lunedì 31 ottobre 2011

GALSI e l'insostenibile inadeguatezza della politica

Il sociologo polacco Zygmunt Bauman ha una interessante teoria che, a mio parere, ben si adatta a ciò che sta accadendo in Sardegna anche in relazione al GALSI. In merito alle origini dei gravissimi problemi generati dall'attuale "crisi" mondiale, questo saggio di 86 anni sostiene che la causa principale di tutto sta nella gravissima "dissociazione tra il livello dell’economia e quello della politica". Infatti, essendo le istanze economiche “globali” e quelle politiche, invece, “locali”: "tale scompenso, mentre demolisce le leggi, i principi e i riferimenti locali, converte la crescente globalizzazione in una forza nefasta. In tale contesto i politici, quando non sono corrotti, appaiono come marionette o assolutamente incompetenti".
In questo periodo in cui l'Isola è divisa circa l'accoglimento o meno dell'ennesima servitù – il GALSI, appunto -, non ditemi che non appare in tutta la sua chiarezza l'inadeguatezza di gran parte della nostra classe politica a affrontare la “crisi”, di cui il GALSI è attualmente una delle massime espressioni.
Tale inadeguatezza si manifesta, ad esempio, nel momento in cui si tenta dolosamente di far passare in sordina determinate scelte, peraltro considerate come “strategiche” non dal verduraio dietro l’angolo bensì dalla stessa Regione e dal Governo italiano, invece di condividerle in modo comprensibile e trasparente con i cittadini e le cittadine interessate, oltreché con le istanze democratiche locali.
Inoltre, questa assoluta e colpevole limitatezza di gran parte dei nostri “politici”, si palesa nel momento e nel modo in cui alcuni tra loro - peraltro amministratori di lungo corso - pongono a disposizione il territorio da loro stessi amministrato, per scempiarlo ferocemente, ignorando colpevolmente che la loro arbitraria decisione non è ne tecnicamente, ne legalmente e ne economicamente realizzabile. Infatti, non è necessario essere amministratori navigati per sapere che il tracciato di un opera così complessa come un gasdotto, che ha ottenuto - dopo anni e non si capisce come - pressoché tutte le autorizzazioni necessarie, non può essere allegramente spostato a seconda del ridicolo prurito di qualcuno.
Infine, sempre leggendo le cose alla luce della teoria di Bauman, risulta pertinente la parata quotidiana di svendita al peggior offerente della Nostra Terra, fondata su una serie di slogan riguardanti i supposti, enormi, vantaggi del GALSI. Slogan senza nessun fondamento, che vengono puntualmente smentiti non solo da noi che, dopo esserci letti bene le carte, ci opponiamo a quello sconcio ma da esperti di fama internazionale, premi Nobel, etc..Un esempio per tutti: il fatto che il GALSI assicurerebbe alla Sardegna energia a costi bassissimi. E’ una falsità non supportata da nessun dato concreto, smentita da diverso tempo sia dagli stessi algerini che dall’ENI, azionista di GALSI, e sotto il mirino della Commissione Europea che, da anni, analizza il mercato del gas considerandone i prezzi truccati e largamente iniqui per i consumatori.
Sinora, dunque, nonostante la raffica di articoli, servizi e note stampa a favore del progetto GALSI, rileva la disarmante carenza di legittimità e di spessore degli argomenti utilizzati, che non risultano assolutamente in grado di convincere chi ha avuto l’accortezza di informarsi un minimo sulla portata di quel progetto.
Se la situazione non fosse così grave ci sarebbe anche da riderci sopra, in quanto taluni annunci e prese di posizione del politico di turno rasentano il ridicolo. Non ditemi che non suona bizzarro il fatto che, nonostante gli stessi algerini dichiarino di non sapere se, quando e a che prezzo ci daranno il gas…I sardi fanno ugualmente a gara per tranciare in due la propria Isola per farci passare un tubo. Per trasportare cosa? Qualcuno suggerisce la birra.

Anche Serramanna avrà i suoi 2,237 Km di Gasdotto

LIBIA, ESPLODE UN GASDOTTO: 100 MORTI

ANCORA SCIOCCHEZZE PSEUDO-SARDISTE

Noi lo sapevamo e lo dicevamo da anni. Quello del gas è un mercato instabile dove chi ne fa le spese siamo noi consumatori. L'Algeria chiude contratti di fornitura ben al di la delle proprie riserve, quasi tutte impegnate per soddisfare il mercato locale che dipende fortemente dal suo gas....
Noi sventriamo la nostra Isola e quelli non si sono ancora messi daccordo sul fatto che il gas ce lo danno o meno, e a che prezzo darcelo.
Ma per Pili & C si tratta di sciocchezze pseudo-sardiste........AUGURI!!!

Per il metanodotto stop in vista?

Quadrino, Edison: la decisione definitiva entro fine anno

Venerdì 28 ottobre 2011

Il rinvio dei progetti che riguardano anche la Sardegna annunciato sul magazine dei petrolieri. La fonte è un lancio della Reuters da Algeri.



La Sardegna può mettersi il cuore in pace per ora: Galsi guarda altrove. Lo ha annunciato Nourredine Cherouati, amministratore delegato della "Sonatrach", maggior azionista del consorzio Galsi. No, non sono state le proteste dei sardi a far cambiare idea (almeno per ora) al consorzio che deve costruire il metanodotto Algeria - Europa. In un'intervista al quotidiano algerino "El Khabar", Cherouti prevede un «ulteriore ritardo» nella costruzione del gasdotto Galsi, dovuto alla situazione del mercato internazionale del gas. Annuncia invece l'avvio di due impianti per la produzione di gas naturale liquefatto (gnl) a Skikda e Arzew.

La notizia è arrivata prima agli addetti ai lavori: per intenderci, quelli che leggono la Staffetta petrolifera , come Riccardo Testoni, coordinatore regionale dell'Assopetroli - Assoenergia Sardegna. «E vero, sembra proprio che Galsi, per ora, rinunci» spiega Testoni che interpreta l' ulteriore ritardo come un modo soft per dire che non se ne fa più nulla . Anche Umberto Quadrino, amministratore delegato di Edison, primo socio italiano del progetto, in una recente intervista rilasciata alla Staffetta ha annunciato che la decisione definitiva sul metanodotto ancora non c'è: «Verrà presa alla fine dell'anno».

Ma come mai dopo anni e anni di progettazione si rinuncia a un progetto che appariva importantissimo, soprattutto per il mercato europeo?

«È semplice. Le condizioni economiche internazionali sono cambiate, la crisi colpisce tutta l'Europa. Le industrie chiudono, o producono di meno, e la richiesta di metano è in calo. I Paesi europei preferiscono la certezza del gnl ai rischi del metanodotto»

Rischi di che tipo?

«In parole pratiche: dopo la crisi russa, nel 2006, l'Europa ha capito che non conviene dipendere da un solo rubinetto, che può essere chiuso da un momento all'altro. Molte nazioni stanno quindi andando verso impianti per lo stoccaggio del gnl, il gas naturale liquido, che si trasporta con navi e cisterne, in modo tale da non dover dipendere dalle crisi politiche dei paesi fornitori. In questa fattispecie quindi, se l'Algeria chiudesse i rubinetti, l'Europa potrebbe rivolgersi ad altri. Questo col metanodotto non si può fare»

Quindi la Sardegna dovrà rinunciare all'attesa metanizzazione?

