giovedì 29 dicembre 2011

PERCHE' VINCEREMO LA BATTAGLIA CONTRO IL GALSI

La maggior parte dei  sardi credono che quest'opera sia un semplice tubo da interrare in una trincea,  pensano anche che poi la trincea verrà ricoperta e tutto tornerà come prima. I progettisti divulgano l'immagine di tutte le case della Sardegna munite di un comodo ed economico riscaldamento a metano e i costi del gas domestico drasticamente ridimensionati (nessuno riuscirà a convincermi che il prezzo della bombola non sia stato mantenuto alto per orientare la gente verso una scelta sciagurata), a nessuno viene in mente di chiedersi dove siano le reti di distribuzione capillare, quelle che portano il gas nelle case. Una rete capillare non può essere posta in opera dall'oggi al domani,  se veramente il metano fosse dedicato ai sardi, sarebbe stato opportuno preparare le reti capillari già molto tempo prima della tubatura pricipale. Chi immagina solo un tubo interrato non sa quanto sia lontano dalla verità. Trattandosi di una zona ad alto rischio di incendi, si è programmata una striscia alla sinistra e alla destra del tubo, completamente sgombra di vegetazione, una immensa linea frangi-fuoco che attraversa tutta la Sardegna. Le dimesioni di questa striscia di terra sono di 80 metri (40 per parte) per circa 300 chilometri, quanto basta per vederla anche dalle navette spaziali attualmente in orbita. Quando i sardi andranno a visitare le aree dei lavori, l'immane scavo, i boschi distrutti, le zone nuragiche sventrate, zone umide di pregio violate,  le strade e i fiumi attraversati da un tubo che affiora dal terreno deliziando la vista di un orripilante spettacolo e quando i pescatori ci diranno che il mare è diventato sterile allora le popolazioni sarde insorgeranno. Ciò che ho prospettato è esattamente quello che accadrà. Anche l'opposizione agguerrita di pochi da fastidio perchè si può estendere e in gioco ci sono anche investimenti privati. Proviamo a vedere la cosa dalla parte degli investitori. Galsi spa è una società che deve rendere conto agli azionisti fra cui anche privati. Chi investe dei quattrini in un opera, desidera che tutto proceda per il meglio per non vanificare e rimetterci il capitale. Se la popolazione che dovrà sopportare la servitù incomincia a rumoreggiare e ad essere ostile, il capitale investito si troverà in pericolo perchè i lavori potrebbero venire bloccati in qualsiasi momento. Per chi investe sono seccature,  lungaggini e la possibile perdita di parte del capitale che preferirebbe non avere, è lo stesso meccanismo dello spread che tanto ci angustia di questi tempi, quando c'è fomento e malcontento, la fiducia su un certo investimento cala. Per questi motivi, io ritengo,  posto che le date stanno slittando sensibilmente, che chi investe vuole sicurezza, se non l'avrà andrà ad investire in aree più tranquille. In definitiva: non lasciarsi prendere la mano dalla situazione di apparente apatia dei nostri conterranei e mantenere il fiato sul collo dei potentati.

sabato 24 dicembre 2011

GALSI: OLBIA SAREBBE SOLA! MA CHI LO DICE?

ll movimento contro il GALSI sta crescendo a vista d'occhio e si sta organizzando in tutta la Sardegna. Sino ad ora sono decine i gruppi spontanei che stanno nascendo con una rapidità impressionante. Ignorando il periodo festivo, si susseguono le riunioni, gli incontri e gli scambi anche online. Sono ugualmente decine i tecnici: ingegneri,  giuristi, biologi, archeologi, qualche psicologo, ecc..che si sono mobilitati per assistere nella presentazione di ricorsi e denunce, sia contro GALSI che contro le amministrazioni che, imponendolo alla popolazione, hanno allegramente violato la legge, gli atti e le procedure che questa prevede. Ricorsi e denunce che saranno numerosissime e in tutti gli ambiti. Dall'opposizione alla VIA, passando per la violazione delle convenzioni internazionali e delle direttive europee, sino all'omissione d'atti d'ufficio. 
La volontà popolare, di cui parlano alcuni giornalini locali, non è stata impotente. Semplicemente: o non è stata informata, o è stata disinformata, grazie anche alla loro pregevole campagna.
Dunque, Giovannelli e la sua Giunta non sono soli come qualcuno vuol far credere. Come non sono soli i galluresi e chi, come il Comune di Giba, ha avuto il coraggio e la  lungimiranza politica (dote alquanto rara da queste parti) di dire NO!


LA NUOVA SARDEGNA del 24 dicembre 2011
 
Galsi, Comune isolato: Sempre più difficile lo stop alla centrale di Venafiorita 
Il senatore Scanu Snobbati a Roma ma ora dobbiamo continuare la lotta 
LUCA ROJCH 
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OLBIA. Speranze sgasate. Come in un film senza lieto fine Golia batte Davide. La centrale di compressione si farà. Nella conferenza di servizi a Roma, un po’ il giorno della verità, il ruggito del sindaco Gianni Giovannelli, si diluisce in una sala troppo affollata. La protesta di Olbia è solo una piccola voce nel tavolo che mette insieme 100 enti.
 Il sindaco consegna il documento votato da tutto il consiglio comunale che dice no a ogni ipotesi di creare la centrale di compressione nel territorio. Ma sembra una battaglia solitaria. Tutti gli altri comuni danno parere positivo, anche se con molte osservazioni. La stazione di pompaggio a Vena Fiorita si materializza. «Nella conferenza di servizi non c’è margine di dialogo - spiega il sindaco Gianni Giovannelli -. Vengono raccolti pareri e osservazioni. Io ho portato la volontà del consiglio. Ho ribadito il no del territorio alla disponibilità di fare la centrale a Vena Fiorita. Per ragioni urbanistiche e ambientali. Chiederò anche di avere tutta la pratica. Dobbiamo capire se ci sono margini per agire. Rispetto a quelli che erano seduti intorno al tavolo solo Olbia ha detto no». Chi non arretra di un passo è il senatore Gian Piero Scanu. Da subito è stato tra i promotori del no alla centrale di compressione. E per lui i margini di trattativa esistono ancora. «Galsi nella conferenza ha snobbato le nostre ragioni e quelle della maggior parte dei Comuni che hanno detto sì, ma con molte condizioni - spiega Scanu -. Credo che il livello di opposizione si debba elevare. Sono convinto che la logica risarcitoria sia perdente. Non partiamo dalla posizione di chiedere qualcosa per riparare a un danno. Al contrario dobbiamo essere fermi nel nostro no, anche contro questo atteggiamento colonialista. Siamo disponibili al dialogo con Galsi, ma penso che si possa ancora discutere su un’opera che sbuca in un’area di alto valore naturalistico». Più sfumata la posizione di Sanciu. «Per i sardi è una giornata fondamentale. Il progetto Galsi segna un passo nella storia dello sviluppo della regione. Tra un anno partiranno i lavori per realizzare il gasdotto che attraverserà l’isola. Un risultato importante. Mi spiace che la crisi e la caduta di Giovannelli non abbiano permesso al Comune di presentarsi unito all’appuntamento fondamentale in cui si decidevano le sorti del territorio. Noi restiamo convinti che Vena Fiorita non sia il sito adatto per creare la stazione di pompaggio. E forse senza posizioni estreme si sarebbe potuto portare a casa un risultato migliore per Olbia. Non sono ottimista sulla possibilità di ottenere modifiche al progetto. Ho avuto incontri informali che non ci danno grandi speranze». Ma tra i tanti guerrieri si fa largo una certezza. La conferenza somiglia a un brutto risveglio da un sonno di massa, di chi sperava che la volontà popolare sarebbe bastata a fermare il progetto Galsi.


