ll
movimento contro il GALSI sta crescendo a vista
d'occhio e si sta organizzando in tutta la Sardegna. Sino ad ora sono decine i gruppi
spontanei che stanno nascendo con una rapidità impressionante. Ignorando
il periodo festivo, si susseguono le riunioni, gli incontri e gli
scambi anche online. Sono ugualmente decine i tecnici: ingegneri,
giuristi, biologi, archeologi, qualche psicologo, ecc..che si sono mobilitati per assistere nella presentazione di ricorsi e denunce, sia contro GALSI che contro le amministrazioni che, imponendolo alla popolazione, hanno allegramente violato la legge, gli atti e le procedure che questa prevede. Ricorsi e denunce che saranno numerosissime e in tutti gli ambiti. Dall'opposizione alla VIA, passando per la violazione delle convenzioni
internazionali e delle direttive europee, sino all'omissione d'atti
d'ufficio.
La volontà popolare, di cui parlano alcuni giornalini locali, non è
stata impotente. Semplicemente: o non è stata informata, o è stata
disinformata, grazie anche alla loro pregevole campagna.
Dunque, Giovannelli e la sua Giunta non sono soli come qualcuno vuol far credere. Come non sono soli i galluresi e chi, come il Comune di Giba, ha avuto il coraggio e la lungimiranza politica (dote alquanto rara da queste parti) di dire NO!
Dunque, Giovannelli e la sua Giunta non sono soli come qualcuno vuol far credere. Come non sono soli i galluresi e chi, come il Comune di Giba, ha avuto il coraggio e la lungimiranza politica (dote alquanto rara da queste parti) di dire NO!
LA NUOVA SARDEGNA del 24 dicembre 2011
Galsi, Comune isolato: Sempre più difficile lo stop alla centrale di Venafiorita
Il senatore Scanu Snobbati a Roma ma ora dobbiamo continuare la lotta
LUCA ROJCH
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OLBIA.
Speranze sgasate. Come in un film senza lieto fine Golia batte Davide.
La centrale di compressione si farà. Nella conferenza di servizi a Roma,
un po’ il giorno della verità, il ruggito del sindaco Gianni
Giovannelli, si diluisce in una sala troppo affollata. La protesta di
Olbia è solo una piccola voce nel tavolo che mette insieme 100 enti.
Il
sindaco consegna il documento votato da tutto il consiglio comunale che
dice no a ogni ipotesi di creare la centrale di compressione nel
territorio. Ma sembra una battaglia solitaria. Tutti gli altri comuni
danno parere positivo, anche se con molte osservazioni. La stazione di
pompaggio a Vena Fiorita si materializza. «Nella conferenza di servizi
non c’è margine di dialogo - spiega il sindaco Gianni Giovannelli -.
Vengono raccolti pareri e osservazioni. Io ho portato la volontà del
consiglio. Ho ribadito il no del territorio alla disponibilità di fare
la centrale a Vena Fiorita. Per ragioni urbanistiche e ambientali.
Chiederò anche di avere tutta la pratica. Dobbiamo capire se ci sono
margini per agire. Rispetto a quelli che erano seduti intorno al tavolo
solo Olbia ha detto no». Chi non arretra di un passo è il senatore Gian
Piero Scanu. Da subito è stato tra i promotori del no alla centrale di
compressione. E per lui i margini di trattativa esistono ancora. «Galsi
nella conferenza ha snobbato le nostre ragioni e quelle della maggior
parte dei Comuni che hanno detto sì, ma con molte condizioni - spiega
Scanu -. Credo che il livello di opposizione si debba elevare. Sono
convinto che la logica risarcitoria sia perdente. Non partiamo dalla
posizione di chiedere qualcosa per riparare a un danno. Al contrario
dobbiamo essere fermi nel nostro no, anche contro questo atteggiamento
colonialista. Siamo disponibili al dialogo con Galsi, ma penso che si
possa ancora discutere su un’opera che sbuca in un’area di alto valore
naturalistico». Più sfumata la posizione di Sanciu. «Per i sardi è una
giornata fondamentale. Il progetto Galsi segna un passo nella storia
dello sviluppo della regione. Tra un anno partiranno i lavori per
realizzare il gasdotto che attraverserà l’isola. Un risultato
importante. Mi spiace che la crisi e la caduta di Giovannelli non
abbiano permesso al Comune di presentarsi unito all’appuntamento
fondamentale in cui si decidevano le sorti del territorio. Noi restiamo
convinti che Vena Fiorita non sia il sito adatto per creare la stazione
di pompaggio. E forse senza posizioni estreme si sarebbe potuto portare a
casa un risultato migliore per Olbia. Non sono ottimista sulla
possibilità di ottenere modifiche al progetto. Ho avuto incontri
informali che non ci danno grandi speranze». Ma tra i tanti guerrieri si
fa largo una certezza. La conferenza somiglia a un brutto risveglio da
un sonno di massa, di chi sperava che la volontà popolare sarebbe
bastata a fermare il progetto Galsi.