«Anche su questo c'è da fare un po' di chiarezza: prima di tutto il metanodotto è un'opera che serviva a portare il metano dall'Algeria al continente europeo, la nostra Isola non è mai stata per Galsi un mercato utile, la Sardegna è un modo per arrivare a destinazione a costi inferiori»

Quindi la Regione ha pensato bene di sfruttare quest'opportunità?

«Certo, di fatto la Regione si è preoccupata di avere a disposizione il metano, meno caro del gasolio e del gpl, ma solo apparentemente: prima di tutto l'imposta sul metano è statale e, in secondo luogo, se partisse la metanizzazione dell'Isola lo Stato toglierebbe immediatamente alla Sardegna gli oltre 35 milioni annuali di aiuti previsti per i consumi delle zone non metanizzate. Questo significa che la Regione avrebbe grandi difficoltà di cassa e sarebbe costretta a creare altre tasse per tirare fuori il denaro necessario all'erogazione di servizi»

Cioè il metano alla fine ci costa di più?

«In realtà il metano costa solo un po' meno del gpl e quanto il gasolio. Sono le tasse a determinare le differenze, ma il 95 per cento di queste tasse oggi restano ai sardi, perché la nostra è una regione autonoma. Il metano genera quindi una perdita nelle casse regionali, che stimo vicina ai 95 milioni l'anno, comprendendo gli aiuti attuali. Proprio per questo motivo la Sicilia, già attraversata da più di un metanodotto, ha cercato di imporre la cosiddetta "tassa sul tubo", ritenendosi danneggiata da quel fiume di ricchezza gassosa diretto sul continente italo-europeo che occupava risorse ambientali e lasciava solo briciole. Ma purtroppo per la Sicilia il risultato è stato una sonora bocciatura della tassa da parte della Commissione europea, perché tardiva rispetto ad un preesistente accordo di cooperazione tra UE e Algeria»

Insomma, secondo il suo ragionamento la Sardegna può solo perderci?

«La Regione probabilmente ha pensato di guadagnare dalla presenza del metanodotto, che, visti i costi dei prodotti concorrenti, sarebbe stato un toccasana per le tasche dei sardi. Ma forse non ha preteso abbastanza. In quella sede si poteva addirittura ipotizzare un dimezzamento dei costi».

ASCOLTACI OGGI SU RADIOPRESS


Alle 13.10 su Mediterradio, il programma prodotto da Radio Press con Radio Corse Frequenza Mora, che getta un ponte tra la Sardegna e la Corsica! Oggi si parla di metanodotto Galsi. Gli ospiti: a Bastia la consigliera territoriale di "Femu a Corsica" Fabienna Giovannini, e a Cagliari Sergio Diana del Comitato Nogasdotto. Conducono Petruluigi Alessandri e Vito Biolchini.
La repplica del programma andrà in onda sabato 5 novembre alle 12.10

Mediterradio: L'actualité hebdomadaire corso-sarde - Diffusion en direct le lundi à 13h rediffusée le samedi à 12h 10
Lundi 31 octobre et samedi 5 novembre il sera question du GALSI dans Mediterradio.
Le front du "non" à ce projet est en train de prendre de l'ampleur en Sardaigne. Parmi les opposants, la gauche, le parti des libertés et les indépendantistes. Deux nationalistes seront dans les studios de radiopress à Cagliari et de Frequenza Mora pour une confrontation des points de vue.





mercoledì 26 ottobre 2011

ROCCO TANICA CELENTANO FAVOREVOLE AL GALSI

LAGGIU' NEL SULCIS

Il Sulcis è abbandonato a se stesso. In ginocchio.
Lì ci si arrangia tra cassa integrazione, disoccupazione e tumori.
Le più importanti fonti di lavoro e benessere, quali l'ambiente, l'agricoltura e la cultura, vengono distrutte sistematicamente in nome di uno sviluppo che non arriverà mai.
Il turismo non è mai esistito, nonostante gli sforzi di persone in gamba che, malgrado tutto, riescono a dimostrare ogni giorno che quel settore potrebbe essere la salvezza per quella regione, come sta accadendo in tantissime aree d'Europa.
Laggiù nel Sulcis, una "classe politica" decadente e inadeguata, prosegue indisturbata a seminare miseria, navigando a vista tra l'ignoranza della gente, volutamente tenuta a debita distanza dalle istituzioni e dalle scelte che poi, inevitabilmente, si ripercuotono sulla sua pelle.
Non si può dire quanto durerà questa terribile agonia che, come un tempo, costringe i giovani ad andarsene per cercare fortuna altrove. Giovani svegli e capaci, che ben potrebbero restare li e riprendersi la propria Terra e il proprio destino.
E invece questo non avviene perché, pare, il problema è solo uno. Risolto quello per il Sulcis sarà la rinascita. E’ molto semplice. Si tratta di un gasdotto.
Una volta che quel tubo arriverà laggiù nel Sulcis, portando il gas nelle case e all’euroallumina, tutto riprenderà a marciare come si deve.
Ecco il futuro ed ecco la sacrosanta lotta che, nei prossimi giorni, condurrà i giovani sulcitani in piazza, a fianco a una “classe politica” che nessuno al mondo si merita.
In piazza non contro quella "classe". In piazza non per la propria dignità calpestata,  per i diritti negati,  per le diseguaglianze e la mancanza di opportunità, no!
Scenderanno in piazza a fianco a loro! E per chiedere un tubo!

GALSI: PROVINCIA SULCIS IGLESIENTE FAVOREVOLE METANIZZAZIONE - CHERCHI, ORGANIZZEREMO UNA MANIFESTAZIONE PER SOLLECITARE LAVORI
(ANSA) - CAGLIARI, 25 OTT - "La Provincia del Sulcis Iglesiente è assolutamente favorevole alla metanizzazione e organizzerà una manifestazione per sollecitarne l'attuazione". Lo ha dichiarato il presidente della Provincia del Sulcis Iglesiente, Salvatore Cherchi, il quale ha anche precisato che "la Provincia si è già pronunciata favorevolmente alla metanizzazione e rilascerà tutte le autorizzazioni di competenza". I Comuni del Sulcis Iglesiente hanno già appaltato i lavori delle reti di distribuzione del gas - ha spiegato Cherchi - che comportano un investimento di circa 70 milioni di euro nel solo territorio provinciale. "La metanizzazione, lungi dal Costituire una penalizzazione - ha affermato - elimina una grave discriminazione, a carico della sola Sardegna in Italia, che si scarica sulle famiglie che pagano più cara l'energia per usi domestici, sulle imprese (con il metano il problema Eurallumina sarebbe già stato risolto) e sui trasporti. Anche sul piano ambientale il metano è di gran lunga la fonte energetica preferibile. Le manifestazioni devono perciò essere organizzate perché il gasdotto finalmente si faccia. La Provincia ne organizzerà una per sollecitare il via ai lavori. Il progetto é infatti in grave ritardo di almeno cinque anni. Neppure è stata ancora messa la firma conclusiva. Finora Galsi ha messo sul campo l'argomento delle autorizzazioni non ancora date: questo è un problema reale, va risolto e non può essere impossibile risolverlo dal momento che in tutta Italia il gas si muove in tubazioni e i gasdotti sottomarini sono stati realizzati a iosa nel mondo. E' da temere che dietro il paravento delle autorizzazioni, maturi la cancellazione o il forte differimento nel tempo, del progetto Galsi". (ANSA).

martedì 25 ottobre 2011

Algeria: questo è il Paese da cui noi vogliamo dipendere.....