L'UNIONE SARDA del 24 dicembre 2011
GALSI. Giovannelli non cede, ma Sanciu fa un appello: serve unità non estremismo
«Adesso vogliamo chiarezza»
Il “no” del Comune a Roma e le richieste del sindaco
Un “no” consegnato alla storia. Perché a Roma, due mattine fa, solo Gianni Giovannelli ha abbassato il pollice su Galsi. Ovvero: 285 chilometri di condotta che porteranno il metano in Sardegna (e in Toscana). Ma il Comune non vuole la centrale di compressione a Olbia: il sindaco è rimasto isolato, tuttavia passi indietro non ne ha fatti. Adesso, però, Fedele Sanciu chiama all'unità: lui, il presidente della Provincia che ha detto “sì” all'investimento, ma a patto che la stazione del gas non venga costruita a Venafiorita. «Se vogliamo salvare la piana della città - dice - dobbiamo essere uniti». Intanto Galsi non sembra possibilista sullo spostamento di quei 20mila metri quadrati (120 milioni di costo), dove al metano verrà data pressione per arrivare a Piombino.
IL COMUNE Dunque, Giovannelli, il primo cittadino della Civica, resta sul piede di guerra. Niente tentennamenti a Roma, al ministero per lo Sviluppo economico: è stata conferenza di servizi che ha acceso luce verde al gasdotto. «Siamo soli, ma andiamo avanti», spiega il sindaco. Tanto che «ai primi di gennaio, dopo la pausa natalizia, chiederemo a Galsi tutti i documenti».
LO SCENARIO L'inquilino del Municipio la chiama «operazione chiarezza». E sottolinea: «Ci risulta che tanti pareri favorevoli siano legati al rispetto di alcune condizioni, come per esempio le modifiche progettuali». E su quel pacchetto di «prescrizioni» Giovannelli vigilerà. Perché «noi ribadiamo che Venafiorita ha una destinazione aeroportuale, non industriale, quindi lì non può essere realizzata la centrale». Poi il sindaco sposta il mirino su Le Saline, la spiaggia dove passerà la condotta per la Toscana. «La classificazione urbanistica è mista, con aree agricole e zone H (inedificabili), ragion per cui tuteleremo il territorio con tutte le nostre forze».
IL PROLOGO Insomma, il richiamo di Giovannelli è al voto del Consiglio comunale: era il 25 agosto. «Tutti insieme, maggioranza e opposizione, ci siamo allineati sul “no” a Galsi, e quella posizione ho difeso nella Capitale, visto che l'Aula mi aveva assegnato il mandato».
LA PROVINCIA A Roma, l'altro ieri, a rappresentare la Gallura c'erano i pidiellini Sanciu e Pietro Carzedda , l'assessore all'Ambiente. Loro si sono schierati a favore del metanodotto, perché «l'opera è strategica per lo sviluppo della Sardegna», chiarisce il presidente-senatore. Quindi l'appello a Giovannelli: «Adesso serve unità per salvare Venafiorita, gli estremismi rischiano di danneggiare la nostra città. Io invito il sindaco a lottare insieme per spostare la stazione del gas in un altro sito». Carzedda ricorda: «Siamo pronti a fare la guerra santa, il vecchio aeroporto di Olbia va salvaguardato».
I DUBBI CONDIVISI Tuttavia, né in Comune né in Provincia si nascondono dietro un dito. «Io credo - dice Giovannelli - che Galsi non cambierà idea su Venafiorita. E nemmeno mi sorprende il voto di Sanciu, il Pdl segue una rotta nota e precisa. Ma noi ci muoveremo anche a Bruxelles, la Comunità europea ha voce in capitolo sul destino del metanodotto». Nemmeno Sanciu scommette sullo spostamento della centrale. Quindi, l'appello al sindaco: «Se non avanziamo compatti, non abbiamo potere di contrattazione».
GALSI Fatto sta che da Milano speranze ne danno poche. «Vero che siamo pronti a confrontarci con gli enti locali», spiega Sara Milanesi , responsabile delle Relazioni esterne. «Tuttavia - dice - la Regione ci ha chiesto di far partire i lavori entro dodici mesi dal rilascio dell'autorizzazione unica (la firmerà il ministero per lo Sviluppo economico, ma va integrata con l'intesa Stato-Regioni). Questo vuol dire che «abbiamo tempi limitati per correggere i progetti». Infatti: scegliendo una location diversa da Venafiorita, andrebbe chiesta una nuova valutazione di impatto ambientale (Via). E un anno non basta.

Commento
Sul gasdotto Olbia isolata: è solito duello con Cagliari
Alessandra CartaStrano destino, quello del Galsi. Una novità. Infatti: per anni - ma non sembra finita - la Gallura si è arroventata contro il cagliaricentrismo . Perché il capoluogo dava l'idea di bocciare con scientificità i progetti targati Olbia-Tempio. Così sul Master Plan dell'Aga Khan, così sul San Raffaele. Come dire: il Sud dell'Isola veniva bollato come il regno della Regione-matrigna, tanto da sbarrare la strada alla provincia-locomotiva (accusa mai tramontata). Ora le parti sono invertite: è Olbia che non vuole il gasdotto. Meglio: a opporsi è la Coalizione civica che governa il Municipio. Cioè Pd, Lista Giovannelli, Upc, Idv, Sel, Api, Fli e pezzi di Udc. Non solo: quando a Cagliari remavano contro, la Gallura univa gli eserciti: in campo plotoni bipartisan. Sul Galsi è diverso: col Pdl che tifa per il metano ecco Cgil, Cisl e Confindustria. Quanto basta per capire che il finale sembra segnato.

