domenica 20 settembre 2015

SLIDE PER DOCUMENTARE LA TRANSIZIONE DEI FOSSILI AL SOLE


Ecco un utile strumento per sostenere e documentare la necessità di orientare l’attuale sistema energetico, centralizzato e basato sulle fonti fossili e sul nucleare, verso energie rinnovabili decentrate sul territorio.
(si ringrazia: http://www.energiafelice.it )
Si tratta di una sequenza logica di 462 slide in formato PowerPoint suddivise in 8 sezioni . I dati esposti in grafici, immagini, proposizioni sintetiche, sono i più aggiornati disponibili e possono essere organizzati e utilizzati liberamente. L’accesso è libero e gratuito, sia per scopi didattici, che di documentazione e come supporto a ricerche.
Il filo conduttore è quello esposto nel libro “Cercare il sole. Dopo Fukushima” (2011) di Agostinelli, Meregalli e Tronconi, edito da EDIESSE. L’energia è trattata come un bene comune e sono valutati i risvolti della stessa sia sul piano ambientale che climatico, nonché considerati gli effetti per l’economia e il lavoro. Il modello della crescita indefinita è analizzato come percorso senza via d’uscita e sono ampiamente trattate le implicazioni di nuovi stili di vita, di minori consumi di materia ed energia, della prevalenza della vita sull’economia.
Le sezioni in cui il database è suddiviso sono:
Ogni sezione è indipendente e contribuisce a un insieme di 8 presentazioni da affiancare alle 462 slides complete per una ricca documentazione “free”.
Le presentazioni sono state compilate da Mario Agostinelli (agostinelli.mario@gmail.com) su materiale per la maggior parte elaborato originalmente. Per le slides scambiate in occasione di incontri e dibattiti, si ringraziano gli autori che le hanno rese disponibili.

I PDF SCARICABILI

LA PUBBLICITA' INGANNEVOLE DELLA SOGIN

foto di EuYou - L'Europa che vogliamo.
di Alfonso Navarra (Energia Felice - www.energiafelice.it)