E' di ieri la notizia del rapimento in Algeria di Rossella Urru, giovanissima cooperante di Samugheo che, peraltro, in quel Paese coordina un progetto finanziato dall'Unione Europea. ....
E' scontata la nostra profonda  preoccupazione per un fatto tanto grave che colpisce una giovane sarda, impegnata nella solidarietà e nella giustizia sociale, e la sua famiglia.
Ma la nostra preoccupazione è anche legata al gravissimo momento che vive la nostra Isola, trascinata in una folle corsa verso la dipendenza energetica da un Paese dove ancora accadono simili nefandezze.

Galsi: il NO di Sinistra Critica Sarda

Il Galsi è l’ennesima servitù imposta alla Sardegna in nome di esigenze geopolitiche ed economiche internazionali. Le popolazioni dei 40 comuni che saranno attraversati dal tubo d’acciaio non sono state consultate. I 4mila cittadini espropriati non potranno opporsi al passaggio del gasdotto. La pesca dovrà essere sottoposta a nuovi e ulteriori vincoli.Se da un lato il Gasdotto Algeria Sardegna Italia propone pochissimi e piuttosto incerti benefici per l'Isola (si pensi che dovrà essere la Regione a costruisce le interconnessioni fra il tubo e le reti locali e attualmente questi soldi non ci sono), dall’altro sono certi la devastazione di beni ambientali e archeologici da Sud a Nord , il pericolo di esplosioni  e incendi confermato dalla devastante deflagrazione di Tarsia in Calabria (11 febbraio 2011), l’occupazione di circa 30 milioni di metri quadri di territorio della Sardegna, i danni per l’agricoltura, la pastorizia e il turismo.Per questi motivi il Coordinamento di Sinistra Critica Sarda risponde in maniera chiara all’appello diffuso nei giorni scorsi dal Comitato ProSardegnaNogasdotto: noi siamo contro il Galsi  “senza se e senza ma”.D’altra parte non stupisce che da Silvio Lai giunga invece un netto sì all’opera. D’altronde il Galsi ha tanti padri: D’Alema, Pili, Prodi, Soru e Cappellacci. Nelle scelte “strategiche”  centrodestra e centrosinistra  -  e in particolare Pd e Pdl  - sono ancora una volta dalla stessa parte. Vogliamo chiudere il comunicato con un messaggio rivolto ai signori del Galsi e a chi ha la stessa idea dell’Isola: “E’ ora che vi rendiate conto che la Sardegna non è una piattaforma geologica e in secondo luogo un’entità sociale. E’ esattamente il contrario. Dunque se preferite insistere così la piattaforma ve la tireremo in testa!”.

25 ottobre 2011
Il Coordinamento di Sinistra Critica Sarda
Per informazioni: 3280451582 - 3490893879

AAA CERCASI POLITICO DISPOSTO A PRENDERSI UN GASDOTTO

Esclusi perditempo. Solo motivati a  non mettere a rischio la metanizzazione dell’isola e a beneficare dell’unica possibile salvezza per la propria economia. Non necessita di particolari formalità ne ambientali ne di coinvolgimento della popolazione.
Realizzazione del tubo in tempi rapidi, entro max 3 anni. Vantaggi assicurati.
Per ulteriori informazioni rivolgersi a:
PARTITO DEMOCRATICO
CGIL
CISL
ASSOCIAZIONE DEGLI INDUSTRIALI
VARIE ED EVENTUALI

lunedì 24 ottobre 2011

I TEMPI DI GALSI


Il dato temporale fondamentale quando si parla di GALSI è questo: sulla base degli accordi con la Società Algerina SONATRACH, la fornitura prevista è per 15 ANNI dalla messa in gas.

Per quanto riguarda i lavori, le date variano continuamente e non abbiamo certezza di nulla.
Ad esempio, dal sito di HERA (la società tutta romagnola che possiede quasi la stessa partecipazione in GALSI della nostra SFIRS, senza però sfasciare l’Emilia con un tubo inutile) risulta che i lavori dovevano iniziare nel 2008/2009, e la messa in gas/prima fornitura nel 2010/2011 per Italia e Europa.
E va bene, la prima opportunità è sfumata.
Passiamo alla seconda: durante il convegno organizzato a Cagliari nel febbraio del 2009, l'Amministratore di Galsi, Yousfi, nelle slides indicava le seguenti date:

- avvio dei lavori nella seconda metà del 2009;

- messa in gas per Italia e Europa, inizio 2012.

Siamo alla fine del 2011 e ancora non sono state concluse le formalità burocratiche, ne ottenute le necessarie autorizzazioni, nonostante l’invito a far presto di alcuni lungimiranti “politici” sardi.

Inoltre, non dimentichiamoci che, per raggiungere la nostra Isola, il tubo parte dall’Algeria e s’immerge nel Mediterraneo a oltre 2000 metri di profondità.

Quindi, secondo quanto previsto da GALSI, per realizzare quel gasdotto, senza intoppo alcuno, occorrono poco meno di 3 ANNI.
Non male per il gasdotto marino più profondo al mondo! Non male per un'opera che che sventrerà in due un’Isola, passando attraverso i suoi corsi d’acqua, i vigneti, gli agriturismi, zone protette, spiagge, etc.....sperando che nessuno se ne accorga.

Tre anni? Siamo seri! Solo un certo tipo di sardo può credere ad una cosa del genere!

Poniamo dunque che i lavori inizino entro la metà del 2012 e che tutto fili liscio grazie alla ben nota remisività dei sardi: durante la metà del 2015 avremo il nostro bel tubone che trasporta  gas verso il resto d'Europa.
Però occorre collegarci ad esso, se vogliamo usufruire di una opportunità tanto strategica!
I tempi previsti per la realizzazione delle reti di collegamento al GALSI, che pagheremo noi a caro prezzo, è di circa 6 ANNI, sempre senza alcuno intoppo e senza considerare che in molti comuni dell'isola, come nel Medio Campidano e a Olbia, sono già operanti contratti - ventennali/trentennali - stipulati per la fornitura di gas con altre società diverse dalla GALSI (vedi Fiamma gas).

Dunque, il gas nelle case dei sardi arriverebbe non prima del 2021. E ne avremo sino al 2030. Poi... “spacciau bobboi”.

Orbene, esiste qualche maligno, ignorante, antisardo che osa chiedersi: vale la pena di violentare la Sardegna, distruggere la nostra economia, compromettere il nostro ambiente e l’uso accorto e gratuito delle nostre risorse energetiche, per meno di 15 anni di gas pagato a caro prezzo?

La risposta è NO.

Diciamocelo chiaro, alla GALSI del gas ai sardi non gliene può fregare di meno. L’importante per loro è iniziare i lavori per costruire quello che, ancor prima di nascere, è già un ferrovecchio.

E sapete come finirà? Ve lo diciamo noi, i maligni, ignoranti, antisardi membri del Comitato ProSardegnaNoGasdotto:
FINIRA’ COME LA 131.
UN ETERNO CANTIERE.

