lunedì 8 febbraio 2010

Conferenza stampa domani Cagliari, venite a sostenerci, venite a conoscerci


COMUNICATO STAMPA

Martedì 9 febbraio, alle ore 17,45, nel salottino del “Caffè Le Plus Bon”, nella piazza antistante il Comune di Cagliari, angolo via Barone Rossi, il portavoce del Comitato ProSardegnaNoGasdotto, Sergio Diana, illustrerà alla stampa le molteplici attività che l’organizzazione di cittadini sta portando avanti da circa 2 anni, contro la realizzazione del gasdotto Galsi, destinato a portare il metano dall’Algeria verso l’Italia attraverso la Sardegna.

Il Comitato auspica un sussulto di dignità da parte delle forze politiche che hanno dato l’assenso alla pianificazione di questo inutile progetto, la cui eventuale realizzazione costituirà per la nostra isola ed i Sardi, un ulteriore e irreparabile sfregio. Il Galsi non è un’opportunita, ma costituisce un problema per la Sardegna.
Queste nostre affermazioni derivano dalla consapevolezza che si tratta di una scelta politica nata molti anni fa, probabilmente anche in buona fede e con le migliori intenzioni riguardo al nostro territorio. Però in un periodo in cui aveva senso, ossia quando ancora la Sardegna, forse, necessitava di gas come energia alternativa, e di cui il resto dell’Italia già disponeva per le sue industrie energivore. Ma oggi, questa infrastruttura non ha più ragione di esistere, per due semplici ma validissimi motivi: non ci serve ed è obsoleta. Per di più, rileviamo come nel progetto Galsi la fornitura di gas sia esclusivamente destinata al mercato italiano ed europeo. Infatti, oltre alla posa di una unica tubazione lunga 272 km. e del diametro di un metro e venti centimetri, che attraversa, sventrandola, tutta la Sardegna da sud a nord, non è prevista nessuna rete di diramazione verso i Comuni locali. Il sostegno finanziario dell’UE, per un ammontare di circa 120 milioni di euro, coprirà solo i costi per la costruzione del gasdotto, ma non quelli dei collegamenti tra questo e le reti cittadine che saranno, invece, a carico delle comunità locali. Pertanto, la Sardegna è destinata a costituire soltanto una servitù di passaggio.
Il Comitato, in materia energetica, rileva l’assenza di una programmazione regionale e nazionale. L’assenza di regole contribuisce al “far west” energetico che rischia di compromettere irrimediabilmente il nostro avvenire.
Noi tutti desideriamo un futuro migliore, di maggiore benessere collettivo, di grande rispetto per la salute umana e per la tutela del patrimonio dell’isola, con meno inquinamento e più energia prodotta da fonti rinnovabili, così come ci impone l’Unione Europea, anche se la stessa non è immune da responsabilità. A tal proposito, il Comitato denuncia come Bruxelles, continuando a finanziare la spesa di costruzione del gasdotto, vanifica i propri interventi nel quadro di politiche comunitarie fondamentali quali quella regionale, sociale e ambientale. Infatti, mentre da una parte la Commissione Europea promuove le fonti energetiche rinnovabili e finanzia progetti di salvaguardia dell’ambiente e tutela delle aree protette, dall’altra parte, finanziando il gasdotto Galsi, veicolo di fonti tradizionali inquinanti, favorisce iniziative volte a distruggere ciò che spende per proteggere.
Peraltro, allo stato attuale, in Europa è vigente una situazione di monopolio che vede la Russia come unico fornitore di gas. Il gasdotto Galsi è nato proprio con lo scopo di diversificare le fonti di approvvigionamento di metano dell’Europa poiché, mediante l’utilizzo di questa infrastruttura, la fornitura dovrebbe essere garantita dall’Algeria (produttore di gas metano). Paradossalmente, la stipula di un recente accordo ad Algeri tra GAZPROM (Russia) e SONATRACH (Algeria), ha sancito l’ingresso dei russi “nell’affare” Galsi.
Come puo’ dunque l’Unione Europea continuare a sostenerere che il GALSI contribuisce alla “diversificazione dell’approvvigionamento” energetico?
La nostra Regione e gli amministratori che appoggiano il GALSI hanno considerato che gli algerini, con i loro partner russi, avranno sempre il potere di chiudere i rubinetti? Ammesso che quel gas arriverà un giorno anche nelle nostre case, i Sardi hanno veramente l’intenzione di far dipendere il loro benessere da questi signori? NON SCHERZIAMO!!! Riteniamo non sia più il caso di giocare su queste cose: meritiamo rispetto ed energia pulita, quella che è già in nostro possesso e per l’utilizzo della quale non dipendiamo da nessuno, non quella inquinante proveniente dall’Africa, e comunque sempre e solo destinata al resto dell’Italia.
