giovedì 19 aprile 2012

Ecco come Sardegna Democratica parla di Galsi e di metano


Ecco, dal sito di Sardegna Democratica, la presentazione dell'evento organizzato anche da loro il prossimo 20 aprile. Vi invito a leggere anche i commenti (ne evidenzio qui sotto uno a caso) lasciati da numerosi cittadini e cittadine, che non lasciano dubbi su come gli organizzatori dell'evento siano ormai fuori dal mondo. A conferma di ciò vi faccio notare come la nota sottolinei in modo particolare che all'evento "Parteciperanno esponenti di tutte le forze politiche del centrosinistra", quasi a voler ulteriormente rimarcare la profonda e incolmabile voragine che ormai separa il "centrosinistra" sardo dal resto della popolazione, dai giovani e dai numerosi movimenti e comitati spontanei che, quasi quotidianamente, nasconono e lottano per difendere la Terra, il  lavoro e le risorse. Tutta Gente che guarda alle prossime generazioni e non alle prossime elezioni.  
Sicuramente il prossimo 20 aprile non mancheranno di andare ad ascoltarli, guardandoli bene negli occhi.

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Venerdì 20 aprile alle ore 16,30 all’Exma di Cagliari si discuterà di Galsi e di metanizzazione della Sardegna. Organizzano Sardegna Democratica, Rossomori, Italia dei valori, La Sinistra, Circolo Lussu di SEL. Vi parteciperanno esponenti di tutte le forze politiche del centrosinistra, fra i quali due ex Presidenti della Regione, Federico Palomba e Renato Soru. L’iniziativa intende riprendere il filo di aspirazioni e battaglie che hanno riguardato la metanizzazione della Sardegna. Una vicenda che rischia nuovamente di impantanarsi, come era accaduto negli anni 80 del 900, quando rilevanti interessi economici lasciarono, unica regione italiana, la Sardegna priva della rete del metano.
Dal pantano si uscì nel 2006 grazie al progetto di gasdotto che dall’Algeria attraversa la Sardegna per raggiungere poi il continente italiano e collegarsi alla rete nazionale, progetto elaborato e sostenuto dal consorzio GALSI (Gasdotto Algeria Sardegna Italia), cui partecipa anche la SFIRS, che si è assunto l’onere dell’investimento, finanziato in parte anche dall’UE.
Prendeva corpo così la vecchia aspirazione della Sardegna di poter contare, come le altre regioni, su una fonte di energia meno inquinante e meno costosa, per imprese e famiglie, dei derivati dal petrolio, cui oggi la Sardegna ricorre per il 75% delle fonti di energia. Su quel progetto, e sulle reti di distribuzione del gas in tutte le aree dell’isola, si è proceduto con passi avanti e con momenti di stallo, uno stop and go che ha portato a un ritardo di almeno 5 anni, dato che l’inizio dei lavori era previsto per il 2009 e la conclusione con immissione del gas in rete nel 2012.
Le ragioni del ritardo sono molte e non tutte comprensibili. Quello che è chiaro è che, accanto a interessi favorevoli alla realizzazione dell’impianto, ne esistono altri che si muovono in direzione opposta e che rischiano di avere la meglio se le ragioni della Sardegna non vengono ribadite con forza e con convinzione.
Ora siamo di fronte ad una nuova spinta in avanti, visto che il 22 dicembre scorso la conferenza dei servizi fra gli enti interessati ha concluso il lungo iter procedurale e ha stabilito per il 2014 la nuova data per l’inizio dei lavori. E tuttavia il rischio che il progetto subisca nuove difficoltà e rallentamenti non è affatto scongiurato.
Il dibattito del 20 aprile, coordinato dal direttore de La Nuova Sardegna Paolo Catella, intende rimettere in fila le ragioni forti dell’interesse della Sardegna per la realizzazione del metanodotto, insieme con i vincoli e le prescrizioni necessari per garantire il rispetto delle condizioni ambientali e storico- culturali dell’isola.
Al dibattito interverranno Pietro Maurandi, Lorenzo Mocci, Giampaolo Diana, Federico Palomba, Laura Stochino, Luca Pizzuto, Renato Soru, Gesuino Muledda.

