Ecco una selezione di articoli apparsi sulla stampa locale.
A leggerli mi viene da riflettere su alcuni aspetti:
- ad esempio sul fatto che persone normali o semplici padri e madri, come me e tanti altri, non possano impegnarsi in prima persona contro uno scempio che danneggia non solo loro ma anche i propri figli e figlie. Tantomeno possono partecipare ad una manifestazione in quanto tali. Per fare tutto ciò pare occorra, infatti, essere iscritti a partiti o a movimenti. In caso contrario si viene immediatamente e in qualche modo etichettati, in particolare dalla stampa, quasi che l'appartenere a qualcosa o a qualcuno sia un presupposto indispensabile per poter difendere i diritti propri e degli altri.
- Altra riflessione riguarda il fatto che esistono giornalisti che, purtroppo, prima di uscire con un pezzo non si prendono la briga di verificare ciò che i loro intervistati dichiarano. Non si pretende che i cronisti locali perdano tempo nell’indagare seriamente sulle cose che non vanno in Sardegna, o su quelle poco chiare; significherebbe pretendere un Giornalismo d’inchiesta che qui da noi non è mai esistito e, in ogni caso, a fare quel lavoro sporco ci pensano le altre testate, spesso straniere, e i loro Giornalisti d'assalto (non è un caso che vadano a ruba il gabibbo e le jene, e che l’unica inchiesta seria sinora fatta sul GALSI l’abbiano realizzata due giornalisti francesi!). E così se ne leggono veramente di tutti i colori. Alcune dichiarazioni riportate negli articoli che seguono sono zeppe di “orrori”, inesattezze, castronerie e false interpretazioni della realtà. Sembra proprio che taluni personaggi approfittino della stampa per lanciare in aria baggianate, aspettando che qualcuno si sganasci dalle risate. Purtroppo c’è poco da ridere e, come si legge in uno degli articoli: “..Segretario, butta maluccio per l'economia”!
- Altra riflessione riguarda il fatto che esistono giornalisti che, purtroppo, prima di uscire con un pezzo non si prendono la briga di verificare ciò che i loro intervistati dichiarano. Non si pretende che i cronisti locali perdano tempo nell’indagare seriamente sulle cose che non vanno in Sardegna, o su quelle poco chiare; significherebbe pretendere un Giornalismo d’inchiesta che qui da noi non è mai esistito e, in ogni caso, a fare quel lavoro sporco ci pensano le altre testate, spesso straniere, e i loro Giornalisti d'assalto (non è un caso che vadano a ruba il gabibbo e le jene, e che l’unica inchiesta seria sinora fatta sul GALSI l’abbiano realizzata due giornalisti francesi!). E così se ne leggono veramente di tutti i colori. Alcune dichiarazioni riportate negli articoli che seguono sono zeppe di “orrori”, inesattezze, castronerie e false interpretazioni della realtà. Sembra proprio che taluni personaggi approfittino della stampa per lanciare in aria baggianate, aspettando che qualcuno si sganasci dalle risate. Purtroppo c’è poco da ridere e, come si legge in uno degli articoli: “..Segretario, butta maluccio per l'economia”!
- Infine, a leggere alcuni articoli appare subito chiara l'immagine di coloro che aspettano il momento buono per salire sul carro della protesta, non importa quale, pur di "apparire". Nulla di male, per carità! Ma perlomeno che si appaia dicendo cose sensate!
Buona lettura
L’Upc: “No al progetto GALSI” - Antonio Satta: “ci sono troppe anomalie”
MARCO SEDDA
NUORO. Un no deciso al Galsi, la società che realizzerà e gestirà il gasdotto tra l’Algeria e l’Italia attraversando la Sardegna, perché «il progetto presenta tanti lati oscuri e anomalie». E sì alla metanizzazione dell’isola. È la posizione dell’Upc, espressa dal segretario regionale Antonio Satta e da quello provinciale Giorgio Fresu.
L’Unione popolare cristiana è l’unico partito a Nuoro contrario al Galsi. «Il progetto - esordisce Giorgio Fresu - prevede l’esproprio dei terreni interessati dal metanodotto. Inoltre non si sa quanto ha speso la Regione tramite la Sfirs, e la prossima finanziaria prevede uno stanziamento di 150 milioni. Per fare chiarezza chiediamo un confronto con Galsi, Regione, sindaci e sindacati».
