associazioni di categoria e delle organizzazioni sindacali che ne hanno fatto richiesta per un primo confronto con il partenariato istituzionale, economico e sociale. Il confronto proseguirà sia durante la predisposizione della proposta tecnica sia nel corso del procedimento di VAS. Nell’attuale fase di revisione si è già tenuto conto di alcune osservazioni e di diverse proposte. Il cuore delle linee strategiche è la metanizzazione della Sardegna e il piano prevederà una corsia a sé per il metano. I concetti guida saranno la distribuzione della risorsa là dove richiesta e necessaria a costi comparabili a quelli presenti sul territorio nazionale e la minimizzazione dei rischi connessi alla presenza di una domanda potenzialmente limitata e distribuita. Gli altri pilastri sono l’efficientamento energetico e il sostegno allo sviluppo di energie rinnovabili con l’obiettivo di riequilibrare la produzione destinata al consumo elettrico, termico e dei trasporti. "La Regione – ha detto l’assessore Piras – prosegue nel percorso tracciato in questi mesi. Vogliamo allinearci alle politiche energetiche già definite a livello europeo e trasformare il sistema energetico regionale per favorire la competitività e rilanciare il sistema sociale ed economico della Sardegna”.
Ecco, alla fine hanno partorito l'ennesima perla energetico-ambientale-programmatica. L'obiettivo e', ovviamente, la mitica "competitivita'". Finalmente una giunta regionale che fornisce delle risposte! Dopo qualche decennio di inutili tentativi, oggi sappiamo bene quando e come diventeremo "competitivi".  Arriva il "rilancio" anche per il "sistema sociale" (che questa volta viene messo prima di quello "economico"....un autentico miracolo di comunicazione!!!), dopo diversi decenni di attesa inutile e sofferta.
Nel porgere i piu' vivi complimenti, ricordiamo giusto qualche concetto a proposito dei "processi di consultazione pubblica" avviati dalla Regione Sardegna in vari ambiti: 

Il problema principale - a parte la mancanza di comunicazione, l'assenza totale di informazioni e il tempo limitatissimo per presentare pareri - è che dei pareri forniti dai cittadini, dalle associazioni, dai comitati, etc..Non se ne tiene affatto conto e servono soltanto a far vedere che consultazione c'è stata.
Soprattutto davanti all'UE che, peraltro, nella nuova programmazione da al partenariato un ruolo ancora più importante e verifica che questo sia stato coinvolto veramente nel processo di decisione. E' per tale motivo che leggiamo sul sito della Regione cose del genere:
  • ............Il Partenariato è un attore molto importante delle politiche di sviluppo finanziate dall’Unione europea. Riunisce le forze economico-sociali attive sul territorio e rappresentative della realtà locale: istituzioni, associazioni di categoria e sindacali, rappresentanti della società civile quali, ed esempio, associazioni ambientali, organizzazioni non governative, organismi responsabili della promozione dell’uguaglianza e della non discriminazione.
  • Con l’avanzare dei cicli di programmazione comunitaria, il ruolo del Partenariato ha acquistato sempre maggiore rilevanza, fino a diventare – nel periodo 2014-2020 – uno strumento fondamentale per la realizzazione della strategia "Europa 2020".
  • I Regolamenti comunitari comunitari 2014-2020 rimarcano infatti la necessità di coinvolgere gli stakeholders, ovvero i portatori di interesse in tutto il ciclo della policy: dalla preparazione del Programma, alle diverse fasi della sua attuazione, dal monitoraggio dei progetti e delle procedure, alla valutazione dei risultati.
Ed ecco due link dove si tenta di convincere i cittadini sardi che l'approccio regionale e' realmente partecipato e che questi contano veramente qualcosa:
Bello vero? E invece, purtroppo, si tratta solo di un gran specchietto per le allodole. Infatti ti viene quasi da crederci! Tu partecipi ingenuamente al "processo decisionale", presenti la tua proposta, fai le tue osservazioni, vai ai convegni, etc... Ebbene: il tuo impegno diventa solo e unicamente materiale da mostrare alla  Commissione Europea per documentare e provare che c'e' stato il coinvolgimento dei cittadini e che le procedure sono state rispettate!!!
Oltre a cio', il fatto sostanziale però è, appunto, che quest'ennesima consultazione sul PEARS, qualora vi fosse anche il tempo e l'informazione opportuna, di fatto non entrerebbe comunque nella programmazione reale che viene decisa, come sempre, a livello esclusivamente "politico" e.......quindi.....: ci sentiamo tutti "presi in giro"!

domenica 20 settembre 2015

SLIDE PER DOCUMENTARE LA TRANSIZIONE DEI FOSSILI AL SOLE


Ecco un utile strumento per sostenere e documentare la necessità di orientare l’attuale sistema energetico, centralizzato e basato sulle fonti fossili e sul nucleare, verso energie rinnovabili decentrate sul territorio.
(si ringrazia: http://www.energiafelice.it )
Si tratta di una sequenza logica di 462 slide in formato PowerPoint suddivise in 8 sezioni . I dati esposti in grafici, immagini, proposizioni sintetiche, sono i più aggiornati disponibili e possono essere organizzati e utilizzati liberamente. L’accesso è libero e gratuito, sia per scopi didattici, che di documentazione e come supporto a ricerche.
Il filo conduttore è quello esposto nel libro “Cercare il sole. Dopo Fukushima” (2011) di Agostinelli, Meregalli e Tronconi, edito da EDIESSE. L’energia è trattata come un bene comune e sono valutati i risvolti della stessa sia sul piano ambientale che climatico, nonché considerati gli effetti per l’economia e il lavoro. Il modello della crescita indefinita è analizzato come percorso senza via d’uscita e sono ampiamente trattate le implicazioni di nuovi stili di vita, di minori consumi di materia ed energia, della prevalenza della vita sull’economia.
Le sezioni in cui il database è suddiviso sono:
Ogni sezione è indipendente e contribuisce a un insieme di 8 presentazioni da affiancare alle 462 slides complete per una ricca documentazione “free”.
Le presentazioni sono state compilate da Mario Agostinelli (agostinelli.mario@gmail.com) su materiale per la maggior parte elaborato originalmente. Per le slides scambiate in occasione di incontri e dibattiti, si ringraziano gli autori che le hanno rese disponibili.

