sabato 25 febbraio 2012

Articolo 18 o imprenditori ladri? Qualcuno racconti ai vari Marchionne, Marcegaglia e Fornero lo scandalo di Ottana, Sardegna

(Dal Blog di Vito Biolchini)
Ai vari Marchionne, Marcegaglia, Fornero, a tutti quelli che “l’articolo 18 frena lo sviluppo del paese” bisognerebbe raccontare la storia di Ottana. Agli italiani il nome di questo paese in provincia di Nuoro non dice nulla, ai sardi invece racconta tante cose.
Immaginatevi un piccolo villaggio del centro Sardegna che a metà degli anni ’60 si trasforma fino a diventare un polo chimico industriale di livello europeo. Nella piana di Ottana si innalzano possenti le ciminiere, laddove da secoli pascolavano solo le pecore. Non solo Ottana, ma anche Porto Torres, Macchiareddu, Villacidro, Portovesme: l’isola in pochi anni fa un salto prodigioso e diventa un laboratorio dello sviluppo industriale italiano. Poi è chiaro che tutto va a finire male, malissimo. L’industrializzazione è (per dirla con il titolo di un libro dell’economista Giulio Sapelli che verrà presentato martedì a Cagliari) “Un’occasione mancata”.
Agli inizi degli anni ’90 nessuno si fa più illusioni, la politica delle partecipazioni statali ha già mostrato tutti i suoi limiti. Però ci sono gli operai, ci sono le fabbriche: che si fa?
Nasce così l’idea del “Contratto d’area”. In pratica, una valanga di soldi pubblici alle imprese che decidono di aprire ad Ottana, ma anche in altre aree dell’isola interessate dal fenomeno della deindustrializzazione. Il risultato? Una truffa colossale.
Leggetevi questo articolo pubblicato da La Nuova Sardegna dal titolo “Ottana, così funzionava la frode milionaria”.
Leggetevi le dichiarazioni dei vertici della Guardia di Finanza, che già nel 2010 denunciavano: «Su 100 milioni di euro controllati, 79 sono risultati indebitamente percepiti e revocati». Avete capito? Ve lo riscrivo: «Su 100 milioni di euro controllati, 79 sono risultati indebitamente percepiti e revocati».
Leggetevi i risultati dei recentissimi controlli, effettuati sempre dalle Fiamme Gialle, secondo cui «tutte le venti aziende controllate negli ultimi anni sono risultate irregolari, per un danno erariale di quasi 100 milioni di euro».
Ad Ottana l’accordo di programma è fallito. E La Nuova Sardegna lo spiega bene.
“I lavoratori ufficialmente occupati sono 300. Eppure, quello strumento della cosiddetta programmazione negoziata, firmato a Roma il 15 maggio 1998 su richiesta dei sindacati e degli imprenditori del centro Sardegna, sembrava la panacea di tutti i mali della grande industria morente: 29 nuove aziende, 170 milioni di euro di contributi pubblici, 1.362 posti di lavoro promessi da sommare ai primi 178 delle sei aziende già attivate”.
Il risultato?
“Delle 29 aziende finanziate con il cosiddetto primo (e ultimo) protocollo aggiuntivo, in attività sono soltanto undici, tredici quelle revocate e cinque quelle «disperse» che non hanno mai messo piede nella Sardegna centrale”.
Ad Ottana come nel Sulcis Iglesiente, lo Stato ha regalato una quantità spropositata di denaro ad imprenditori (quasi sempre “continentali”) che hanno incassato i finanziamenti senza creare un solo posto di lavoro. Neanche uno.
Imprenditori disonesti.
E allora cari Marchionne, Marcegaglia e Fornero, cosa frena lo sviluppo dell’Italia?

IL GALSI CONVIENE AI SARDI. O PERLOMENO A QUALCHE SARDO CHE SI RIEMPIE LE TASCHE, COME AL SOLITO



venerdì 24 febbraio 2012

ADESSO BASTA!!!

ADESSO BASTA CON I SI A PRIORI. (di Tritone)


E’ vero, ce lo aspettavamo. Però, siccome la speranza è l’ultima a morire, confidavamo in un sempre auspicabile sussulto di dignità da parte dei nostri decisori politici che, invece, non hanno esitato ad anteporre agli interessi della Sardegna e dei Sardi, le logiche di quelli partitici.
La “vicenda Galsi” è però profondamente diversa da tutte le altre - purtroppo sempre tristi - che hanno visto la nostra Regione cieca e sorda di fronte all’evidenza.
E’ davvero tutto differente, adesso. RocKwoll, Vynils, Alcoa, Euroallumina, Ila, Ottana, Saras, Porto Torres e Petrolchimico, ma anche le meno note Techma, L.C. Sistemia, Ecofridge, Cartonsarda, Cossu formaggi, Ibs design, Prodex - e chi più ne ha più ne metta - sono solo alcune delle “floride Aziende” componenti l’interminabile elenco dei disastri economici ed ambientali che hanno illuso per anni centinaia di lavoratori.
Famiglie di disoccupati abbandonate al loro triste destino da scelte inopportune compiute da una classe politica insipiente ed ignorante - che non ha avuto e non ha ancora oggi - nemmeno l’intelligenza e l’umiltà di comprendere le lezioni impartite dalla recente storia. Peraltro, con l’irreversibile danno ambientale che ci resta sul groppone e i cimiteri da smaltire di cui nessuno parla, come se la cosa non li interessasse e/o non costasse all’intera collettività.
Volete degli esempi? Basta sfogliare i giornali per capire di cosa si tratta. Come le prime righe a pagina 3 del quotidiano “La Nuova Sardegna” di oggi 24 febbraio. Per ragioni che lascio al vostro commento, si rileva che l’argomento Ottana non viene trattato all’interno della pagina di ECONOMIA del giornale, bensì in quella di CRONACA, e questo dice tutto!!!