La pubblicità della SOGIN, che possiamo vedere in spot televisivi e leggere su paginoni acquistati persino sul "Manifesto", ci sta mettendo in avviso: arriva il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi che finalmente "oggi possiamo fare insieme in modo trasparente".
(Vai su www.depositonazionale.it)
La trasparenza, secondo proprio l'ufficio Stampa SOGIN, sarebbe necessaria per per evitare una Scanzano bis, quando nel 2003 la scelta del sito fu imposta dall'alto e poi dovette essere revocata per la mobilitazione popolare (14 giorni di blocchi stradali e ferroviari in Basilicata), ma anche per gravi errori tecnici.
Osserva Ennio Remondino sul sito web Megachip: "Più che trasparenza, sembra prudenza esercitata anche ad alti costi (3,2 milioni di euro). Promuovi con mille prudenze, uno spot dopo l'altro, la partita del Deposito nazionale di scorie nucleari, ma in realtà non informi sulla sostanza".
La sostanza è quella di una GRANDE OPERA INUTILE, di una operazione costosissima (1,5 miliardi preventivati, ma sicuramente vedremo crescere il budget) che semina l'illusione di tenere a bada un problema, quello dell'inquinamento radioattivo, in realtà aggravandolo, di un impatto ambientale pari a quello di migliaia di inceneritori concentrati nello stesso posto ma prolungato per tempi "geologici", non storici!
(Ricordiamo, per chi ha dimenticato le nozioni liceali, che, tanto per fare un esempio, il plutonio resta pericoloso per 200.000 anni dimezzandosi in circa 25.000; la diossina, la sostanza chimica più tossica e nociva per l'ambiente, invece si degrada in appena 1.000 anni! 1 grammo di plutonio, ottimalmente distribuito, può provocare 18 milioni di tumori al polmone; gli effetti cancerogeni della diossina non vanno sottovalutati ma non sono assolutamente comparabili, se mettiamo in conto pesi minuscoli della sostanza).
Il piano governativo, di cui la SOGIN è soggetto attuatore - ed anche, di fatto, controllore - prevede la realizzazione di un deposito unico nazionale per la bassa e media attività (prima e seconda categoria, 75.000 metri cubi), dalla durata di 300 anni, ma che ospiti, “temporaneamente di lungo periodo” (70-100 anni) anche i rifiuti ad alta attività (terza categoria, 15.000 metri cubi). Per questi ultimi le linee guida dell’Agenzia di Vienna (IAEA) prevedono la sistemazione in depositi geologici profondi, ma una soluzione di questo genere non è ancora mai IN NESSUNA PARTE DEL MONDO stata messa in opera e testata per un tempo sufficientemente lungo.
Dovrebbe essere noto - e notificato dalla stampa seria - che non esiste ancora una “soluzione” per i rifiuti di alta attività, che rimangono uno dei nodi irrisolti - ed irrisolvibili per chissà quanto tempo - dell’industria nucleare nel mondo (il cui ciclo è inestricabilmente connesso alle attività militari).
Abbiamo quindi una particolarità dell'Italia: è il primo Paese che sperimenterà (speriamo di no) la messa assieme dei rifiuti di bassa e media con quelli di alta attività!
Questo avverrà, dopo la selezione dei siti potenzialmente idonei, con una “gara” tra i Comuni che vogliono ospitare il Deposito. La pubblicazione della mappa di questi siti idonei era stata annunciata ad aprile, poi è stata spostata ad agosto, dopo le elezioni regionali, quindi a settembre... aspettiamo ancora fiduciosi nella rimozione dello strategico, delicatissimo e ferale segreto!
Sarebbe - la mappa - una versione preliminare di un documento chiamato "CNAPI" (sta per "Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee"), che dovrebbe essere sottoposto a consultazione imitando il "debat public" francese, fino all'approvazione definitiva prevista nel giugno 2016.
Le "compensazioni" offerte - che si dichiara non siano in cambio della sicurezza, ma del “fastidio” arrecato alle comunità - ce la faranno a convincere le comunità locali ad accettare l'insediamento?
Pare che comunque - la fonte che ho è della Confederazione COBAS - Massafra in Puglia si sia già fatta avanti! Ma in generale nei territori sta montando la protesta: Puglia, Basilicata, Sicilia e specialmente la Sardegna sono già sul piede di guerra.
Ma questo famoso sito unico ce lo chiede poi l'Europa? a dire il vero, la normativa europea non ci obbliga al deposito nazionale ma semplicemente ad elaborare un piano razionale di gestione. Ritorniamo dunque al punto vero. Abbiamo di fronte l'ennesimo GRANDE BARACCONE, deposito più Parco Tecnologico, 10 ettari di superficie coperti da una costruzione alta 5 piani, per miliardi da buttare nelle tasche dei soliti "amici degli amici".
Ma non siamo affatto obbligati ad una scelta che gli stessi USA non stanno seguendo!
Di recente, la Nuclear Regulatory Commission statunitense ha risposto a un quesito dell’Alta Corte USA: che fare se il Deposito geologico di Yucca Mountain (quello che nel best seller dell'ex ecologista Cravens avrebbe dovuto "salvare il mondo") non si dovesse realizzare (dopo miliardi di dollari buttati, mi permetto di aggiungere)? La risposta dell'organo americano è che, modificando la gestione dei siti, la parte più delicata e pericolosa dell’intero ciclo nucleare, il combustibile irraggiato (negli USA il ritrattamento del combustibile è stato fermato dal 1977) può essere STOCCATO A SECCO NEI SITI ATTUALI. Senza entrare nel merito della pronuncia della NRC, i rifiuti di bassa e media attività rappresentano un rischio infinitamente minore del combustibile irraggiato: se fossimo nel pieno del dibattito sulla scelta del sito, questa decisione della NRC può in un certo senso "sdoganare" il trattamento delle scorie là dove attualmemnte sono, senza bisogno di concentrarle in un unico posto.
E senza bisogno degli altrettanto inutili e pericolossissimi trasporti nucleari delle scorie radioattive verso la Francia, da Saluggia (Eurex) e Trino (ex centrale nucleare), a Les Hague, dove, con la tecnologia PUREX, un po' di plutonio viene ricavato e destinato alle bombe nucleari francesi.
Possiamo infine fidarci del nostro governo e delle nostre istituzioni, fiducia che si deve basare sui fatti e non può certamente essere assicurata da campagne pubblicitarie farlocche?
Ad esempio, all’Eurex di Saluggia, che ho appena citato, il sito più critico tra quelli esistenti, "il posto più pericoloso in Italia per gli italiani tutti", ci sono ancora rifiuti nucleari ad alta attività liquidi. Greenpeace ne chiede la cementazione che avrebbe già dovuto essere completata lustri fa. Ma qui occorre andare ben oltre: così come non si può costruire una centrale nucleare sulle pendici di un vulcano, non si può mantenere un deposito nucleare in una zona in cui gli eventi alluvionali sono la regola. E, udite udite, la mafia dell'EXPO (Frigerio, Greganti, Grillo e Cattozzo) avrebbe, tanto per cambiare, preso appalti dietro tangenti persino a Saluggia! La nostra sicurezza, allora, è in ottime mani e, come reacitano gli spot della SOGIN, possiamo dormire sonni assolutamente tranquilli. Fino al prossimo disastro annunciato.
POST SCRIPTUM: Sabato 26 settembre a Villar Focchiardo - Valle di Susa - la discussione di un Seminario antinucleare (che inizia il 25 settembre sul "diritto al disarmo nucleare") è più focalizzata sull'attuazione del referendum del 2011, quindi sul deposito unico dei rifiuti radioattivi e sui trasporti nucleari che attraversano la Valle.