I PDF SCARICABILI

LA PUBBLICITA' INGANNEVOLE DELLA SOGIN

foto di EuYou - L'Europa che vogliamo.
di Alfonso Navarra (Energia Felice - www.energiafelice.it)

La pubblicità della SOGIN, che possiamo vedere in spot televisivi e leggere su paginoni acquistati persino sul "Manifesto", ci sta mettendo in avviso: arriva il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi che finalmente "oggi possiamo fare insieme in modo trasparente".
(Vai su www.depositonazionale.it)
La trasparenza, secondo proprio l'ufficio Stampa SOGIN, sarebbe necessaria per per evitare una Scanzano bis, quando nel 2003 la scelta del sito fu imposta dall'alto e poi dovette essere revocata per la mobilitazione popolare (14 giorni di blocchi stradali e ferroviari in Basilicata), ma anche per gravi errori tecnici.
Osserva Ennio Remondino sul sito web Megachip: "Più che trasparenza, sembra prudenza esercitata anche ad alti costi (3,2 milioni di euro). Promuovi con mille prudenze, uno spot dopo l'altro, la partita del Deposito nazionale di scorie nucleari, ma in realtà non informi sulla sostanza".
La sostanza è quella di una GRANDE OPERA INUTILE, di una operazione costosissima (1,5 miliardi preventivati, ma sicuramente vedremo crescere il budget) che semina l'illusione di tenere a bada un problema, quello dell'inquinamento radioattivo, in realtà aggravandolo, di un impatto ambientale pari a quello di migliaia di inceneritori concentrati nello stesso posto ma prolungato per tempi "geologici", non storici!
(Ricordiamo, per chi ha dimenticato le nozioni liceali, che, tanto per fare un esempio, il plutonio resta pericoloso per 200.000 anni dimezzandosi in circa 25.000; la diossina, la sostanza chimica più tossica e nociva per l'ambiente, invece si degrada in appena 1.000 anni! 1 grammo di plutonio, ottimalmente distribuito, può provocare 18 milioni di tumori al polmone; gli effetti cancerogeni della diossina non vanno sottovalutati ma non sono assolutamente comparabili, se mettiamo in conto pesi minuscoli della sostanza).
Il piano governativo, di cui la SOGIN è soggetto attuatore - ed anche, di fatto, controllore - prevede la realizzazione di un deposito unico nazionale per la bassa e media attività (prima e seconda categoria, 75.000 metri cubi), dalla durata di 300 anni, ma che ospiti, “temporaneamente di lungo periodo” (70-100 anni) anche i rifiuti ad alta attività (terza categoria, 15.000 metri cubi). Per questi ultimi le linee guida dell’Agenzia di Vienna (IAEA) prevedono la sistemazione in depositi geologici profondi, ma una soluzione di questo genere non è ancora mai IN NESSUNA PARTE DEL MONDO stata messa in opera e testata per un tempo sufficientemente lungo.
Dovrebbe essere noto - e notificato dalla stampa seria - che non esiste ancora una “soluzione” per i rifiuti di alta attività, che rimangono uno dei nodi irrisolti - ed irrisolvibili per chissà quanto tempo - dell’industria nucleare nel mondo (il cui ciclo è inestricabilmente connesso alle attività militari).
Abbiamo quindi una particolarità dell'Italia: è il primo Paese che sperimenterà (speriamo di no) la messa assieme dei rifiuti di bassa e media con quelli di alta attività!
Questo avverrà, dopo la selezione dei siti potenzialmente idonei, con una “gara” tra i Comuni che vogliono ospitare il Deposito. La pubblicazione della mappa di questi siti idonei era stata annunciata ad aprile, poi è stata spostata ad agosto, dopo le elezioni regionali, quindi a settembre... aspettiamo ancora fiduciosi nella rimozione dello strategico, delicatissimo e ferale segreto!
Sarebbe - la mappa - una versione preliminare di un documento chiamato "CNAPI" (sta per "Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee"), che dovrebbe essere sottoposto a consultazione imitando il "debat public" francese, fino all'approvazione definitiva prevista nel giugno 2016.
Le "compensazioni" offerte - che si dichiara non siano in cambio della sicurezza, ma del “fastidio” arrecato alle comunità - ce la faranno a convincere le comunità locali ad accettare l'insediamento?
Pare che comunque - la fonte che ho è della Confederazione COBAS - Massafra in Puglia si sia già fatta avanti! Ma in generale nei territori sta montando la protesta: Puglia, Basilicata, Sicilia e specialmente la Sardegna sono già sul piede di guerra.
Ma questo famoso sito unico ce lo chiede poi l'Europa? a dire il vero, la normativa europea non ci obbliga al deposito nazionale ma semplicemente ad elaborare un piano razionale di gestione. Ritorniamo dunque al punto vero. Abbiamo di fronte l'ennesimo GRANDE BARACCONE, deposito più Parco Tecnologico, 10 ettari di superficie coperti da una costruzione alta 5 piani, per miliardi da buttare nelle tasche dei soliti "amici degli amici".
Ma non siamo affatto obbligati ad una scelta che gli stessi USA non stanno seguendo!
Di recente, la Nuclear Regulatory Commission statunitense ha risposto a un quesito dell’Alta Corte USA: che fare se il Deposito geologico di Yucca Mountain (quello che nel best seller dell'ex ecologista Cravens avrebbe dovuto "salvare il mondo") non si dovesse realizzare (dopo miliardi di dollari buttati, mi permetto di aggiungere)? La risposta dell'organo americano è che, modificando la gestione dei siti, la parte più delicata e pericolosa dell’intero ciclo nucleare, il combustibile irraggiato (negli USA il ritrattamento del combustibile è stato fermato dal 1977) può essere STOCCATO A SECCO NEI SITI ATTUALI. Senza entrare nel merito della pronuncia della NRC, i rifiuti di bassa e media attività rappresentano un rischio infinitamente minore del combustibile irraggiato: se fossimo nel pieno del dibattito sulla scelta del sito, questa decisione della NRC può in un certo senso "sdoganare" il trattamento delle scorie là dove attualmemnte sono, senza bisogno di concentrarle in un unico posto.
E senza bisogno degli altrettanto inutili e pericolossissimi trasporti nucleari delle scorie radioattive verso la Francia, da Saluggia (Eurex) e Trino (ex centrale nucleare), a Les Hague, dove, con la tecnologia PUREX, un po' di plutonio viene ricavato e destinato alle bombe nucleari francesi.
Possiamo infine fidarci del nostro governo e delle nostre istituzioni, fiducia che si deve basare sui fatti e non può certamente essere assicurata da campagne pubblicitarie farlocche?
Ad esempio, all’Eurex di Saluggia, che ho appena citato, il sito più critico tra quelli esistenti, "il posto più pericoloso in Italia per gli italiani tutti", ci sono ancora rifiuti nucleari ad alta attività liquidi. Greenpeace ne chiede la cementazione che avrebbe già dovuto essere completata lustri fa. Ma qui occorre andare ben oltre: così come non si può costruire una centrale nucleare sulle pendici di un vulcano, non si può mantenere un deposito nucleare in una zona in cui gli eventi alluvionali sono la regola. E, udite udite, la mafia dell'EXPO (Frigerio, Greganti, Grillo e Cattozzo) avrebbe, tanto per cambiare, preso appalti dietro tangenti persino a Saluggia! La nostra sicurezza, allora, è in ottime mani e, come reacitano gli spot della SOGIN, possiamo dormire sonni assolutamente tranquilli. Fino al prossimo disastro annunciato.
POST SCRIPTUM: Sabato 26 settembre a Villar Focchiardo - Valle di Susa - la discussione di un Seminario antinucleare (che inizia il 25 settembre sul "diritto al disarmo nucleare") è più focalizzata sull'attuazione del referendum del 2011, quindi sul deposito unico dei rifiuti radioattivi e sui trasporti nucleari che attraversano la Valle.