Cronache : Ottana, così funzionava la frode milionaria
OTTANA. Contratto d’area di Ottana: una valanga di denaro pubblico, l’ennesima, per creare industria e posti di lavoro nella Sardegna centrale diventata una truffa colossale. Un dato di fatto da anni messo in soffitta da politica, sindacati e industriali del Nuorese, ma che ora riemerge con i dati del fallimento forniti l’altro ieri dal comandante provinciale della Guardia di finanza, Alessandro Cavalli: «Tutte le venti aziende controllate negli ultimi anni sono risultate irregolari, per un danno erariale di quasi 100milioni di euro». Numeri da choc che riaprono la ferita. E le domande.


E se andiamo a frugare tra i casi più emblematici del totale fallimento della politica industriale condotta dalla Regione negli ultimi decenni, osserviamo che laddove hanno chiuso i battenti fabbriche e/o Aziende, imperversa sempre e comunque il malaffare, e sempre e comunque a danno degli incolpevoli Sardi, con la connivenza ed il silenzio della classe dirigente dell’isola. Ma dove stavano questi signori? Cosa amministravano e come occupavano il loro tempo?
Sapete qual è il vero problema? E’ che di tutti questi ben remunerati gentiluomini, anche a livello nazionale, nessuno paga. Nessuno risponde delle malefatte, e sono tutti a piede libero. Anzi, sono ancora tutti lì a pontificare sulle scelte intraprese, difendendole a spada tratta, magari proponendo il gasdotto Galsi come panacea di tutti i mali. Un’altra imperdibile occasione di rilancio per il territorio martoriato dalla disoccupazione e una opportunità che garantisce un risparmio del 40% alle industrie energivore della Sardegna. Ma quali, se sono tutte collassate soprattutto grazie a loro?! Ma lo sanno che al nord Italia, peraltro dotato di rete metanifera, nonostante il decantato (da loro e solo a parole) risparmio sull’energia, la FIAT continua ad allontanare i propri operai? Ormai non c’è più nulla per nessuno e bisogna rimboccarsi le maniche (noi e non loro), altro che gas.
Ma come si fa? Possibile che imperterriti possano continuare a dire quello che vogliono? Possibile che il messaggio che passa tra i più è quello che hanno ragione? Possibile che i Sardi ancora sopportano tali soprusi? NON CI VOGLIO CREDERE! Ma su quali basi, fonti e dati lorsignori basano le loro certezze, peraltro smentite sempre dai fatti!?! Ovviamente, nessuno glielo chiede e tantomeno loro lo dicono.
E i mass-media gli corrono colpevolmente dietro come api sul miele, questi sono i personaggi da ascoltare e soltanto loro sono lodevoli di attenzione: se lo meritano davvero!!! Complimenti a tutti, bello schifo e bella trasparenza.
Direi che può bastare!!! Non possiamo più concedere fiducia a chi mina il valore della democrazia e si comporta secondo logiche affaristiche e guardando il proprio tornaconto economico o quello del partito politico del momento. Non è più tempo di fare scelte sbagliate, non ce lo possiamo più permettere, soprattutto se riguardano la nostra ancora bella isola ed il futuro dei nostri figli. Ormai ognuno è chiamato a svolgere il proprio compitino, informandosi su quello che abilmente e sottotraccia viene tramato alle nostre spalle.
Visto che di moralità con la maggior parte dei nostri Amministratori non si può parlare, l’insperato sussulto di dignità deve provenire dal popolo sardo. Dobbiamo essere noi a prendere consapevolezza e finalmente ribellarci - una volta per tutte -alle costrizioni di una politica distante anni luce da tutto e da tutti, e che persevera sulla propria strada infischiandosene di qualsiasi ragione non collimante con la loro.
E qui rientra in gioco la “vicenda Galsi”.
La somma di 150 milioni di euro stanziati ieri all’interno della Legge Finanziaria per la costruzione del gasdotto Algeria – Italia attraverso la Sardegna, è un ulteriore schiaffo ai Sardi, costretti a non disporre di quel denaro per soddisfare ben più prioritarie necessità - considerato il particolare periodo di crisi - per un gasdotto che distruggerà irreversibilmente tutto quello che incontra, con l’unico fine di destinare e garantire l’esportazione del metano in Italia e in Europa.
Il Progetto Galsi, infatti, non prevede assolutamente la fornitura per la nostra isola, e sono tutte falsità quelle che sostengono il contrario. Peraltro, regaliamo una grande fetta del nostro territorio agli algerini, che in quanto a democrazia lasciano proprio a desiderare.
Però, ed è questo il punto centrale, questa ecomostro è differente dagli altri già costruiti e chiusi per sempre. Questa infrastruttura riguarda tutta l’isola. La attraverserà per 272 chilometri di lunghezza per 200 metri di larghezza (100 metri per parte a cavallo del tubo per motivi di sicurezza), distruggendo economie, storia, ambiente, archeologia, vigneti e querceti e spostando alvei di fiumi, impossessandosi forzatamente di proprietà appartenenti a più di 13mila proprietari.
E allora, ci vogliamo svegliare o gliela dobbiamo dare vinta ancora una volta alla stragrande maggioranza di questi nostri decisori politici del piffero?!?
La Sardegna e i Sardi meritano rispetto ed energia pulita, non abusi, disprezzo ed energia inquinante
!