foto di EuYou - L'Europa che vogliamo.LA PUBBLICITA' INGANNEVOLE DELLA SOGIN

foto di EuYou - L'Europa che vogliamo.
di Alfonso Navarra (Energia Felice - www.energiafelice.it)

La pubblicità della SOGIN, che possiamo vedere in spot televisivi e leggere su paginoni acquistati persino sul "Manifesto", ci sta mettendo in avviso: arriva il deposito nazionale dei rifiuti radioattivi che finalmente "oggi possiamo fare insieme in modo trasparente".
(Vai su www.depositonazionale.it)
La trasparenza, secondo proprio l'ufficio Stampa SOGIN, sarebbe necessaria per per evitare una Scanzano bis, quando nel 2003 la scelta del sito fu imposta dall'alto e poi dovette essere revocata per la mobilitazione popolare (14 giorni di blocchi stradali e ferroviari in Basilicata), ma anche per gravi errori tecnici.
Osserva Ennio Remondino sul sito web Megachip: "Più che trasparenza, sembra prudenza esercitata anche ad alti costi (3,2 milioni di euro). Promuovi con mille prudenze, uno spot dopo l'altro, la partita del Deposito nazionale di scorie nucleari, ma in realtà non informi sulla sostanza".
La sostanza è quella di una GRANDE OPERA INUTILE, di una operazione costosissima (1,5 miliardi preventivati, ma sicuramente vedremo crescere il budget) che semina l'illusione di tenere a bada un problema, quello dell'inquinamento radioattivo, in realtà aggravandolo, di un impatto ambientale pari a quello di migliaia di inceneritori concentrati nello stesso posto ma prolungato per tempi "geologici", non storici!
(Ricordiamo, per chi ha dimenticato le nozioni liceali, che, tanto per fare un esempio, il plutonio resta pericoloso per 200.000 anni dimezzandosi in circa 25.000; la diossina, la sostanza chimica più tossica e nociva per l'ambiente, invece si degrada in appena 1.000 anni! 1 grammo di plutonio, ottimalmente distribuito, può provocare 18 milioni di tumori al polmone; gli effetti cancerogeni della diossina non vanno sottovalutati ma non sono assolutamente comparabili, se mettiamo in conto pesi minuscoli della sostanza).
Il piano governativo, di cui la SOGIN è soggetto attuatore - ed anche, di fatto, controllore - prevede la realizzazione di un deposito unico nazionale per la bassa e media attività (prima e seconda categoria, 75.000 metri cubi), dalla durata di 300 anni, ma che ospiti, “temporaneamente di lungo periodo” (70-100 anni) anche i rifiuti ad alta attività (terza categoria, 15.000 metri cubi). Per questi ultimi le linee guida dell’Agenzia di Vienna (IAEA) prevedono la sistemazione in depositi geologici profondi, ma una soluzione di questo genere non è ancora mai IN NESSUNA PARTE DEL MONDO stata messa in opera e testata per un tempo sufficientemente lungo.
Dovrebbe essere noto - e notificato dalla stampa seria - che non esiste ancora una “soluzione” per i rifiuti di alta attività, che rimangono uno dei nodi irrisolti - ed irrisolvibili per chissà quanto tempo - dell’industria nucleare nel mondo (il cui ciclo è inestricabilmente connesso alle attività militari).
Abbiamo quindi una particolarità dell'Italia: è il primo Paese che sperimenterà (speriamo di no) la messa assieme dei rifiuti di bassa e media con quelli di alta attività!
Questo avverrà, dopo la selezione dei siti potenzialmente idonei, con una “gara” tra i Comuni che vogliono ospitare il Deposito. La pubblicazione della mappa di questi siti idonei era stata annunciata ad aprile, poi è stata spostata ad agosto, dopo le elezioni regionali, quindi a settembre... aspettiamo ancora fiduciosi nella rimozione dello strategico, delicatissimo e ferale segreto!
Sarebbe - la mappa - una versione preliminare di un documento chiamato "CNAPI" (sta per "Carta nazionale delle aree potenzialmente idonee"), che dovrebbe essere sottoposto a consultazione imitando il "debat public" francese, fino all'approvazione definitiva prevista nel giugno 2016.