COMMENTO DI: Giuseppe Piga
19/04/2012 03:06
Cari Amici Il tema del dibattito è interessantissimo, e direi quantomai opportuno. Mi farebbe molto piacere presenziare, temo che ciò mi sarà difficile, tuttavia farò di tutto per esserci, anche perchè avrei alcune cose da dire in proposito. Argomenti per così dire,in controtendenza. Si capisce però dall'impostazione "pragmatica" data all'articolo -firmato non a caso dalla redazione- che la linea sia quella di un sostegno convinto tanto al progetto, quanto alla filosofia di approvvigionamento energetico conseguente ad esso, che vedendo nel gas una fonte credibile e funzionale alle nostre esigenze, dà impulso allo costruzione del "tubo della discordia". Sostenendo con ciò che il gas abbia una sua vantaggiosità, evidente e necessaria. Peccato che se questo-almeno dal punto di vista dei costi legati all'energia- fosse sicuramente vero negli anni '80, non lo fosse già più all'alba del cammino del Galsi, oramai sei anni fa, con l'Accordo firmato dalla Giunta Soru (ahimè). Questo accordo, e l'Opera che dovrebbe seguirne, nasce purtroppo su presupposti completamente sbagliati, che non collimano nemmeno in minima parte tanto con le esigenze dei sardi in fatto di contenimento dei costi, quanto alle esigenze dell'industria, per non parlare delle ricadute lavorative e degli sconquassi ambientali. Qualche dato, nell'ordine: -E' stato stimato che il fabbisogno complessivo del gas in Sardegna tenendo conto di tutti gli usi connessi corrisponda al quantitativo di SETTE navi gasiere, reperibile da qualunque mercato dunque potenzialmente più vantaggioso economicamente, per cui non se ne intravvede la funzionalità pratica. -Non solo non esiste una rete capillare di distribuzione del gas, ma le Società che fanno parte del Galsi non se ne accolleranno il costo. Tale onere, ricadrà sulla SFIRS- cioè sulla Regione, ossia Noi- e davvero non si comprende dove o quando mai la Regione- specificatamente la Giunta Cappellacci, e poi chi gli succederà- riusciranno a reperire i soldi necessari, visto che la stima dei costi si aggira sui 4 Miliardi di euro (ricordo a tutti che l'ultima Finanziaria del governo B. ci ha destinato a malapena 300 milioni). Ho detto stima, chisà dove arriverebbe il costo finale, visti i precedenti. Insomma, ci toccherebbe pagare l'opera con le tasse, di tasca nostra, con dilatazione dei lavori alle Calende Greche. -Affinchè sia funzionale alle necessità dell'industria Sarda, il gas deve costituire un vantaggio dal punto di vista dei costi. Purtroppo, questo non è così già oggi, e in futuro ciò non potrà che peggiorare, per ovvi motivi legati alla sua limitata disponibilità sul pianeta. In questo ambito, le risorse algerine (sorgente del Galsi) sono state stimate esauribili in un arco di tempo che, secondo le previsioni più rosee, non arriva a oltre il 2030. A ciò, si aggiunga il fatto che l'Algeria sta tentando già adesso, ai più alti livelli politici, di rivedere gli accordi presi. Questo sia perchè il 90% dell'apparato produttivo del Paese è mosso dal gas, sia perchè attualmente- al netto del Galsi- l'impegno di estrazione del gas destinato agli accordi in essere è superiore alla quota disponibile, per cui si ha difficoltà a soddisfare il fabbisogno interno. Figurarsi a rispettare gli accordi: insomma, un bel giorno potrebbero decidere di..chiudere inopinatamente i rubinetti. Con inevitabili traersie per il Comparto industriale nostrano e la nostra fragile occupazione. Dunque, appare fortemente improbabile che quel gas potrà mai arrivare fino a noi, e a costi regionevoli. (mancu mali!) -Il