L’ingegnere Adriano Aversano, ex sindaco di Calasetta, evidenzia quelle che definisce le criticità del progetto: «La Sardegna ha bisogno di gas ma da questo metanodotto non possiamo prenderne perché il progetto non prevede i collegamenti al tubo, largo 1,2 metri. Inoltre lungo il percorso che parte da Porto Botte e arriva a Olbia (in provincia di Nuoro attraversa i comuni di Macomer, Borore e Sindia), verrà espropriata, anche se Galsi dice che sarà una servitù di passaggio, una fascia di 40 metri, e i vincoli interessano una fascia di duecento metri. I proprietari espropriati sono 8mila».
Aversano propone un’alternativa al Galsi: «Per il metanodotto si spenderanno 3,5 miliardi di euro, e la Sfirs ha già investito 400 milioni, mentre il costo di un rigassificatore è di circa 700 milioni di euro. In questo modo, oltre al risparmio, avremmo il vantaggio di comprare il gas da chiunque e non solo dall’Algeria. Con il Galsi infatti c’è il rischio che un imprevisto, come un attentato o una guerra, comporti il blocco dell’afflusso di gas. Perché il gas che arriva in Toscana non può ritornare indietro: servirebbe una stazione di compressione per permettere il ritorno del gas». Aversano dice anche che «non è vero che il Galsi ha ottenuto tutti i permessi ambientali, e sull’opera bisogna ancora acquisire il parere della Commissione europea».
Anche Antonio Satta, dopo aver sottolineato che la Gallura «ha scelto un modello di sviluppo che punta sul turismo», contesta il Galsi: «In Toscana il tubo arriva nella zona industriale di Piombino e non nelle spiagge della Versilia, mentre in Sardegna arriva a Porto Botte, e non per esempio a Portovesme, e poi nella spiaggia di Murta Maria e attraversa l’area marina protetta di Tavolara, mentre poteva arrivare a Porto Torres. Siamo nettamente contrari al progetto, ci stiamo imbarcando in un business che non interessa la Sardegna. Del Galsi non conosciamo il ritorno economico, mentre sappiamo che la Francia, che usufruirà del gas, si è opposta e infatti il metanodotto non passerà per la Corsica».
Indipendentisti contro il Galsi – Alla manifestazione presente anche Bellomonte
CAGLIARI. Bandiere, cartelli e slogan per dire no al progetto Galsi. Un centinaio di persone si è ritrovata ieri mattina in piazza dei Centomila per manifestare contro il piano del metanodotto che attraverserà tutta l’isola dal Sulcis alla Gallura. Il corteo è partito alle 11:45 e, dopo aver attraversato via Bottego e viale Bonaria, ha imboccato via Roma per fermarsi davanti al palazzo del Consiglio regionale. All’iniziativa, promossa dagli indipendentisti di A Manca pro S’Indipendentzia, hanno aderito diversi comitati e organizzazioni che da mesi stanno diffondendo le ragioni del no in tutta la Sardegna; tra questi diversi gruppi della sinistra extraparlamentare ed estrema. «Una manifestazione - ha detto Cristiano Sabino, portavoce di A Manca - promossa per rompere la cappa di silenzio su questo progetto. Siamo assolutamente contrari: siamo di fronte all’ennesima servitù. E’ un cordone ombelicale che lega la Sardegna allo Stato, alle multinazionali e alle politiche energetiche di vertice». Un’iniziativa di sensibilizzazione che andrà avanti paese per paese. «Siamo già stati - ha aggiunto Sabino - in giro per l’Isola, ma ci torneremo con una massiccia campagna di informazione». Un progetto che, secondo i manifestanti, tra i quali anche Bruno Bellomonte, alla sua prima uscita pubblica dopo l’assoluzione in corte d’assise a Rona per terrorismo, presenta ancora tante incognite: «Sconti e benefici per i sardi - ha spiegato il portavoce di A Manca - sono tutti da dimostrare». Sulla stessa linea anche la consigliera regionale della sinistra Claudia Zuncheddu (Gruppo Misto): «Che il Galsi porterà il metano nelle case dei sardi con la rete di distribuzione è soltanto un’illusione. Per l’isola sono in arrivo soltanto disagi, a cominciare dagli spazi tolti a pastorizia e agricoltura».
