lunedì 16 aprile 2012

IL METANO DA UNA MANO A TISCALI. CRONACA DI UNO STRANO CAMBIO DI OPINIONE

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"Il metano dà una mano a Tiscali"
tratto da SASSARI SERA (2006).
 “Life’s a gas”, cantavano i Ramones, celeberrimo gruppo punk americano. Se ne è accorto anche Renato Soru, alla fine: la vita è un gas. Meglio se naturale e a basso costo. Come il metano algerino.Quello stesso metano algerino, tanto caro al suo predecessore Mauro Pili (Fi), che in campagna elettorale Mr. Tiscali aveva indicato come una truffa, se non peggio. Certamente come un progetto strampalato da abortire prima ancora che potesse emettere i primi vagiti. Diventato governatore, Soru si è improvvisamente innamorato del gas, tanto da gettarsi anima e corpo nella corsa al metanodotto Algeria-Sardegna-Italia. Viaggi ad Algeri, trattative diplomatiche serrate, proclami pubblici e tanti misteri: sono questi gli ingredienti del metanodotto alla sanlurese.

Ma facciamo un passo indietro.E’ la fine di novembre del 2001 e pochi giorni dopo, ai primi di dicembre, la Giunta presieduta dal ‘Bel Mauro’ adotta la prima delibera relativa al metanodotto. Il 16 maggio del 2002, il Comitato delle Regioni dell’Unione europea adotta all’unanimità il parere proposto dal presidente sardo, riconoscendo alle regioni insulari la priorità per la realizzazione dei progetti energetici. Di metanodotto si parla anche nel piano energetico regionale, per la cui redazione la Giunta dà mandato all’Università di Cagliari il 2 agosto 2002. La bozza sarà consegnata il 31 dicembre e approvata dall’esecutivo il 28 maggio dell’anno successivo. Nel dicembre del 2002, il Parlamento approva la legge per la progettazione e la realizzazione del metanodotto, su cui saranno riconosciuti diritti ventennali ai soggetti che investiranno nell’opera (è il sistema detto del project financing). Per il triennio 2002-2004 vengono stanziati dal Cipe 223 milioni di euro. I soggetti interessati a prendere parte all’impresa si impegnano a costituire un consorzio denominato Galsi. La dichiarazione di intenti viene sottoscritta da Sonatrach, società nazionale idrocarburi algerina, per una quota azionaria del 40%; da Edison Gas, per il 20%; da Enelpower, società di ingegneria dell’Enel, e da Wintershall, operatore energetico tedesco facente capo al gruppo Basf, con il 15% ciascuno; da Eos Energia, società di trading energetico controllata da Hera, con il 10%. Il 10 dicembre del 2002, la Giunta affida l’incarico per la redazione del piano di metanizzazione della Sardegna alla G. & Fint S.r.l.
Il 29 gennaio del 2003 si costituisce la Galsi S.p.A., in cui entra come azionista anche la Regione.
Le quote sono così ripartite: 36% a Sonatrach, 18% a Edison, 13,50% ciascuna a Enel Produzione e Wintershall, 9% a Hera Trading, 5% ciascuna a Sfirs e Progemisa, le due società con cui la Regione entra a far parte del consorzio. Scopo sociale di Galsi è lo studio di fattibilità per la realizzazione del metanodotto. Il capitale sociale iniziale è fissato in 3 milioni 850 mila euro. Il 25 febbraio del 2003 viene siglato, tra il Ministero delle Attività produttive e la Regione, il protocollo d’intesa per la metanizzazione della Sardegna, che prevede l’aggiornamento dell’accordo di programma quadro già definito. Il 15 aprile si riunisce per la prima volta il Cda della Galsi, di cui è nominato presidente Renato Pozzi, già direttore tecnico di Edison Gas. Il 28 maggio, la Giunta Pili approva il piano energetico regionale, che tra le principali fonti di approvvigionamento indica il metanodotto, la cui entrata a regime è prevista per il 2010. Un anno dopo, il 3 maggio del 2004, la nuova Giunta presieduta da Italo Masala (An) adotta il piano di metanizzazione. Nel testo della delibera, il costo previsto per lo studio di fattibilità per il metanodotto è già salito a 9 milioni 339 mila euro, quasi tre volte il capitale sociale di Galsi.