Galsi sarà invece certamente fonte di nuova servitù del territorio imposto ai sardi "nel loro interesse". Una fascia larga quasi cento metri di territorio, per oltre 200 km. di percorso verrà alienata, o espropriata ai suoi legittimi proprietari, per far passare il tubo- in polietilene , dunque estrememente intaccabile dal calore degli incendi- cancellando proprietà, mettendo a rischio siti archeologici e/o identitari, e deturpando il paesaggio, da Porto Botte- vicino a dove abito io- fino ad Olbia, con larghi tratti del tubo che saranno visibili, dunque pericolosi e impattanti il paesaggio. Ricordo che "espropriare"significa dare un piatto di lenticchie- non adeguata compensazione, che in molti casi sarebbe eventualmente non quantificabile: quanto vale la vigna dei tuoi avi?- se va bene, ai proprietari di terreni, aziende, ecc. -Altro dato certo regalatoci dal Galsi saranno i danni che esso causerà all'ambiente, in primis- per ordine di importanza- al mare. Il passaggio del tubo causerà quasi certamente la sparizione delle praterie di Posidonia oceanica, pianta (NON alga) indispensabile all'intero ecosistema marino (una cosa nota finanche al più scarso studente di primo anno di Biologia marina quanto al più incapace dei pescatori). Esse costituiscono anche uno degli ultimi habitat naturali del Mediterraneo (e pressocchè UNICO sito in Italia) della Pinna Nobilis, mollusco bivalve conosciuto dalle mie parti come "nàccara", dal quale si estraggono filamenti naturali che, una volta cardati e lavorati secondo un'antichissima tradizione che ancora oggi sopravvive nell'Isola di S. Antioco, danno origine al Bisso, il filato che nell'Antico Egitto era destinato solo ai capi più preziosi dei Faraoni. Col passaggio del gasdotto e i lavori di posa del Galsi, tutto questo quasi certamente sparirebbe per sempre. E questo senza voler accennare che sommariamente ai danni che esso comportarebbe per la pesca, e ancor più per il Turismo. Le spiagge del sud di S.Antioco e quella di Porto Pino sono tra le più belle e scenografiche della Sardegna. Metterne a repentaglio la bellezza e l'integrità, mi pare del tutto inaccettabile! Altrettanto insopportabile mi pare rischiare di distruggere i fragili ecosistemi paludosi sito di passaggio e nidificazione di moltissime specie di uccelli, dal falco pescatore- altrove estinto e qui ancora presente- a fenicotteri, aironi, garzette ecc. che sono attrazione ambita da qualsiasi "birdwatcher", e che sarebbero interessati (eufemismo) dal passaggio del Gasdotto che proprio là prenderebbe terra. O continuare a mettere a repentaglio la pregiatissima produzione dell'ormai famoso nel mondo Carignano del Sulcis, uno dei vini più pregiati a livello globale. Insomma, danni ovunque ci si giri.. -Ricadute lavorative? Zero, o quasi. Nessuna ditta sarda è coinvolta nella costruzione dell'opera, e quasi tutta la manodopera- ci scommetto ad occhi chiusi- non sarà reperita in Sardegna, in quanto gli Accordi non lo prevedono. Al più, con un pò di fortuna, e magari qualche "buona parola", ci sarà un pò di lavoro a livello di Ditte di subappalto, specie movimento e trasporto terra. Briciole, insomma. Come al solito. Tutto ciò, aggravato dal fatto che: - Il "VIA" (Valutazione di Impatto Ambientale) è stato affrettato, con la solita procedura d'urgenza, quindi plausibilmente fatto con i piedi, il 14 Novembre scorso dalla Prestigiacomo (una che passerà alla storia come il primo Ministro alla distruzione dell'Ambiente). Tale "VIA" non prevedeva NESSUNA analisi certificata dei rischi connessi al passaggio e all'esercizio del progetto, nè