(di TRITONE)
Il paventato fendente mortale che nuovamente aleggia minaccioso sul territorio isolano - si chiami dorsale, condotta o gasdotto non importa - impone una riflessione.
Se vogliamo conservare la
nostra sovranità non dobbiamo guardare al passato. Se vogliamo restare
abbastanza forti da scegliere il nostro destino dobbiamo dotarci di un potere
pubblico, ossia di tutti. Dobbiamo dotarci di uno strumento comune della nostra
volontà senza il quale non esisterebbe più una sovranità popolare da difendere.
Questo perché, in virtù di un semplice rapporto di forze, in futuro sarebbero
sempre altri a dettarci le politiche da adottare.
Politica e Media ci
vogliono disuniti, confusi e quasi sottomessi affinché proceda spedita
la loro connivenza grazie all’ausilio prepotente e straripante dei mezzi di cui
possono disporre. Lo scopo? Presto detto: il raggiungimento dei loro
interessati obiettivi che, quasi sempre però, difficilmente coincidono con
quelli attesi dalla collettività. E’ questo il modo che hanno escogitato per
alimentarsi e mantenersi in vita. E poco importa se ci troviamo sul lastrico,
ci lamentiamo e ci appaiono all’orizzonte scenari inquietanti.
Noi del Comitato
ProSardegnaNoGasdotto ci ostiniamo a combattere queste ingerenze da parecchi
anni, ma ci siamo sempre sentiti soli - a volte addirittura sperduti - nella
battaglia contro il colosso denominato “potere”. E ancora non sappiamo se - nel
nuovo braccio di ferro che tristemente si palesa - ancora possediamo l’energia
per opporci. Abbiamo bisogno di aiuto! E’ giunto quindi il momento di
mobilitarsi in massa per far loro comprendere che abbiamo capito tutto e non ci
stiamo più. Così come dobbiamo fargli capire che non abbiamo bisogno di
divisione, né in Italia né tantomeno in Sardegna. Necessitiamo semmai di
un’unione sempre più stretta - e certamente anche più politica - quella sana
però. Ma da troppo tempo ormai le classi dirigenti non osano promuoverla nel timore,
ma anche nella consapevolezza, di non trovare più maggioranze disposte a
rieleggerle. Si sappia però che rinunciare all’unità ci conduce alla rovina, a
un suicidio collettivo. Stiamo galoppando velocemente in quella direzione, non
più al passo bensì al trotto, in una cavalcata folle che è necessario fermare
subito, prima del baratro.
Non possiamo consentire
più a nessuno di ingannarci. Le “lezioni” impartiteci dalle inefficaci e
scadenti classi politiche susseguitesi al potere ci dovrebbero aver insegnato
qualcosa. Il mio invito è pertanto quello di metterci alla prova - tutti
indistintamente - nel disperato tentativo di tamponare la nuova emorragia che i
soliti impuniti stanno procurando.
Dobbiamo attrezzarci per
comprendere la portata di ciò che accade intorno a noi, e farci trovare pronti
per respingere con forza prepotenze e soprusi - come l’irresponsabile nuovo
tentativo di sventrare il nostro territorio per la posa del metanodotto -
se lo riteniamo necessario e vitale per il futuro. Le libertà di cui disponiamo
ci offrono tutti gli strumenti giusti per farlo, invece di lasciare carta
bianca ai soliti ciarlatani di turno che ci trascinano al declino.
Per ciascuno di noi è
pertanto giunto il momento di rimboccarsi le maniche e mobilitarsi. Interessiamoci
alla politica e cerchiamo nel nostro piccolo di esserne protagonisti attivi e
positivi, rammentando che il benessere e le tutele di cui godiamo - che abbiamo
diritto e ottime ragioni di voler mantenere - sono frutto di decenni di lotte
politiche e sociali. Non permettiamo a nessuno di rimuoverle.
La salvezza sta nel
mettere in comune esperienze sane con capacità sane e non nel principio del
“ciascun per se” che finirebbe - come già accade - con lo scagliarci gli uni
contro gli altri. Purtroppo siamo pieni di paure e problemi così grandi da
farci addirittura confondere l’essenziale con il superfluo, e il tempo che ci
resta alla fine della solita giornata trascorsa a mille all’ora è davvero
esiguo.