mercoledì 22 febbraio 2012

Reportage: Il gasdotto fa bene alla Sardegna, ma nell’isola scoppia la protesta

Commento tratto dall'articolo disponibile cliccando qui
Schierarsi ideologicamente è superfluo : le ideologie sono accessorie quando si discute di un mattone, un travetto, un tubo. Sono il metodo ed il sistema – al solito – a difettare, è lo schierarsi per dimostrare una tesi, preventivamente, senza cura di spiegarsi l’antefatto. I dati di analisi ed i flussi informativi per effettuare una scelta di buon senso esistevano : oggi, sono ancora più evidenti, basta sapere come / dove cercare e le risposte si trovano. Come per qualsiasi opera d’ingegno umano ( in questo caso scriviamo di un piano energetico regionale con priorità di futuro impatto e ricaduta nello sviluppo sociale ed economico di una collettività ), oltre all’esaminare i punti di forza e debolezza esiste nella progettualità un conto economico tra profitti e perdite. Un " dare " e un " avere ". Quando si comparano le ipotesi, si pianifica un futuro modello di sviluppo sostenibile da prediligere, l’informazione e la cultura allontanano possibili vizi di forma. Chi è stato demandato democraticamente all’amministrare – godendo di un osservatorio privilegiato e da qualsiasi parte politica provenisse – ha di fatto, consapevolmente, canalizzato risorse improprie oggi ormai da rigenerare(*), indispensabili per garantire un dignitoso futuro alla Sardegna : questo senza preventivamente razionalizzare sulle possibili alternative. Chi di Voi informerà Lor Spettabili Signori che, a fronte dell’arricchirsi di terze parti con torri e campi eolici ( per economie di scala e proventi esterni alla regione ), esiste anche il micro eolico cittadino? Il progetto è power flowers con turbina Eddy, commercializzato ed applicato nei viali anche per arredo urbano, produce kWh, tanti kWh oltre che esteticamente arredare ( http://www.gizmag.com/power-flowers-project-aims-to-bring-wind-turbines-... ), nelle diverse soluzioni, tutte non invasive e con 43/48 db emessi. Traducetendo la scheda tecnica proponete l’alternativa alla Vs. Amministrazione.
( memo : suggerire l’adozione del corpo illuminante led per l’illuminazione pubblica, Ollolai Docet ).
C’è chi ha stimato, sull’esperienza di El Hierro(**) e come ricercatore di UniCa, fabbisogni ed ammortamento del costo d’impresa nell’ ambito di un progetto al quale ha collaborato la comunità scientifica internazionale.
Di seguito, sinteticamente, le risultanze degli studi.
Per semplificare i calcoli ci si limita a considerare l’utilizzo di pannelli fotovoltaici senza abbinare altre fonti. ” Il totale consumo di energia elettrica della Sardegna ( dati del 2008, oggi è inferiore considerate le dismissioni, fonte Enel ) ammonta a 12 miliardi di kWh/anno, per una spesa totale ( al costo di 10 eurocent al kWh ) di 1,2 miliardi di euro l’anno. La quantità di energia che il sole deposita in un anno su un metro quadrato di superficie inclinata di 34 gradi (di poco inferiore ai 40 gradi, la latitudine media della regione, per ottimizzare le differenze tra estate ed inverno), esposta a sud di in modo da ricevere la massima insolazione possibile in Sardegna e’ di 1830 kWh. Considerando, realisticamente, che solo il 75% di questa energia possa essere convertita, considerando una efficienza di conversione pari al 15% ( valore medio degli attuali moduli fotovoltaici commerciali ), si ottiene una produzione di energia annua pari a 206 kWh per metro quadro. Volendo provvedere al 100% del fabbisogno elettrico della Sardegna da fonti rinnovabili, usando pannelli fotovoltaici, dovremmo utilizzare 58 km quadri di pannelli. ( i pannelli vanno distanziati tra di loro in modo da non farsi ombra, questo aumenta l’area richiesta di un fattore che dipende dalla inclinazione e che, nel caso in esame, è poco al di sotto del 100% ). Cio’ significa che l’ area di territorio necessaria sarebbe di 113 km quadri, che e’ quasi lo 0.5% della superficie della Sardegna. Suddividendo il territorio richiesto tra i 377 Comuni della Sardegna, ogni Comune dovrebbe provvedere con un appezzamento quadrato di terra di soli 550 metri di lato ( per confronto, si pensi che la superficie attualmente evacuata intorno alla centrale nucleare di Fukushima corrisponde a circa 2800 km quadrati). Il costo totale ammonterebbe a 17,4 miliardi di Euro, assumendo un costo alla fabbrica di circa 300 euro al metro-quadro per il sistema Pannelli più Inverter ( l’apparato elettronico in grado di convertire la corrente continua a basso voltaggio generata dai pannelli nella corrente alternata a 220 Volt utilizzata in rete ) – costi che, comunque, sono destinati ad abbattersi nei prossimi mesi: nel 2012 si prevede un abbattimento dei costi fino a 160 euro al metro quadro per un costo totale di 9,3 miliardi di Euro per l’intera Sardegna. La centrale fotovoltaica andrebbe accoppiata con un impianto di immagazzinamento idroelettrico: si è calcolato che un volume di acqua di 1 miliardo di metri-cubi ad una altezza di 120 metri è sufficiente per immagazzinare 328 milioni di kWh di energia, sufficiente per garantire all’intera Sardegna totale autonomia energetica ( fino a 10 giorni anche in uno scenario irrealistico di totale assenza di sole e vento ). Un miliardo di metri-cubi, è esattamente la capacità del lago Omodeo, un lago artificiale già presente in Sardegna e costruito durante il periodo fascista nell’arco di 6 anni ( che si trova ad una altezza di 118 metri sul livello del mare). ” Resterebbe da dimensionare rete interna ( Enel ) e collegamento con la penisola per cedere il differenziale prodotto.E sorvoliamo, cortesemente, sui salti d’acqua inutilizzati per l’idroelettrico in Sardegna, così come per le risultanze dell'Enea (***), dove l’intera costa occidentale della Sardegna, pare, sia interessata da valori superiori a 12 kW/m sia in inverno che in autunno.
Galsi è un progetto di matrice squisitamente politica e " prenditoriale "
Il motivo non lo si deve ricercare nell’odierna propaganda : siamo lontani quaranta lunghi anni dal continuare a sostenere nella creazione di infrastrutture che ” Il metano, ci dà una mano “. Sono le parti interessate e coinvolte ad esibirsi nella difficile arte dell’evitare di contraddirsi, dovendo giustificare l’esborso – conosciuto e maturato ad oggi – di una cifra superiore al miliardo di euri maldestramente esitati : impegnati a capitolo con destinazione d’uso e parzialmente spesi a sostegno di una scelta tecnologicamente superata, resa antieconomica dal passare del tempo e dalla stessa ricerca. Sostanzialmente : si è investito risorse nella direzione sbagliata, è denaro pubblico, generando complessità anziché semplificare per risorse disponibili ed eticamente applicabili secondo il presupposto delle tre ” E ” nell’intervenire con efficacia, efficienza, economicità. Non ci si meravigli se gli amministratori locali, i Sindaci, siano positivamente interessati : nel 2004 la R.A.S. ha messo a bilancio un fondo e parzialmente stanziato 700 mln € per la rete di gassificazione.
In diversi comuni, nell'odierno e per prepararsi al misticismo del progetto Galsi ( le riserve in Algeria sono disponibili, per stessa ammissione del Governo, ancora per 10/20 anni ), si vorrebbe sventrare l'area urbana predisponendo tubazioni e serbatoi di stoccaggio per distribuire, " momentaneamente " il GPL. Quanti Comuni hanno usufruito del fondo, quanti hanno predisposto le tubazioni e quanti ancora devono richiederne il contributo ? In tempi di tale contrazione economica, dove negli Assessorati ai Servizi Sociali mancano i fondi per ammortizzare il disagio e le mense della Caritas insufficienti e traboccanti ( fonte Don Marco Lai, responsabile Caritas Sardegna ), può tornare utile avere spiccioli da devolvere per recuperare il consenso dei Clientes. L’unica giustificazione, credibile e comprensibile, è quella di poter generare commesse per un limitato numero di imprese locali, con lavoro temporaneo per un imprecisato numero di risorse umane despecializzate : ovviamente part time ed in sub-appalto, con tutte le conseguenze che comporta nel gestire la sicurezza del lavoratore. ( Si ricorda che nel rilancio ed ampliamento del Porto Canale a Cagliari, per contenere i costi al ribasso conformemente alla gara, le maestranze despecializzate ( es. i ferristi ), provenivano da Tunisia, Algeria, Marocco ).
In ultimo
Non si è contro a prescindere, si può e si deve proporre soluzioni : non dimentichiamo l’infinita serie di input dispersivi e contraddittori che alimentano la coltre di nebbia, la cortina fumogena che accompagna ” l’Affaire Galsi “. Argomento principe dei sostenitori ed obiezione : ” ma insomma, sei contro il nucleare, l’eolico non ti sta bene, il metano è da rifiutare, sempre posizionato sul No, come alimenterai la tua caldaia e potrai sopravvivere ? ”.  Scelte, si tratta solo di scelte, cultura e informazione non addomesticata le consentono ridimensionando in termini accettabili il rischio di ennesime valutazioni errate.
Pragmaticamente.
Chi dei lettori è disposto da ipotetico amministratore - e con quale coscienza - a posizionarsi  inderogabilmente ( e promuovere con tale enfasi … ) una scelta che ha sottratto e continua ad ipotecare future risorse della collettività senza certezza di buon fine ? Questo, senza precedentemente avere esposto e dibattuto pubblicamente le alternative, non a giochi ormai compiuti e tempo quasi scaduto. 
( Forse compiuti : all’interno dello stesso Consorzio Galsi, c’è chi solleva dubbi di reale redditività, 180 mln € annui a regime secondo il business plan, da spartirsi in quote societarie (****), potrebbero non coprire le incidentalità a venire nella realizzazione dell’opera ). E' un gioco, d'accordo, ma non affrettatevi con le adesioni e pensateci bene, chi sbaglia in questo ipotetico gioco non perde solo in credibilità : paga, sono ammesse solo sottoscrizioni in solido tramite impegno fidejussorio. Stesso impegno andava richiesto alle Multinazionali che si insidiavano nei precedenti Poli Chimici ed Industriali, salvo vendere e/o delocalizzare per " mancante redditività ", senza auspicabile conversione dei posti occupazionali (*****) e risanamento delle aree occupate. Diversamente si vince facile, rientrando nella categoria degli amministratori pubblici lungimiranti ed avvicendatisi nel tempo. Per non sconfinare eccessivamente nell’inventario della memoria, dal Piano Rinascita. Ai posteri, in attesa della miracolosa fornitura economicamente energetica ( ed ai 13.000 sopravvissuti agli espropri dal tracciato del Galsi ... ), l’ardua sentenza.