L'UNIONE SARDA del 24 dicembre 2011
GALSI. Giovannelli non cede, ma Sanciu fa un appello: serve unità non estremismo
«Adesso vogliamo chiarezza»
Il “no” del Comune a Roma e le richieste del sindaco
Un “no” consegnato alla storia. Perché a Roma, due mattine fa, solo Gianni Giovannelli
ha abbassato il pollice su Galsi. Ovvero: 285 chilometri di condotta
che porteranno il metano in Sardegna (e in Toscana). Ma il Comune non
vuole la centrale di compressione a Olbia: il sindaco è rimasto isolato,
tuttavia passi indietro non ne ha fatti. Adesso, però, Fedele Sanciu
chiama all'unità: lui, il presidente della Provincia che ha detto “sì”
all'investimento, ma a patto che la stazione del gas non venga costruita
a Venafiorita. «Se vogliamo salvare la piana della città - dice -
dobbiamo essere uniti». Intanto Galsi non sembra possibilista sullo
spostamento di quei 20mila metri quadrati (120 milioni di costo), dove
al metano verrà data pressione per arrivare a Piombino.
IL COMUNE Dunque, Giovannelli, il primo cittadino della Civica, resta sul piede di guerra. Niente tentennamenti a Roma, al ministero per lo Sviluppo economico: è stata conferenza di servizi che ha acceso luce verde al gasdotto. «Siamo soli, ma andiamo avanti», spiega il sindaco. Tanto che «ai primi di gennaio, dopo la pausa natalizia, chiederemo a Galsi tutti i documenti».
LO SCENARIO L'inquilino del Municipio la chiama «operazione chiarezza». E sottolinea: «Ci risulta che tanti pareri favorevoli siano legati al rispetto di alcune condizioni, come per esempio le modifiche progettuali». E su quel pacchetto di «prescrizioni» Giovannelli vigilerà. Perché «noi ribadiamo che Venafiorita ha una destinazione aeroportuale, non industriale, quindi lì non può essere realizzata la centrale». Poi il sindaco sposta il mirino su Le Saline, la spiaggia dove passerà la condotta per la Toscana. «La classificazione urbanistica è mista, con aree agricole e zone H (inedificabili), ragion per cui tuteleremo il territorio con tutte le nostre forze».
IL PROLOGO Insomma, il richiamo di Giovannelli è al voto del Consiglio comunale: era il 25 agosto. «Tutti insieme, maggioranza e opposizione, ci siamo allineati sul “no” a Galsi, e quella posizione ho difeso nella Capitale, visto che l'Aula mi aveva assegnato il mandato».
LA PROVINCIA A Roma, l'altro ieri, a rappresentare la Gallura c'erano i pidiellini Sanciu e Pietro Carzedda , l'assessore all'Ambiente. Loro si sono schierati a favore del metanodotto, perché «l'opera è strategica per lo sviluppo della Sardegna», chiarisce il presidente-senatore. Quindi l'appello a Giovannelli: «Adesso serve unità per salvare Venafiorita, gli estremismi rischiano di danneggiare la nostra città. Io invito il sindaco a lottare insieme per spostare la stazione del gas in un altro sito». Carzedda ricorda: «Siamo pronti a fare la guerra santa, il vecchio aeroporto di Olbia va salvaguardato».