Come fare? Scegliendo fra
le nuove generazioni giovani perbene, volonterosi e capaci. Pertanto, questa
politica e questi media devono starne fuori. Operazione estremamente difficile,
lo so, ma allo stato attuale non intravedo altre possibili soluzioni. Visti i
risultati ottenuti, possiamo tranquillamente affermare - senza timore di
smentita - che il loro tempo è scaduto. Non hanno più titolo né numeri per
chiederci di essere ancora indulgenti con loro.
Se ci pensate, appare
quantomeno curioso constatare come entrambe le categorie partano dal
presupposto di considerare Male tutto ciò che si oppone al loro potere. Se
riflettiamo bene, infatti, loro non applicano un programma, ma ubbidiscono al
programma che rende possibile la loro stessa esistenza. E’ quindi Buono tutto
ciò che permette la sua realizzazione, anche se questo Buono nel linguaggio
comune rientra nella categoria del Male; è invece Cattivo ciò che intralcia o
impedisce la realizzazione del programma, anche se questo Cattivo nel
linguaggio comune rientra nella categoria del Bene.
L’idea malsana e irresponsabile
di devastare irrimediabilmente la nostra isola per la posa del “tubone” lo
dimostra: è ritenuta un Bene perché indispensabile ai fini della realizzazione
del loro progetto. A prescindere da tutto e tutti. E’ questo il senso del
perverso meccanismo.
Per conservare la nostra
terra almeno così come è bisogna combattere senza timori o reverenze,
altrimenti è la fine. Troppi anni di malgoverno ci hanno ridotti sul lastrico e
messi nella condizione di pietire ormai tutto. Siamo spalle al muro, e tutto quello
che ci resta è il nostro territorio. Ebbene, che nessuno osi più toccarcelo,
basta e avanza così. E’ questo il messaggio - se vogliamo, anche velatamente
intimidatorio - che deve passare, e così deve essere percepito da chi ancora
mostra fameliche bramosie sull’isola.
Magari anche quei
personaggi che possono vantare il lusinghiero risultato di aver fatto
finalmente entrare la Sardegna in una sempre ambita “TOP TEN”. Peccato però sia
quella della disoccupazione giovanile in Europa. Secondo le recenti stime
EUROSTAT 2016 la Sardegna infatti occupa la sesta posizione grazie
all’esaltante 56,3% di senza lavoro, e aggiungerei quasi senza speranza. Alzi
la mano chi ancora crede a questi mangiapane a tradimento.
Diverso ma non troppo il
discorso che riguarda l’informazione. Qui, come nella politica, non ha valore
il contenuto, conta solo il rumore. Ed è proprio così che alla fine vince la
menzogna.
Un monito per tutti coloro
che sui divani domestici hanno la perversa abitudine di accontentarsi
nell’ascoltare le notizie diramate dalla TV - veri e propri depistaggi -
rivolte ad una massa di telespettatori passivi e inerti, cioè noi, che
difficilmente riesce a stare dietro quanto si dice o si dibatte, o più spesso
si urla. Quotidianamente purtroppo assistiamo ad uno spaccato esemplare della
società della prevaricazione discorsiva in cui viviamo.
Le libertà verbali
diventano sinonimo di imprevedibilità. E l’imprevedibilità più che la
ponderatezza è oggi considerata un valore aggiunto. Più il linguaggio
(soprattutto televisivo) è irrispettoso, più viene percepito come autentico.
Ecco perché quello pacato, democratico, quasi sottomesso, non piace perché
considerato falso. Si tratta sempre e solo di strategia: non interessa quello
che dici o che fai, importa solo che arrivi alle persone.
Passa dunque tutto per la
pancia, la testa è troppo lenta per come oggi è costruito il mondo e per le
regole che si è dato. Pertanto, in questo triste contesto parlare di contenuti
è molto difficile. Il contenuto richiede tempo, ed esso stride assai con la
velocità dell’informazione che ci viene imposta.
Come uscire da questa
perversione? Secondo me l’unico modo è quello che ciascuno si assuma la propria
responsabilità, magari anche mettendoci la faccia. Ritengo sia questo il modo
per ristabilire un patto di fiducia fra persone. Ti conosco, ti leggo e/o ti
ascolto e - anche se non la penso come te - trovo utile confrontare il tuo
punto di vista con il mio.
Quello che in buona fede
facciamo, diciamo e scriviamo porta la nostra faccia e le nostre convinzioni.
Se non veicoliamo nulla - per esempio svuotando politica e informazione di
reali e veritieri contenuti - stiamo offrendo solo rumore, nulla più.
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