A margine del Convegno/farsa organizzato qualche mese fa a Cagliari da GALSI, rileviamo che qualcuno ha vaneggiato riguardo alla possibile creazione di circa 10.000 posti di lavoro! Senza soffermarsi sui numerosi posti di lavoro e sulle opportunita’ che verranno invece perse durante e dopo la realizzazione del gasdotto. Si pensi solo a quante iniziative imprenditoriali, soprattutto nel settore agricolo, ambientale, culturale e turistico, verranno irrimediabilmente compromesse. Il nostro Comitato si domanda per quanto tempo ancora si intende legittimare lo scempio del nostro territorio in cambio di qualche lavoretto part-time? Poiché di questo si tratta, visto che il personale altamente specializzato richiesto per la costruzione dell’intera opera sarà reperito al di fuori dall’isola.
Il Comitato ProSardegnaNoGasdotto chiede che cessi al più presto l’assedio portato al nostro territorio. La Sardegna sembra la Regione adatta a tutti gli investimenti possibili e immaginabili: pale eoliche sul mare, basi militari per testare nuovi armamenti, sede per lo stoccaggio di scorie e addirittura sito invidiabile per la costruzione di centrali nucleari. Non abbiamo bisogno di queste cose. Pensiamo ai nostri figli ed alle generazioni future. Quando gli investimenti saranno terminati, solo noi Sardi ci troveremo a fare i conti, come purtroppo già accade, con le cattedrali nel deserto, quali gli stabilimenti dismessi, le costose bonifiche, l’inquinamento ed i residui delle speculazioni altrui.
Si sta profilando un altro abuso, perpetrato alle nostre spalle e sulle nostre teste, vista la totale disinformazione di tutta la cittadinanza che, invece, sarebbe dovuta essere coinvolta attivamente nella decisione riguardante la realizzazione dell’infrastruttura. A nostro parere, si tratta di un impianto a rischio sanitario, antropico, ambientale, idrogeologico, archeologico, industriale e di incendi boschivi, per il quale sarebbe stato necessario indire un referendum popolare.
Visto che tutta l’operazione è stata tenuta debitamente nascosta, in collaborazione con altri Comitati spontanei - Mores, Olbia, Berchidda e Carbonia – ci siamo posti l’obiettivo di informare la gente, in particolare quella che si è improvvisamente trovati picchettati i fondi di loro proprietà, grazie alla connivenza di alcuni amministratori locali, per fortuna non tutti, che hanno consentito l’accesso ai terreni ad “addetti autorizzati” del Galsi.
Abbiamo cercato di capire, anche attraverso il coinvolgimento dei cittadini, cosa si nasconde dietro questo business economico, pianificato a danno di un territorio già devastato dalla piaga della disoccupazione e dell’emigrazione dei nostri giovani, per renderlo ancor meno abitabile e piu’ pericoloso, se si considera che la nostra isola potrebbe anche diventare obiettivo sensibile per attentati terroristici.
Il Comitato ProSardegnaNoGasdotto, nel gennaio del 2009 ha predisposto, nell’ambito della procedura della VAS - Valutazione Ambientale Strategica - del PEARS - Piano Energetico Ambientale Regionale della Sardegna - un testo con Osservazioni e Proposte in merito al progetto Galsi. Il testo, inviato agli Assessorati dell’Industria e di Difesa dell’Ambiente e agli altri Enti competenti, è stato trasmesso anche alle Province e ai Comuni della Sardegna, con richiesta di pronunciamento. Abbiamo chiesto alla RAS la sospensione dei lavori, nel rispetto della tutela dei diritti dei cittadini Sardi, e di avviare un processo di informazione e consultazione delle amministrazioni locali e delle popolazioni, al fine di chiarire e rendere note le ricadute, che tale infrastruttura avrebbe sulla Regione.
A tali osservazioni, dopo un anno, non è ancora pervenuta risposta.

Nell’ambito della procedura di Valutazione d’Impatto Ambientale - VIA - tutt’ora in corso, il Comitato ha avanzato una richiesta di proroga al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, rispetto alla scadenza prevista del 28 febbraio 2010, riguardo la presentazione di pareri, istanze e osservazioni, sulle integrazioni del progetto Galsi. Queste ultime, infatti, non erano consultabili alla data di pubblicazione dell'Avviso al Pubblico (30 dicembre 2009). Rese disponibili soltanto dal 15 gennaio 2010, e considerata la complessità e vastità del carteggio da esaminare, abbiamo chiesto un rinvio necessitando degli effettivi 60 giorni previsti dalla Legge, al fine di presentare le nostre Osservazioni al Ministero.

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