E non diteci che portiamo sfiga! In Sardegna è già successo, succede e succederà ancora.



domenica 23 ottobre 2011

Gal Si

GalSI. Io sono favorevole al gasdotto. Così sgomberiamo subito il campo. Non amo il maanchismo di veltroniana memoria. Lo ritengo un'opportunità di sviluppo e di miglioramento della qualità della vita. La Sardegna -se qualcuno se lo fosse dimenticato- è l'unica regione d'Italia senza il Gas. E la questione delle servitù non mi convince. Nemmeno le parole di chi, con le servitù militari, ha fatto la sua fortuna.
GalSI allora. E' qui che si misura la capacità di una classe politica e di una società che la esprime attraverso il voto.
SI al gasdotto.
SI alle reti cittadine del gas.
SI agli accordi preventivi con le imprese per garantire la manodopera del posto.
Si alla rivalutazione del concetto di Pubblica Utilità.
E' possibile tutto questo.
Yes we can.
Che è di Obama e non di Veltroni
Ghigo Di Pasquale

@@@@@@


Rispetto la tua opinione. Ma, se permetti, dal 2014 in poi ne riparliamo insieme. Sarà nostra (e siamo in tanti) cura cercarti personalmente per discutere con te e gli altri come te, circa i conti e i risultati della tua convinzione. Questo: se il gas non arriverà nelle case come promesso entro quella data; se le imprese sarde faranno la fine di quelle che si erano preparate per gli appalti a La Maddalena; se i luoghi e le aziende dove passa il tubo non saranno rimessi a posto come promesso; se il prezzo del gas pagato dai cittadini e dalle aziende sarà sempre elevato rispetto al resto d'Europa; se i pescatori e gli agricoltori delle aree interessate non potranno più lavorarci; se l'ambiente distrutto non verrà ricostruito; se la Poseidonia, la Pinna Nobilis e tutte le specie che verranno compromesse non verranno ripristinate; se le presenze turistiche nelle zone attraversate dal GALSI diminuiranno; se il PIL sardo non salirà come promesso grazie all'apporto energetico del GALSI; se le industrie energivore inquinanti di Portotores, Portovesme, Ottana, etc...non potranno ricominciare a creare "occupazione", a inquinare e seminare cancro come auspicato da voi; se il gas ci sarà per il tempo che promettono e non solo per pochi anni; se non riusciremo a diffondere in Sardegna le energie rinnovabili "perché tanto c'è il gas"....se, se, se..Tanti, troppi se, per un opera considerata "strategica". Ci risentiamo tra qualche annetto, caro Ghigo. E insieme a te risentiremo anche tutti i "politici" che, senza aver letto nemmeno 1 pagina 1 di quello sconcio, l'hanno accettato imponendolo alla colletività.
Grazie comunque per il commento.



venerdì 21 ottobre 2011

In relazione all'affare GALSI è ora che ciascuno si assuma le proprie responsabilità dinanzi al Popolo sardo.

Finalmente. Abbiamo atteso oltre 4 anni questi momenti. In Sardegna si inizia a capire. Questo sabato si tengono le prime manifestazioni (a Olbia e a S.Giovanni Suergiu) e si susseguono le conferenze stampa e gli incontri organizzati dai comuni interessati.
Adesso è ora che anche "i politici" facciano il loro lavoro. I movimenti e i partiti della Sardegna, oltre a quelli che già da tempo hanno manifestato la propria posizione sul GALSI, hanno il dovere di prendere una decisione altrettanto chiara e dire da che parte stanno. Una posizione chiara significa SI o NO al GALSI. Non esistono vie di mezzo, non esistono percorsi alternativi o deviazioni possibili. Dovunque lo piazzi, quel tubo in Sardegna fa danni comunque; è inutile stare li a girarci tanto intorno a meno che, tra sardi, non si voglia continuare a tirarci i pacchi a vicenda. Che si prendano le decisioni politiche dunque, e che le segreterie dei partiti si attivino mobilitando i tesserati. Che i consigli comunali si riuniscano e coinvolgano i cittadini, spiegando loro, progetto alla mano, di cosa si tratta. A seguire, le amministrazioni si attivino per adottare le opportune misure e reagire di conseguenza, dando corso alla volontà della cittadinanza.
Noi del Comitato ProSardegnaNoGasdotto accompagneremo volentieri questi processi, sia ponendo a disposizione il lavoro di analisi e di sintesi svolto in questi anni, che dando il nostro contributo per fornire risposte vere e concrete ai dubbi della gente e sostenendo chi deve prendere decisioni al riguardo. Questo è e sarà il nostro impegno.
Ma non possiamo sostituire il nostro lavoro a quello dei "politici".

giovedì 20 ottobre 2011

STASERA ALLE 17.30 INCONTRO PUBBLICO A S.GIOVANNI SUERGIU

Si tratta di un incontro fondamentale per bloccare il GALSI. Se al NO di Olbia si aggiungesse anche il NO di S.Giovanni Suergiu, sarebbe una bella batosta per quell'orribile servitù.
In vista dell'incontro noi del Comitato abbiamo mandato una letterina al Comune. Eccola:


Gentili Signori/e,
abbiamo appreso che oggi alle ore 17,30 a San Giovanni Suergiu si svolgerà un'incontro promosso dal Sindaco tra rappresentanti della Società Galsi SpA e la popolazione, in merito al metanodotto GALSI (gasdotto Algeria Italia via Sardegna).
Desideriamo al riguardo far presente la posizione del Comitato ProSardegnaNogasdotto, impegnato da oltre quattro anni nello studio del progetto GALSI.
Inizialmente abbiamo creduto anche noi che il gasdotto rappresentasse una opportunità per la Sardegna, e lungi da qualsiasi pregiudizio, per curiosità abbiamo voluto vedere alla voce costi/benefici quanto complessivamente l’opera venisse a costare. Verificato che tale voce non era contemplata, ci siamo via via resi conto della totale assurdità del progetto GALSI per la nostra isola.
Leggendo le carte, praticamente la Sardegna avrebbe messo il territorio per ospitare una struttura obsoleta (anche i gasdotti ormai hanno fatto il loro tempo) e far passare 272 Km di tubo per il trasporto di metano, far costruire tre centrali, - quella di misura fiscale di San Giovanni Suergiu (di circa 55.600 m2), quella di compressione di Olbia (di circa 190.000 mq), e quella di rilancio di Paulilatino, - esponendo i cittadini a rischio di esplosioni (perché ogni tanto i gasdotti esplodono), esclusivamente per portare il gas algerino in Italia e altrove.
E pensare che noi eravamo convinti il metano fosse destinato ad alimentare le “agonizzanti” industrie energivore isolane, che a quel tempo esistevano ancora, almeno così risultava dall’ultimo Piano energetico regionale. Perché è ovviamente fuori discussione che una struttura così fortemente impattante e costosa possa essere destinata alle utenze private dei cittadini. Insomma il risultato di tutto questo, faceva salire già i costi, di cui l’ammontare corrisponde a circa 30 milioni quadrati di territorio elargiti a titolo gratuito ad un società per azioni e sottratto alla Sardegna e ai suoi cittadini.
Comunque nel progetto tutto ciò veniva minimizzato dal fatto che i territori “utilizzati” per costruire il gasdotto non sarebbero stati espropriati ma semplicemente gravati da “servitù non aedificandi”. Questa limiterebbe soltanto la fabbricazione nell’ambito di una fascia di asservimento a cavallo della condotta e lascerebbe inalterate le possibilità di sfruttamento agricolo di questi fondi. E’ bene precisare che la fascia di asservimento di una larghezza media compresa tra i 40 e gli 80 metri per parte, in alcuni tratti sarà delimitata da recinzioni, per cui non sarà consentito né l’accesso, né lo sfruttamento. Inoltre, a circa un metro e mezzo di profondità sotto di questa scorre gas pompato a pressioni elevatissime che per sua natura è infiammabile e a 50 gradi esplode. Essendo la nostra terra notoriamente esposta ad un costante pericolo di incendi, a parte lo svilimento di tutte le attività produttive, che ruotano attorno alla centrale e al tracciato, che tipo di attività crediamo si possa esercitare sopra questa fascia di terreno, pascolare le pecore, organizzare percorsi guidati a piedi o a cavallo, piantare vitigni o alberi da frutta?
Tutto questo costo in cambio di che cosa?
Zero benfici. Zero Compensazioni, una partecipazione azionaria dell’ 11,6 % della Regione Sardegna attraverso la SFIRS, - non lontana da quella di Hera del 10,4 % a composizione esclusivamente emiliana, ma il territorio lo mettiamo noi, non loro, - e la promessa che in un lontano futuro forse distribuiranno il gas anche qui, dopo aver realizzato le reti di collegamento che andrebbero ad allacciarsi a quelle che i Comuni dovrebbero a loro volta predisporre e a cui i cittadini infine potrebbero connettersi pagando i propri allacci. Se va bene come minimo tra ventanni, quando la fornitura del gas sarà ormai esaurita! Un altro milione circa di metri quadri di territorio dati in sacrificio al “metano”.
E che cosa ce ne dovremmo fare noi del gas, dopo che ci sventrano il territorio e deturpano irreparabilmente il nostro bellissimo paesaggio. Dopo che cancellano l’economia rurale, danneggiano le coltivazioni, le produzioni locali, i vigneti, i frutteti, gli agriturismi, gli allevamenti. E la nostra storia, la nostra archeologia: cosa ce ne facciamo del gas dopo che millenni di storia saranno cancellati per sempre a causa dello scavo della imponente trincea.
Si tratta, purtroppo, dell'ennesima servitù a danno della Sardegna. Un’autostrada della morte – come è stato definita la condotta GALSI – destinata a lasciare tracce devastanti sulla nostra isola e sul futuro dei nostri figli.
Ai sardi non è stata concessa la possibilità di scelta, perché le decisioni sono state assunte a loro totale insaputa e imposte dall’alto. Per questo da quattro anni cerchiamo di fare informazione e vorremo che i cittadini fossero messi a conoscenza di ciò che viene loro nascosto o spacciato per altro, affinché non credano a promesse prive di fondamento, come purtroppo è già accaduto in passato con altre servitù che gravano tuttora nel nostro territorio.
In relazione all'incontro odierno, ci preme sottoporre alla vostra attenzione un altro elemento di riflessione. Il superamento della VIA non significa che il GALSI sia in regola con la “Direttiva Habitat”, e che siano state fatte le valutazioni di impatto previste dalla legge italiana e europea. Infatti, la Direzione Generale Ambiente della Commissione UE ha dichiarato di non essere mai stata coinvolta circa il progetto GALSI! In merito a tale fatto pende tuttora una nostra interpellanza al Parlamento europeo a cui la Commissione europea non ha ancora fornito spiegazioni.
Concludiamo manifestando tutta la nostra disponibilità a fornirvi chiarimenti e delucidazioni che riteniate opportuni per prendere una decisione fondata sulla tutela degli interessi del vostro territorio e dei suoi cittadini. Perché i sardi meritano i Sardi e la Sardegna meritano rispetto ed energia pulita, non abusi, disprezzo, devastazione ed energia inquinante.Vi ringraziamo per l'attenzione che vorrete dare alla presente e vi invitiamo a scorrere il nostro blog.

PAULILATINO DICE SI AL GALSI...MA NON DA LORO! CHE BELL'ESEMPIO DI COESIONE!

Prosegue in Sardegna il ping pong tra territori. Tutti vogliono il gas (senza peraltro sapere che farsene) ma non da loro...Che bell'esempio di coesione!!!
A Paulilatino, i cittadini e l'amministrazione hanno deciso che il GALSI è utile per loro. Ma, pensandoci bene, meglio che passi da un'altra parte. Peccato! Troppo tardi! Un eventuale spostamento del tubo avrebbero dovuto chiederlo prima. Adesso il gasdotto se lo tengono. Gli darà sicuramente una mano a tutelare e valorizzare adeguatamente l'immenso patrimonio archeologico che quel territorio possiede.
Uno scorcio del territorio di Paulilatino...E' evidente la vocazione industriale..

GRANDE OLBIA!!! la Provincia nega un'autorizzazione fondamentale per il gasdotto....

Si tratta dell'Aia, l'Autorizzazione Integrata Ambientale, senza la quale Galsi non può avviare i lavori per la costruzione della centrale di compressione del gas a Venafiorita.
C'è da chiedersi: come può il ministero italiano concedere una VIA (valutazione di impatto ambientale) positiva senza che i territori interessati concedano prima le proprie autorizzazioni previste dalla legge? Come può GALSI continuare a sostenere che, con la VIA, tutti gli adempimenti di carattere ambientale sono stati svolti? Misteri del GALSI! E di permessi e autorizzazioni, previste dalla legge, che non risultano concessi dalle autorità competenti della Sardegna ce ne sono a decine!!! Però il gasdotto lo vogliono fare ugualmente, anche se va contro il diritto!!!
Le amministrazioni comunali farebbero bene a prestare la massima attenzione al riguardo. Concedere autorizzazioni senza verificare, a monte, la correttezza delle procedure previste dalla legge può condurre a reati anche di rilevanza penale.






Unione sarda del 20 ottobre 2011 , pagina 16 (Edizione di Olbia)

Verso la protesta. Tra gli anti-Galsi si schiera l’UPC



L'avevano già detto, ma adesso l'hanno messo nero su bianco. L'Upc di Olbia si schiera con gli anti-Galsi. Così ha deciso il coordinamento cittadino che si è riunito lunedì. «Confermiamo - scrive il segretario Giuseppe Cadoni - l'assoluta opposizione alla centrale di compressione. È sicuramente utile, ma non può essere realizzata nel nostro territorio che verrebbe irrimediabilmente compromesso sotto l'aspetto naturalistico». Non solo: «L'opera è in contrasto con l'economia del territorio, fortemente caratterizzata dal turismo». Ragion per cui, «aderiamo al Comitato anti-Galsi e parteciperemo a tutte le manifestazioni, a cominciare da quella prevista sabato a Le Saline, a sostegno di cittadini, movimenti e associazioni che si oppongono alla realizzazione della centrale a Olbia».

GALSI: MOZIONE DI SEL E INDIPENDENTISTAS

martedì 18 ottobre 2011

Cos'è il gruppo Hera?

Il GALSI è un progettino bipartisan da qualche miliarduccio di € che, si dice, ha l'obiettivo primario di soddisfare gli interessi energetici della Sardegna, dagli anni 80 unica regione del Sud esclusa dall'accesso al gas.
Ma vediamo un pò.....:








Questi signori di Hera, tutti rigorosamente emiliani e comunisti  ricchissimi, possiedono il 10,4% del GALSI.
Noi sventriamo la nostra Terra e loro, senza muovere un dito, guadagnano cifre astronomiche.