foto di EuYou - L'Europa che vogliamo.LA PUBBLICITA' INGANNEVOLE DELLA SOGIN

foto di EuYou - L'Europa che vogliamo.
di Alfonso Navarra (Energia Felice - www.energiafelice.it)

La pubblicità della SOGIN, che possiamo vedere in spot televisivi e leggere su paginoni acquistati persino sul "Manifesto", ci sta mettendo in avviso: arriva il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi che finalmente "oggi possiamo fare insieme in modo trasparente".
(Vai su www.depositonazionale.it)
La trasparenza, secondo proprio l'ufficio Stampa SOGIN, sarebbe necessaria per per evitare una Scanzano bis, quando nel 2003 la scelta del sito fu imposta dall'alto e poi dovette essere revocata per la mobilitazione popolare (14 giorni di blocchi stradali e ferroviari in Basilicata), ma anche per gravi errori tecnici.
Osserva Ennio Remondino sul sito web Megachip: "Più che trasparenza, sembra prudenza esercitata anche ad alti costi (3,2 milioni di euro). Promuovi con mille prudenze, uno spot dopo l'altro, la partita del Deposito nazionale di scorie nucleari, ma in realtà non informi sulla sostanza".
La sostanza è quella di una GRANDE OPERA INUTILE, di una operazione costosissima (1,5 miliardi preventivati, ma sicuramente vedremo crescere il budget) che semina l'illusione di tenere a bada un problema, quello dell'inquinamento radioattivo, in realtà aggravandolo, di un impatto ambientale pari a quello di migliaia di inceneritori concentrati nello stesso posto ma prolungato per tempi "geologici", non storici!
(Ricordiamo, per chi ha dimenticato le nozioni liceali, che, tanto per fare un esempio, il plutonio resta pericoloso per 200.000 anni dimezzandosi in circa 25.000; la diossina, la sostanza chimica più tossica e nociva per l'ambiente, invece si degrada in appena 1.000 anni! 1 grammo di plutonio, ottimalmente distribuito, può provocare 18 milioni di tumori al polmone; gli effetti cancerogeni della diossina non vanno sottovalutati ma non sono assolutamente comparabili, se mettiamo in conto pesi minuscoli della sostanza).
Il piano governativo, di cui la SOGIN è soggetto attuatore - ed anche, di fatto, controllore - prevede la realizzazione di un deposito unico nazionale per la bassa e media attività (prima e seconda categoria, 75.000 metri cubi), dalla durata di 300 anni, ma che ospiti, “temporaneamente di lungo periodo” (70-100 anni) anche i rifiuti ad alta attività (terza categoria, 15.000 metri cubi). Per questi ultimi le linee guida dell’Agenzia di Vienna (IAEA) prevedono la sistemazione in depositi geologici profondi, ma una soluzione di questo genere non è ancora mai IN NESSUNA PARTE DEL MONDO stata messa in opera e testata per un tempo sufficientemente lungo.
Dovrebbe essere noto - e notificato dalla stampa seria - che non esiste ancora una “soluzione” per i rifiuti di alta attività, che rimangono uno dei nodi irrisolti - ed irrisolvibili per chissà quanto tempo - dell’industria nucleare nel mondo (il cui ciclo è inestricabilmente connesso alle attività militari).
Abbiamo quindi una particolarità dell'Italia: è il primo Paese che sperimenterà (speriamo di no) la messa assieme dei rifiuti di bassa e media con quelli di alta attività!
Questo avverrà, dopo la selezione dei siti potenzialmente idonei, con una “gara” tra i Comuni che vogliono ospitare il Deposito. La pubblicazione della mappa di questi siti idonei era stata annunciata ad aprile, poi è stata spostata ad agosto, dopo le elezioni regionali, quindi a settembre... aspettiamo ancora fiduciosi nella rimozione dello strategico, delicatissimo e ferale segreto!
Sarebbe - la mappa - una versione preliminare di un documento chiamato "CNAPI" (sta per "Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee"), che dovrebbe essere sottoposto a consultazione imitando il "debat public" francese, fino all'approvazione definitiva prevista nel giugno 2016.
Le "compensazioni" offerte - che si dichiara non siano in cambio della sicurezza, ma del “fastidio” arrecato alle comunità - ce la faranno a convincere le comunità locali ad accettare l'insediamento?
Pare che comunque - la fonte che ho è della Confederazione COBAS - Massafra in Puglia si sia già fatta avanti! Ma in generale nei territori sta montando la protesta: Puglia, Basilicata, Sicilia e specialmente la Sardegna sono già sul piede di guerra.
Ma questo famoso sito unico ce lo chiede poi l'Europa? a dire il vero, la normativa europea non ci obbliga al deposito nazionale ma semplicemente ad elaborare un piano razionale di gestione. Ritorniamo dunque al punto vero. Abbiamo di fronte l'ennesimo GRANDE BARACCONE, deposito più Parco Tecnologico, 10 ettari di superficie coperti da una costruzione alta 5 piani, per miliardi da buttare nelle tasche dei soliti "amici degli amici".
Ma non siamo affatto obbligati ad una scelta che gli stessi USA non stanno seguendo!
Di recente, la Nuclear Regulatory Commission statunitense ha risposto a un quesito dell’Alta Corte USA: che fare se il Deposito geologico di Yucca Mountain (quello che nel best seller dell'ex ecologista Cravens avrebbe dovuto "salvare il mondo") non si dovesse realizzare (dopo miliardi di dollari buttati, mi permetto di aggiungere)? La risposta dell'organo americano è che, modificando la gestione dei siti, la parte più delicata e pericolosa dell’intero ciclo nucleare, il combustibile irraggiato (negli USA il ritrattamento del combustibile è stato fermato dal 1977) può essere STOCCATO A SECCO NEI SITI ATTUALI. Senza entrare nel merito della pronuncia della NRC, i rifiuti di bassa e media attività rappresentano un rischio infinitamente minore del combustibile irraggiato: se fossimo nel pieno del dibattito sulla scelta del sito, questa decisione della NRC può in un certo senso "sdoganare" il trattamento delle scorie là dove attualmemnte sono, senza bisogno di concentrarle in un unico posto.
E senza bisogno degli altrettanto inutili e pericolossissimi trasporti nucleari delle scorie radioattive verso la Francia, da Saluggia (Eurex) e Trino (ex centrale nucleare), a Les Hague, dove, con la tecnologia PUREX, un po' di plutonio viene ricavato e destinato alle bombe nucleari francesi.
Possiamo infine fidarci del nostro governo e delle nostre istituzioni, fiducia che si deve basare sui fatti e non può certamente essere assicurata da campagne pubblicitarie farlocche?
Ad esempio, all’Eurex di Saluggia, che ho appena citato, il sito più critico tra quelli esistenti, "il posto più pericoloso in Italia per gli italiani tutti", ci sono ancora rifiuti nucleari ad alta attività liquidi. Greenpeace ne chiede la cementazione che avrebbe già dovuto essere completata lustri fa. Ma qui occorre andare ben oltre: così come non si può costruire una centrale nucleare sulle pendici di un vulcano, non si può mantenere un deposito nucleare in una zona in cui gli eventi alluvionali sono la regola. E, udite udite, la mafia dell'EXPO (Frigerio, Greganti, Grillo e Cattozzo) avrebbe, tanto per cambiare, preso appalti dietro tangenti persino a Saluggia! La nostra sicurezza, allora, è in ottime mani e, come reacitano gli spot della SOGIN, possiamo dormire sonni assolutamente tranquilli. Fino al prossimo disastro annunciato.
POST SCRIPTUM: Sabato 26 settembre a Villar Focchiardo - Valle di Susa - la discussione di un Seminario antinucleare (che inizia il 25 settembre sul "diritto al disarmo nucleare") è più focalizzata sull'attuazione del referendum del 2011, quindi sul deposito unico dei rifiuti radioattivi e sui trasporti nucleari che attraversano la Valle.