Iter da chiudere
Regione e Stato al tavolo
Non è finita. Ma sulla carta manca pochissimo perché Galsi cominci a costruire il metanodotto italo-algerino (imprimatur di Mauro Pili, quand'era governatore). Adesso serve che Sardegna e Toscana siedano al tavolo insieme al Governo, firmando così l'intesa a tre.
Il documento è necessario, diversamente l'autorizzazione unica - ovvero la promozione arrivata dal ministero per lo Sviluppo economico - non può essere consegnata alla spa del metano. Certo è che da Roma viene fuori una parolina che prima d'ora nessuno aveva pronunciato. Cioè, la «bi-direzionalità». Ci pensa Fedele Sanciu a spiegarla, da presidente della Provincia Gallura che si è alleato con il parigrado del Sulcis, Tore Cherchi. Pidiellino l'uno, democratico l'altro. «Abbiamo chiesto - spiega il berlusconiano - di mettere a verbale il fatto che la Sardegna venga collegata alla rete nazionale del gas. Vuol dire che nel caso in cui il metano non possa arrivare dall'Algeria, per un guasto improvviso, il rifornimento ci venga garantito dalla Penisola». Come? Attraverso quelle condotte su cui sta lavorando la giunta Cappellacci per collegare Comuni e aree industriali alla dorsale Galsi. ( a. c.


E QUALCUNO INIZIA A METTERE LE MANINE AVANTI...
 

ANCHE A VILLACIDRO SI PARLA DI GALSI

10 km del territorio villacidrese sono interessati dal  passaggio del GALSI. 90 i proprietari espropriati senza aver avuto modo di esprimersi in merito. La maggioranza dei villacidresi ne è all’oscuro, poiché non vi è stata un’informazione e un coinvolgimento adeguato da parte delle istituzioni e dei soggetti coinvolti. L'Associazione PROGETTO COMUNE organizza un incontro informativo sul GALSI, Martedì 27 Dicembre alle ore 18.00, presso il Caffè Letterario in Piazza Zampillo.

giovedì 22 dicembre 2011

“E’ sempre il momento adeguato per fare la cosa giusta”


Intendiamo rendervi partecipi di una decisione presa all’unanimità dal nostro Comitato.
Durante questi  4 anni di impegno abbiamo fatto tutto ciò che era umanamente possibile per cercare di aprire gli occhi della gente sul progetto GALSI. Riteniamo di esserci riusciti.
Ci pare anche di aver dimostrato, ormai senza più nessun dubbio, che il GALSI non costituisce un’ opportunità per la Sardegna bensì un serio danno.
Ci sembra anche di essere riusciti a far capire che mancano i dati e gli stessi requisiti fondamentali per legittimare una decisione tanto grave, quale quella relativa alle sorti energetiche della nostra Isola, basandoci su una fonte energetica incerta, costosa, non rinnovabile e che ci rende dipendenti da un sistema perverso, i cui limiti gravissimi sono ormai ben noti a tutti. 
Per giunta sventrandola e svendendone parti importanti a una compagine, e ad un sistema,  assolutamente inaffidabili e non in grado di fornirci adeguate garanzie.
DUNQUE, CONSIDERIAMO DEFINITIVAMENTE CHE REALIZZARE IL GALSI IN SARDEGNA SIA PURA FOLLIA. 
In questi 4 anni abbiamo lottato contro l’inganno, contro la speculazione, contro l’ignoranza e contro la disinformazione MA NON INTENDIAMO ASSOLUTAMENTE CONFRONTARCI CON LA FOLLIA! ASSECONDANDO, ANCHE SE CONTRASTANDOLO, UN PROGETTO NEFASTO, RIVOLTO UNICAMENTE AD ALIMENTARE QUALCHE GROSSO STIPENDIO O QUALCHE TRISTE RENDITA POLITICA CHE, ALTRIMENTI, NON AVREBBE PIU’ NESSUN RISCONTRO NELLA VITA POLITICA ISOLANA.
Sino all’ultimo abbiamo sperato che la decisione di coloro che ci rappresentano fosse la più giusta e fondata unicamente sull’ interesse dell’intera comunità e del nostro territorio. Non è stato così.
CONSIDERIAMO DUNQUE CONCLUSO IL NOSTRO LAVORO,
benché non possiamo voltare questa pagina senza considerare il fondamentale contributo fornito da persone e associazioni; da qualche giornalista in gamba, dai partiti, movimenti e dai gruppi spontanei che, accomunati dall’amore incondizionato per la Sardegna, hanno condiviso con noi il difficile e assurdo impegno di difenderla dai suoi stessi abitanti.
Non si tratta di un addio.
Il nostro Blog è stato il  principale strumento di dialogo e di informazione. In poche settimane ha raggiunto quasi 30.000 contatti/visite. Con il suo patrimonio di documenti, informazioni e dibattito, resterà sempre a  disposizione di tutti. 
"Abbiamo la Terra non in eredità dai nostri genitori, ma in affitto dai nostri figli".

METANODOTTO APPROVATO UNA VITTORIA DEI SARDI

DAL SITO DI MAURO PILI:
DICHIARAZIONE DI MAURO PILI CHE NEL 2003 COSTITUÌ LA SOCIETÀ GALSI
PILI: APPROVATO IL METANODOTTO, UNA VITTORIA DEI SARDI 
STAMANE DALLA CONFERENZA DEI SERVIZI IL VIA LIBERA FINALE ALL'OPERA STRATEGICA

" L'approvazione finale del metanodotto è un risultato storico per la Sardegna e per i sardi. Segna un passaggio epocale per la connessione dell'isola con il mediterraneo e l'europa. E' un progetto che ridurrà del 40 per cento i costi energetici della nostra regione".

Lo ha dichiarato subito dopo l'approvazione finale del progetto il deputato sardo Mauro Pili che nel 2002 da Presidente della Regione costituì la Galsi e avviò il progetto di rete transeuropea tra l'Algeria, la Sardegna e l'Europa.

“ Il metanodotto è un'opera decisiva per la Sardegna e per i sardi – ha detto Pili. Il parere favorevole della stragrande maggioranza dei comuni sardi mette fine a inutili e sterili polemiche di chi ha tentato in tutti i modi di bloccare l'opera. Il metanodotto fa diventare la Sardegna baricentro strategico energetico nel Mediterraneo sconfiggendo per sempre il monopolio storico petrolifero che ha pesantemente condizionato la crescita della nostra isola”.

“L'importanza strategica del progetto che, oltre a costituire un nuovo corridoio energetico senza l'attraversamento di Paesi terzi, consente la metanizzazione della Sardegna  - l'unica regione in Italia a non essere servita da questa fonte energetica -  è riconosciuta a livello nazionale e comunitario”.

 "Con l'approvazione di oggi si conclude un iter autorizzativo durato troppi anni - dice Pili - e che richiama tutti ad un maggior senso di responsabilità e coesione quando si affrontano questioni epocali come quella del metanodotto. La centralità e l'importanza di non perdere altro tempo  è data anche dall'esigenza di dar corso ai riconoscimenti comunitari già ottenuti. In questi anni il Galsi – ha detto Pili - è stato incluso dalla UE tra i 5 assi prioritari per lo sviluppo della rete Transeuropea dell'Energia ed è esplicitamente citato dalla L.273/02 quale nuova infrastruttura per l'approvvigionamento di gas naturale dai paesi esteri; in più, nell'ambito del pacchetto di misure anticrisi “European Recovery Plan”, la Commissione Europea ha confermato il ruolo strategico prioritario di Galsi per l'Unione Europea attraverso lo stanziamento di un finanziamento a fondo perduto per il progetto di 120 M€ e, mediante apposito decreto del Ministro dello Sviluppo Economico del 1 agosto 2008, Galsi è stata inserita nell'elenco della rete nazionale gasdotti (RNG)”.