Le "compensazioni" offerte - che si dichiara non siano in cambio della sicurezza, ma del “fastidio” arrecato alle comunità - ce la faranno a convincere le comunità locali ad accettare l'insediamento?
Pare che comunque - la fonte che ho è della Confederazione COBAS - Massafra in Puglia si sia già fatta avanti! Ma in generale nei territori sta montando la protesta: Puglia, Basilicata, Sicilia e specialmente la Sardegna sono già sul piede di guerra.
Ma questo famoso sito unico ce lo chiede poi l'Europa? a dire il vero, la normativa europea non ci obbliga al deposito nazionale ma semplicemente ad elaborare un piano razionale di gestione. Ritorniamo dunque al punto vero. Abbiamo di fronte l'ennesimo GRANDE BARACCONE, deposito più Parco Tecnologico, 10 ettari di superficie coperti da una costruzione alta 5 piani, per miliardi da buttare nelle tasche dei soliti "amici degli amici".
Ma non siamo affatto obbligati ad una scelta che gli stessi USA non stanno seguendo!
Di recente, la Nuclear Regulatory Commission statunitense ha risposto a un quesito dell’Alta Corte USA: che fare se il Deposito geologico di Yucca Mountain (quello che nel best seller dell'ex ecologista Cravens avrebbe dovuto "salvare il mondo") non si dovesse realizzare (dopo miliardi di dollari buttati, mi permetto di aggiungere)? La risposta dell'organo americano è che, modificando la gestione dei siti, la parte più delicata e pericolosa dell’intero ciclo nucleare, il combustibile irraggiato (negli USA il ritrattamento del combustibile è stato fermato dal 1977) può essere STOCCATO A SECCO NEI SITI ATTUALI. Senza entrare nel merito della pronuncia della NRC, i rifiuti di bassa e media attività rappresentano un rischio infinitamente minore del combustibile irraggiato: se fossimo nel pieno del dibattito sulla scelta del sito, questa decisione della NRC può in un certo senso "sdoganare" il trattamento delle scorie là dove attualmemnte sono, senza bisogno di concentrarle in un unico posto.
E senza bisogno degli altrettanto inutili e pericolossissimi trasporti nucleari delle scorie radioattive verso la Francia, da Saluggia (Eurex) e Trino (ex centrale nucleare), a Les Hague, dove, con la tecnologia PUREX, un po' di plutonio viene ricavato e destinato alle bombe nucleari francesi.
Possiamo infine fidarci del nostro governo e delle nostre istituzioni, fiducia che si deve basare sui fatti e non può certamente essere assicurata da campagne pubblicitarie farlocche?
Ad esempio, all’Eurex di Saluggia, che ho appena citato, il sito più critico tra quelli esistenti, "il posto più pericoloso in Italia per gli italiani tutti", ci sono ancora rifiuti nucleari ad alta attività liquidi. Greenpeace ne chiede la cementazione che avrebbe già dovuto essere completata lustri fa. Ma qui occorre andare ben oltre: così come non si può costruire una centrale nucleare sulle pendici di un vulcano, non si può mantenere un deposito nucleare in una zona in cui gli eventi alluvionali sono la regola. E, udite udite, la mafia dell'EXPO (Frigerio, Greganti, Grillo e Cattozzo) avrebbe, tanto per cambiare, preso appalti dietro tangenti persino a Saluggia! La nostra sicurezza, allora, è in ottime mani e, come reacitano gli spot della SOGIN, possiamo dormire sonni assolutamente tranquilli. Fino al prossimo disastro annunciato.
POST SCRIPTUM: Sabato 26 settembre a Villar Focchiardo - Valle di Susa - la discussione di un Seminario antinucleare (che inizia il 25 settembre sul "diritto al disarmo nucleare") è più focalizzata sull'attuazione del referendum del 2011, quindi sul deposito unico dei rifiuti radioattivi e sui trasporti nucleari che attraversano la Valle.