Contributi di Sandro Martis - Cagliari Social Forum  - Antonello Repetto - Sergio Diana
                              
 Le  armi o, per usare il termine attualmente più politically correct, gli  “equipaggiamenti di difesa” sono una merce con caratteristiche che la  rendono particolarmente interessante: non satura mai il mercato; c’è una  continua necessità di miglioramento del prodotto; non conosce crisi di  sovra-produzione; genera numerosi filoni di investimento ad essa  collegati (ad esempio: distruzione-ricostruzione); contribuisce a  risolvere le cosiddette “crisi di stagnazione”; etc. etc..
Le  armi o, per usare il termine attualmente più politically correct, gli  “equipaggiamenti di difesa” sono una merce con caratteristiche che la  rendono particolarmente interessante: non satura mai il mercato; c’è una  continua necessità di miglioramento del prodotto; non conosce crisi di  sovra-produzione; genera numerosi filoni di investimento ad essa  collegati (ad esempio: distruzione-ricostruzione); contribuisce a  risolvere le cosiddette “crisi di stagnazione”; etc. etc..
  
Dimostrando continuità e coerenza coi governi di  Destra, Centrodestra, Centrocentro, Centrosinistra, Sinistra, anche quello  attuale ha preso a demolire, cito a caso, il sistema pensionistico, ma  continua ad alimentare il regime di guerra permanente, l'imbuto in cui siamo  precipitati.
Niente di nuovo: dopo il Colonialismo, viene il  Neocolonialismo, poi la Guerra Perenne.
Ed è ovviamente solo casuale che i nostri nemici  si stabiliscano sempre su suoli ricchi di petrolio.
Ed è ovviamente solo casuale che si spendano  milioni (di euri) di denaro pubblico (col miraggio - dove c'è petrolio, c'è  deserto; dove c'è deserto, ci sono miraggi - dell'energia a basso costo) per un  gasdotto (dall'Algeria; che a breve non avrà gas nemmeno per sé, ma potremmo  decidere che c'è poca democrazia, e andarcelo a prendere cogli F35) inutile,  costoso, dannoso e pericoloso, quando invece (con la metà della metà della metà  di quanto costerà il gasdotto) si potrebbero coprire le case dei sardi di  pannelli solari (ma l'energia solare, conveniamo, ha il difetto di essere  gratis, non inquinare,  non alimentare l'economia di guerra) e la  corrente non costerebbe più niente.
Ma così va il mondo.
E gli Italiani son contenti di aver mandato a casa  il Piduista di Arcore (che, a volergli riconoscere qualche merito, al  massimo, era l'effetto, non la causa,  del degrado, morale e culturale prima che politico che ci caratterizza) e  prontissimi ad infatuarsi del Professorino che non sbaglia né i congiuntivi né  il compito che le oligarchie gli hanno affidato.
Così va il  mondo.
Rimangono ancora (solo) i soliti quattro  gatti (mentre invece sembrerebbe logico che la popolazione tutta dovesse  insorgere, tassata e tartassata com'è, vedendo che i soldi di tutti vanno alla  guerra e non a pensioni, scuole, sanità) che anche domani manifesteranno a  Decimomannu contro la guerra.
Siamo grati a quei quattro gatti.
 Sandro Martis
 Amen
Il  17 dicembre (a partire dalle ore 10) andremo fino alla Base di Decimomannu per  vedere da dietro la recinzione che faccia hanno quelli  che  non vedono l'ora di partire per bombardare i civili siriani e iraniani. Andremo  lì a vedere che faccia hanno quelli che hanno bombardato i civili libici e prima  quelli iracheni e afghani. A vedere se sembrano anche loro degli esseri umani e  a chiedergli cosa si prova ad uccidere vecchi, donne e bambini dall'aereo, se si  sentono coraggiosi soldati o dei comuni, piccoli vigliacchi. Se credono davvero  che la democrazia si esporti così o se sanno bene che stanno semplicemente  aprendo la strada a ladri di petrolio e di gas altrui. Se avranno il coraggio di  avvicinarsi alla rete gli chiederemo come si sentono ad essere mal sopportati da  tutti coloro che sono costretti da governi meschini ad ospitare le loro basi  militari, se il fatto di esser armati fino ai denti li fa sentire comunque al  sicuro anche dalle loro coscienze o se di tanto in tanto sentono un vuoto, la  vertigine  buia di un'esistenza fatta di violenza e  sopraffazione. Gli diremo di andarsene, di tornare a casa loro, dalle loro  famiglie, dai loro figli se hanno avuto il coraggio di metterne al mondo, a  dirgli che hanno buttato via una parte della loro vita e che avranno sempre con  loro i fantasmi dei morti che si sono lasciati dietro. Gli diremo di portarsi  via tutto, le bombe, gli aerei e i loro documenti coperti da segreto militare. E  la loro vergogna se riescono a sopportarla. Gli chiederemo di lasciarci vivere,  di abbandonare questo posto che vuole tornare ad essere un luogo dove è  possibile la pace, dove le persone possano coltivare e mangiare il cibo che la  terra partorisce senza la paura di morire per i veleni che le basi abbandonano  nei luoghi maledetti che sono assegnati per la loro costruzione. Gli diremo che  siamo stanchi di loro e della loro arroganza, della loro stupidità e ignoranza.  