martedì 4 agosto 2015

Piano energetico regionale sardo – la messinscena della consultazione pubblica






Siamo dinanzi all'ennesima consultazione pubblica sul Piano energetico regionale. Considerato che il nostro Comitato ha gia' partecipato piu' volte e inutilmente al cosidetto "coinvolgimento dei cittadini nelle scelte programmatiche del governo regionale", ci preme svolgere alcune considerazioni, prendendo spunto dalla chiara nota di Antonio Muscas che alleghiamo qui di seguito.
In merito ai "processi di consultazione pubblica" avviati dalla Regione Sardegna in vari ambiti, rileviamo purtroppo che il problema principale - a parte la mancanza di comunicazione, l'assenza totale di informazioni e il tempo limitatissimo per presentare pareri - è che dei pareri forniti dai cittadini, dalle associazioni, dai comitati, etc..Non se ne tiene affatto conto e servono soltanto a far vedere che consultazione c'è stata.
Soprattutto davanti all'UE che, peraltro, nella nuova programmazione da al partenariato un ruolo ancora più importante e verifica che questo sia stato coinvolto veramente nel processo di decisione. E' per tale motivo che leggiamo sul sito della Regione cose del genere:
  • ............Il Partenariato è un attore molto importante delle politiche di sviluppo finanziate dall’Unione europea. Riunisce le forze economico-sociali attive sul territorio e rappresentative della realtà locale: istituzioni, associazioni di categoria e sindacali, rappresentanti della società civile quali, ed esempio, associazioni ambientali, organizzazioni non governative, organismi responsabili della promozione dell’uguaglianza e della non discriminazione.
  • Con l’avanzare dei cicli di programmazione comunitaria, il ruolo del Partenariato ha acquistato sempre maggiore rilevanza, fino a diventare – nel periodo 2014-2020 – uno strumento fondamentale per la realizzazione della strategia "Europa 2020".
  • I Regolamenti comunitari comunitari 2014-2020 rimarcano infatti la necessità di coinvolgere gli stakeholders, ovvero i portatori di interesse in tutto il ciclo della policy: dalla preparazione del Programma, alle diverse fasi della sua attuazione, dal monitoraggio dei progetti e delle procedure, alla valutazione dei risultati.
Ed ecco due link dove si tenta di convincere i cittadini sardi che l'approccio regionale e' realmente partecipato e che questi contano veramente qualcosa:
Bello vero? E invece, purtroppo, si tratta solo di un gran specchietto per le allodole. Infatti ti viene quasi da crederci! Tu partecipi ingenuamente al "processo decisionale", presenti la tua proposta, fai le tue osservazioni, vai ai convegni, etc... Ebbene: il tuo impegno diventa solo e unicamente materiale da mostrare alla  Commissione Europea per documentare e provare che c'e' stato il coinvolgimento dei cittadini e che le procedure sono state rispettate!!!
Oltre a cio', il fatto sostanziale però è, appunto, che quest'ennesima consultazione sul PEARS, qualora vi fosse anche il tempo e l'informazione opportuna, di fatto non entrerebbe comunque nella programmazione reale che viene decisa, come sempre, a livello esclusivamente "politico" e.......quindi.....: ci sentiamo tutti "presi in giro"! 

 *****
Condividiamo questa nota di Antonio Muscas che ben rappresenta anche la posizione del Comitato ProSardegnaNoGasdotto in merito alla recente "consultazione" sul Piano Energetico avviata dall'amministrazione regionale.
 
Piano energetico regionale sardo – la messinscena della consultazione pubblica 
La Regione Sardegna attraverso il sito http://www.sardegnapartecipa.it invita i cittadini a partecipare ad una consultazione pubblica per elaborare il nuovo piano energetico regionale, al fine di abbandonare definitivamente “i vecchi modelli di pianificazione energetica e industriale che non sono riusciti a produrre ricadute economiche e occupazionali ma hanno invece generato pesanti effetti distorsivi, e sull’adesione a un modello funzionale alla competitività e al rilancio del sistema socio-economico regionale, sfruttando appieno gli sviluppi che derivano dal nuovo paradigma dell’economia condivisa”.
La consultazione è iniziata il 23 Luglio e le proposte vanno presentate entro l’8 Agosto 2015, quindi sono stati messi a disposizione la miseria di 15 giorni dalla data di pubblicazione.
Ora, premesso che in soli 15 giorni, senza preavviso e senza nessun processo di formazione e informazione preventivo adeguato, è piuttosto illusorio presentare proposte che possano andare un po’ più in la del ridicolo, vorrei spendere alcune parole sul merito della proposta della giunta regionale.
Iniziamo quindi dal chiederci: come si fa un piano energetico?