(*)Risorse mancanti, il bilancio della R.A.S. è inaffidabile e contabilmente falsato da poste anticipate e non presenti/sostanziate per 2,1 mld € : questo perché il disavanzo contabile cumulato dalla Regione nel quadriennio 2009-2012 è ufficialmente di 5,6 miliardi, sommando anche le entrate pretese dallo Stato e non ancora accertate, si arriva a una cifra dell’ordine degli 11-12 miliardi. Da sommarsi ai 7 miliardi non utilizzati e identificati nel bilancio della R.A.S. come avanzo passivo. ( fonte : Beniamino Moro, Dipartimento di Economia Università di Cagliari, Professore ordinario di Economia politica, Direttore del Dipartimento di Economia, Presidente del Consiglio del Corso di laurea magistrale in Scienze Economiche )
(**) El Hierro, isola delle Canarie con popolazione di 10.000 abitanti, dove accoppiando eolico da 10 MW con 2 centrali idroelettriche si è raggiunto totale indipendenza energetica e potabilizzazione dell’acqua necessaria al fabbisogno dell’isola. Costo dell’opera : 54.00 mln € ( Cinquantaquattromilioni/Euro )
( fonte : UniCa, Dipartimento di Fisica Università di Cagliari )
(***) Cosa sarà mai questo valore in scala, questi alieni 12 kW/m ?
( fonte : http://www.enea.it/it/produzione-scientifica/energia-ambiente-e-innovazi... )
(****) La quota societaria, pari all'11,6%, che la R.A.S. intende impegnare tramite la SFIRS, è stimata in 150.000.000 € ( centocinquantamilioni/Euro ). Alla luce dei dati esposti, ipotizzarne una migliore applicazione.
(*****) Si prenda quale esempio di vigilanza e tutela la Germania : il caso Opel, dove il Dott. Marchionne non assicurava di rilevare totalmente le risorse umane impiegate e per questo rifiutato dal Governo nell'acquisizione, è da manuale.

martedì 21 febbraio 2012

In attesa di nuovi giacimenti...? Anche il clima però cambia

Le dune di "Bechar" in Algeria sotto la neve!