I DUBBI CONDIVISI Tuttavia, né in Comune né in Provincia si nascondono dietro un dito. «Io credo - dice Giovannelli - che Galsi non cambierà idea su Venafiorita. E nemmeno mi sorprende il voto di Sanciu, il Pdl segue una rotta nota e precisa. Ma noi ci muoveremo anche a Bruxelles, la Comunità europea ha voce in capitolo sul destino del metanodotto». Nemmeno Sanciu scommette sullo spostamento della centrale. Quindi, l'appello al sindaco: «Se non avanziamo compatti, non abbiamo potere di contrattazione».
GALSI Fatto sta che da Milano speranze ne danno poche. «Vero che siamo pronti a confrontarci con gli enti locali», spiega Sara Milanesi , responsabile delle Relazioni esterne. «Tuttavia - dice - la Regione ci ha chiesto di far partire i lavori entro dodici mesi dal rilascio dell'autorizzazione unica (la firmerà il ministero per lo Sviluppo economico, ma va integrata con l'intesa Stato-Regioni). Questo vuol dire che «abbiamo tempi limitati per correggere i progetti». Infatti: scegliendo una location diversa da Venafiorita, andrebbe chiesta una nuova valutazione di impatto ambientale (Via). E un anno non basta.
IL COMUNE Dunque, Giovannelli, il primo cittadino della Civica, resta sul piede di guerra. Niente tentennamenti a Roma, al ministero per lo Sviluppo economico: è stata conferenza di servizi che ha acceso luce verde al gasdotto. «Siamo soli, ma andiamo avanti», spiega il sindaco. Tanto che «ai primi di gennaio, dopo la pausa natalizia, chiederemo a Galsi tutti i documenti».
LO SCENARIO L'inquilino del Municipio la chiama «operazione chiarezza». E sottolinea: «Ci risulta che tanti pareri favorevoli siano legati al rispetto di alcune condizioni, come per esempio le modifiche progettuali». E su quel pacchetto di «prescrizioni» Giovannelli vigilerà. Perché «noi ribadiamo che Venafiorita ha una destinazione aeroportuale, non industriale, quindi lì non può essere realizzata la centrale». Poi il sindaco sposta il mirino su Le Saline, la spiaggia dove passerà la condotta per la Toscana. «La classificazione urbanistica è mista, con aree agricole e zone H (inedificabili), ragion per cui tuteleremo il territorio con tutte le nostre forze».
IL PROLOGO Insomma, il richiamo di Giovannelli è al voto del Consiglio comunale: era il 25 agosto. «Tutti insieme, maggioranza e opposizione, ci siamo allineati sul “no” a Galsi, e quella posizione ho difeso nella Capitale, visto che l'Aula mi aveva assegnato il mandato».
LA PROVINCIA A Roma, l'altro ieri, a rappresentare la Gallura c'erano i pidiellini Sanciu e Pietro Carzedda , l'assessore all'Ambiente. Loro si sono schierati a favore del metanodotto, perché «l'opera è strategica per lo sviluppo della Sardegna», chiarisce il presidente-senatore. Quindi l'appello a Giovannelli: «Adesso serve unità per salvare Venafiorita, gli estremismi rischiano di danneggiare la nostra città. Io invito il sindaco a lottare insieme per spostare la stazione del gas in un altro sito». Carzedda ricorda: «Siamo pronti a fare la guerra santa, il vecchio aeroporto di Olbia va salvaguardato».
I DUBBI CONDIVISI Tuttavia, né in Comune né in Provincia si nascondono dietro un dito. «Io credo - dice Giovannelli - che Galsi non cambierà idea su Venafiorita. E nemmeno mi sorprende il voto di Sanciu, il Pdl segue una rotta nota e precisa. Ma noi ci muoveremo anche a Bruxelles, la Comunità europea ha voce in capitolo sul destino del metanodotto». Nemmeno Sanciu scommette sullo spostamento della centrale. Quindi, l'appello al sindaco: «Se non avanziamo compatti, non abbiamo potere di contrattazione».
