Le nuove forme di sfruttamento del territorio sardo sono sempre più
spesso accompagnate da parole come “bio”, “eco”, “alternativa”,
“rinnovabile”, “sostenibile”, “green”, “verde”, con lo scopo di
mistificare e celare i reali interessi in gioco. Fondamentale per
svelarli è il ruolo dei comitati popolari che, non cadendo nell’inganno,
si spendono per la sensibilizzazione della popolazione e
l’organizzazione delle lotte nel territorio, dotandosi di competenze
tecniche e legali capaci di smontare pezzo per pezzo gli slogan della
speculazione energetica. Insieme a loro analizzeremo i meccanismi di
questo sfruttamento e i modi per combatterlo.
Se ne parla domani sera, 29 aprile a Cagliari dalle ore 16 nell’aula 17 della Facoltà di Scienze Umanistiche, Sa Duchessa, Via Is Mirrionis 1giovedì 28 marzo 2013
sabato 23 marzo 2013
Finalmente una svolta nella politica regionale. E il GALSI è il protagonista!
Evidentemente sono ancora in tanti, troppi,
coloro che in Sardegna, pur rivestendo incarichi importanti, non risultano
dotati di un minimo di senso del ridicolo. Nonostante l’estrema gravità della
situazione, il complesso e oscuro periodo che stiamo attraversando e nonostante
la dilagante decadenza (ma per alcuni è meglio parlare di "crisi") di
principi e di valori che ammorba la nostra vita quotidiana, qui da noi si
continua a organizzare inutili convegni, seminari o conferenze dove i soliti
"politici", “autorità”, “esperti” o “tecnici” se la cantano e se la suonano tra di
loro, con grande visibilità sulla “stampa”locale (quante virgolette!!). Gli
argomenti e i punti all’OdG sono gli stessi sin dagli anni 80, così i dati
forniti (rigorosamente in costante peggioramento) e le, tanto poche quanto
inefficaci, soluzioni proposte. Così
qualche giorno fa al convegno su “Relazioni industriali e mercato del
lavoro”, organizzato a Cagliari al "Regina Margherita" dove,
grande novità, è stata evidenziata
«l'assenza del tema del lavoro nell'agenda degli ultimi governi e la necessità
di ridistribuire il reddito per vie fiscali». Nel Convegno, a cui ha
partecipato anche il solito “pezzo grosso” da Roma - ossia la Segretaria Nazionale
della Cgil Susanna Camusso -, i qualificati relatori hanno svolto le loro riflessioni
sulle "numerose criticità, causa dei dati negativi sulla crescita". Tali
efficaci e originali elucubrazioni hanno partorito, infine, la soluzione ai
nostri problemi: il motore della ripresa sarà, pensate un pò, alimentato a gas
grazie al GALSI. Tale inaspettata e radicale soluzione è stata introdotta e ben
articolata da autorevoli esperti in materia energetica quali: Alberto Scanu, leader
sardo della Confindustria - associazione che ha quasi raggiunto l'obiettivo di
eliminare l'industria (quella sana) dalla Sardegna - e Pietro Ciarlo, professore universitario di ciò che
rimane della Costituzione. Gli araldi della rinascita sarda hanno tuttavia
dovuto evidenziare che il progetto GALSI si dibatte per ora tra «molti nemici,
clima opaco tra veti espliciti e occulti». Un ambientaccio insomma, dove a
tramare e a remare contro la lodevole opera (un gasdotto senza gas) sono evidentemente anche
gli scalcinati rappresentanti della società civile. Se poi lo dice un professore universitario
c’è da crederci! Ma la perla dell'iniziativa è giunta alla fine, quando si
è rilevato che "Lo sviluppo economico del Nord è strettamente collegato a
quello del Sud, per il quale si chiede maggiore attenzione". La
ineccepibile verità, chissà perché tenuta sinora nascosta, è dunque venuta
finalmente fuori qualche giorno fa e proprio a Cagliari, all'Hotel Regina Margherita.
Il Convegno ha dunque marcato un momento
storico.
Peccato che ad occuparsene sia stata solo la stampa locale. L’Economist,
Le Monde Diplomatique e il resto della stampa internazionale hanno disertato il tema.
Ma si sa, l’informazione
non è più quella di una volta.
Da L'Unione Sarda
Confindustria sicura: basta guerre al Galsi, l'Isola riparta dal gas
Burocrazia più snella, accesso al credito per le piccole
imprese e nuove fonti energetiche. Sono alcuni dei problemi che
caratterizzano il rapporto tra industria e mercato del lavoro: tema
trattato, ieri mattina a Cagliari, in occasione del convegno organizzato
dall'associazione nazionale degli ex parlamentari della Repubblica.
