lunedì 5 dicembre 2011

Sinistra Critica Sarda: il 10 dicembre tutti in piazza per dire no al Galsi

Comunicato stampa
 (5 DICEMBRE 2011) Sinistra Critica Sarda sarà in piazza con una sua delegazione alla manifestazione No Galsi in programma per sabato 10 dicembre a Cagliari. A pochi giorni dalla approvazione definitiva del progetto in sede di Conferenza dei Servizi (14 dicembre Roma) non è restato alcun margine di mediazione in sede politica, data la totale connivenza della classe politica sarda nella svendita dell'isola all'imbroglio Galsi e dato il ruolo di disinformazione e complicità ripreso in piena sintonia dal pd e dal pdl negli ultimi mesi. 
Tuttavia gli spazi per una battaglia politica dal basso che strappi il velo sulla verità del Galsi e ne possa impedire la realizzazione restano necessari e la manifestazione di sabato si assumerà il compito di aprirli. Al di fuori di questo compito è da ritenere fuorviante l'affidamento a illusori rimedi in extremis, come la proposta di consultazioni telematiche su sms o l'invocazione di una ricontrattazione delle royalties. 
Sono infatti disponibili tutti i dati per  farsi una chiara idea del progetto dal punto di vista della ricaduta ambientale e per capire il futuro della "piattaforma sarda" come servitù energetica del turbocapitalismo.. Le popolazioni dei 40 comuni che saranno attraversati dal tubo d’acciaio non sono state consultate. I 4mila cittadini espropriati non potranno opporsi al passaggio del gasdotto. Se da un lato il Gasdotto Algeria Sardegna Italia propone pochissimi e piuttosto incerti benefici per l'Isola, dall’altro sono certi la devastazione di beni ambientali e archeologici da Sud a Nord , il pericolo di esplosioni e incendi confermato dalla devastante deflagrazione di Tarsia in Calabria (11 febbraio 2010), l’occupazione di circa 30 milioni di metri quadri di territorio della Sardegna, i danni per l’agricoltura, la pesca e il turismo. Non basta: l’attuale progetto Galsi non prevede la realizzazione delle interconnessioni fra il tubo d’acciaio e le reti cittadine (dove esistono).  
Nel bel mezzo della crisi del 2011 la Giunta regionale si permette di investire 150 milioni di euro di risorse nel Galsi senza garantire alcun servizio: solo false promesse di energia a basso costo e di nuova occupazione. Il Galsi in realtà non è soltanto l’ennesima servitù imposta alla Sardegna in nome di esigenze geopolitiche ed economiche internazionali: è un mix fra colonialismo statale e "safari" neoliberistico con il coinvolgimento di colossi come Sonatrach (di proprietà dello stato algerino),  Edison Spa, Enel,  Sfirs (Regione Sardegna), Snam e Gruppo Hera (enti pubblici della Emilia Romagna gestiti pressoché totalmente dal Partito Democratico). Esso disegna con una cintura fisica devastante la nuova monocoltura imposta alla piattaforma sarda in funzione delle cieche esigenze energivore dell'economia italiana, visibilmente distruttiva e corrotta soprattutto nelle torbide composizioni finanziarie di capitale pubblico e capitale privato.
 
 
Documento: Gasdotto Sardegna Italia Algeria. Le ragioni del No di Sinistra Critica Sarda
 