GALSI: PRESIDENTE CHERCHI, BASE LOGISTICA A PORTOVESME - SUBITO LAVORI PER RETI CITTADINE E AZIENDA MISTA PER GESTIONE - CARBONIA
(ANSA) - CARBONIA, 10 DIC - La base logistica per il metanodotto deve essere realizzata a Portovesme. A sostenerlo, con una nota, il presidente della Provincia di Carbonia Iglesias, Salvatore Cherchi. "I materiali da movimentare e da assemblare sono imponenti - ha spiegato Cherchi - per il porto sarebbe una notevole opportunità di rilancio. Al Consorzio industriale spetta presentare un progetto ad hoc e al tavolo regionale dell'area di crisi riconoscere la rilevanza del progetto e agire di conseguenza. La concorrenza è forte e riguarda, innanzitutto, il porto di Cagliari". "Sarebbe paradossale se - ha aggiunto Cherchi - all'area che ospita l'arrivo del metano fosse negata la logisticà. Per il presidente della Provincia l'attenzione deve essere rivolta anche alla cosiddetta rete regionale e agli impianti che collegheranno la rete principale a quelle comunali: "E' stato chiarito che si tratta di un'attività remunerata in modo certo e che Snam Rete Gas si candida per realizzare e gestire questa rete. Un'alternativa è che sia una società regionale, magari pubblico-privata o in partenariato con Snam, a proporsi come realizzatore e gestore, in modo che cresca nuova imprenditoria locale e il reddito prodotto resti nel territorio. Qui c'é un campo di lavoro per le imprese sarde e la finanziaria regionale (Sfirs)". Cherchi ha anche sollecitato che vengano avviati i lavori per la realizzazione delle reti comunali già appaltate. (ANSA).
Manifestazione a Cagliari- Gli indipendentisti contro il Galsi: «È una presa in giro»
Bandiere, cartelli e slogan per dire no al progetto Galsi. Un centinaio di persone si è ritrovata ieri mattina in piazza dei Centomila a Cagliari per manifestare contro il piano del metanodotto (Algeria-Italia) che attraverserà tutta l'isola dal Sulcis alla Gallura. Il corteo é partito alle 11.45 e, dopo aver attraversato via Bottego e viale Bonaria, ha imboccato via Roma per fermarsi davanti al palazzo del Consiglio regionale. All'iniziativa, promossa dagli indipendentisti di “A Manca pro S'Indipendentzia”, hanno aderito diversi comitati e organizzazioni che da mesi stanno diffondendo le ragioni del no in tutta la Sardegna.
«È stata una manifestazione - ha detto Cristiano Sabino, portavoce di “A Manca” - promossa per rompere la cappa di silenzio su questo progetto. Siamo assolutamente contrari, visto che ci troviamo di fronte all'ennesima servitù. È un cordone ombelicale che lega la Sardegna allo Stato, alle multinazionali e alle politiche energetiche di vertice».
Un'iniziativa di sensibilizzazione che nelle prossime settimane andrà avanti paese per paese per tutta la Sardegna: «Siamo già stati - ha aggiunto Sabino - in giro per l'Isola, ma ci torneremo con una massiccia campagna di informazione». Il progetto Galsi, secondo i manifestanti, presenta ancora tante incognite: «Sconti e benefici per i sardi - ha spiegato il portavoce di “A Manca” - sono tutti da dimostrare». Sulla stessa linea anche la consigliera regionale indipendentista Claudia Zuncheddu (Gruppo misto): «Che il Galsi porterà il metano nelle case dei sardi con la rete di distribuzione è soltanto un'illusione. Per l'Isola sono in arrivo soltanto disagi, a cominciare dal consumo del territorio e dagli spazi tolti a pastorizia e agricoltura».
Nelle settimane scorse una marcia che ha percorso in tutta la sua lunghezza la Sardegna ha visto invece protagonista il deputato del Pdl e leader di Unidos Mauro Pili. In quel caso gli intendimenti erano diametralmente opposti: dimostrare, cioé, che il progetto Galsi è importante per il futuro dell'indipendenza energetica dell'Isola.