Numerosi gli ospiti, tra i quali il segretario nazionale della Cgil,
Susanna Camusso che, durante il suo intervento, ha ricordato «l'assenza
del tema del lavoro nell'agenda degli ultimi Governi e la necessità di
ridistribuire il reddito per vie fiscali».
GLI INTERVENTI Gli intervenuti hanno evidenziato, ciascuno per il proprio settore, numerose criticità, causa dei dati negativi sulla crescita, in Sardegna e in Italia. Michele Cossa, vicepresidente del Consiglio regionale, ha evidenziato «il ricorso sempre più frequente, da parte dell'industria, alla chiusura di accordi di crisi. Bisogna mettere in campo iniziative di rilancio». Uno degli aspetti fondanti della ripresa industriale in Sardegna riguarda l'energia. Secondo il presidente di Confindustria, Alberto Scanu, infatti, «è necessario ripartire dal gas e mettere fine alla guerra nei confronti del Galsi: non serve a nessuno il diniego a tutto campo». Un argomento sul quale è intervenuto anche il costituzionalista, Pietro Ciarlo che, in riferimento al Galsi, ha parlato di «molti nemici, clima opaco tra veti espliciti e occulti». L'ex parlamentare dei Ds, Pietro Maurandi, si è soffermato sull'azione del Governo che nel 2002 «con un accordo con le parti sociali, mise fine alla concertazione». Poi, sull'operato dell'esecutivo guidato da Monti ha evidenziato la «necessità di recuperare il rigore finanziario: un'operazione che non può durare in eterno».
GLI EX PARLAMENTARI C'è poi un'altra questione che vede l'Italia crescere a due velocità, come ha spiegato il presidente dell'Associazione degli ex parlamentari, Gerardo Bianco: «Si commette l'errore di considerare il Mezzogiorno come una palla al piede. Lo sviluppo economico del Nord è strettamente collegato a quello del Sud, per il quale si chiede maggiore attenzione».
Matteo Sau
GLI INTERVENTI Gli intervenuti hanno evidenziato, ciascuno per il proprio settore, numerose criticità, causa dei dati negativi sulla crescita, in Sardegna e in Italia. Michele Cossa, vicepresidente del Consiglio regionale, ha evidenziato «il ricorso sempre più frequente, da parte dell'industria, alla chiusura di accordi di crisi. Bisogna mettere in campo iniziative di rilancio». Uno degli aspetti fondanti della ripresa industriale in Sardegna riguarda l'energia. Secondo il presidente di Confindustria, Alberto Scanu, infatti, «è necessario ripartire dal gas e mettere fine alla guerra nei confronti del Galsi: non serve a nessuno il diniego a tutto campo». Un argomento sul quale è intervenuto anche il costituzionalista, Pietro Ciarlo che, in riferimento al Galsi, ha parlato di «molti nemici, clima opaco tra veti espliciti e occulti». L'ex parlamentare dei Ds, Pietro Maurandi, si è soffermato sull'azione del Governo che nel 2002 «con un accordo con le parti sociali, mise fine alla concertazione». Poi, sull'operato dell'esecutivo guidato da Monti ha evidenziato la «necessità di recuperare il rigore finanziario: un'operazione che non può durare in eterno».
GLI EX PARLAMENTARI C'è poi un'altra questione che vede l'Italia crescere a due velocità, come ha spiegato il presidente dell'Associazione degli ex parlamentari, Gerardo Bianco: «Si commette l'errore di considerare il Mezzogiorno come una palla al piede. Lo sviluppo economico del Nord è strettamente collegato a quello del Sud, per il quale si chiede maggiore attenzione».
Matteo Sau
martedì 19 marzo 2013
NO AL "PROGETTO ELEONORA"
Ancora GAS in tutte le salse! E ancora tentativi di grandi speculazioni sulla Sardegna. Sosteniamo la lotta contro il "Progetto Eleonora": giù le mani dalla nostra TERRA!