Per prima cosa è necessario conoscere lo stato attuale delle cose. Operazione non semplice in quanto implica l’attivazione di un apposito gruppo di lavoro che se ne occupi. Parlare di energia, come bene si sa, non significa limitarsi alla produzione elettrica: è necessario conoscere ogni forma di consumo di energia per tutti i settori. Quindi, per grandi aree, stiamo parlando almeno di: consumo pubblico, domestico, industriale, agricolo e trasporti. Ogni settore va poi suddiviso a sua volta in sottosettori e, ad esempio, per quello domestico avremo: consumo elettrico, gas, legna, pellet, cippato, gasolio, solo per citare i più importanti. Del consumo elettrico per uso domestico è necessario conoscere le rispettive quote per: riscaldamento, raffrescamento, acqua sanitaria, cottura cibi, ecc., a cui va aggiunta la quota di autoproduzione e autoconsumo. Relativamente al consumo di legna, pellet e cippato per riscaldamento, dovremmo conoscerne anche la provenienza. Stesso discorso va applicato agli altri settori. Solo in questo modo avremmo la fotografia esatta dei consumi e degli approvvigionamenti energetici. In Sardegna, al momento, solo la provincia del Medio Campidano ha effettuato qualche anno fa uno studio di questo tipo. Studio che non è stato aggiornato però e che quindi può fornire solo qualche indicazione di massima.
Ciò detto, il piano energetico deve nascere come conseguenza di un piano strategico generale. Per cui, per quest’ultimo, ripetendo la logica esposta per il piano energetico, è necessario prioritariamente conoscere lo stato dell’arte di tutti i settori energivori. Tutto ciò fatto, e non è una passeggiata, si passa alla fase due, dove si incontra il primo grosso ostacolo, quello della pianificazione. Pianificare significa progettare il territorio per le prossime decadi, e il tipo di pianificazione dipende necessariamente dall’orientamento politico di chi se ne occupa. Per cui, un neoliberista impronterà la pianificazione puntando alla massimizzazione dei consumi e dello sfruttamento delle risorse (incluse quelle umane), mentre un ambientalista con attenzione verso i suoi simili passati, presenti e futuri, impronterà il piano sulla gestione razionale delle risorse e sull’abbattimento dei consumi da conseguire attraverso l’efficientamento energetico e la ricerca di modelli sociali e stili di vita alternativi; in altre parole si muoverà soprattutto rimettendo in discussione il modello sociale attuale. Qual è allora l’orientamento in termini di autoproduzione e autoconsumo? Giusto per fare qualche esempio, quale la preferenza tra finanziamenti per mega impianti di produzione e finanziamenti per l’efficientamento energetico? Quale la scelta tra trasporto pubblico e trasporto privato? o fra trasporto su gomma e trasporto su rotaia?
In maniera alquanto improbabile, supponendo che il nostro governo regionale volesse realmente intraprendere la seconda strada, dovrebbe, per ogni settore, elaborare una strategia, pianificarne cioè lo sviluppo nel tempo, porsi degli obbiettivi e misurare, sulla base dei risultati attesi, quali sono i consumi calcolati.
Altro punto fondamentale è la gestione della fase transitoria: come si perseguono gli obbiettivi? Attraverso quali percorsi? Sulla gestione del transitorio gli scontri a tutti i livelli sono sempre stati importanti e drammatici perché la semplice condivisione degli ideali e degli obbiettivi non corrisponde alla condivisione delle strategie per il loro conseguimento. Anche in questo caso quindi ci si ritrova di fronte ad un grosso ostacolo da superare e bisognerà trovare un accordo tra chi ritiene doveroso cambiare repentinamente rotta e chi dirà che i cambiamenti si effettuano adagio. Tra i due litiganti sarà necessario, inoltre, l’intervento e il supporto dei tecnici che dovranno fornire valutazioni sulla reale percorribilità pratica delle linee proposte.
Mi pare ovvio, in tutti i casi, che un governo regionale che vuole pianificare il territorio non può precedentemente dare il via libera alle speculazioni eoliche e fotovoltaiche, ai progetti di nuove centrali a carbone e a nuovi inceneritori e, solo successivamente, annunciare che vuole dotarsi di un piano energetico. È evidente la presa per i fondelli! E lo è ancora di più quando, di fronte al lavoro immane che si dovrebbe realizzare, offre giusto quindici giorni di tempo ai cittadini per presentare proposte che solo uno staff di esperti (agrari, sociologi, archeologi, fisici, ingegneri, ecc.), sotto le direttive di un progetto politico preciso, potrebbe portare avanti in un tempo quantificabile in svariati mesi e non certo in 15 giorni. 
Un progetto serio lo dovrebbero condurre avviando reali processi partecipativi e tenendo conto di tutti i fattori fondamentali, di cui quello ingegneristico sarebbe solo di second’ordine. E mi riferisco alle valutazioni sugli impatti e ai monitoraggi di tipo ambientale, paesaggistico, sanitario e sociale che devono accompagnare un progetto politico serio; a differenza di una farsa come quella che il peggior governo regionale di sempre vuole presentarci come volontà di agire nel bene della collettività.

venerdì 24 luglio 2015

Lettera aperta a Francesco Pigliaru, massima autorità della Sardegna [di Sergio Vacca]