«È stata una manifestazione - ha detto Cristiano Sabino, portavoce di “A Manca” - promossa per rompere la cappa di silenzio su questo progetto. Siamo assolutamente contrari, visto che ci troviamo di fronte all'ennesima servitù. È un cordone ombelicale che lega la Sardegna allo Stato, alle multinazionali e alle politiche energetiche di vertice».
Un'iniziativa di sensibilizzazione che nelle prossime settimane andrà avanti paese per paese per tutta la Sardegna: «Siamo già stati - ha aggiunto Sabino - in giro per l'Isola, ma ci torneremo con una massiccia campagna di informazione». Il progetto Galsi, secondo i manifestanti, presenta ancora tante incognite: «Sconti e benefici per i sardi - ha spiegato il portavoce di “A Manca” - sono tutti da dimostrare». Sulla stessa linea anche la consigliera regionale indipendentista Claudia Zuncheddu (Gruppo misto): «Che il Galsi porterà il metano nelle case dei sardi con la rete di distribuzione è soltanto un'illusione. Per l'Isola sono in arrivo soltanto disagi, a cominciare dal consumo del territorio e dagli spazi tolti a pastorizia e agricoltura».
Nelle settimane scorse una marcia che ha percorso in tutta la sua lunghezza la Sardegna ha visto invece protagonista il deputato del Pdl e leader di Unidos Mauro Pili. In quel caso gli intendimenti erano diametralmente opposti: dimostrare, cioé, che il progetto Galsi è importante per il futuro dell'indipendenza energetica dell'Isola.
NUORO. L'Upc si schiera contro il gasdotto dall'Algeria - «Galsi, una beffa per i sardi»
Il Galsi continua a dividere il mondo politico. Sul fronte di quanti si dicono contrari alla realizzazione del gasdotto che attraverso la Sardegna porterà il gas nella Penisola dall'Algeria, c'è anche l'Unione popolare cristiana. Le ragioni sono state illustrate ieri a Nuoro dai responsabili del partito.
IL PROGETTO «Siamo favorevoli alla metanizzazione della Sardegna, ma contrari al Galsi», dice il segretario provinciale Giorgio Fresu, che ha tenuto una conferenza stampa con il presidente nazionale del partito Antonio Satta, e i dirigenti Adriano Aversano, Paolo Trogu e Luigi Pagano. L'Upc parte da un presupposto: «Una cosa è certa, i sardi non potranno usufruire del gas che arriva dall'Algeria». Il perché lo spiega Adriano Aversano. «Nel progetto - sostiene - non è prevista la realizzazione in Sardegna delle sottostazioni di decompressione a cui si dovrebbero collegare i comuni».
«LATI OSCURI» Ma c'è un altro aspetto che secondo l'Upc non viene considerato. «Ammesso e non concesso che il gasdotto si possa utilizzare, il flusso del gas è unidirezionale. Cioè da Piombino, dove sarà costruita la stazione di decompressione, non può tornare indietro. Se per qualsiasi motivo dall'Algeria dovessero chiudere i rubinetti, in Sardegna non avremmo più gas».
AMBIENTE ED ESPROPRI Sulle conseguenze per l'ambiente, hanno puntato l'attenzione il presidente Antonio Satta e il dirigente Paolo Trogu, ex assessore di Macomer. «Territorio - afferma Trogu - dove sono previsti circa 380 espropri (in zona Sic) per far passare la condotta, senza che nessuno ne sappia ancora niente». Satta si sofferma soprattutto sulla bellissima spiaggia di Murta Maria, in Gallura, dove è previsto il passaggio della condotta che poi attraverserà il Tirreno. «La Gallura - afferma - ha fatto una scelta di fondo per il suo sviluppo: il turismo. Con questo progetto viene messo in discussione».
«LATI OSCURI» Ma c'è un altro aspetto che secondo l'Upc non viene considerato. «Ammesso e non concesso che il gasdotto si possa utilizzare, il flusso del gas è unidirezionale. Cioè da Piombino, dove sarà costruita la stazione di decompressione, non può tornare indietro. Se per qualsiasi motivo dall'Algeria dovessero chiudere i rubinetti, in Sardegna non avremmo più gas».