Economia: Trivelle Saras, Oristanese in lotta (L'Unione Sarda, 19 marzo 2013)
ARBOREA Duecento metri, poco più: il tragitto che separa la fiera dell'agricoltura da piazza Maria Ausiliatrice dove c'è il Teatro dei salesiani. Duecento metri che segnano i confini della lotta contro il “Progetto Eleonora”: mentre nel teatro arrivano, alla spicciolata, sindaci e amministratori del territorio, dal piazzale della fiera partono, in un rumoroso corteo, una cinquantina di trattori. Il messaggio è chiaro: si combatte contro la trivella usando le armi del dialogo. Ma la mobilitazione può essere anche più forte, più pesante. E può coinvolgere tutta la popolazione, non soltanto i suoi rappresentanti nelle istituzioni. LA LOTTA Non è un caso che la presenza delle forze dell'ordine sia imponente: polizia e carabinieri osservano, in realtà senza particolari preoccupazioni. In fondo, sono tutti concordi nel dire no alle trivelle targate Saras. Ma non è il caso di dormire sonni troppo tranquilli: il “No Progetto Eleonora” può diventare il “No Tav” in salsa sarda. Certo, le dimensioni sono completamente diverse: improbabile che l'attenzione mediatica per un'oasi naturalistica sarda sia pari a quella di una vallata piemontese stravolta dal percorso di una linea ferroviaria. Non c'è il rischio che possono sbarcare i professionisti della guerriglia urbana. Ma c'è pur sempre la rabbia di un'Isola e, soprattutto, di un territorio che non vuole assolutamente arrendersi a quella che considera una pericolosa sopraffazione. IL COMITATO Posti di lavoro, salute, identità: questo è quello che c'è in gioco. «E pensare», riflette Paolo Piras, uno degli attivisti del comitato, «che, quando abbiamo iniziato, eravamo quattro ragazzotti. Ci siamo posti l'obiettivo di combattere il Progetto Eleonora, informando la gente di quello che poteva accadere». Quei “quattro amici al bar” hanno ottenuto risultati inattesi: hanno mobilitato la popolazione. E, tutto sommato, questo non crea stupore. Ma sono riusciti anche a trascinare nella protesta le istituzioni. Quei sindaci seduti al tavolo del teatro con la fascia tricolore. Ma anche i rappresentanti dell'Isola nei palazzi romani: Michele Piras, neodeputato di Sel, accompagnato dall'ex consigliere provinciale Alessandro Vinci, si siede all'interno del teatro dove ha trovato posto anche il consigliere regionale del Psd'Az Christian Solinas. IL PARLAMENTO Ma anche altri si iscrivono alla battaglia bipartisan. Mauro Pili annuncia, attraverso il suo profilo Facebook, l'intenzione di presentare un'interrogazione alla Camera. La collega Manuela Corda, portata a Montecitorio dal MoVimento 5 Stelle, sabato ha partecipato alla “Marcia del sale”, organizzata da ProgReS. E ha annunciato l'intenzione di non abbandonare la lotta contro il “Progetto Eleonora”. «Ho inoltre offerto il mio pieno supporto», scrive su Facebook, «a tutte le iniziative civiche indirizzate alla tutela del nostro territorio».

mercoledì 13 marzo 2013
Ma quanto gas ci vogliono dare ???
ENERGIA: SARAS, AVANTI CON PROGETTO ESTRAZIONE GAS NELL'ORISTANESE (AGI) - Oristano, 11 marzo 2013 -
La Saras va avanti e il Progetto Eleonora non si ferma. La societa' petrolifera della famiglia Moratti non intende rinunciare all'iniziativa che prevede la realizzazione di un pozzo per l'estrazione di gas naturale dal sottosuolo, in un'area poco distante dallo stagno di S'Ena Arrubia, nel territorio di Arborea, in provincia di Oristano. Per mercoledi' prossimo la Saras ha annunciato l'illustrazione del progetto e i contenuti dello Studio di impatto ambientale. Si avvia quindi la procedura regionale per richiedere le necessarie autorizzazioni. Contro il Progetto Eleonora da tempo si e' schierato un comitato locale "No al Progetto Eleonora" che ha ottenuto il sostegno di enti pubblici, associazioni e movimenti. Anche in questi giorni il comitato, che teme ricadute negative per l'ambiente, ha promosso iniziative di sensibilizzazione sul territorio. (AGI) Or1/Sol

venerdì 8 marzo 2013
Ci mancava pure un altro Appello al GALSI!
E’ dei giorni scorsi, e stavolta proviene da
CNA - preoccupata per lo stato di salute del fantomatico e ormai imbarazzante
progetto del gasdotto GALSI - il forte richiamo indirizzato alla Giunta
regionale affinché si dia da fare per garantirne la realizzazione, naturalmente
per il bene dei Sardi e della nostra isola.
Così, nel tempo in cui la strategia “Europa 2020” ci indica la strada dell’economia sostenibile, - “…di una economia efficiente sotto il profilo delle risorse, che sia sostenibile e competitiva, e in grado di sviluppare nuovi processi e tecnologie,incluse le tecnologie verdi, al fine di favorire maggiore prosperità nell’Unione Europea e contribuire a creare un mondo a basse emissioni di carbonio e rispettoso dell’ambiente” -, e la Sardegna registra, dati 2012, un crollo del consumo di energia elettrica pari al -10,3%, dovuto in gran parte al fallimento del settore industriale http://www.regione.sardegna.it/j/v/491?s=217721&v=2&c=1489&t=1, qualcuno,evidentemente privo di argomenti e/o proposte valide, considera ancora il GALSI la panacea di tutti i mali, senza la quale non ci potrà essere futuro e sviluppo per la nostra isola. http://www.sardegnaoggi.it/Cronaca/2013-03-01/20955/Galsi_Cna_sarda_La_Regione_faccia_chiarezza_sul_progetto.html.