Il periodo scorso le temperature medie si sono abbassate sensibilmente anche in Algeria. Si tratta di un evento naturale eccezionale per la zona che suona quasi come un avvertimento riguardo ai continui cambiamenti climatici. Nonostante le dichiarazioni "rassicuranti" del presidente di GALSI, Potì, a "Monitor" su Videolina, riguardo l'esaurimento delle riserve di gas e l'eventualità di poter avere nuovi giacimenti gasieri in Algeria nel prossimo futuro, bisogna tener conto anche del cambiamento climatico. Si perchè trattandosi soltanto d'ipotesi dobbiamo fare i conti anche con una, tuttaltro che trascurabile, incognita: il cambiamento climatico! Invero, anche il clima, nel prossimo futuro, può cambiare, e qualcuno ci sta già pensando seriamente. Pare, infatti, da fonti attentibili che gli algerini si stiano accorgendo che il gas è meglio tenerselo per scaldarcisi loro, piuttosto che continuare a stipulare contratti di fornitura con paesi terzi incorrendo nel rischio di non riuscire a portarli a termine. L'Algeria già dipende per il suo consumo interno dal gas, il quale rappresenta la fonte di energia primaria su cui si basa anche il sistema economico algerino. Praticamente, quasi tutta l’ energia elettrica dell’Algeria è prodotta dalla fonte del gas. Tutto il settore industriale e la maggior parte delle industrie algerine utilizzano il gas algerino. Un’abitazione su due lo utilizza. Il consumo nazionale attuale è pari a 27 miliardi di metri cubi all’anno, e nel decennio che segue è destinato a crescere sino a 42 miliardi. Si stima che nel 2020 la produzione nazionale sarà di 100 miliardi di metri cubi, e questo dovrà bastare per soddisfare il consumo interno e le esportazioni. Ma se nel frattempo dovessero ripresentarsi altri inverni rigidi e freddi come questo, allora è meglio essere preparati e, fantasticando pure sull'ipotesi futura di nuovi scavi e nuovi giacimenti, tenersi ben strette le proprie scorte.

sabato 18 febbraio 2012

GALSI: “Un tubo fra ma, se, sì, no e forse”