Prosegue senza tregua la campagna di disinformazione di Videolina e de l'Unione Sarda

Ecco il servizio sul GALSI trasmesso qualche giorno fa dal TG di Videolina . Una perla di disinformazione. I sorrisini sotto i baffi del Sig. Potì sono più che eloquenti. Come è eloquente l'assoluta mancanza nel servizio di qualsivoglia contradditorio. La stessa "linea editoriale" viene seguita, ovviamente, dallo stesso quotidiano l'Unione Sarda che, oggi, pubblica un articolo a dir poco vergognoso.
Senza stare a perderci troppo tempo, analizziamo e commentiamo una per una le singole bugie:
- Nessun esproprio. Ma che bella notizia! Non ti espropriano i terreni ma, in una "fascia di rispetto" che, lungo tutto il gasdotto, varia dai 40 agli 80 metri per parte (altro che 20 metri! Leggetevi il progetto!) e che in alcune aree supera anche i 100 metri, NON SI PUO' FARE ASSOLUTAMENTE NULLA. E vi sfido a fare qualcosa sopra un tubo che trasporta gas, altamente infiammabile e che a  meno di 50 gradi esplode!! I proprietari potranno continuare a svolgere qualsiasi attività agricola? Avete visto come si posa un gasdotto? Immaginate la vostra vigna, il vostro agriturismo la vostra azienda agricola o il vostro terreno coltivato da decenni con amore...Sapete che loro arrivano prima delle ruspe, sradicano delicatamente ogni singola piantina, la posano pian pianino in un posto riparato, la innaffiano tutti i giorni e poi, teneramente, quando lo scavo è finito, la rimettono al suo posto? Qualcosa non va? No Problem! La GALSI chiama tutti voi e, state certi, si troverà un accordo. In fondo non siete in tanti...Sono solo 4 mila i fondi interessati agli espropri, senza considerare i 40 comuni attraversati, le zone protette i corsi d'acqua, gli stagni, le aree archeologiche.....
- Il GALSI ha superato la VIA. Ancora con questa storia della VIA!! Lo rimarchiamo per l'ennesima volta: il superamento della VIA non significa che GALSI sia in regola con la normativa europea e internazionale, e che siano state fatte le valutazioni di impatto previste dalla legge italiana e europea. Siamo in grado di porre a vostra disposizione la lettera con cui la stessa Direzione Generale Ambiente della Commissione Europea dichiara di non essere mai stata coinvolta circa il progetto GALSI!! In merito a tale fatto pende tuttora una nostra interpellanza al Parlamento europeo a cui la Commissione europea non ha ancora fornito spiegazioni.
- La Regione ha stanziato fondi per le reti locali di gas. E questo lo sappiamo tutti/e. Ma i soldi per collegare quelle reti al GALSI dove sono? Nessuno lo dice. Ve lo diciamo noi: quel collegamento (che genererà altra perdita di territorio ed altri espropri) lo pagherete voi a caro prezzo con la bolletta! Qualcuno osa smentire questa conclusione?
- Le attività di realizzazione e gestione di gasdotti sono regolate in Italia dall’Autorità per l’energia elettrica e il gas. Qui allegata trovate la recente indagine svolta dalla Commissione europea sul mercato del gas: "Un'indagine settoriale sui mercati del gas e dell'elettricità che conferma l'esistenza di distorsioni della concorrenza che impediscono alle imprese e ai consumatori di beneficiare pienamente dei vantaggi della liberalizzazione".
Ma soprattutto: COSA CE NE FACCIAMO NOI DI UN GASDOTTO?
Per oggi ne abbiamo abbastanza......
Roberto Potì, presidente di GALSI e coordinatore del team Progetto Nucleare Edison, mirato alla realizzazione di centrali elettronucleari di terza generazione avanzata

Il marciapiede verde che converte l’energia dei passi in elettricità

Da più parti, soprattutto in questi giorni, noi del Comitato veniamo considerati i soliti ambientalisti ciechi che dicono no a tutto ed a priori, contrastando il "progresso". Per loro il progresso sarebbe il gasdotto. Per il resto della gente, a parte talune istituzioni che continuano a sostenere gli interessi di aziende private anziché quelli dei cittadini, i gasdotti sono ferrivecchi, tecnologie ormai superate che però DEVONO essere ancora utilizzate, sempre in nome del "progresso", al fine di farci continuare a dipendere da un sistema aberrante e in crisi, dove chi ci guadagna sono sempre gli stessi.
E il vero "progresso"? Quello al servizio delle persone e non contro le persone?
Eccolo:
Ambiente e rinnovabili: dall’Inghilterra il marciapiede verde che converte l’energia dei  passi in elettricità. Pavimento in lastre chiamato "PaveGen" convertono l'energia dei passi in energia elettrica. Un ingegnere inglese ha sviluppato il pavimento che trasforma l’energia dei passi in elettricità. Primo ordine commerciale previsto per alimentare metà dell’ illuminazione esterna del centro commerciale alimentare di Londra.  Pavimento in lastre che converte energia dei passi della gente in elettricità sarà posato per aumentare la potenza elettrica del più grande centro urbano dell'Europa, presso il sito delle Olimpiadi di Londra 2012.Ne dà notizia Giovanni D’Agata, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori e fondatore dello “Sportello dei Diritti”. Il "PaveGen" composto da pavimento in lastre di gomma riciclata, raccoglie l'energia cinetica dell'impatto della gente che  vi sale sopra trasferendo immediatamente minuscoli impulsi di energia elettrica ai vicini elettrodomestici. Secondo il suo inventore, le lastre possono anche immagazzinare energia in una batteria posizionata nelle vicinanze fino al massimo di tre giorni.Nella loro prima posa nel centro commerciale, 20 piastrelle saranno sparse lungo l'attraversamento centrale tra lo stadio Olimpico di Londra e il centro commerciale Westfield Stratford City aperto di recente  che prevede un flusso di circa 30 milioni di clienti nel suo primo anno di apertura.L’inventore è Laurence Kemball-Cook, un ingegnere di 25 anni che ha sviluppato il prototipo durante il suo ultimo anno di università nel 2009.Il pavimento “verde” è stato progettato per comprimere cinque millimetri di piastrella quando qualcuno passa su di loro, convertendo l'energia cinetica assorbita in energia elettrica.Un computer nella fase di sperimentazione ha mostrato come le piastrelle “PaveGen” installate su di una scala metropolitana producono abbastanza elettricità per mantenere un LED che alimenta un lampione che resta acceso per 30 secondi.Le piastrelle sono un'applicazione reale che sfruttano piccoli contributi da un gran numero di individui.Altro esperimento riuscito è stato realizzato durante una grande festa all'aperto dove è stato ottenuto il passaggio di oltre 250.000 passi - che sono stati sufficienti per caricare 10.000 cellulari.Il giovane inventore prevede che il “PaveGen” sarà utilizzato per alimentare apparecchi off-grid come illuminazione pubblica, mappe stradali illuminate e pubblicità e sarà installato nelle zone di traffico urbano umano ad alta densità come centri abitati delle città, stazioni della metropolitana e corridoi delle scuole.Nella sua forma attuale, la lastra della pavimentazione “PaveGen” contiene un LED a basso consumo energetico che si illumina, dando l'idea per l'utente del trasferimento di energia ma consumando solamente circa il 5% dell'energia di ogni passo.Richard Miller, capo dell’ufficio sostenibilità del governo del Regno Unito Technology Strategy Board.  che ha finanziato il progetto, ha dichiarato che il progetto ha già vinto diversi premi, tra cui il Big Idea Ethical Business Awards del Regno Unito e la Shell LiveWire Grand idee Award. Il “PaveGen” ha anche recentemente ricevuto finanziamenti da un gruppo di investitori.Inoltre la pistrella dura nel tempo come è stato verificato nel corso di un esperimento durato un mese a cui è stata sottoposta tutti i giorni ad un martellamento continuo no stop con una macchina che replica i passi. Inoltre è veramente facile da installare sostituendola ai  pavimenti esistenti; per ottenere le esatte dimensioni... basta sostituire una piastrella con un'altra già posizionata.“A healthy eye with full visual capacities is of no use in a dead body,” he said.