E chiederemo al nostro governo di smettere di spendere i nostri soldi per  cacciabombardieri, radar e altri strumenti di morte, gli chiederemo di smettere  di succhiare il sangue di chi lavora per darlo a banche internazionali elette da  nessuno a definire i destini del mondo. E chiederemo di impegnare quei soldi per  le persone che non hanno i soldi per vivere, per i ragazzi che devono studiare,  per i vecchi che devono avere una vecchiaia dignitosa, per ricomporre boschi,  terreni coltivabili, fiumi e città come si faceva nelle società degli uomini.  Gli chiederemo di curare i beni comuni e di non svendere la vita degli esseri  umani per ripianare bilanci. E poi, da dietro la rete, aspetteremo le risposte  alle nostre domande. E non avremo più voglia di sentire parole vuote di  saltimbanchi ma risposte coraggiose. Perché tutti ci si possa  salvare.
Cagliari Social Forum
[Ci si incontrerà  alle ore 10 presso Piazza Stazione a Decimo.  Si formerà un corteo per  raggiungere Piazza del Municipio (si avrà così possibilità di volantinare) e si  ritornerà nei pressi della Chiesa di S. Greca, da dove in convoglio, in  macchina, ci si recherà presso la Base dove si terrà un sit  in.]
 ******
[inviato, a mezzo raccomandata postale, alla  base militare di Decimomannu]
mitt.te Antonello Repetto
           via  dei Novelli Innocenti, 4
            09014 CARLOFORTE (CI)
Alla cortese attenzione degli aviatori della base di Decimonnu
 Cari amici,
 approfittando della manifestazione che si terrà  presso la base dove prestate servizio, il 17/12/2011, avrei voluto invitarvi di  persona a disobbedire agli ordini, ma una frattura alla caviglia, purtroppo, me  lo impedisce.
Scopo dell'iniziativa è quello di protestare,  principalmente, contro i prossimi bombardamenti degli aerei della Nato che  avranno come bersaglio i siti nucleari iraniani. Gli aereoplani partiranno, o  faranno tappa, come ormai ben saprete, dalla base di Decimomannu!
Vi invito, come cittadini - l'Italia sta  per violare per l'ennesima volta l'Art. 11 della Costituzione -, e come  cristiani - per rispetto al V Comandamento: "Non uccidere!"-, a disobbedire agli  ordini!
La vostra-nostra parola d'ordine deve essere  disobbedienza!
BASTA CON LE GUERRE E LE SPESE  MILITARI!
PIU' LAVORO, PIU' OSPEDALI, PIU' SCUOLE, PIU  RICERCA SCIENTIFICA!
Auguro, nel contempo, a voi e alle vostre  famiglie, buon Natale e felice anno nuovo.
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Cosa c’è dietro Quirra?
(di Sergio Diana)
www.euyou.info
 Le  armi o, per usare il termine attualmente più politically correct, gli  “equipaggiamenti di difesa” sono una merce con caratteristiche che la  rendono particolarmente interessante: non satura mai il mercato; c’è una  continua necessità di miglioramento del prodotto; non conosce crisi di  sovra-produzione; genera numerosi filoni di investimento ad essa  collegati (ad esempio: distruzione-ricostruzione); contribuisce a  risolvere le cosiddette “crisi di stagnazione”; etc. etc..
Le  armi o, per usare il termine attualmente più politically correct, gli  “equipaggiamenti di difesa” sono una merce con caratteristiche che la  rendono particolarmente interessante: non satura mai il mercato; c’è una  continua necessità di miglioramento del prodotto; non conosce crisi di  sovra-produzione; genera numerosi filoni di investimento ad essa  collegati (ad esempio: distruzione-ricostruzione); contribuisce a  risolvere le cosiddette “crisi di stagnazione”; etc. etc..Gli  investimenti nell’industria delle armi continuano dunque a crescere in  tutto il mondo, anche perché la gran parte dei governi e delle  organizzazioni internazionali li considerano una carta importante da  giocare nella partita contro la “crisi”.