"I Sardi  - ha detto Pili che nelle settimane ha attraversato la Sardegna incontrando tutte le amministrazioni comunali coinvolte nel tracciato -vogliono il metanodotto e i Sindaci della Sardegna hanno dimostrato un grande senso di responsabilità favorendo in tutti i modi la definizione dell'iter di approvazione dell'opera strategica".

"Abbiamo incontrato Sindaci di ogni parte politica e da tutti è venuto un appello forte e chiaro: nessuno fermi il metanodotto. La  conferenza dei servizi ha dimostrato  che su un tema come questo occorva perseguire prima di tutto l'unità del popolo sardo capace di far fare un salto di qualità all'intera isola".

" Le istituzioni sarde - ha concluso Pili - hanno interpretato il forte sentimento di un popolo che vuole crescere e perseguire il suo riscatto economico e sociale non con regalie ma con progetti in grado di perseguire un vero riequilibrio strutturale e infrastrutturale della Sardegna. Quella di oggi è una giornata storica".

I COLLEGAMENTI AL GALSI? MA NON SI DEVONO REALIZZARE IN CONTEMPORANEA AL TUBO? E I SOLDI DOVE SONO?


 Postiamo volentieri il commento di una lettrice che ci segnala un aspetto gravissimo da non sottovalutare......
Ci tengo a mettere in evidenza l'assurdità dell'Accordo sul Progetto GALSI per la Sardegna. E' vergognoso e inaccettabile che i dubbi dei decisori politici siano fondati oggi, a quasi 5 anni dalla firma dell'Accordo, sulla mancanza delle reti di collegamento e dei relativi finanziamenti. Questo denota l'assoluta carenza di Programmazione territoriale relativa al gasdotto GALSI per la parte della Sardegna, che doveva essere fatta ancora prima della stipula dell'Accordo. E' inacettabile che i decisori politici adesso si mettano a discutere sull'opportunità/costi o meno degli adduttori e delle reti senza averle programmate in precedenza: ciò denota non soltanto ignoranza saccenza e incompetenza, ma sopratutto la totale inadeguatezza nelle decisioni/scelte programmatiche per l'isola. Chiediamo su quale base è stato fatto l'Accordo, perchè tutti coloro che ne hanno la responsabilità politica devono rispondere davanti a i cittadini. La Stampa deve informare i cittadini su questa gravissima omissione da parte del governo regionale nei loro confronti.

INTERESSANTE DIBATTITO IN CORSO NEL BLOG DI VITO BIOLCHINI

mercoledì 21 dicembre 2011

TOT MOTIVI PER DIRE NO

Questa nota è stata inviata via mail a tutti i comuni interessati dal GALSI, alle provincie (tranne quella di Carbonia-Iglesias di cui non abbiamo trovato agevolmente la mail) all'ANCI Sardegna e all'ASEL (Associazione sarda Enti Locali). Vi preghiamo di farla girare più che potete.
Grazie
Domani, 22 dicembre 2011, sarete impegnati nella Conferenza di Servizi convocata per la questione riguardante il Progetto GALSI, gasdotto Algeria Italia attraverso la Sardegna. Riteniamo che tale impegno comporti per voi un momento di scelta difficile, sofferta e responsabile, in quanto l’importanza della discussione non riguarda soltanto la porzione di territorio di vostra competenza, bensì la tutela e salvaguardia degli interessi della nostra Isola e dell’intera comunità sarda.

Quello romano non sarà un “Tavolo” come gli altri. Si decide il destino energetico della nostra Isola e, soprattutto, si decide di sventrare inutilmente in due la nostra Terra, cagionando al contempo un danno irreversibile al nostro mare ed alle nostre coste e sottraendo fondamentali risorse al benessere ed alla felicità delle persone. Le uniche certezze di ciò che consideriamo una rovina, si basano purtroppo su delle tristi illusioni, che la premeditata disinformazione sull’argomento ha dolosamente contribuito ad alimentare.

Auspichiamo un sussulto di dignità da parte di voi Amministratori e ci auguriamo riflettiate sul documentato lavoro prodotto dal Comitato ProSardegnaNoGasdotto. 
Si tratta del lavoro e delle considerazioni disinteressate di padri e madri, di giovani e movimenti, di partiti e associazioni di tutta la Sardegna, e non delle menzogne di voraci predatori, interessati solo al mantenimento del loro status.
Vi ringraziamo per l’attenzione e vi auguriamo buon lavoro.