lunedì 17 ottobre 2011

Algeria: l’impatto dell’instabilità politico-sociale sul mercato energetico

di Alessio Fabbiano (Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano)
Le rivolte che stanno interessando i paesi del Maghreb contengono, insieme alle spinte per la democratizzazione delle istituzioni e per una maggiore distribuzione della ricchezza nazionale, una componente geopolitica di grande significatività nelle relazioni internazionali: la disponibilità di risorse energetiche tradizionali, petrolio e gas. L’importanza di tale componente tende a crescere in direzione direttamente proporzionale rispetto alla dimensione occupata nel mercato energetico mondiale da un soggetto esportatore di idrocarburi. Il caso dell’Algeria rappresenta un termine di confronto tanto essenziale quanto attuale nel comprendere i possibili effetti delle forze politico-economiche interne sul mercato internazionale delle due maggiori commodities energetiche verso cui convogliano plurimi interessi extraregionali. Il profilo socio-politico dell’Algeria presenta quegli elementi di instabilità che rischiano di provocare una frana istituzionale, come nel caso della Tunisia, dell’Egitto e della Libia e che in parte si sono già manifestati agli esordi del movimento di protesta che ha coinvolto tutta la fascia araba settentrionale del continente africano. Paradossalmente, il rischio di crackdown istituzionale nell’ex colonia francese, malgrado sia particolarmente elevato e subisca l’effetto domino di realtà regionali simili, appare ancora frenato da una più ampia ripartizione rispetto ad altri stati del Maghreb degli introiti erariali, derivanti in gran parte dall’esportazione di idrocarburi. Dopo le forti proteste popolari, la concentrazione della ricchezza è stata ulteriormente delimitata dalle autorità di Algeri con il varo di una serie di riforme sociali ed economiche dirette ad arginare quelle forze (disoccupazione, povertà, inflazione, emarginazione) che alimentano il malcontento e causano la contestazione di un sistema politico non libero sostenuto dai militari. La protesta sociale per una più equa divisione degli economic goods (welfare state, reddito, lavoro, accesso ai servizi, trasferimenti sociali) si salda con l’inadeguatezza democratica e la richiesta di più political goods (libertà civili e politiche, apparati democratici, infrastrutture, sicurezza, sistemi di benessere come quello educativo, sanitario, assistenziale). Lo iato tra domande socio-economiche e risposte politiche può causare un cortocircuito istituzionale in Algeria, la cui economia è poco differenziata, si basa sull’esportazione di risorse fossili, è fortemente accentrata, danneggiata da un alto indice di corruzione che non rende fluidi gli investimenti e la diversificazione ed è inadatta nel dare risposte alle nuove esigenze provenienti da una popolazione molto giovane.
Le recenti agitazioni in Algeria, così come quelle degli altri paesi del Nordafrica, si sono manifestate dopo un prolungato calo degli introiti derivanti dall’export di idrocarburi dovuto alla depressione della domanda internazionale. La crisi economica mondiale ha interessato meno le economie emergenti sotto l’aspetto macroeconomico, ma i suoi risvolti sono stati particolarmente infausti nelle realtà, come quella algerina, che presentano un basso tasso di diversificazione produttiva e alte performances di vendita di risorse petrogasifere. In Algeria, le cui esportazioni sono dominate dagli idrocarburi (97,6% del volume totale), il declino della domanda mondiale di risorse energetiche ha avuto ricadute sfavorevoli sulle entrate statali (meno 42,5% tra 2008 e 2009). Questo declino ha generato una flessione sensibile della bilancia commerciale, passata da un surplus di 39,1 miliardi di dollari nel 2008 a un molto più contenuto livello di 6,3 miliardi di dollari nel 2009. La diminuzione di risorse disponibili in un sistema economico fortemente accentrato e deviato da pratiche di corruzione ha determinato la destabilizzazione politico-sociale dell’Algeria. Componendosi con la caduta del regime in Tunisia, lo sgretolamento di quello in Libia e la riconfigurazione del sistema politico in Egitto, la situazione precaria dello scenario algerino ha un impatto diretto anche a livello macroregionale e, nello specifico, per quei paesi come l’Italia che hanno costruito legami commerciali vieppiù stretti con il bacino energetico algerino.
L’Algeria costituisce una base produttiva e distributiva strutturata degli idrocarburi. Dal 2005 essa ha prodotto in media 84,5 milioni di tonnellate di greggio potendo contare su 12,2 miliardi di barili di riserve. Nel comparto del gas Algeri si propone, grazie anche alla sua favorevole collocazione geografica a ridosso dell’Europa, quale principale polo produttivo e di smistamento del gas diretto verso il continente europeo. Con una produzione media di gas dal 2005 di 76,5 milioni di tonnellate di petrolio equivalente e riserve di 4,5 triliardi di metri cubi, l’Algeria sta diventando un nucleo nevralgico nella produzione e distribuzione di gnl e uno dei più grandi centri mondiali del comparto gasifero. Il paese maghrebino ha un ruolo marginale nell’output di greggio su scala globale, mentre detiene una posizione più rilevante nella produzione gasifera (ottavo produttore mondiale). Algeri possiede un network gasifero composto da oltre 7.500 km di condutture, da pipeline nazionali, transnazionali e transmediterranee e da decine di stazioni di compressione. Per queste ragioni una possibile crisi politica in Algeria seguita da un blocco temporaneo delle forniture, potrebbe alterare gli equilibri internazionali dell’interscambio di gas e infiammare i prezzi che sinora si sono mantenuti su livelli medio-bassi a causa di una domanda mondiale vischiosa. Tra le principali destinazioni “gasifere”, insieme a Stati Uniti, Spagna, Francia, figura anche l’Italia che trae il 31% del fabbisogno nazionale di gas dai giacimenti algerini. Per un’economia come quella italiana fortemente dipendente dagli idrocarburi (l’85% dell’energia deriva da queste fonti), lo scenario algerino, alla luce dell’instabilità che percorre l’intero arco nordafricano, diventa un punto cruciale per le forniture energetiche. La strategicità energetica algerina investe direttamente l’Europa e, in particolare, l’economia italiana. Il mantenimento della stabilità politica è imprescindibile per la continuità e la diversificazione dell’approvvigionamento italiano.