AMBIENTE ED ESPROPRI Sulle conseguenze per l'ambiente, hanno puntato l'attenzione il presidente Antonio Satta e il dirigente Paolo Trogu, ex assessore di Macomer. «Territorio - afferma Trogu - dove sono previsti circa 380 espropri (in zona Sic) per far passare la condotta, senza che nessuno ne sappia ancora niente». Satta si sofferma soprattutto sulla bellissima spiaggia di Murta Maria, in Gallura, dove è previsto il passaggio della condotta che poi attraverserà il Tirreno. «La Gallura - afferma - ha fatto una scelta di fondo per il suo sviluppo: il turismo. Con questo progetto viene messo in discussione».
L'INTERVISTA. IL segretario aggiunto della Cisl sulla crisi in Comune: è un brutto errore - «Solo l'edilizia ci può salvare»
Per Farina il rilancio dell'economia passa dal mattone
Segretario, butta maluccio per l'economia.
«Il momento non è facile. Ma una via d'uscita c'è».
Quale sarebbe?
«Va rilanciata l'edilizia».
Così la sinistra grida alla cementificazione.
«Tutto sta nel contemperare salvaguardia e sviluppo. Perché non ci sono solo le nuove costruzioni, si deve anche recuperare l'esistente. Seconde case e hotel».
Dove poggia la sua fede nel mattone?
«Una busta paga del settore ne mette in moto altre tre. Se lavora un muratore, servono pure manovale, carpentiere e piastrellista».
I soldi chi li mette?
«I Comuni: è ora che si faccia la battaglia contro il patto di stabilità. Gli enti virtuosi devono poter spendere, specie quando hanno risorse in cassa. Diversamente non si combatte la disoccupazione. Gli investimenti pubblici danno lavoro. E se le famiglie hanno un reddito, aumentano i consumi e viene assicurato ossigeno anche all'edilizia privata».
Per decenni l'ascesa economica della Gallura è sembrata inarrestabile.
«Un caso unico in Sardegna, sotto la spinta della Costa Smeralda. Parallelamente si è lavorato per sviluppare i collegamenti aerei e marittimi, quindi i servizi».
Nell'81 lei venne scelto per fondare la Cisl Gallura. In trent'anni cos'è cambiato?
«Abbiamo garantito più diritti ai lavoratori. Nel comparto turistico la nostra provincia è ancora un modello innovativo. Da subito, trattando con le aziende dell'Aga Khan, riuscimmo a introdurre lo scatto di anzianità per gli stagionali, ogni tre anni. Non solo: con un solo contratto si acquisiva il diritto a essere richiamati. Così è stata assicurata continuità occupazionale».
La Gallura è un Eldorado?
«Non più. Siamo davanti a una crisi di sistema. La politica non ha saputo accompagnare la crescita: non sono state previste misure di salvaguardia, capaci di attutire gli effetti del rallentamento economico prima e della recessione successivamente. Certo: col senno del poi è facile cogliere i buchi neri di quel grandioso sviluppo. A Olbia, per esempio, si è fatto l'errore di lasciar morire il manifatturiero».
Il San Raffaele non si fa.
«Io credo che i consiglieri regionali della Gallura, tutti uniti, debbano far votare in Aula un ordine del giorno. Bisogna impegnare la Giunta a colmare il gap dei posti letto: dobbiamo averli, privati o pubblici che siano».
Meridiana se ne va.
«Inaccettabile. Dal Principe abbiamo ricevuto tanto, ma anche dato moltissimo. Ragion per cui, il management deve rispettare le istituzioni, concertando le scelte col territorio».
Ha rifatto la tessera Pd?
«Certo».
I democratici di Olbia non vogliono la centrale Galsi.
«Un errore. Il metanodotto è un'opera strategica, abbasserà i costi dell'energia. Oggi aziende e famiglie pagano il 40 per cento in più rispetto al resto della Penisola. È indubbio che il vecchio aeroporto di Venafiorita non vada compromesso. Serve un'alternativa, ma il progetto non può essere fermato. I Comuni, semmai, chiedano a Galsi contropartite in termini di infrastrutture e prezzo del metano».
La pace fatta in Municipio è apparsa fragile. Chi sta sbagliando?
«Tutti. Gli scontri politici non possono ricadere sui cittadini. È il momento di dare risposte ai problemi, non di litigare».
Hanno più ragione Giovannelli e Scanu o Careddu e la Spano?
«Né gli uni né gli altri».
Al congresso Pd del 2010, lei sosteneva Perinu, adesso è in asse perfetto con Scanu. Sta passando dalla minoranza alla maggioranza?