TOT MOTIVI PER DIRE NO
PORTERA’ SVILUPPO: NO. Si sottrarranno risorse importanti (oltre 4 miliardi di €) a investimenti quali ferrovie, ospedali, strade, scuole..E si bloccheranno gli investimenti nelle energie rinnovabili. Chi ritiene che sia veicolo di progresso è bene che sappia che i gasdotti sono considerati dei ferrivecchi, assolutamente superati dalle tecnologie a disposizione. Chi sostiene che rimetterà in moto il “sistema produttivo” penalizzato dai costi energetici si sbaglia di grosso: 
  1. Perché se è vero che in Sardegna produciamo più energia di quella che consumiamo, come mai la paghiamo più degli altri? Il problema non è dunque la mancanza di metano! Grazie alla SARAS i sardi pagano forse la benzina meno degli altri? 
  2. Se le aziende energivore sarde sono tutte in crisi non è di certo per problemi energetici. Sono vari e diversi i fattori che fanno si che per quelle aziende convenga smantellare qui i loro stabilimenti. Uno tra questi motivi: la chiusura, grazie a mamma Europa, dei rubinetti degli “aiuti”, grazie ai quali quelle industrie si mantenevano in vita. Altro che energia!
Peraltro, nessuno sinora ci ha detto qual è la direzione certa verso lo “sviluppo”. Se non conosciamo la direzione, come possiamo sapere di quanta energia abbiamo bisogno per raggiungere la meta?
CI ASSICURERA’ ENERGIA A BASSO COSTO: NO. Anzi! Ci stiamo condannando alla dipendenza da una fonte di energia non rinnovabile, ugualmente inquinante e costosissima. Sono gli stessi algerini a confermarcelo: “Tutti i progetti che si riferiscono al prezzo sul mercato libero non sono convenienti al costo attuale del gas. Il Galsi non è assolutamente conveniente per gli investitori”. “Attualmente il prezzo sul mercato libero del gas è di 4-5 dollari. Pertanto, qualsiasi  progetto gasiero non permette alcun profitto sull’investimento. In riferimento all’attuale mercato libero del gas, dunque,  non è conveniente per l’Algeria, per Gazprom, ne per qualunque altro paese”. E il Galsi? “No, non è assolutamente conveniente. Ci vorrebbe - come minimo - un incremento dei costi pari ai 7 e gli 8 dollari, con la speranza che si possa arrivare ad un prezzo oscillante fra i 7-10 dollari. Considerati questi elementi la via verso una prosperità economica di ritorno sul gas è ancora lontana”.Dunque, chi pagherà, se non noi in bolletta, il profitto per quei signori che finanziano e investono sul GALSI? Ma non è finita! Il progetto GALSI, come sapete, prevede solo la realizzazione della condotta principale mentre spetta ai sardi, per poter avere quel gas, pagarsi e realizzare i collegamenti alle reti locali. Ma: “  collegare la dorsale principale con i paesi dell'interno comporta altissimi costi di collegamento che, da soli, superano di gran lunga il costo della sola dorsale (circa 4 miliardi di €)...costi non supportati da significativi elementi di ricavo volti ad ammortizzare, in un ragionevole lasso di tempo, l'impegno finanziario dell'investimento”. Ebbene, indovinate dove quei signori troveranno quegli “elementi di ricavo”? La realizzazione di quei collegamenti comporterà inoltre l’adempimento delle stesse formalità autorizzative del GALSI, valutazioni di impatto ambientale, espropri, ricorsi, adeguamento dei piani comunali…I vostri uffici tecnici ne saranno ben felici! Infine, non dimentichiamo di essere all’interno di un Mercato Unico Europeo, dove le severe regole di concorrenza non consentirebbero mai tariffe agevolate per le case e le aziende, solo perché da noi passa un tubo. E i collegamenti con le case, gli impianti di riscaldamento da adeguare...Chi li paga? Peraltro, la mancata metanizzazione garantisce oggi alla Sardegna una compensazione che si aggira sui 40 milioni di euro all’anno, mentre in nessuna voce del bilancio nazionale, regionale ed europeo sono previsti quei 4 miliardi (e oltre..) che ci servono per dare il gas nelle case.
CI ASSICURA L’ INDIPENDENZA ENERGETICA: NO. Al contrario, ci rende dipendenti da un paese straniero – peraltro altamente instabile - e dal sistema di fonti energetiche non rinnovabili (petrolio, carbone, gas), gestito da enti e società inaffidabili (alcune indagate per corruzione internazionale in affari di gas). E’ inoltre risaputo che la compagnia algerina del gas SONATRACH e la russa GAZPROM si sono accordate per realizzare una vera e propria OPEC del gas. L’unica indipendenza energetica ce la possono dare solo il nostro vento e il nostro sole …se non ci rubano anche quello.
AVREMO UNA FONTE DI APPROVIGIONAMENTO SICURO: NO. Non solo per i motivi di sopra ma anche perché – e sono gli stessi esperti algerini (consulenti del ministro e del Presidente) che ce lo dicono: “Il gas è la fonte di energia primaria da cui dipende tutto il sistema economico algerino. Praticamente, quasi tutta l’ energia elettrica dell’Algeria è prodotta dalla fonte del  gas. Tutto il settore industriale e la maggior parte delle industrie algerine utilizzano il gas algerino. Un’abitazione su due lo utilizza. Il consumo nazionale attuale è pari a 27 miliardi di metri cubi all’anno, e nel decennio che segue è destinato a crescere sino a 42 miliardi. Si stima che nel 2020 la produzione nazionale sarà di 100 miliardi di metri cubi, e questo dovrà bastare per soddisfare il consumo interno e le esportazioni”. “ Il consumo interno rischia di pesare in modo considerevole, non solo sulla durata delle riserve di gas. Ma si porrà anche il problema: l’Algeria riuscirà a rispettare i propri impegni internazionali, soprattutto quelli assunti nei confronti dell’Europa? Se il prezzo del gas è di 9-10 dollari, la durata media delle riserve di gas è di 25 anni. Se il prezzo del gas è di 4-5 dollari - come oggi - la durata delle riserve è pari a meno di 15 anni”. Il GALSI garantisce gas per 15 anni a decorrere dalla “messa in gas”. Ma il gasdotto e i collegamenti alle reti locali, se realizzate e se tutto dovesse andare per il verso giusto (cosa alquanto improbabile considerato che occorrerebbero almeno 4 miliardi di euro per la loro realizzazione), non verranno terminati prima del 2016-2020. E di gas ce ne sarà sino al 2030!
PORTERA’ OCCUPAZIONE: NO. Anzi. Nessuno considera i posti di lavoro che andranno persi. Solo i pescatori della zona di approdo a S.Antioco-S.Giovanni Suergiu sono oltre 300 con le loro famiglie. Centinaia i vigneti secolari che andranno distrutti, senza considerare gli agriturismi e le risorse culturali. L’occupazione promessa da GALSI oscilla tra i 10.000 ed i 2.000 posti di lavoro! E si tralascia di dire che trattasi di forza lavoro impegnata nella sola fase di cantiere e che solo una irrilevante parte di questa sarà di origine locale; infatti le imprese che andranno ad accantierarsi (ipotizziamo 5-6 cantieri) verranno in Sardegna portandosi appresso sia i mezzi speciali necessari all'esecuzione dell'opera che i tecnici preposti all'esecuzione e controllo dei lavori....ingegneri, geometri, capi cantiere, capisquadra, cnd, tubisti, saldatori ...alla Sardegna verranno riservate posizioni di basso profilo , vale a dire la manovalanza e, forse, qualche operatore mezzi. Inoltre, non va sottovalutato  il grave impatto negativo che avrebbe l'arrivo di centinaia di tecnici non sardi che, come già accaduto in altri contesti, portano alla pesante lievitazione degli affitti e dei beni di consumo nelle aree in cui andranno ad allocarsi; riflessi negativi che non cessano con la partenza dei "trasfertisti"..ma perdurano nel tempo costituendo un vero e proprio elemento di impoverimento del territorio. Per contra il personale assunto a tempo indeterminato sarà, per effetto di un sistema informatizzato e basato su telecontrolli, estremamente ridotto....
ASSICURA IL “MIX ENERGETICO” IN ATTESA DELLE ENERGIE RINNOVABILI: NO. Anzi! Sottrarrà importanti risorse alla diffusione nell’Isola delle energie rinnovabili (così come l’ UE e la Regione stessa prevedono) e del risparmio energetico che, come tutti sanno, costituisce la fonte energetica più importante! Nel frattempo consumeremo una fonte non rinnovabile e inquineremo ugualmente.
RISPETTERA’ L’AMBIENTE E LA CULTURA DELLA SARDEGNA: NO. Nessuna garanzia circa la tutela del nostro patrimonio ambientale e culturale! Questi sono  gli unici settori che, insieme all’agricoltura e al turismo sostenibile, ci consentirebbero invece di investire in benessere e lavoro sicuro. Anziché di “progredire” verso la miseria. Sono centinaia le “prescrizioni vincolanti”, i dubbi, le gravissime perplessità manifestate dagli stessi ministeri italiani competenti, in merito alla VIA relativa al GALSI. Mancano inoltre i pareri obbligatori della Commissione europea per tutte le specie, e sono tantissime, che verrebbero compromesse dal GALSI. La Pinna Nobilis di S.Antioco sparirà definitivamente distruggendo un patrimonio che il mondo ci invidia: Chiara Vigo, unica al mondo, trae da loro il Bisso, la seta del mare con cui si confezionavano i vestiti dei faraoni. Paulilatino è interessato sia al passaggio del gasdotto che all'installazione di una “Centrale di rilancio del gas"nel proprio territorio. Un mostro con un serio impatto ambientale che rovinerà uno dei siti archeologici più importanti del Mediterraneo. In merito a ciò GALSI fornisce “rassicurazioni” circa l’uso di mezzi adeguati e la presenza, ogni tanto, di 2 archeologi! Per non parlare della zona di Olbia, quella della spiaggia delle Saline, destinata ad ospitare la fuoriuscita del “tubone” in piena Area Marina protetta di Tavolara – Capo Coda Cavallo.
GLI ESPROPRIATI VERRANNO TUTTI INDENNIZZATI:NO. Sono oltre 12.000 i proprietari interessati. La GALSI assicura che li chiamerà uno per uno e si metterà d’accordo con loro! Ma ammette anche che, trattandosi di una SERVITU’, non potranno pretendere più di tanto anche perché, una volta che il tubo verrà ricoperto, si potranno riprendere le normali attività!! Sentite al riguardo il parere degli imprenditori interessati, in particolare di coloro che si vedranno sventrare i vigneti secolari di Carignano e Turriga…
SOPRA IL GASDOTTO SI PUO FARE DI TUTTO:NO. Provate voi a svolgere le normali attività agricole, culturali, turistiche, sopra un tubo che trasporta gas che, peraltro, a 50 gradi esplode. Inoltre, come in tutti i gasdotti, anche questo sarà soggetto a perdite. E tra quelle perdite vi sono anche sostanze cancerogene.
HA SCARSO IMPATTO IN QUANTO INTERRATO:NO. Il gasdotto, in parecchi punti, sarà fuori terra, ben visibile e ben delimitato, esattamente come le aree militari, e nessuno vi potrà accedere. La GALSI non dice che, una volta interrato il tubo, è prevista una fascia di rispetto che, in base al Decreto Bersani, non può essere inferiore a 100 metri da un lato e 100 dall’altro. Inoltre, lungo tutto il tracciato sono previsti 38 PIDI, (Punti di Intercettazione e di Derivazione Importante) che, oltre a sezionare la condotta per motivi di sicurezza, hanno la funzione di consentire sia l’interconnessione con altre condotte sia l’alimentazione di condotte derivate dalla linea principale, ciò attraverso la costruzione di apposite centrali (altro territorio regalato e altro impatto). Tali PIDI saranno telecontrollati, e potranno essere costituiti da una valvola di linea e da valvole di by-pass e di derivazione, nel caso siano previsti. I punti di intercettazione, benchè costituiti da tubazioni interrate, prevedono tubazioni di scarico del gas in atmosfera (attivata, eccezionalmente, per operazioni di manutenzione straordinaria) e opere di sostegno. Gli impianti comprendono inoltre apparecchiature per la protezione elettrica della condotta ed un fabbricato in muratura per il ricovero delle apparecchiature e della strumentazione di controllo". I PIDI sono 38. Uno ogni 7 km x 272 km di tracciato. Ciascuno largo circa 1 ettaro e mezzo. Quindi, in tutto, solo per i PIDI, sono circa 15.000 m2 di territorio che vengono regalati a GALSI.