L’Unione  Europea lo sa bene e per questo, nel quadro della sua Politica Europea  di Sicurezza e di Difesa (PESD), si propone di migliorare e  razionalizzare le capacità militari degli Stati membri anche attraverso  la creazione di un vero e proprio Mercato interno delle armi, più  competitivo sulla scena internazionale e in cui venga assicurata, tra  l’altro, la libera circolazione.
Ma  la parte più interessante della PESD è, ovviamente, il ricco sostegno  finanziario allo sviluppo delle conoscenze, della ricerca e  all’applicazione delle nuove tecnologie nel settore degli armamenti.
E’  soprattutto qui che il Poligono Sperimentale di Addestramento  Interforze del Salto di Quirra esprime tutta la sua importanza,  considerato che non è facile trovare siti dove testare queste nuove  tecnologie. 
Non è facile sostanzialmente per due motivi:
1) I rischi sulla salute umana e l’integrità del territorio sono elevatissimi;
2) Si accetta la complicità con qualcosa che, nel mondo, è responsabile di morte, distruzione e miseria.
Ciò  senza considerare che si tratta di attività coperte dal “segreto”e,  quindi, difficili da tenere sotto controllo come tutte le normali  attività di ricerca e test.
In  relazione al primo punto, in Sardegna il problema non si pone. Da  decenni i sardi e le sarde muoiono in silenzio di asbestosi, leucemia e  altri terribili mali che raggiungono anche i loro figli. Ma nessuno deve  sapere; nessuno può permettersi di compromettere il posto di lavoro.
In relazione al secondo punto, tutti/e sappiamo che non esiste produzione e commercio o traffico di armi se non ci sono guerre. 
Dunque, sino a quando esisterà il commercio o il traffico di armi, le guerre continueranno ad esserci. Dappertutto. 
Ma  la gran parte dei sardi e delle sarde forse queste cose non le sa.  Forse nessuno gliele dice oppure…Gli vengono presentate come inutili  dettagli da una “classe politica” che, a destra come a sinistra, vede  solo l’ennesima, grande, opportunità per il riscatto dell’Isola. Come la  chimica sporca. Come il GALSI. Come i parchi eolici. Come la  cementificazione delle coste. Come le scorie radioattive. Tutto è  ammesso in nome dello sviluppo e della crescita. Soprattutto in tempo di  crisi.
Ma vediamo cosa c’è dietro Quirra. 
Se avete un po’ di pazienza spulciamo un po’ i dati che, qualche mese fa, il SIPRI (Stockholm International Peace Research Institute) l'autorevole Istituto di ricerca sulla pace, ha messo a disposizione ne suo Rapporto annuale 2010.
La Pace nel mondo è sulla bocca di tutti.
Ma  la produzione globale di armamenti continua ad aumentare. Nel 2009 le  vendite delle cento principali aziende del settore hanno raggiunto i 347  miliardi di dollari registrando un incremento del 37% rispetto al 1999.  Tra queste cento aziende, 44 sono aziende negli Stati Uniti (61% delle  vendite nel mercato USA e internazionale), 32 dell´Europa occidentale (  il 31% della produzione mondiale) e le restanti sono industrie di  Russia, Giappone e Israele, che assicurano il rimanente 8% della  produzione (1) . L´azienda italiana Finmeccanica, con il sostegno del nostro Ministero dell´Economia,  suo principale azionista con i nostri soldi, da diversi anni mantiene  il nono posto nel mondo, con oltre 9,8 miliardi di vendite (2) . Ma  l’Italia rimane sempre saldamente ai primi posti nella classifica della  produzione mondiale di armi leggere. 
Stati  Uniti (31% del totale) e Russia (25%) sono i principali esportatori di  armamenti, seguiti da Germania (10%), Francia (8%) e Gran Bretagna (4%).  Questi paesi coprono circa l´80% del volume mondiale di trasferimenti  di armi. Peraltro, hanno mantenuto la loro posizione sin dalla fine  della Guerra Fredda. 
Tra i  maggiori importatori di armamenti convenzionali troviamo la Cina che,  con l´11% del totale, è il principale acquirente mondiale del  quinquennio 2004-8. A seguire l’India (7% del totale), gli Emirati Arabi  Uniti (6%), la Corea del Sud (6%) e la Grecia (4%).
La Pace nel mondo è sempre sulla bocca di tutti.
Ma  la spesa militare nel mondo, nonostante la crisi finanziaria  internazionale, negli ultimi 10 anni è aumentata del 45% , circa il 2,4%  del Prodotto interno lordo mondiale. Significa, in un anno, quasi 217  dollari per ogni abitante del pianeta. Questa spesa ha raggiunto, nel  2008, i 1.464 miliardi di dollari (oltre 1000 miliardi di euro). Stiamo  parlando di 15 volte gli aiuti internazionali ai paesi impoveriti.