(Di Franco Scano)
Mi chiedo: perché nel 2012 la Regione Sardegna non ha il metano?
Faccio qualche ricerca:
il piano di metanizzazione del mezzogiorno è degli anni 80 (all’inizio con i Comuni della Basilicata e della Campania) con la legge n. 784 del 28.11.1980, successivamente con delibera CIPE dell’11.2.1988 nella quale veniva predisposto un quinquennio di attuazione dei 2.074 comuni interessati.
Il programma di metanizzazione ottenne il cofinanziamento comunitario con il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale (FESR) per un importo pari al 35% del piano di investimento totale.
Con la legge n. 266/97 sono stati stanziati 400 miliardi di lire per l’anno 1997 e 300 miliardi di lire per gli anni 1998 e 1999.
All’articolo 9 della citata legge, lettera b:
  • avvio del programma di metanizzazione della Regione Sardegna
Nel giugno del 1999 una nuova delibera del CIPE in cui vengono stanziati 150 miliardi di lire per la metanizzazione dei comuni della Sardegna.
In data 21 Aprile 1999 viene firmata l’Intesa Istituzionale di Programma fra la Regione Sardegna ed il Governo che fissa due obiettivi:
  1. Analisi, progettazione e realizzazione del sistema di adduzione del metano nell’isola
  2. Progettazione e realizzazione di nuove reti di distribuzione di gas metano nei comuni isolani
La copertura finanziaria assegnata, a titolo di dotazione iniziale, è di 250 miliardi di lire.
Andiamo a leggere l’Intesa Istituzionale di Programma del 21.4.1999
(per il Governo il Presidente Massimo D’Alema, per la Regione Sardegna il presidente Federico Palomba):
ART. 2
In ogni caso la presente intesa impegna le parti contraenti fino alla completa attuazione degli interventi in essa previsti.
ART. 6
Le parti, preso atto che per le utenze civili di tutti i comuni italiani non metanizzati, ivi compresi quelli della Sardegna, sono in vigore provvidenze previste dalla Legge 23 dicembre 1998 n. 488 – art. 8 comma 10 – volte, tendenzialmente, ad equiparare i costi energetici, mentre per le imprese produttive della Sardegna sono operanti le misure previste dalla Legge 31 marzo 1998, n. 73, convengono che sarà attuato il raccordo tra il periodo di vigenza delle predette norme e il momento della effettiva disponibilità nell’isola di gas metano e che il costo dei combustibili sostitutivi del metano sarà tendenzialmente comparato a quello del metano stesso.
Una precisazione: con la legge n. 266/97 si ripartiscono 870 miliardi di lire (di cui 150 miliardi di lire per la Regione Sardegna) per la realizzazione delle reti, 100 miliardi di lire per gli adduttori secondari e 30 miliardi di lire per determinati interventi già finanziati nell’ambito del Q.C.S 1989-1993.
Nel 2000 abbiamo la Relazione di attuazione del Piano di Metanizzazione del Mezzogiorno presentata dal Ministro Gianni Letta in cui si fa un excursus riepilogativo delle 762 reti urbane (di cui 680 realizzate) per un investimento totale di 3.130 miliardi di lire.
In tale relazione si legge:
e) 150 miliardi di lire all'avvio del programma di metanizzazione della regione Sardegna, di cui all'intesa istituzionale di programma, stipulata tra il Governo e la regione Sardegna, ed allo specifico accordo quadro del 21 aprile 1999.
Per il finanziamento di ulteriori reti di distribuzione (oltre Cagliari, Oristano e Sassari) – nell’ambito dei 150 miliardi di lire – è necessario che la Regione Sardegna individui i comuni da metanizzare e che questi ultimi predispongano regolare progetto. Sono infine all’esame della regione – come previsto dall’accordo – le possibili alternative tecniche per la progettazione del sistema economicamente più efficace per l’adduzione del metano nell’isola.
Il budget finanziario destinato alla copertura delle spese generali per la predisposizione di una gara internazionale e per il progetto è stato quantizzato in 20 miliardi di lire.
La Giunta Regionale con deliberazione n. 29/30 del 29.08.2002, ha affidato alla società G.& Fint s.r.l. con sede in Roma l’incarico di redigere una proposta di Piano di metanizzazione per le reti urbane.
Con una nuova delibera n. 54/28 del 22.11.2005 si dichiara che:
Oggi (22.11.2005) lo scenario è mutato e si rende necessario aggiornare le linee d’indirizzo. Da un lato, infatti, sono emersi elementi di novità per l’avanzamento dello studio di fattibilità del gasdotto di adduzione, dall’altro si è reso necessario rivedere la ripartizione del territorio regionale in bacini d’utenza per tenere conto delle osservazioni e delle richieste pervenute dai comuni interessati.
Occorre considerare, inoltre, il mutato quadro normativo per la realizzazione e gestione delle reti di servizi per effetto della liberalizzazione del settore del gas naturale in Italia.Infine, si aggiunge la necessità di rendere operativi nuovi indirizzi in merito all’oggetto e all’entità del finanziamento ed ai criteri di priorità nell’individuazione dei bacini prioritari.
Scrivendo sul motore di ricerca “piano metanizzazione regione Sardegna” si arriva alla delibera n. 21/20 del 03.05.2004, insomma sono passati:
  1. 24 anni dalla legge n. 784
  2. 16 anni dalla delibera CIPE
  3. 7 anni dalle legge n. 266
  4. 5 anni dall’Intesa Istituzionale di Programma
Nella delibera n. 21/20 un altro excursus sulle risorse finanziarie impiegate e da impiegare:
  • 231,6 milioni di euro per studi di fattibilità e la realizzazione degli interventi relativi a infrastrutture di approvvigionamento, trasporto e stoccaggio di gas naturale di particolare rilevanza strategica, con particolare riguardo alla costruzione del metanodotto Algeria - Italia attraverso la Sardegna, nonché la realizzazione di terminali di rigassificazione, e demanda al MAP il compito di emanare un decreto che preveda l’erogazione di un contributo in conto capitale fino al 50% delle spese ammissibili per lo studio di fattibilità e la concessione di un finanziamento agevolato fino al 25% dell’investimento per la realizzazione delle opere.
  • Complessivamente dal 2002 e sino al 2010 sono previsti investimenti, tra finanziamenti disponibili e nuovi, per circa 700 milioni di euro che si aggiungono alle risorse attualmente in gioco. Le utenze che si ritiene possono essere allacciate    sono circa 250.000 al 2010, per un investimento globale di 767 milioni di euro.
  • In particolare tra il 2005 e 2007 si prevede la realizzazione di reti prioritarie per un investimento globale di 200 milioni di euro nei comuni di primo intervento, così da portare gli utenti potenziali a 150.000. Successivamente nel 2007 inizierà l’iter di trasferimento fondi, per attivare investimenti di 220 milioni di euro, nei comuni di secondo intervento e le relative reti si ritiene siano realizzate nel 2008 e 2009. Si prevede di allacciare altri 100.000 utenti.
Il colpo di coda finale della delibera n. 21/20:
Gli investimenti complessivi del progetto ammontano quindi a 1088 milioni di euro (2003) ai quali vanno aggiunti i 20 milioni di euro necessari per le infrastrutture delle reti ad aria propanata.

Dopo tutte queste ricerche non ho la risposta alla mia domanda:
“perché nel 2012 la Regione Sardegna non ha il metano?”

E voi?


mercoledì 15 febbraio 2012

DOMANI MOLLATE SANREMO!!

A Videolina, nella trasmissione Monitor dall'intrigante titolo: GASSINTEGRATO, si parlerà di Galsi.  
In diretta alle ore 21 di domani, giovedì 16 Febbraio. 
Interverranno:
Mauro Pili (deputato Pdl)
Tonino Tilocca (presidente Sfirs)
Alessandra Zedda (assessore regionale Industria)
Claudia Zuncheddu (consigliere regionale Indipendentistas)
Bustianu Cumpostu (presidente Sardigna Natzione)
Cristiano Sabino (A Manca pro s'Indipendentzia)
Dirigenti Galsi da Milano (nome ancora non indicato)
Sergio Diana (Portavoce Comitato ProSardegnaNoGasdotto)

venerdì 10 febbraio 2012

GRANDE OLBIA, GRANDE GIOVANNELLI!

Per fortuna, la tenacia e la consapevolezza di una Amministrazione Comunale compatta, coerente e competente - una delle poche nell'isola a conoscere il contenuto del Progetto GALSI, con le disastrose implicazioni negative che ne derivano per il territorio e la collettività - ci sostiene e ci sprona a perseverare nella lotta contro questo inutile e dannoso ecomostro per dimostrare le fondate ragioni della nostra ferma opposizione.

Giovannelli ripete il no alla stazione Galsi.