Signor Presidente,
da tempo, anche per onorare il mio passato di professore di Scienza del Suolo all’Università di Sassari, seguo con attenzione le attività di molte imprese nazionali ed estere che da alcuni anni invadono la Sardegna per realizzare impianti di energie rinnovabili, che tuttavia determinano un alto impatto ambientale tanto da essere mistificatorio continuare a chiamarle tali. Credo inoltre che non le siano sfuggite le polemiche relative alla proposta di realizzare, come opere di interesse pubblico, attività di esclusivo uso privato o le dichiarazioni del Procuratore della Repubblica di Cagliari sulle infiltrazioni in Sardegna della malavita organizzata nel settore delle rinnovabili.
Mi permetta, Signor Presidente, di citare testualmente, una frase contenuta nel parere pro veritate degli avvocati della società Energogreen Renewables SrL, che vorrebbe realizzare impianti di solare termodinamico nella piana di Campu Giavesu, di S. Lucia di Bonorva, a Gonnosfanadiga e a Villasor-Decimoputzu. “L’autorizzazione e la costruzione dell’impianto di Flumini Mannu e di quello gemello di Gonnosfanadiga, che sono le due prime centrali solari termodinamiche a scala commerciale da 55 MWe mai costruite in Italia è necessaria per poter partecipare alle gare internazionali che vengono bandite annualmente nel mondo per questo tipo di impianti per valori complessivi di miliardi di euro“.
Vede, Signor Presidente, questa affermazione è assolutamente emblematica della considerazione per la Sardegna di gran parte delle classi imprenditoriali italiane e internazionali  che con l’isola si relazionano, ma anche delle classi dirigenti e dei decisori della nostra isola. Mai come in questo caso è valida l’espressione che mi i permetto di riportarle “pitta la legna e portala in Sardegna”, che dà il senso di quale considerazione godiamo e di quanto poco noi stessi ci prendiamo sul serio.
Quale potrebbe essere l’interesse della Sardegna a far realizzare sul proprio territorio impianti che non hanno alcun significato per il soddisfacimento del fabbisogno energetico dell’isola? NESSUNO.
Non le sfugge certamente, Signor Presidente, che la produzione energetica della nostra isola è fortemente eccedentaria rispetto ai fabbisogni. E non è neppure il caso che le riporti le statistiche più recenti sul rapporto produzione/fabbisogni che potrà rilevare nella bozza di Piano Energetico Regionale che è dato di conoscere.
Ciò che mi preme sottolineare e, conseguentemente, portare alla sua attenzione è il danno che si creato e che si creerà, permanente ed irreversibile per il territorio, particolarmente per gli aspetti relativi ai suoli ed ai paesaggi. Una forma di Landscape grabbing per le speculazioni di società private, che intendono presentare il proprio pedigree industrial-energetico nelle gare internazionali del valore di miliardi di euro. Un costo che l’isola non può sopportare. Il tutto, peraltro, con arroganza e profonda ignoranza dell’ambiente in primo luogo, emersa in ogni punto dei progetti fin qui autorizzati e previsti.
Ma qualcosa di altrettanto subdolo, Signor Presidente, è rappresentato dalle cosiddette serre fotovoltaiche, sorte in numerose parti dell’isola in profondo spregio ai dettami del Codice dei Beni culturali e del Paesaggio. Un vero ossimoro. Si sottraggono aree all’agricoltura per consentire a privati, spesso multinazionali, di fare profitti a nostro carico, senza nulla concedere ai territori nei quali insistono e alle rispettive popolazioni.
Non diversamente profondi per i nostri paesaggi sono i disastri derivati dalle autorizzazioni che vengono concesse dagli Uffici di tutela del Paesaggio ex articolo 146 del citato Codice per la realizzazione di impianti eolici da 59,99 Kw che dovrebbero essere sottoposti a VIA per una Sentenza della Corte Costituzionale. Risulta che gli Uffici siano subissati di domande di impianti che invaderanno i nostri territori ancor più di quanto è successo in questi ultimi anni. Il paesaggio sardo ne risulterà sfregiato per secoli. Che responsabilità signor Presidente!
Si temono inoltre ulteriori sfregi dalle ventilate infrastrutturazioni derivate dalla sbandierata metanizzazione dell’isola con navi gasiere e “riconversioni” in aree già profondamente offese nel paesaggio e nella salubrità per le popolazioni residenti.
Mi permetto di domandarle, Signor Presidente, la Regione Autonoma della Sardegna, che tante importanti battaglie ha fatto nei confronti dello Stato per riaffermare la propria autonomia, per rivendicare il ruolo del Governo regionale su tutte le materie che caratterizzano la specificità della Regione, la cui autonomia è sancita e garantita dalla Carta Costituzionale, perché non rivendica il proprio fondamentale ruolo nella gestione del territorio e nella tutela del Paesaggio? Perché non agisce le competenze che ha e che disattende tanto palesemente?
Metta su questo tema le stesse energia e competenza che mette nel rivendicare la diminuzione delle servitù militari o il no alla servitù del nucleare.
Le strade vi sono, occorre percorrerle. E’ ancora in tempo. I territori e le popolazioni la sosterranno in questa battaglia. Altrimenti procederanno con le organizzazioni di cui sono capaci e che già oggi stanno dando risultati nella presa di coscienza che l’energia, il paesaggio, la salute riguardano l’attuale comunità regionale ma anche le future.
Pertanto signor Presidente è necessario adire ad una visione futura della Sardegna in cui Piano Energetico Regionale, Progetto Industriale, Progetto di Sviluppo Agricolo, Piano Paesaggistico Regionale procedano all’unisono avendo il paesaggio e l’ambiente a fondamento dello sviluppo
*Geologo già professore di Scienza del Suolo, Università di Sassari. Esperto del Fai Sardegna

mercoledì 22 aprile 2015

QUANDO CANTA IL GALLETTI


 Il democristiano Galletti, oggi ministro dell'ambiente italiano dopo varie sfortunate peripezie elettorali in quel di Bologna - dove, in campagna elettorale, si dichiarava "favorevole alla localizzazione della produzione di energia nucleare in Emilia Romagna purché il sito sia considerato sicuro e conveniente" - tranquillizza la Sardegna sul fatto che "nessuna decisione e' stata presa" in merito alla creazione nell'Isola del sito per il deposito di scorie radioattive". Questo perche' il processo decisionale al riguardo e' ancora in corso ed e' "un processo molto trasparente, molto partecipato..". Cosi' trasparente e partecipato che, oopppssss, dimentica che gia' il 97% dei sardi, con un referendum, ha detto NO alle scorie nucleari nell’Isola. 
Le finte rassicurazioni di questo personaggio ci danno dunque fondati motivi per ritenere che esiste la concreta intenzione di realizzare quel deposito proprio in Sardegna! Allora occhio!!! Ha gia' cantato ben piu' di due volte!!
Nucleare: Galletti, sito rifiuti? Sardegna puo' star tranquilla 
(AGI) - Firenze, 20 apr. - "Nessuna decisione e' stata presa. La Sardegna puo' star tranquilla". Cosi' il ministro per l'Ambiente Gian Luca Galletti, a margine della conferenza mondiale sull'impatto ambientale promossa da Iaia, ai giornalisti che gli chiedevano un commento alle preoccupazione della Sardegna, in seguito alle voci che darebbero questa regione come sito scelto per il deposito nucleare unico dei rifiuti radioattivi.(AGI) Fi3/Mav (Segue)
Nucleare: Galletti, sito rifiuti? Sardegna puo' star tranquilla (2)
(AGI) - Firenze, 20 apr. - "Non e' stata presa, da parte del governo, alcuna decisione - ha spiegato Galletti - perche' e' in corso un processo molto trasparente, molto partecipato che si concludera' con l'inizio dell'anno nuovo. Oggi noi stiamo valutando, come ministeri dell'Ambiente e dello Sviluppo Economico, la carta fornita dall'Ispra e dalla Sogin che individua tutti i siti, in tutto il territorio nazionale, che hanno le caratteristiche tecniche per poter ospitare quel sito. Dopodiche' ci sara' una consultazione pubblica, un dibattito pubblico molto ampio - ha concluso Galletti - e alla fine di questo processo partecipato si decidera' il sito". (AGI)

venerdì 13 marzo 2015

CI SEI O CI FAI?

