venerdì 22 febbraio 2013

Narbolia: Serre fotovoltaiche illegittime. I cittadini e l'Adiconsum chiedono le dimissioni immediate di Oscar Cherchi

Non si ferma la protesta dei cittadini di Narbolia contro la costruzione di un impianto fotovoltaico del colosso cinese dell’energia solare Winsun Group.
La società cinese controlla la EnervitaBio Santa Reparata, titolare del progetto che prevede 1.614 serre fotovoltaiche da 200 mq ciascuna su 66 ettari di terreno fertile per un totale 110 ettari di terreno destinati a produrre energia in tre impianti fotovoltaici da un megawatt ciascuno.
Le serre “sono state costruite con tutte le autorizzazioni necessarie”, sostiene il sindaco Fais.
Ma i cittadini contestano e rimbroverano al primo cittadino non solo l’illegittimità del Comune a rilasciare autorizzazioni all’esercizio di questo genere di attività con una sola Suap, ma anche l’assenza di ritorno economico per i cittadini ed il territorio in uno lembo di terra fertile che, di fatto, è reso inutilizzabile dalle serre.
Insieme ai cittadini, riuniti in comitato spontaneo sin dall’avvio dei lavori lo , Comitato “S’arrieddu per Narbolia”, lo scorso febbraio 2012, l’Adiconsum e Italia Nostra. Una protesta ferma e decisa, sin dal primo giorno con oltre 200 persone che tentarono di fermare le ruspe nel giorno dell’inizio dei lavori.
Cosa si contesta? L’illegittimità formale delle autorizzazioni e dell’intera “operazione serre” per le quali si è provveduto non solo a ricorsi al Tar Sardegna, alla Procura della Repubblica di Oristano nonchè alla Corte d’Appello di Cagliari, ma anche “l’assoluta irrilevanza di ritorno per il territorio”.
Tre posti di lavoro a fronte di 200 metri quadri di impianto e 7 milioni di euro di incentivi statali per l’installazione che finiranno, sostiene Giorgio Vargiu, segretario regionale dell’Adiconsum, non nelle casse di una società italiana ma nel conto in banca della società madre cinese.

I cittadini protestano, dunque, per ragioni di merito e di “pubblico interesse” e per ragioni di metodo: solo la Regione avrebbe potuto dare l’assenso alla costruzione dell’impianto. Invece, l’impianto sarebbe stato costruito con una sola autorizzazione Suap del Comune.
“La Regione poi, intervenne, sostiene Giorgio Vargiu, con un decreto “ad personam” il 27 luglio scorso con il quale si dava la possibilità “a tutte le aziende che ne avrebbero fatto richiesta i placet locali”. Scadenza della presentazione delle domande: agosto.

Firmatario del decreto “spugna ” l’assessore all’agricoltura Oscar Cherchi di cui ora si chiedono le dimissioni e a cui si chiede quale siano le ragioni di “pubblico interesse” di cui si fa cenno nel documento Decreto  N. 1163DecA75.
Il decreto, è un colpo di spugna per le aziende che avevano una posizione non legittima di autorizzazione per le serre fotovoltaiche, ha dichiarato Vargiu, aggiungendo di aver segnalato nell’immediato l’illegittimità di tale provvedimento, denunciando il fatto che fosse un provvedimento “ad aziendam”. Cherchi, allora, aveva parlato di un decreto di pubblica utilità che soddisfaceva le richieste di una valanga di aziende. In realtà, denunciano gli autori dell’esposto, il decreto dell’assessore Cherchi avrebbe rimesso in gioco la Enervitabio sia a Narbolia che a Santadi e di fatto avrebbe permesso l’accesso della società ai contributi statali. La verità ha continuato Vargiu, è che la Regione ha fatto carte false per favorire la multinazionale cinese e la Enervitabio, appoggiando interessi che non sono quelli dei sardi e della Sardegna, per tale ragione, continua Vargiu, noi abbiamo il dovere di chiedere le dimissioni dell’assessore Cherchi e insieme a noi tutti i sardi.
Precisiamo, continua Giorgio Vargiu, che non siamo contrari alla scelta di una economia energetica in verde ma ci opponiamo con fermezza a qualunque operazione che riterremo improduttiva quando non disperdente denaro pubblico che meglio si potrebbe indirizzare.
Ci siamo opposti con fermezza agli impianti delle pale eoliche nel Golfo di Oristano, continua, Vargiu, nel quale indirettamente ritornava il nome dell’attuale assessore Oscar Cherchi, il cui studio presto consulenze alla società proponente il progetto; ci opponiamo ora ad un progetto che non da ricchezza ma sperpera fondi pubblici, sottrae terreni fertili destinabili all’agricoltura, non fornisce alcun beneficio occupazionale né energetico a chi abita a Narbolia.
22 febbraio 2013

martedì 19 febbraio 2013

TEMPO PERSO

Ormai parlare di GALSI è tempo perso. Il  rinvio di sei mesi in sei mesi a cui ci hanno abituato, già da diversi anni,  gli algerini della SONATRACH è semplicemente ridicolo. Come è ridicolo il balletto di favorevoli e contrari ad un gasdotto senza gas. Ad un tubo che ha lo scopo sia di salvare il culo di una "amministrazione" regionale allo sbando, senza programmi ne piani, tantomeno in campo energetico; che di illudere qualche impresuccia in fallimento, con annesse associazioni di categoria, circa la possibilità di fare qualche soldino con la propria ruspa e, infine, di procurare tanti, tanti bei denari ad una SpA, inclusi grassi stipendi per chi la amministra. Questo è il GALSI. Il resto è pura "fiction". 
Ma, evidentemente, il senso del ridicolo non prevale sulla libertà di disinformare la gente, monopolio di gran parte dei quotidiani nazionali e regionali. E così  il Sole24ore, seguito a ruota da Sardegna Quotidiano, si prendono la libertà di decidere quali siano le priorità di una Regione autonoma, sancendo la necessità di un bel gasdotto come soluzione dei suoi problemi e lamentando la tremenda delusione (dei sardi) per il fatto che, alla fine, quel tubo si rivela essere una delle tante speculazioni (ma gli accorti giornalisti si guardano bene dall'utilizzare quel termine) in tempi di "crisi" e ai danni delle popolazioni locali, tenute rigorosamente lontane dalla verità.


lunedì 4 febbraio 2013

GALSI: A Manca pro s'Indipendentzia conferma il suo NO!

Il NO di A Manca pro s’Indipendentzia al progetto Galsi è sempre stato netto e chiaro. Ora i fatti dimostrano che ancora una volta ci avevamo visto giusto e che si trattava dell’ennesimo bidone coloniale. Un’opera faraonica, un gasdotto lungo 837 Km  che avrebbe squartato la nostra terra con l’abbaglio di facili guadagni, della metanizzazione e la falsa prospettiva di nuovi posti di lavoro che avrebbero arricchito l’economia dell’isola.....