Ecco cosa ne vien fuori:
Volete veramente tutto questo?

Cagliari, 21 dicembre 2011                                                  Comitato ProSardegnaNoGasdotto



OMAGGIO AL CAVALIER LEOPOLDO*



Funziona a questa maniera.
Ti viene a casa l'installatore e ti fa scegliere.

Coi pannelli solari, dice, spendi 10 per l'acquisto e il montaggio, ma poi, il sole essendoci sempre e in Sardegna generoso, non spenderai più niente e avrai l'energia gratis, e non inquinante.

Col sistema a metano, spendi 100 per acquisto, montaggio, adattamento di cucina, scaldabagno, caldaia; dovrai sventrare il giardino e buttare giù mezza casa per far arrivare il tubo che, il metano essendo altamente infiammabile, potrebbe farti saltare in aria in ogni momento; ma in compenso, il metano essendo non rinnovabile, in esaurimento e da importare, lo pagherai caro, sempre di più, e, tra un po', non ce ne sarà più (e tutta la spesa e lo sfascio saranno stati inutili); ma in compenso, il metano essendo fossile e quindi "da bruciare" (per ottenere energia), inquinerai e concorrerai all'aumento esponenziale di tumori e alluvioni per mutazioni climatiche (entrambe, cose di cui si sente enorme bisogno); ma in compenso alimentarai patriotticamente la dottrina della Guerra Perenne (visto che le fanno per portare il petrolio, il gas, e tutto il resto, a te).

Tu, che non sei nato ieri e sai come va il mondo, non hai dubbi. E scegli il metano.

* Leopold von Sacher-Masoch (Leopoli, 27 gennaio 1836 – Mannheim, 1905)



martedì 20 dicembre 2011

LA PRIMA DEL FILM-INCHIESTA SUL GALSI: UN SUCCESSO OSCURATO DALLA STAMPA

Ieri è stato un successo emozionante. Tanta gente, tanto calore e energia, tante domande, tanta rabbia. Nessuna TV e nessun quotidiano locale.  
Come leggerete sotto nel nostro comunicato di "ringraziamento", avevano cose più importanti da seguire! Ci dispiace sinceramente per loro. Soprattutto per i più giovani. Ci auguriamo che si rendano conto al più presto che, in quell'"ambientino", non hanno futuro.

Un sentito ringraziamento da parte del Comitato va rivolto soprattutto alla stampa e agli ogani di informazione. In un'occasione per noi così rilevante, vista l'attualità, la portata ed il contenuto dell'argomento - e nonostante le rassicurazioni che ci erano state accordate - hanno visto bene di destinare tutte le attenzioni proprio, sempre secondo noi, alla presenza di due personaggi che in concomitanza con il nostro evento meritavano per davvero di essere oscurati, i signori D'Antoni e Letta. Giovani colmi di novità e nuove iniziative, nonchè eccellenti e sempreverdi protagonisti della classe politica italiana che, grazie anche al loro prezioso e molto ma molto sudato contributo, che ha già profondamente inciso a favore della crescita e prosperità economica e culturale dell'Italia, e grazie alla stretta collaborazione con i loro cari e fortunati colleghi di lavoro, ci ha portato allo sfascio generale nel quale tutto il Paese si trova severamente impantanato.
Grazie davvero per la sensibilità e l'onestà intellettuale.

domenica 18 dicembre 2011

Galsi: Il dibattito nel Partito Sardo d'Azione prosegue..