(di Tritone)
Le allarmanti notizie diramate sulle pagine del quotidiano L’UNIONE SARDA lo scorso 7 marzo pare che solo oggi abbiano messo qualcuno a conoscenza del triste primato che l’isola ha il merito di vantare: il territorio più inquinato d’Italia!
E’ da anni che il nostro Comitato lo fa presente - e non per capriccio - ma sulla base di inconfutabili ricerche e documenti pubblicati da studiosi, e quindi noti e visionabili per chiunque possa nutrire qualche interesse in proposito.
Se tanto mi da tanto, rileviamo tristemente che mamma Regione ha manifestato un disinteresse assoluto sull’argomento. L’alternanza dei decisori politici non ha infatti portato alcun beneficio all’isola. Ci permettiamo di dire che queste persone, di cui è ormai certificata l’inadeguatezza, hanno anzi messo in evidenza proprio il contrario, ossia la loro - e di conseguenza anche nostra - strutturale debolezza nel contraddittorio con la Terra, il paesaggio e l’immenso patrimonio custodito dal nostro territorio. Stanno pensando ad altro, chissà a cosa, ma di sicuro non sono in grado di toglierci dalle sabbie mobili dove ci hanno scaraventato e che sempre più ci inghiottiscono!
A proposito di questa per noi semplice ma per loro imbarazzante deduzione, è  però corretto rilevare che l’indagine epidemiologica dell’Istituto Superiore di Sanità che ha denunciato il primato isolano non ha interessato  tutte le aree della nostra martoriata isola, tenendo fuori dalla contesa, udite udite: la piana di Ottana, l’area di Sarroch e le aree militari di Quirra e Teulada. Luoghi dove si muore per malattie come il tumore, il linfoma e la leucemia. Cosa vuoi che sia! Che necessità e che urgenze ci sono per far cambiare rotta a coloro che allegramente governano?
A parte il disgustoso e sprezzante contenuto del mio preambolo, devo dire che il motivo per cui mi sono trovato a scrivere queste due righe è dovuto al fatto che proprio nei giorni scorsi, a proposito del disprezzo per il nostro territorio e di tutte le sue attività produttive, navigando fiduciosamente sul web alla disperata ricerca invece di buone nuove, mi sono imbattuto sulla prima pagina del quotidiano on line L’UNIONE SARDA.it. Nel pezzo, il direttore Emanuele Dessì si ergeva - ahinoi - a difensore e paladino della nostra terra intitolando l’articolo: “La Sardegna, un dono di Dio che nessuno valorizza”.
Ma non è - mi sono chiesto - che stiamo per caso parlando dello stesso Dessì che lodava il Progetto Galsi mentre “moderava” il Convegno organizzato per la sua presentazione (il 23 novembre 2009 al T-Hotel di Cagliari) dalla generosa compagine algerina che, lancia in resta e grazie alle gambe spalancate della nostra lungimirante (taddannu!) Giunta Regionale, volevano sventrare il nostro territorio a favore del miracoloso metano? Come è che si chiamava l’incontro? Ah si, “Il gasdottoGalsi: nuova energia per la Sardegna”. No, non può essere lo stesso Dessì che, mentre l’allora assessore regionale della programmazione Giorgio La Spisa motivava la volontà della Regione di voler procedere alla costruzione del metanodotto  - ovviamente per il nostro bene e per il lussureggiante futuro delle nostre prolifiche industrie - al pari degli organizzatori invitava le forze dell’ordine presenti in sala a limitare i brusii che pervenivano dal fondo della sala dove alcuni “facinorosi del NoGalsi” (quattro persone) andavano sedati in quanto disturbavano la quiete di chi allegramente se le cantava e suonava come voleva, tanto…., meglio proseguire nella farsa fra pochi intimi e senza interlocutori invece di azzardare un contraddittorio con chi la pensava diversamente, e non per capriccio, ma perché correttamente informati e documentati sul tema. Così è davvero tutto troppo facile, ed è quantomeno triste constatare come la Regione ancora una volta si sia irresponsabilmente resa complice, alle spalle dei Sardi, nell’allestimento di questa commedia.
Oooooh, a proposito, ma non è che stiamo parlando di quel Dessì che conduceva tempo fa sull’emittente Videolina la trasmissione “MONITOR”? No, certamente no. Non può essere quello che presentò la puntata del 15 febbraio 2012 - intitolata “Gassintegrato” - accogliendo il presidente di Galsi S.p.A. come un messia inviatoci dal Signore, e conducendo spudoratamente una trasmissione pro gasdotto al pari di Mauro Pili, Alessandra Zedda, Tonino Tilocca e lo stesso presidente della società Roberto Potì, badando bene di concedere il minimo spazio ai sostenitori della linea opposta: Claudia Zuncheddu, Cristiano Sabino, Sergio Diana del Comitato, Bustianu Cumpostu etc…. Eppure mi sembra proprio di ricordare fosse lui a chiudere la trasmissione con un rassicurante sorriso rivolto all’indirizzo di Potì e al pubblico a casa, affermando che per fortuna dei Sardi e per buona pace dei contrari al metanodotto, quell’opera insulsa si sarebbe giustamente realizzata.
E allora, se i fatti sono questi e ha scritto quelle cose, stai a vedere che questo signore - se di lui si tratta - pare si sia redento o sia in procinto di farlo. Nel suo pezzo parla infatti “di folgorazione sulle vie della Sardegna”, da lui girata in lungo e in largo per registrare programmi televisivi.
Accipicchia, se così fosse c’è davvero voluto parecchio tempo per destarlo dal suo torpore e dalle sue convinzioni. Non è che per caso ha anche finalmente compreso che si trattava della peggiore speculazione nella storia industriale dell’isola? Un danno incalcolabile per la Sardegna intera ed i suoi pacifici abitanti, e poi prosegue affermando “di provare vergogna per non aver contribuito a svegliare il sonno della ragione della nostra classe politica, incapace di tutto”.
Auspichiamo che queste meritevoli e peraltro veritiere affermazioni siano frutto di una persuasione non occasionale, e comunque, visto il ruolo che ricopre e l’attività che esercita, se così non fosse non mancheranno le occasioni per comprenderlo. Anche perché purtroppo non è solo lo spettro del metanodotto Galsi ad incombere ancora sulle nostre teste. D’altronde cosa ci si può attendere dall’attuale classe politica e da chi ci amministra?
La nostra terra, per scelte politiche assurde prorogatesi nel tempo e per le quali nessuno ha mai pagato dazio, a parte noi cittadini, ma anche a causa di una purtroppo scadente, a volte di parte, e quindi scorretta informazione giornalistica, è purtroppo diventata una vera pattumiera a disposizione dei maneggioni di turno (pale eoliche, anche off shore, trivelle, bio raffinerie, impianti fotovoltaici, di smaltimento di biomasse e termo solari etc….), un attacco frontale e costante in una kasbah totalmente priva di regole. Peraltro in una regione che non ha bisogno di nulla perché sufficiente dal punto di vista  energetico.
Altro che Piano energetico regionale, poveri noi! E chi lo dovrebbe studiare e disciplinare, personaggi facili prede di lobby senza scrupoli? Ma pogaridadi! Non ne mancano mai, ed oggi infatti tremiamo all’idea che nell’assordante silenzio della inconsistente politica possa - però a cose ormai fatte - addirittura prendere realmente corpol’ipotesi che in Sardegna venga a breve istituito il deposito nazionale dellescorie nucleari. Altro che “Isola dei longevi” da presentare all’imminente apertura dell’Expo milanese. Mai immagine può essere più falsa considerato che in Sardegna un abitante su tre vive - meglio dire sopravvive - in una zona inquinata.
Rimbocchiamoci le maniche tutti, altro che storie, e ciascuno in coscienza faccia la propria parte! Anche nella nostra isola devono esistere i diritti di tutti: quello al lavoro, alla salute e ad un ambiente salubre. Chi sa dirmi dov’è tutto questo? L’alternativa è andarsene e liberare il campo. E forse è proprio questo il disegno che qualcuno va perpetrando.