VOLANTINO

giovedì 13 ottobre 2011

Gesuino a tutto gas

Ecco la versione integrale della nota pubblicata oggi su Sardegna24 in replica alla nota di Muledda di qualche giorno fa.
Sono riuscito a leggere sino in fondo la nota di Gesuino Muledda a proposito del GALSI, pubblicata sul Quotidiano “Sardegna24". Sono stato costretto a farlo perché direttamente chiamato in causa in quanto portavoce del Comitato “non gasdotto” tra virgolette, come lo chiama lui. Peccato, Muledda non ha partecipato alla conferenza stampa di qualche giorno fa e non ha potuto “abbabulare” insieme a noi.
La sua nota ha avuto una vasta eco nei quotidiani e nei siti regionali. Beato lui che quando scrive qualcosa gliela pubblicano, al pari di altri pochi fortunati. A noi dei comitati spontanei di cittadini e cittadine raramente ci pubblicano qualcosa, forse perché raccontiamo solo baggianate e siamo sempre in mezzo a rompere i Piani di chi invece sa bene come si governa.
Da quando rivesto il ruolo di portavoce del Comitato ProSardegnaNoGasdotto non sono mai stato chiamato in causa dai diretti interessati, quelli della società GALSI SpA. In compenso mi tira in ballo Muledda, richiamandomi in una triste bega di partito e trascinandomi in una tipica vendetta trasversale alla sarda, dove troppo spesso chi paga è la gente che non c’entra nulla e chi ci rimette, alla fine, è sempre lei: la Sardegna.
Nella nota, dall’alto della sua esperienza, Muledda ricorda a tutti come si costruisce un gasdotto. E dalla sua descrizione pare proprio che conosca benissimo il progetto GALSI, a parte sbagliarne il nome (la sigla corretta sarebbe G.AL.S.I. e non G.A.L.S.I.). Sicuramente molto meglio di un gruppuscolo di semplici cittadini e cittadine che hanno creato un Comitato e, giù nella stiva, hanno buttato all’aria quattro anni del loro tempo per studiarselo prima di capire che è il solito pacco. Oltre a spiegarci come si costruisce un gasdotto, Muledda ci offre anche alcune novità di rilievo. Il GALSI , secondo lui, sarebbe una opportunità per la Sardegna; per le sue tante imprese dinamiche, competitive e, quindi, vogliose di energia; per i bassi costi in bolletta; per le innumerevoli occasioni di lavoro che assicurerà a chi possiede una ruspa e, infine, per gli innegabili vantaggi che creerà in un settore a lui più che ben noto, quale è la florida agricoltura della Sardegna. A tal proposito sarebbe interessante un confronto tra Muledda e le decine di viticoltori e gestori di agriturismi, entusiasti nel vedersi sventrare l’azienda.
Tra le novità elargite dalla sua saggia penna, primeggia il fatto che sia stato Soru a volere fortemente il gasdotto. E pensare che noi del Comitato ProSardegnaNoGasdotto eravamo rimasti alla paternità di Mauro Pili. Riconosciamo dunque che un’opera tanto importante abbia diversi padri e che, per una volta, è la madre che resta incerta.
E finalmente qualcuno che ci riporta ai mitici anni 80! Gli anni in cui si avviò la metanizzazione del Mezzogiorno! All’epoca l’idea stessa del GALSI era ben lontana dall’essere concepita, e la Sardegna dovette attendere il 1999 per avere una prima idea di soldini necessari alla realizzazione di alcune reti di gas di città. Dal 1980 al 1999 e, poi, ai giorni nostri, la battaglia di Muledda – in quel tempo e da tempo consigliere regionale, assessore regionale, dirigente e specializzato in archeologia sarda - per la metanizzazione dell’Isola è stata dura, pura e senza tregua. Ma tra breve tempo, l’intero Popolo sardo avrà dinanzi agli occhi i prodigiosi risultati della sua impavida lotta: un tubo di 272 km che sventrerà in due l’Isola per portare il gas altrove. Grazie tante Muledda!
E anche se fosse proprio lui, domani stesso, a reperire i soldi per collegare le nostre reti di gas al grande “tubo”, ciò avverrebbe comunque in tempi biblici e a discapito di una ulteriore perdita di territorio - oltre ai circa trentamilioni di metri quadri già elargiti a titolo gratuito alla GALSI -. Io continuo dunque a non capire dove sta il vantaggio e cosa ce ne facciamo noi di questo dannoso mostro, programmato, lo ricordo, per alimentare le mitiche “industrie energivore locali” che oggi non esistono più.
Infine, caso strano, il giorno stesso in cui Muledda si cimenta pubblicamente in tema di gas, noi celebriamo il rinvenimento del ''più antico ritrovamento umano in Sardegna'' datato 9000 anni. Lo confesso, mi fa specie che un uomo di cultura e con grandi competenze anche in archeologia come lui, non si sia interrogato circa un altro “innegabile vantaggio” del GALSI che, grazie alle sue delicate ruspe e mentre solletica soavemente il terreno per creare una voragine di 272 km, riporterà sicuramente alla luce intatti e valorizzerà adeguatamente, gli innumerevoli tesori che cela ancora la nostra Terra! “Amsicora”, così si chiama lo scheletro, è stato rinvenuto, sicuramente, perché si stava dimenando nel sepolcro, pensando a quanti millenni di storia la GALSI cancellerà durante lo scavo della imponente trincea.
Concludo con lui ma aggiungo: la storia non ci dirà un bel nulla. Come non ci ha detto nulla della nostra agricoltura in ginocchio, di Ottana, di Portovesme, della SARAS, di Quirra e delle servitù militari. Non ci ha detto nulla del furto del nostro vento, della mafia che gestisce le nostre coste e dei “pacchi” a La Maddalena. La storia non ci dirà proprio nulla. Ma una cosa ce la sussurra: che quando quel tubo arriverà a seminare miseria, Muledda sarà sicuramente assessore o dirigente a qualcosa. E noi, nel tepore delle nostre casette, riscaldate col metano del GALSI pagato a caro prezzo, invece che gratis con il nostro sole, sicuramente ci ricorderemo di lui.

martedì 4 ottobre 2011

Venerdì 7 partecipiamo tutti/e all'incontro sul GALSI a Cagliari.

Cari amici e amiche,

siete tutti/e invitate/i alla Conferenza Stampa che si terrà venerdì 7 ottobre 2011, alle ore 10.00 presso l'Hotel Regina Margherita (ex Hotel Jolly) a Cagliari, sul tema GALSI.

L’evento, sostenuto e promosso anche dal nostro Comitato, è aperto al pubblico.

Verrà illustrata e discussa la Mozione n. 143 (XIV LEGISLATURA - CONSIGLIO REGIONALE DELLA SARDEGNA), MOZIONE ZUNCHEDDU - URAS - BEN AMARA - CUGUSI - SECHI sulle criticità della paventata costruzione del gasdotto GALSI, il progetto di Gasdotto dall'Algeria all'Italia, via Sardegna.
I membri del Comitato ProSardegnaNoGasdotto saranno a disposizione per rispondere a qualsiasi domanda su questa ennesima servitù che si tenta di imporre alla nostra Isola.
Inoltre, verranno mostrati alcuni video circa l'impatto della costruzione di un gasdotto.

E' molto importante che voi continuiate a sostenerci, sia attraverso la vostra partecipazione diretta che dando ampia diffusione all'iniziativa.

Vi ringraziamo e ci auguriamo di incontrarvi venerdì.

Saluti

Comitato ProSardegnaNoGasdotto