Il Consiglio Nazionale del PSd'Az tiene alta l'attenzione e le perplessità sull'opera. Pubblichiamo il contributo al dibattito della Federazione di Cagliari.
Abbiamo consapevolezza che il metanodotto corrisponda a bisogni di approvvigionamento energetico europei. Siamo altresì convinti che lo sviluppo della sardegna necessiti di investimenti infrastrutturali che ne favoriscano l'efficienza produttiva e ripristinino parità di condizioni competitive.
L'opera comprende interessi economici internazionali legati alla disponibilità energetica, in un complesso sistema nel quale non risulta però garantita, a livello regionale sardo, la concorrenzialità dell'offerta.
La disponibilità teorica del flusso di gas nel territorio sardo precostituirebbe il soddisfacimento di una domanda industriale capace di generare investimenti produttivi. Noi riteniamo che tale capacità sia invece sostanzialmente limitata da fattori indipendenti dalla disponibilità energetica, risultando fortemente condizionata da esternalità negative quali quelle del sistema trasporti e della relativa logistica, della politica creditizia e dell'assenza di agevolazioni fiscali territoriali, dell'insufficienza infrastrutturale in genere.
La crisi europea incombente, e i suoi trend recessivi, induce al ripensamento di modelli ideali di sviluppo fondati sulla dipendenza energetica ed espressi dalla grande impiantistica industriale. Ciò rappresenta la sfida del millennio alla quale volge il pensiero delle Società più evolute.
Noi valutiamo come l' economia fondata sullo sfruttamento delle risorse energetiche, che ha prodotto insediamenti insediamenti industriali pur comprensibili nella logica del passato, abbia sempre risposto ad interessi politico-finanziari estranei a quelli della Sardegna, e si sia sempre evoluta in trasformazioni ambientali e sociali negative.
Al contrario della penisola italiana, la prevista liberalizzazione del trasporto del gas, col il sistema di concorrenzialità sotteso, non troverebbe respiro nella nostra regione, priva di offerta alternativa e vincolata dall'unidirezionalità della condotta metaniera. La costruzione del gasdotto sardo, cioé, alimenta la maggiore capacità di attrazione industriale di altre Regioni , a paradossale discapito della nostra che ne sopporta l'ingombro e parte degli oneri economici.
L'acquisto da unica fonte rappresenta una condizione di monopolio dell’offerta, nel tempo in cui i mercati europei diversificano e traggono vantaggi dalla capacità di stoccaggio del gas naturale liquido trasportato con navi metaniere e acquistato nella concorrenza tra i produttori mondiali. L'acquisto libero del GNL rappresenterebbe un vantaggio anche per la Sardegna, a seguito della liberalizzazione di stoccaggio prevista dal Decreto 130/2010 e previa realizzazione di rigassificatori (già previsti, a maggior confusione,nel Piano Energetico Regionale).
Il diretto beneficio derivante dalla costruzione dell'opera si configura in una mera estensione di subappalti tipici del cottimo, peraltro di un importo totale stimabile come inferiore allo stesso impegno finanziario derivante dalla compartecipazione della Regione, e senza alcuna garanzia sull'effettiva partecipazione (e sulle condizioni di questa) del sistema edilizio e industriale Sardo. Né riteniamo che un'opera di tale imponenza territoriale possa prescindere dalla concertazione con i lavoratori e gli Enti dei comparti agricolo-pastorale e forestale.
La realizzazione della condotta non trasferisce conoscenze tecnologiche, né dalla fase di progettazione, né dalla componentistica, né dall'assemblaggio, né da quella di gestione e di controllo. Quest'ultima esclude gravemente qualsiasi interesse pubblico regionale, imponendo una gestione esterna e costituendo di fatto una imponente servitù privata nel nostro territorio.
La stessa presunta disponibilità del gas rimane estranea ad ogni regolazione che garantisca alcuna condizione di favore al consumo nell'Isola. Oltre la servitù, si prospetta quindi un monopolio di straordinaria capacità di condizionamento non solo dello sviluppo e delle sue ipotesi, ma anche del sistema produttivo e civile esistente.
A valle della sua costruzione, rimarrebbe di complessa e onerosissima realizzazione il sistema delle connessioni alle reti locali, oltre che lo switching degli impianti. A ciò occorre fortemente condizionare la presunta potenzialità di sviluppo indotta dal metanodotto. Bisogna considerare come la tubazione rimanga lontana oltre 40 chilometri, per motivi da approfondire, dai centri che rappresentano gran parte della domanda energetica isolana, come Cagliari, Sassari, Nuoro, e relative zone industriali, o dalla zona dell'Ogliastra che rappresenta la domanda maggiore di sviluppo.
Tali scelte territoriali, a partire da quella dell'approdo che esclude la logica del sito di Sarroch con i suoi depositi nazionali e la vicinanza all'area Industriale e Commerciale di Cagliari in favore della zona protetta della laguna di Porto Botte nel Sulcis, oltre ad allungare il tracciato sembrano confermare la corrispondenza verso logiche politiche piuttosto che economiche, e verso operazioni "di cartello" tese a lottizzare il Mercato Sardo. Ciò pur nell'evidenza del poco interesse che questo rappresenta nella portata dell'opera.
Stessa logica politico-territoriale sembra escludere il polo industriale di Porto Torres, mentre privilegerebbe quello di Portovesme. Ciò nell'illusione di poter vivere ancora di Alluminio, Piombo e Zinco, fumi tossici e fanghi rossi, o che sia quello energetico il problema che ha condannato a morte quel distretto industriale.
L'equazione metanodotto = risparmio va smontata e ricondotta alla parabola della demagogia elettorale e colonialistica. E' il suo stesso tracciato a denunciarlo, ed a richiedere ulteriori risorse per la connessione alle reti locali.
In assenza di strategie di sviluppo della Sardegna, a difesa del metanodotto si privilegiano vecchi modelli energivori, peraltro in una situazione di sovrapproduzione elettrica regionale, da fondarsi sulla forte dipendenza dalla fonte algerina e dagli interessi geopolitici e finanziari che rappresenta.
E' nel campo ambientale che dovremmo subire la più mortificante offesa alla Sovranità del nostro Popolo. La Regione paga un prezzo altissimo anche in termini di territorio, con 24000 ettari sottoposti a servitù , privata persino del potere di rilascio dell'obbligatoria Valutazione Ambientale e Paesaggistica.
Un esempio: lo Studio di Impatto Ambientale prodotto dalla Società Galsi, di cui pure la Regione é Socia, certifica la "scarsità di elementi significativi storici", e quindi l'impatto zero della striscia di cantiere larga 40 metri, persino nelle sezioni III e IV che vanno da Abbasanta a Mores, passando per l'altopiano di Campeda e la Valle dei Nuraghi, con le loro tancas, utturus, domizheddas e pinnettas che sono iconemi del Paesaggio e della Cultura Sarda. Questo é il risultato, si apprende dal sito web della Società, del percorso di quasi 300 chilometri effettuato da 8 archeologi professionisti; parliamo di cose serie, altrimenti ci scapperebbe da ridere leggendo che lo avrebbero fatto a piedi.
25 ettari di bosco di latifoglie e 53 di sugherete secolari saranno azzerate per ripristinarsi, secondo la Società, "in alcuni anni"; l'impatto sarà "trascurabile" anche per 50 torrenti e fiumi attraversati, per le Zone di Protezione Speciale, per le fasce costiere e le zone umide di notevole interesse faunistico, per le aree marine protette.
Parlare di ripristino dell'intero ecomosaico interessato è pura illusione. Le alterazioni indotte azzereranno la resilienza delle unità ecosistemiche; le reti ecologiche saranno interrotte e con esse gli equilibri della qualità biotica. Le specie endemiche e protette spariranno dai loro areali, gli habitat circostanti il corridoio piatto da 40 metri di larghezza prodotto dal cantiere, avranno necessità di decenni per ricostituirsi. Le condizioni climatiche Sarde, con l'alternanza di stagioni estreme negli altopiani, non consentono facilmente la ricolonizzazione alle stesse specie pioniere e ruderali. Solo in fase di cantiere, secondo lo Studio del Galsi, si ammettono medi e alti impatti nell'ambiente idrico, faunistico e vegetazionale.
Queste valutazioni ci fanno concludere come l'opera risulti largamente estranea agli interessi della Sardegna, configurandosi come una inaccettabile servitù sostenuta come sempre dai Partiti Italiani e dai loro vassalli sardi, in cambio di una manciata di posti di lavoro e di promesse irrealistiche.
La sua costruzione necessiterebbe di un radicale ripensamento che parta dalla definizione del modello di sviluppo, dal nuovo piano energetico ad esso relativo, dal diritto dei sardi a governare i propri processi economici e il proprio territorio, in un quadro di pariteticità e reciprocità con le istituzioni Italiane ed Europee interessate.
Gianni Ruggeri - Vice Segretario Nazionale
Doc. approvato dal Coordinamento di Federazione di Cagliari il 15.12.2011