domenica 8 marzo 2015

LA SARDEGNA E' "ANCORA" LA REGIONE PIU' INQUINATA D'ITALIA

(di Sergio)
L'ennesima conferma arriva dal quotidiano locale l'UNIONE SARDA che riprende un'articolo pubblicato dalla Nuova Sardegna circa 4 anni fa, per l'esattezza nel novembre del 2011. In quell'articolo si illustravano i dati  allarmanti contenuti nel rapporto sui siti di interesse nazionale che devono essere bonificati, elaborato da Greenpeace con il Sin Italy. In quel tempo durissima fu la reazione di Cappellacci, allora presidente della Regione, che tuonava: "si dovrà dare il via in tempi brevissimi ai primi interventi urgenti finalizzati alla rimozione delle situazioni di pericolo, nonchè per fronteggiare i danni conseguenti all'inquinamento del territorio", e di Giorgio Oppi, allora assessore all'ambiente, che non lesinava un: "Finora è stato speso pochissimo, stiamo lavorando per accelerare al massimo gli interventi".
La notizia non pare abbia destato grande scalpore ne allora ne ieri. Evidentemente ai sardi non interessa se bevono Carignano al piombo ne, tantomeno, se la notizia vola anche dove non dovrebbe, cioe' nelle case di coloro che vedevano la Sardegna come "luogo incontaminato" dove trascorrere le vacanze. Tutti sappiamo bene che ai nostri illuminati amministratori interessa piu' l'industria chimica piuttosto che quella turistica, anche se nessuno sa bene perche'. Probabilmente perche' in determinate aree dell'Isola vengono  votati da una parte della popolazione che ha piu' a cuore il proprio misero orticello, piuttosto che l'interesse comune alla salute e al benessere. Ma ora la cosa dovrebbe farsi seria poiche' ne va della salute di tutti noi e delle generazioni future. Eppure no. Non succede nulla. "Destra" e "sinistra" si alternano allegramente al governo di una Regione che sta morendo ma...Niente. Nulla cambia. Tantomeno le facce di coloro che, sempre gli stessi e ben pagati, giocano da decenni nell'assurdo sport regionale di "fottere l'Isola". Forse, le persone intelligenti e per bene di questa Terra martoriata di Sardegna, dovrebbero sedersi intorno a un tavolo, guardarsi negli occhi e decidere finalmente se fare qualcosa per mandarli tutti a casa e, finalmente, Governare l'Isola per il benessere e la felicita' dei suoi abitanti. Oppure, considerando tutto cio' una battaglia persa, andarsene. Si, andare via. Perche' restare significa rischiare la vita.

sabato 7 marzo 2015

Teramo, esplode Gasdotto. Nessuna lezione per gli amanti del gas nostrani

 Noi dei "comitatini" dobbiamo fare parecchia attenzione quando difondiamo certe notizie. Le classiche reazioni di chi le commenta (ovviamente in privato e guardandosi bene dal legittimarci come interlocutore) oppure e' costretto a prenderle in considerazione a causa del ruolo istituzionale che svolge in materia sono, nell'ordine, le seguenti:
- sembra che non vedano l'ora che accadano incidenti per dimostrare che avevano ragione loro;
- un incidente e' un'incidente...sono cose che possono capitare;
- portano sfiga.
Non e' questa la sede per lanciare un dibattito sul ruolo dei Comitati di Cittadini in Sardegna e sulla considerazione, inesistente, che ad essi viene prestata dalle istituzioni a tutti i livelli. Ci limitiamo dunque a riportare la notizia cosi' com'e', senza commenti e con un video: 
Per quanto ci riguarda, e' comunque difficile non trarre delle conclusioni da questo triste evento.
Immaginiamo la nostra Terra tagliata in due da una trincea di 272 km
 
oltre alle diramazioni da questa verso le poche zone servite dal gas. 
Immaginiamo interminabili lavori che durano, andando bene, almeno 10 anni.
 
Immaginiamo anche l'improbabile ipotesi che, quando e se i lavori saranno finiti, ci sia ancora del gas da trasportare. 
Immaginiamo un'estate calda anche a causa degli incendi che certi "sardi" regalano ogni anno alla loro Isola:
BUM!
Ma questo non e' che il frutto della fantasia morbosa di una di quelle inutili aggregazioni di cittadini nate per difendere la Terra in cui vivono, non si sa bene da chi e da che cosa, considerato che la Regione e' sempre ben informata e aggiornata, ha sempre la situazione sotto controllo, le idee chiare e, soprattutto, ha a cuore unicamente il  benessere e la felicita' di tutti noi. Che bisogno ha di sentire i cittadini? Cosa ne sanno loro di energia, di ambiente e di "sviluppo"? Meglio consultare CONFINDUSTRIA o la sua associazione ambientalista: LEGAMBIENTE
I cittadini ed i comitatini sono un ostacolo e basta! 
L'ultimo convegno sull'energia organizzato a Cagliari da Confindustria. Ovviamente, dei "comitatini" nemmeno l'ombra.


martedì 13 gennaio 2015

VERGOGNA!!

Fotovoltaico a Villasor, presunta truffa da 62 milioni: ecco gli indagati sardi 

E il fantomatico Piano Energetico regionale? Come volevasi dimostrare, questa Giunta prosegue sulla stessa linea della precedente:
- nessuna programmazione
- nessuna regola
- nessun coinvolgimento delle popolazioni interessate
- nessuna innovazione
- via libera a imbroglioni e mafiosi (locali e non)
- via libera all'improvvisazione di amministratori incapaci e incompetenti, in tutti i livelli.
Continuiamo cosi', facciamoci del male!