Registriamo oggi una nuova cifra record dalla fine della Guerra Fredda. 
Ma non tutti si possono permettere la stessa spesa. 
Gli  Stati Uniti mantengono sempre, comunque e stabilmente il primo posto in  classifica, con una spesa di 607 miliardi di dollari (il 41,5% del  totale mondiale, oltre 40 volte le spese militari di tutti i cosiddetti  “stati canaglia” messi insieme).
La  spesa militare complessiva dei paesi dell´America Centrale e del Sud  non raggiunge i 39 miliardi di dollari. Cifra che è comunque superiore a  quella di tutta l´Africa (20,4 miliardi di dollari), anche se  nell´ultimo decennio nel Continente Africano si registra  un’impressionante incremento del 40%. L´Oceania è il continente con  minor spesa militare (16,6 miliardi), mentre l´Asia sfiora i 190  miliardi di dollari di cui 157 miliardi sono spesi dai Paesi dell´Asia  Orientale. 
In ogni caso, 1/3 del debito estero dei paesi impoveriti va in armi.
Per quanto riguarda l’Italia,  con 40,6 miliardi di dollari mantiene, anche nel periodo 2008-2009,  l´ottavo posto nel mondo per spese militari, ricoprendo il 2,8% della  spesa militare mondiale. Si tratta del 2% del PIL italiano. E’ singolare  come, dal 1989 al 2009, l’Italia sia l’unico paese europeo a non esser  mai sceso al di sotto di tale percentuale (3). In classifica, sopra il  Bel Paese, la Cina e la Francia. Con i suoi 85 miliardi di dollari  Pechino si piazza per la prima volta al secondo posto nel mondo e,  grazie al suo 5,8%, scavalca la Francia(4,5%). Triplica la spesa anche  la Russia (più 24 miliardi di dollari nell´ultimo decennio), al quinto  posto dietro la Gran Bretagna. Completano la top ten della corsa agli  armamenti Germania, Giappone, Italia, Arabia Saudita ed India.
I  320 miliardi di dollari spesi nel continente europeo, sono suddivisi in  oltre 277 miliardi per i paesi dell´Europa occidentale e centrale e  43,6 miliardi di dollari per l´Europa Orientale che, nell´ultimo  decennio, risulta essere la zona con maggior incremento del budget  militare (più 174%), seguita dai paesi del Nord Africa (più 94%) e del  Nord America (più 66%), mentre il Medio Oriente registra un aumento del  56%. 
Tutto ciò alimenta il complesso militare industriale  che, nel mondo intero, ha raggiunto un potere tale da compromettere  gravemente non solo la Pace ma anche la Democrazia nell’intero Pianeta.  Più aumenta la spesa militare e più aumentano i conflitti (4) e le  situazioni di crisi; e più crescono gli interessi che si celano dietro a  tali situazioni che, in molti casi, contribuiscono alla  militarizzazione delle relazioni sociali legittimando, in nome della  “sicurezza” - che, peraltro, non è mai aumentata ne migliorata - la  diminuzione delle libertà personali. Le cifre d’affari che abbiamo  appena letto motivano, inoltre, l’intromissione indebita dell’industria  bellica nell’agenda politica di gran parte dei paesi ricchi e meno  ricchi del mondo. 
Un gravissimo deficit democratico di cui tutti siamo vittime.
I sardi e le sarde vogliono veramente continuare ad essere complici di tutto questo?
1) Nel 2007 le dieci principali  aziende produttrici di armamenti - escludendo quelle cinesi - risultano  la Boeing, con vendite di armamenti per quasi 30,5 miliardi di dollari,  seguita dalla britannica BAE Systems (29,9 miliardi), e quindi dalle  statunitensi Lockheed Martin (29,4 miliardi), Northrop Grumman (24,6  miliardi), General Dynamics (21,5 miliardi) e Raytheon (19,5 miliardi).  Al settimo posto è segnalata l´europea EADS (13,1 miliardi) seguita  dall´americana L-3 Communications, dall´italiana Finmeccanica e dalla  francese Thales (9,3 miliardi).
2)  Nel 2008 Finmeccanica ha acquisito l´azienda americana di elettronica  militare DRS Technologies. Un´operazione da 5,2 miliardi di dollari che  risulta essere la prima e principale acquisizione di una compagnia  militare americana da parte di una ditta dell´Europa Occidentale.
3) La Germania è passata dal 2,9% del PIL all’1,4%. La Spagna dal 2,9 all’1,3.
4) Al momento sono 24 i conflitti in corso nel mondo.
 



 
 
La quasi totalià dei Sardi sono per il GALSI
RispondiEliminae infatti la sardegna è la regione più inquinata d'italia!
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