sabato 17 dicembre 2011

LUNEDI 19 LA PRIMA CAGLIARITANA DEL FILM-INCHIESTA SUL GALSI


SCHEDA SINTETICA DEL FILM 
Dopo un intenso lavoro, realizzato in parte anche in Sardegna e con la nostra collaborazione, una troupe di giornalisti corsi - Jean Charles Chatard e Eliane Parigi - ha realizzato il Film-Inchiesta sul GALSI dal titolo “Ecran de fumèe” (Cortina fumogena). La pellicola è stata prodotta dalla rete francese France 3. La prima del film si è tenuta di recente a Corte, in Corsica, mentre quella francese è stata presentata lo scorso 29 novembre a Parigi, negli studi di France 3, alla presenza degli autori e di alcuni esperti algerini. Il film ha avuto un’impressionante eco di stampa, soprattutto in Corsica dove, alle innumerevoli proteste e denunce inoltrate da una popolazione esausta, stanca di morire di cancro a causa dell’inquinamento provocato dalle centrali ad olio combustibile di Energie de France (EDF), il Presidente francese Sarkozy ha risposto annunciando l’ipotesi di un collegamento al GALSI!
Questo Film-inchiesta,  incisivo e ben documentato, non serve solo ad aprire gli occhi ai cittadini corsi. E’ fondamentale anche per la Sardegna, in quanto accerta, in modo chiaro ed inequivocabile, alcuni aspetti fondamentali che fanno comprendere l'inutilità del GALSI e il tremendo e devastante impatto che avrà sulla nostra Isola.
Nella parte girata in Sardegna, fra le numerose interviste proposte, in quella realizzata a Chiara Vigo si manifesta la preoccupazione per quello che potrebbe accadere in quei luoghi incontaminati, ma anche l’impegno che la Maestra di bisso profonde a difesa della Pinna Nobilis destinata, a S.Antioco, ad essere spazzata via dal GALSI - insieme ai numerosi posti di lavoro collegati alla "piccola pesca" - distruggendo un patrimonio unico al mondo e che ci appartiene: la lavorazione del bisso, la seta del mare, il tessuto degli dei.
Assisterete al dramma che sta vivendo un imprenditore agricolo del Sulcis che, avendo ricevuto risposta negativa riguardo alla sua richiesta di spostamento del ”tubone”, attende impotente la distruzione del suo vigneto di Carignano, costato oltre 40 anni di lavoro. Interviste anche per Mario Corongiu, Sindaco di S.Antioco e Gianni Giovannelli, il Primo Cittadino di Olbia che con la sua Giunta compatta si oppone coraggiosamente al GALSI, destinato a stravolgere la vocazione turistica e ambientale su cui si fonda il benessere e l'economia di quel territorio. Viene proposta anche l’intervista a Mauro Mura, Procuratore della Repubblica e Coordinatore della Direzione Distrettuale Antimafia, che ci racconta dell'assalto alla "diligenza Sardegna" da parte della criminalità organizzata, interessata al business dello sfruttamento delle risorse energetiche che abbondano nella nostra Isola. Spazio anche per  l’imbarazzante silenzio da parte della Commissione Europea di fronte alle insistenti richieste del Comitato ProSardegnaNoGasdotto circa i loro “Pareri” che, benché obbligatori, non sono mai stati resi, in merito all'impatto del gasdotto sulle nostre risorse naturali. Un silenzio disarmante che fa ben comprendere le modalità con cui certe cose sono state portate avanti.
Ma per noi del Comitato la parte più interessante resta comunque quella relativa alle dichiarazioni rilasciate da alcuni esperti algerini che occupano posizioni importanti a livello governativo, anche come Consiglieri dello stesso Presidente. Le loro autorevoli affermazioni ci faranno comprendere l’assurdità di quello che potrebbe accadere alla Sardegna, e come i “decisori politici” stanno imponendo ai Sardi lo sfascio del nostro territorio senza alcun motivo!
I Sardi meritano rispetto ed energia pulita. Non disprezzo ed energia inquinante.

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COMUNICATO ALLA STAMPA
 PRIMA NAZIONALE DEL FILM-INCHIESTA SUL GALSI “ECRAN DE FUMEE”
Il giorno 19 dicembre 2011, alle ore 18.30 presso la sala della Società Umanitaria – Cineteca Sarda, in viale Trieste 118 a Cagliari, si terrà la prima italiana del Film-inchiesta sul gasdotto GALSI dal titolo “Ecran de fumèe” (Cortina fumogena).
Il film, girato in parte anche in Sardegna, è stato prodotto dalla rete francese “FRANCE3”.

A seguito della visione del Film è previsto un dibattito.
E’ particolarmente gradita la Sua partecipazione.