è stato stabilito chi dovrebbe essere a pagare gli eventuali danni. Voglio vedere, poi, chi si assumerà colpe e responsabilità eventuali. -Il 22 Dicembre scorso, come riportato dalla Redazione, "la Conferenza dei servizi fra gli enti interessati ha concluso il lungo iter procedurale" alla fase di avvio. Coscenziosamente, il giorno dopo (23 Dicembre) La Giunta Cappellacci CANCELLAVA improvvisamente il Progetto portato avanti dal Consorzio CRS-4 relativo alla realizzazione di un impianto di PRODUZIONE energetica per ciascun polo industriale sardo basato sul concetto del Solare Termodinamico, ossia il presente ma ancor più il solido futuro dell'approvvigionamento energetico più avanzato- e sostenibile- al mondo, peraltro sviluppato dal Nobel Carlo Rubbia sulla base dell'intuizione descritta da Archimede di Siracusa, che ci avrebbe permesso- QUELLO SI- di abbattere drasticamente i costi legati all'energia, liberando le ali del nostro comparto industriale. Un progetto fortemente voluto dalla Giunta Soru, che però non mi risulta sia stato sufficientemente posto in risalto da parte di chi avrebbe dovuto difenderlo a spada tratta(come mi aspettavo sinceramente)mettendolo all'attenzione, sempre vigile ma in questo caso assente, dell'Opinione Pubblica, complice il silenzio di tutti i media (eccezion fatta per il sito di Tiscali, dal quale ho dapprima tratto, e poi dato l massimo della diffusione in Rete- e che avrei voluto vedere maggiormente difeso dal nostro Presidente. Cosa di cui mi piacerebbe chiedergli conto. Anche perchè, come ho detto, avrebbe modificato sensibilmente, e in meglio, la nostra bilancia energetica, da subito e per sempre (o almeno per il prossimo milione di anni). Insomma, vedere questo atteggiamento ben più che pragmatico della discussione, per non dire velatamente favorevole, proprio nell'area politica e da quegli uomini che rappresentano per me un riferimento quasi assoluto, mi lascia completamente sgomento, e incredulo. Possibile che, a fronte di tutto quanto descritto, ancora non si sia capito che questa strada è da abbandonare completamente, per fare del progetto Energetico basato su Solare Termodinamico ed eolico integrati il Cavallo di Battaglia della prossima Campagna Elettorale??? Il presente, e ancor più il Futuro della Sardegna passa prima di tutto dalla Sovranità energetica sostenibile proveniente da fonti rinovabili! Non dal prossimo paese che ci venderà a caro prezzo- e con danni potenzialmente incalcolabili- le sue costose risorse da idrocarburi o gas? Non mi pare che il mio sia un atteggiamento "integralista"; ciò che ho espresso sono dubbi non solo leggittimi ma ben fondati e circostanziati, dunque, nel caso non potessi esserci di persona, mi piacerebbe che fosse il mio amico Gavino a farsi carico, coscenziosamente e con la buona fede che gli è propria, dell'esposizione di questi quesiti, pretendendone risposte credibili e sincere. Come credo avverrà... Nel caso, comunque, attendo circostanziate smentite. A si biri ;)

1 commento:

  1. ...e'indiscutibile che tutto avviene per mancanza di sovranita' e di politici al soldo. la sola condizione per avere la sovranita'credo sia la realizzazione dell'indipendentismo,con il quale si potra'chiudere definitivamente,con la politica dei lestofanti e sporcaccioni. Dopo di che,si potrebbe avviare un nuovo corso politico-culturale e orientarlo verso la valorizzazione COMPATIBILE e DEMOCRATICO delle infinite risorse che questa terra ancora ci offre (...di questo passo e con galsi che ancora incombe... )-

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