La Nuova Sardegna del 10.02.2012
«Non c’è spazio per il dialogo perché noi siamo comunque contrari a quell’opera» Fedele Sanciu più ottimista: «Ancora possibile riuscire a trovare una soluzione» OLBIA. Galsi apre al dialogo a proposito del posizionamento della stazione di pompaggio che dovrà sparare il metano dalla Sardegna alla Penisola. Ma la risposta di Gianni Giovannelli è secca e non lascia spazio ad alcun dubbio: sul tema noi non trattiamo. Il sindaco, rappresentando il parere di tutto il consiglio comunale va avanti deciso: la stazione Galsi la città non la vuole, punto e basta. Più conciliante appare la posizione del presidente della Provincia Fedele Sanciu, che pensa che un accordo, che soddisfi tutti, alla fine si possa comunque trovare. Galsi, secondo quanto dichiarato due giorni fa al nostro giornale da Sara Milanesi, portavoce della società, sarebbe «pronta a discutere con la comunità olbiese per trovare un accordo. Siamo convinti che un dialogo sia ancora possibile e una soluzione possa essere raggiunta». Toni soft e concilianti, che però non smuovono il sindaco di Olbia dalla sua granitica certezza. «Siamo contrari comunque al posizionamento nel territorio comunale della stazione Galsi. Le soluzioni prospettate sono del resto improponibili. Vena Fiorita o le Saline. In ogni caso si metterebbe a repentaglio un ecosistema importante per il futuro della nostra comunità». Giovannelli va avanti, del resto il sindaco si sente ben spalleggiato. «Ci sono due fattori che vanno considerati - sottolinea -. C’è la contrarietà dell’intero consiglio comunale che ha votato unanimemente una mozione che boccia la stazione Galsi. E poi c’è la palese contrarietà della gente olbiese. E’ chiaro che il compito del primo cittadino è quello di tener di buon conto quello che dice la gente». Il futuro, dopo la conferenza di servizi svoltasi a Roma, sembra segnato. In quell’occasione c’è stato il via libera della maggior parte dei soggetti presenti. «Per la verità - ricorda Giovannelli -, alla conferenza di servizi mancavano molti soggetti. E comunque noi abbiamo la certezza di poter far valere i nostri diritti». In che modo? In effetti, da quanto è dato di sapere al sindaco, non ci sono in programma appuntamenti in cui poter riprendere il dialogo. «Galsi non ci ha fatto più sapere nulla - dice ancora Giovannelli - e questa ventilata apertura, invece di essere stata comunicata all’amministrazione comunale viene divulgata direttamente per mezzo stampa». Il Comune ha ricevuto, però, una ricca documentazione contenente anche le prescrizioni relative all’opera. «Stiamo esaminando con attenzione il dossier - rivela ancora Giovannelli - per poi far valere le nostre controdeduzioni. State certi che il comune di Olbia ha ancora diverse carte da giocare, per impedire che la stazione Galsi venga posizionata nel nostro territorio». Sanciu spera invece che il dialogo possa aprire uno spiraglio. «Alla fine della conferenza di servizi di Roma - ricorda il presidente della provincia - ci siamo lasciati con i dirigenti Galsi con una promessa: ritrovarci al più presto e trovare una soluzione condivisa. Loro hanno tutte le autorizzazioni, ma non si può certo andare contro la volontà della gente». Dunque Sanciu aspetta che Galsi si faccia avanti. «Attendiamo tutti che la società ci dica che cosa si può fare. Ma se loro non si faranno sentire presto, sarò io a cercare al più presto un nuovo confronto».

LO SAPEVATE CHE...?

Ciò che viene descritto nel commento che riportiamo qui di seguito è da non credere ma purtroppo è la triste e cruda realtà. La Regione Sardegna nega l’Autorizzazione alla costruzione dell’impianto di seguito descritto per motivi legati alla Valutazione di Impatto Ambientale. Ad una zona ed un territorio già ampiamente compromessi a causa di infrastrutture industriali e inquinamento diffuso, si nega la auspicabile “conversione” per motivi di natura ambientale. Ossia, la nuova struttura destinata a vedere la luce in quel sito contrasterebbe con la bellezza dei luoghi, minandone appunto la tutela e la conservazione. Per il gasdotto GALSI, invece, che sventra e danneggia tutto il territorio isolano - comprese le svariate incomparabili economie racchiuse al suo interno, impoverendo e distruggendo in modo irreversibile tutto ciò che incontra - non si è riscontrato nessun problema del genere. Anzi, le autorevoli dichiarazioni e rassicurazioni rilasciate dai soliti noti: Cherchi, Pili e Potì di Galsi, ci devono bastare per dormire sonni beati.
Stiamo dunque tranquilli. Noi Sardi non abbiamo niente di che preoccuparci, siamo davvero in buone mani!
Pubblichiamo volentieri l'interessantissimo commento al nostro precedente post.
Per fortuna che ogni tanto ci sono buone notizie come questa!!! ^_^
Il punto è che proprio la Regione, il massimo organo legislativo ed istituzionale che dovrebbe- il condizionale è d'obbligo- tutelare i Sardi e programmare il futuro con lungimiranza, ha invece dato un colpo potenzialmente mortale alle possibilità industriali, occupazionali ed economiche della Sardegna, che in prospettiva potrebbero- peraltro- aprire la strada all'autodeterminazione politica. Il colpo è stato inferto nel più assoluto silenzio con la complicità voluta del sistema dell'informazione sarda, che ha occultato tanto la notizia quanto ancor di più le gravissime implicazioni che comporta. La decisione a cui faccio riferimento è quella di fermare il Progetto CRS-4 voluto dalla precedente amministrazione Soru che prevedeva, all'interno delle Zone Industriali dismesse, la creazione di centrali solari termodinamiche, che sono il sistema più avanzato e produttivo al mondo nel campo delle Energie Rinnovabili, capaci di cambiare drasticamente lo scenario dell'approvvigionamento e della produzione energetica dell'Isola, e di abbatterne il costo. Tale progetto, deriva da un'idea di Carlo Rubbia, Nobel italiano per la Fisica, e consiste in impianti costituiti da una torre centrale sulla quale convergono i raggi solari riflessi da diverse decine di grandi specchi- un'idea derivata direttamente da Archimede- che seguono il movimento del Sole nel cielo comandati dai computer. Ebbene, la caratteristica di tali impianti, oltre ad essere totalmente green, e a fornire energia a costo quasi pari a ZERO, a differenza della tecnologia fotovoltaica è in grado di produrre energia anche di notte e fino a diversi giorni senza irraggiamento solare. Capite dunque che, data la rilevanza tecnologica ed i grandi vantaggi e le capacità di questo progetto, un sistema del genere a supporto del comparto industriale sardo sarebbe stato un formidabile strumento di riduzione del prezzo dell'energia, e un potente volano per la nostra Economia. La firma che decretava lo stop è stata apposta il 23 Dic. 2011, il giorno prima della vigilia di Natale, tra lo stupore e l'incredulità degli scienziati come il Prof. D'aguanno, a capo del progetto e illustre collaboratore di Rubbia, il quale evidenziava l'assoluta inconsistenza delle motivazioni della Regione che avevano portato a tale drammatica decisione. Credo che a tutti sia chiara l'importanza di questa decisione e quanto essa sia gravida di implicazioni che aprono- invece- la strada al GALSI, o magari al Pozzo Eleonora, altro scempio ordito questa volta dai Moratti e la Saras. Tutto ciò, secondo me, con il chiaro intento da parte della Giunta Regionale di portare avanti politiche, e scelte, che ci mantengano sempre soggiogati, piuttosto che avvicinarci ad un'indipendenza economica, prima di qualunque altra.