«Antonello (Perinu) è un amico. Se si ricandidasse, lo voterei di nuovo. Ma credo che oggi il senatore sia il miglior interprete del Pd. Se il partito governa la città, lo dobbiamo a lui che è stato artefice, sebbene non l'unico, della Coalizione civica».
A. C.
«Il momento non è facile. Ma una via d'uscita c'è».
Quale sarebbe?
«Va rilanciata l'edilizia».
Così la sinistra grida alla cementificazione.
«Tutto sta nel contemperare salvaguardia e sviluppo. Perché non ci sono solo le nuove costruzioni, si deve anche recuperare l'esistente. Seconde case e hotel».
Dove poggia la sua fede nel mattone?
«Una busta paga del settore ne mette in moto altre tre. Se lavora un muratore, servono pure manovale, carpentiere e piastrellista».
I soldi chi li mette?
«I Comuni: è ora che si faccia la battaglia contro il patto di stabilità. Gli enti virtuosi devono poter spendere, specie quando hanno risorse in cassa. Diversamente non si combatte la disoccupazione. Gli investimenti pubblici danno lavoro. E se le famiglie hanno un reddito, aumentano i consumi e viene assicurato ossigeno anche all'edilizia privata».
Per decenni l'ascesa economica della Gallura è sembrata inarrestabile.
«Un caso unico in Sardegna, sotto la spinta della Costa Smeralda. Parallelamente si è lavorato per sviluppare i collegamenti aerei e marittimi, quindi i servizi».
Nell'81 lei venne scelto per fondare la Cisl Gallura. In trent'anni cos'è cambiato?
«Abbiamo garantito più diritti ai lavoratori. Nel comparto turistico la nostra provincia è ancora un modello innovativo. Da subito, trattando con le aziende dell'Aga Khan, riuscimmo a introdurre lo scatto di anzianità per gli stagionali, ogni tre anni. Non solo: con un solo contratto si acquisiva il diritto a essere richiamati. Così è stata assicurata continuità occupazionale».
La Gallura è un Eldorado?
«Non più. Siamo davanti a una crisi di sistema. La politica non ha saputo accompagnare la crescita: non sono state previste misure di salvaguardia, capaci di attutire gli effetti del rallentamento economico prima e della recessione successivamente. Certo: col senno del poi è facile cogliere i buchi neri di quel grandioso sviluppo. A Olbia, per esempio, si è fatto l'errore di lasciar morire il manifatturiero».
Il San Raffaele non si fa.
«Io credo che i consiglieri regionali della Gallura, tutti uniti, debbano far votare in Aula un ordine del giorno. Bisogna impegnare la Giunta a colmare il gap dei posti letto: dobbiamo averli, privati o pubblici che siano».
Meridiana se ne va.
«Inaccettabile. Dal Principe abbiamo ricevuto tanto, ma anche dato moltissimo. Ragion per cui, il management deve rispettare le istituzioni, concertando le scelte col territorio».
Ha rifatto la tessera Pd?
«Certo».
I democratici di Olbia non vogliono la centrale Galsi.
«Un errore. Il metanodotto è un'opera strategica, abbasserà i costi dell'energia. Oggi aziende e famiglie pagano il 40 per cento in più rispetto al resto della Penisola. È indubbio che il vecchio aeroporto di Venafiorita non vada compromesso. Serve un'alternativa, ma il progetto non può essere fermato. I Comuni, semmai, chiedano a Galsi contropartite in termini di infrastrutture e prezzo del metano».
La pace fatta in Municipio è apparsa fragile. Chi sta sbagliando?
«Tutti. Gli scontri politici non possono ricadere sui cittadini. È il momento di dare risposte ai problemi, non di litigare».
Hanno più ragione Giovannelli e Scanu o Careddu e la Spano?
«Né gli uni né gli altri».
Al congresso Pd del 2010, lei sosteneva Perinu, adesso è in asse perfetto con Scanu. Sta passando dalla minoranza alla maggioranza?
«Antonello (Perinu) è un amico. Se si ricandidasse, lo voterei di nuovo. Ma credo che oggi il senatore sia il miglior interprete del Pd. Se il partito governa la città, lo dobbiamo a lui che è stato artefice, sebbene non l'unico, della Coalizione civica».
A. C.
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