Sinistra Critica Sarda sarà in piazza con una sua delegazione alla manifestazione No Galsi in programma per sabato 10 dicembre a Cagliari (10.30 piazza dei Centomila). A pochi giorni dalla approvazione definitiva in sede di Conferenza dei Servizi (14 dicembre, Roma) non è restato alcun margine di mediazione in sede politica, data la totale connivenza della classe politica sarda nella svendita dell'isola all'imbroglio Galsi e dato il ruolo di disinformazione e complicità ripreso in piena sintonia dal pd e dal pdl nelle ultime settimane. Tuttavia gli spazi per una battaglia politica dal basso che strappi il velo sulla verità del Galsi e ne possa impedire la realizzazione restano necessari e spetta a tutte le forze di opposizione sociale il compito di aprirli. Al di fuori di questo compito è da ritenere fuorviante l'affidamento a illusori rimedi in extremis, come la proposta di consultazioni telematiche su sms o l'invocazione di una ricontrattazione sulle royalties. Sono infatti disponibili tutti dati per farsi una chiara idea del progetto dal punto di vista della ricaduta ambientale e per capire il futuro della "piattaforma sarda" come servitù energetica del turbocapitalismo. 
- La Sardegna produce già più energia di quella che consuma
- Le popolazioni dei 40 comuni che saranno attraversati dal tubo d’acciaio non sono state consultate
- I 4mila cittadini espropriati non potranno opporsi al passaggio del gasdotto
-  L’anaconda Galsi occuperà 30 milioni di metri quadri di territorio sardo
- La pesca dovrà essere sottoposta a nuovi e ulteriori vincoli, così come sono certi i danni per l’agricoltura, la pastorizia e il turismo
-  Il  Galsi porterà danni certi e notevoli all’ambiente e ai beni archeologici dal Sud al Nord della Sardegna
-  Il pericolo di esplosioni e incendi legato ai gasdotti è confermato dalla devastante deflagrazione di un tubo Snam a Tarsia in Calabria (febbraio 2010)
- Il progetto Galsi non prevede e non stanzia un euro la realizzazione delle interconnesioni fra il tubo d’acciaio e le reti cittadine (dove esistono).
- L'Enel è riuscita a mettere sotto ricatto lo Stato, la Regione e i consorzi lacuali all'atto dello smantellamento dei vecchi impianti di produzione idrolelettrica, ed è riuscita a imporre che il più grande invaso della Sardegna, il lago Omodeo, sia privo di capacità di produzione di elettricità.
 
Dati chiari e difficilmente contestabili. Eppure, nel bel mezzo della crisi capitalistica mondiale, la Giunta regionale di centrodestra (col consenso di Pd, Cgil, Cisl, Uil e Legambiente) stanzia circa 150 milioni di euro per la realizzazione del Galsi. Un nuovo “mostro” che offre ancora una volta  ai sardi miraggi di energia a basso costo, di nuova occupazione, di sovranità energetica, ma in realtà INTRODUCE UN’ULTERIORE CANALE DI DIPENDENZA ENERGETICA, mette in atto l’ennesimo strupro imposto alla Sardegna  in nome di esigenze geopolitiche ed economiche internazionali. E’ il prodotto di un mix mortale fra “safari” liberistico delle multinazionali e colonialismo “statalistico-pubblicistico”, con il coinvolgimento di colossi come Sonatrach (di proprietà dello stato algerino),  Edison Spa, Enel,  Sfirs (Regione Sardegna), Gruppo Hera (enti pubblici della Emilia Romagna gestiti pressoché totalmente dal Partito Democratico), Snam (50 % di proprietà Eni: nel novembre 2006 proprio un accordo fra Eni e Gazprom assegna al colosso russo  parte del gas proveniente dall’Algeria).
 Come forza anticapitalista, ecologista e anticolonialista Sinistra Critica Sarda punta sulla transizione all’utilizzo integrale di energie rinnovabili attraverso una pianificazione da realizzare col coinvolgimento democratico del popolo sardo. Il metano, come è noto, non è una energia rinnovabile. E’ una fonte fossile, che sarà disponibile solo per altri 70 anni. Il picco di produzione del gas, il massimo della produzione mondiale, sarà  raggiunto entro il 2030. Dopo di che la disponibilità di metano comincerà a diminuire e i prezzi ad aumentare. Sino all’esaurimento. No, del Galsi non abbiamo proprio bisogno!
Il Coordinamento di Sinistra Critica Sarda, 5 dicembre 2011

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