Ormai siamo al paradosso vero e proprio. L’imponente infrastruttura, infatti, è da taluni talmente attesa e sospirata, e in grado di poter abbattere i costi sulle bollette nonché garantire l’approvvigionamento energetico dell’isola, che regge bene il paragone con una poderosa flebo - necessaria, ma tuttavia inutile - a rinsavire la ormai defunta industria isolana. I soliti noti estimatori del Progetto
GALSI, - la cui condotta ha un diametro interno di cm. 1,20 e dovrebbe
attraversare l’isola per 272 Km. -, non ci raccontano però la verità sui
“famosi collegamenti” di congiunzione ai 38 “PIDI” (Punti di intercettazione di
linea) del “tubone principale”. Collegamenti che peraltro non sono mai stati
progettati da nessuno e non potrebbero essere finanziati per via dei costi
improponibili e antieconomici. Tali connessioni, infatti, interesserebbero vastissime
porzioni del nostro territorio, specificatamente aree non antropizzate, impattando
gravemente sull’ambiente e sul paesaggio, sia per le dimensioni dei tubi che per
gli innumerevoli scavi, e sia per l’ occupazione del suolo che per il numero di
espropri, nonché, e soprattutto, per il danno che ne deriverebbe all’economia
rurale/ primaria. Totalmente slegate da tali connessioni e dal GALSI sono invece
le reti secondarie dei Comuni che da anni, un po’ ovunque e a passo di lumaca,
procedono stancamente nel loro cammino. Trattasi però di condotte con tubi del
diametro di pochi centimetri che attraversano le zone abitate e limitrofe grazie
a scavi e impatti ordinari, come avviene normalmente per la creazione di altre
reti cittadine. Dietro queste reti, è bene ribadirlo, esistono già accordi per
l’approvvigionamento del gas, che però nulla hanno a che fare con il
metanodotto GALSI.
Ma ormai possiamo affermare, senza nemmeno particolare lungimiranza che, anche quando queste tubazioni verranno ultimate,se mai lo saranno, potrebbe essere estremamente sconveniente farci passare del gas dentro. Per il futuro, infatti, auspichiamo tutti di poter avere a disposizione più “tecnologie verdi” - come suggerito dall’UE - capaci di produrre energia pulita.
In fondo desideriamo anche noi fare la nostra parte per contribuire a creare un
mondo più rispettoso dell’ambiente con meno emissioni di carbonio. Sull’abbattimento dei costi, invece, alcune
indicazioni interessanti arrivano dal Sarrabus (La voce del Sarrabus -febbraio 2013). A Muravera, nei mesi scorsi,con il gioco al ribasso del prezzo delle bombole, il costo del gas si è quasi dimezzato. E qualcuno ancora oggi crede che il mercato
del metano possa essere concorrenziale, e che invece non dipenda da grandi accordi
e cartelli delle multinazionali, che stanno ben al di sopra della nostra
portata.
Nonostante ciò il miraggio del GALSI per la nostra isola aleggia ancora nella fantasia senza confini dei soliti “impreparati” fautori del Progetto, che preferiscono vivere tuttora nel passato, sognando cattedrali nel deserto, sciorinando slogan e illusioni che nulla hanno a che vedere con la realtà quotidiana. Bisogna quindi avere molta pazienza sull’argomento, e sopportare gli ormai inutili colpi di coda dei soliti noti,
peraltro responsabili di aver contribuito nel corso degli anni alla distruzione
inesorabile del nostro territorio, purtroppo già fortemente alterato e
inquinato (per chi ancora non lo sapesse la Sardegna è la regione più inquinata
d’Italia).
Altro che azioni di innovazione ed efficientamento energetico, processi di riconversione territoriale e riqualificazione professionale in un nuovo sistema di crescita sostenibile, che dovrebbero interessare il nostro “paradiso terrestre”.
Lorsignori sono invece capaci di sponsorizzare a gran voce la costruzione di una gigantesca, spettrale, impattante, obsoleta e quanto mai dannosa struttura che costituirebbe per la nostra isola una servitù senza precedenti, rendendoci ancor più dipendenti dall’esterno. Questo forte Appello alla “modernità” dimostra ancora una volta quanto siano al passo coi tempi!
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