Vi prego, condividete. Solo la Conoscenza ci renderà liberi.

 Per aperne di +:

giovedì 9 febbraio 2012

IL PROGETTO GALSI A RISCHIO: TROPPI PROBLEMI ECONOMICI E TECNICI

“Problemi economici e tecnici bloccano la costruzione del gasdotto GALSI, destinato a collegare l'Algeria all'Italia attraverso il passaggio in Sardegna”. E’ quanto affermato dal  Ministro algerino dell'Energia e delle Miniere, Youcef Yousfi, e contenuto nel lancio  dell’agenzia giornalistica tedesca Reuters. L’esponente del Governo ha evidenziato gli ulteriori gravissimi ritardi che di conseguenza graveranno sulla tabella  di marcia prevista per il progetto Galsi. I partner della S.p.A. attendono l’esito delle verifiche sulle condizioni tecniche ed economiche necessarie, nonché su quelle riguardanti le autorizzazioni da parte delle autorità italiane.Tuttavia, le autorità algerine non specificano  quali siano i problemi tecnici e economici che, sin dall’inizio, hanno  ostacolato questa discutibile opera, tanto acclamata in Sardegna dalla maggior parte di  politici e amministratori, quanto fortemente contrastata dalla società  civile.
Senza azzardare ipotesi avventate, i motivi tecnici e economici alla base dell’insuccesso del progetto ci vengono già da diverso tempo confermati sia dagli stessi algerini, che dalla Commissione europea e dagli esperti internazionali sul mercato del gas. Dal punto di vista economico è ormai risaputo che il prezzo attuale del gas sul mercato non rende conveniente nessun investimento nel settore. A ciò si aggiunge la forte dipendenza del sistema economico algerino dai propri giacimenti di gas che, stando così le cose, rischiano di esaurirsi nel giro di circa 15 anni. Ciò crea peraltro gravi problemi circa la possibilità, per l’Algeria, di soddisfare gli impegni internazionali di fornitura di gas che ha assunto sinora. Sotto il profilo tecnico, sin da subito si è compreso che si trattava di un’opera estremamente ambiziosa (si tratta del progetto di gasdotto più profondo del mondo) quanto impattante (prevede di tranciare in due una delle isole più grandi del Mediterraneo). Un progetto non solo inutile ma nato male che, fortunatamente, si avvia verso un inesorabile declino. Si sta infatti concludendo una difficile esperienza, durante la quale la nostra Isola ha corso il rischio gravissimo di far dipendere il proprio sistema energetico da una ulteriore e odiosa servitù, fondata su un'infrastruttura inutile, dannosa e inaffidabile. Spetta ora alla Sardegna impegnarsi a fondo al fine di rivedere e prendere in mano le redini del sistema energetico regionale, da troppo tempo in mano a persone incapaci ed a speculatori senza scrupoli. 
Non farebbe male se la stessa Regione, latitante al riguardo sia tecnicamente che politicamente, battesse un colpo e iniziasse a considerare gli interessi dell'Isola e non solo quelli delle multinazionali.

Algeria sees problems with pipeline to Italy-paper
Mon Feb 6, 2012 12:29pm GMT

Print | Single Page
[-] Text [+]
ALGIERS Feb 6 (Reuters) - Economic and technical problems are blocking the construction of a new gas pipeline that would link Algeria to Italy, Algeria's energy minister was quoted by a newspaper as saying, raising doubts the project will come on stream on schedule.
Italy, struggling to diversify its gas supplies to meet growing domestic demand, depends on imports for 90 percent of its natural gas. Algeria provides it with around 35 percent of its imported gas through an existing pipeline that passed through Tunisia.
The 8 billion cubic metre Galsi pipeline, which was planned to pump gas directly from Algeria to Sardinia and was scheduled for start-up in 2014, was intended to make Italy's supplies more secure.
"With regard to the Galsi project, the partners are waiting for technical and economic conditions to be present and also to obtain administrative authorisation in Italy to go ahead with the project," El Khabar newspaper quoted Energy and Mines Minister Youcef Yousfi as saying on Monday.
The minister did not give details of the problems blocking the project, whose partners include Algerian state energy firm Sonatrach and Italian utilities Edison, Enel and Hera.
The Galsi project has already faced delays because of concerns about the route and hold-ups in obtaining approvals from the Italian government and local authorities.
Yousfi's interview is the first time, however, that a senior Algerian official has raised the issue of "economic conditions" for the project, suggesting that there may now be question marks about its viability.
Italy's reliance on Algerian gas was underlined at the weekend, when energy giant Eni said it was importing more gas from Algeria to offset a fall in Russian supplies caused by the cold weather in Europe. (Reporting By Hamid Ould Ahmed, editing by Jane Baird)