GALSI Fatto sta che da Milano speranze ne danno poche. «Vero che siamo pronti a confrontarci con gli enti locali», spiega Sara Milanesi , responsabile delle Relazioni esterne. «Tuttavia - dice - la Regione ci ha chiesto di far partire i lavori entro dodici mesi dal rilascio dell'autorizzazione unica (la firmerà il ministero per lo Sviluppo economico, ma va integrata con l'intesa Stato-Regioni). Questo vuol dire che «abbiamo tempi limitati per correggere i progetti». Infatti: scegliendo una location diversa da Venafiorita, andrebbe chiesta una nuova valutazione di impatto ambientale (Via). E un anno non basta.
Commento
Sul gasdotto Olbia isolata: è solito duello con Cagliari
Alessandra CartaStrano destino, quello del Galsi. Una novità. Infatti: per anni - ma non sembra finita - la Gallura si è arroventata contro il cagliaricentrismo
. Perché il capoluogo dava l'idea di bocciare con scientificità i
progetti targati Olbia-Tempio. Così sul Master Plan dell'Aga Khan, così
sul San Raffaele. Come dire: il Sud dell'Isola veniva bollato come il
regno della Regione-matrigna, tanto da sbarrare la strada alla
provincia-locomotiva (accusa mai tramontata). Ora le parti sono
invertite: è Olbia che non vuole il gasdotto. Meglio: a opporsi è la
Coalizione civica che governa il Municipio. Cioè Pd, Lista Giovannelli,
Upc, Idv, Sel, Api, Fli e pezzi di Udc. Non solo: quando a Cagliari
remavano contro, la Gallura univa gli eserciti: in campo plotoni
bipartisan. Sul Galsi è diverso: col Pdl che tifa per il metano ecco
Cgil, Cisl e Confindustria. Quanto basta per capire che il finale sembra
segnato.
Iter da chiudere
Regione e Stato al tavolo
Non
è finita. Ma sulla carta manca pochissimo perché Galsi cominci a
costruire il metanodotto italo-algerino (imprimatur di Mauro Pili,
quand'era governatore). Adesso serve che Sardegna e Toscana siedano al
tavolo insieme al Governo, firmando così l'intesa a tre.
Il documento è necessario, diversamente l'autorizzazione unica - ovvero la promozione arrivata dal ministero per lo Sviluppo economico - non può essere consegnata alla spa del metano. Certo è che da Roma viene fuori una parolina che prima d'ora nessuno aveva pronunciato. Cioè, la «bi-direzionalità». Ci pensa Fedele Sanciu a spiegarla, da presidente della Provincia Gallura che si è alleato con il parigrado del Sulcis, Tore Cherchi. Pidiellino l'uno, democratico l'altro. «Abbiamo chiesto - spiega il berlusconiano - di mettere a verbale il fatto che la Sardegna venga collegata alla rete nazionale del gas. Vuol dire che nel caso in cui il metano non possa arrivare dall'Algeria, per un guasto improvviso, il rifornimento ci venga garantito dalla Penisola». Come? Attraverso quelle condotte su cui sta lavorando la giunta Cappellacci per collegare Comuni e aree industriali alla dorsale Galsi. ( a. c. )
E QUALCUNO INIZIA A METTERE LE MANINE AVANTI...
Il documento è necessario, diversamente l'autorizzazione unica - ovvero la promozione arrivata dal ministero per lo Sviluppo economico - non può essere consegnata alla spa del metano. Certo è che da Roma viene fuori una parolina che prima d'ora nessuno aveva pronunciato. Cioè, la «bi-direzionalità». Ci pensa Fedele Sanciu a spiegarla, da presidente della Provincia Gallura che si è alleato con il parigrado del Sulcis, Tore Cherchi. Pidiellino l'uno, democratico l'altro. «Abbiamo chiesto - spiega il berlusconiano - di mettere a verbale il fatto che la Sardegna venga collegata alla rete nazionale del gas. Vuol dire che nel caso in cui il metano non possa arrivare dall'Algeria, per un guasto improvviso, il rifornimento ci venga garantito dalla Penisola». Come? Attraverso quelle condotte su cui sta lavorando la giunta Cappellacci per collegare Comuni e aree industriali alla dorsale Galsi. ( a. c. )
E QUALCUNO INIZIA A METTERE LE MANINE AVANTI...
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