Di lì a poco, si sarebbe installato in viale Trento Mr. Tiscali, il paladino della lotta contro un’opera che considera inutile e faraonica. Fatto sta che, a pochi mesi dall’insediamento, Soru cambia repentinamente opinione e comincia a organizzare spedizioni diplomatiche in quel di Algeri. La condotta sottomarina è tornata a essere una priorità della Sardegna e per questo il governatore pensa a rafforzare i rapporti di cooperazione con il paese nordafricano anche in altri settori.
L’Uomo di Sanluri si fa accompagnare, nelle sue spedizioni al di là del Mediterraneo, da nutrite delegazioni di imprenditori isolani, sotto l’esperta regia del presidente regionale di Confindustria, Gianni Biggio. Il gossip politico-finanziario narra di delegazioni parallele di Tiscali che, in veste rigorosamente non ufficiale, tratterebbero con il governo algerino la fornitura di servizi internet.
Il 7 marzo del 2005, Soru firma un pre-accordo per l’acquisto di gas dalla Galsi. Il governatore si impegna ad acquistare fino a un massimo di 2 miliardi di metri cubi di metano, da utilizzare sia per scopi civili che per scopi industriali. Durata della fornitura, prezzo di vendita, quantità annuali (il metanodotto avrà una portata di 8 miliardi di metri cubi l’anno), pressione e fasce orarie di fornitura devono ancora essere definiti. Il fabbisogno medio annuo della Sardegna è stimato in 500 milioni di metri cubi. Il 22 novembre, la Giunta delibera direttive, criteri e modalità per il primo bando relativo al progetto di metanizzazione dell’Isola. Nel testo delle delibera viene svelato il punto di approdo del gasdotto: sarà il Golfo di Palmas, nel territorio di San Giovanni Suergiu. Il 30 marzo 2006, l’esecutivo delibera lo stanziamento di 86.432.400 euro di fondi Cipe per finanziare la metanizzazione. Il 21 aprile, di rientro dall’ennesimo viaggio in Algeria al fianco del governatore, il presidente della Sfirs, Giuseppe Busia, rilascia all’Ansa alcune importanti dichiarazioni.
Innanzitutto, l’avvio del gasdotto sarà anticipato: non più l’autunno ma la primavera del 2009. Soru è passato dal voler tirare fuori la Regione dal progetto a premere per accelerare le operazioni. Busia annuncia che il 15 maggio sarà convocata l’assemblea degli azionisti di Galsi per deliberare un aumento di capitale fino a 34 milioni di euro, “con possibilità di crescere perché Galsi si trasformi da società di studio a società che realizzerà il gasdotto”. Sempre secondo il presidente della Sfirs, tutti i soci intendono sottoscrivere l’aumento di capitale e da parte di viale Trento ci sarebbe l’intenzione di accorpare le due partecipazioni azionarie, con la finanziaria che rileverebbe la quota di Progemisa. La Regione intenderebbe inoltre costituire una società per la commercializzazione del metano che, a detta di Busia, “avrebbe buone prospettive di rientro”. Nel corso dei colloqui ad Algeri si è parlato anche della possibilità di posare un cavo sottomarino accoppiato al metanodotto. L’avvocato nuorese assicura che servirà a trasportare elettricità. Insomma, per il governatore il metanodotto non è più una fregatura da evitare a tutti i costi ma un business redditizio in cui gettarsi anima e corpo. Ma c’è chi vuole vederci chiaro.
Il 31 maggio, l’opposizione di centrodestra in Consiglio regionale presenta una mozione, primo firmatario Mario Diana, con cui chiede a Soru di spiegare all’Aula: se il progetto di metanizzazione della Sardegna sarà davvero portato avanti; se l’aumento di capitale di Galsi è stato effettivamente deliberato; se, e per mezzo di quale procedura, a Galsi è già stato assegnato il compito di realizzare l’opera; se la quota di gas che Soru si è impegnato ad acquistare è realmente commisurata al fabbisogno dell’Isola; se corrisponde al vero che accanto al gasdotto sarà posato un cavo per le telecomunicazioni e, in caso affermativo, chi ne sarà il proprietario e chi potrà utilizzarne la capacità di trasporto.Nelle settimane precedenti la presentazione della mozione, infatti, è andata prendendo corpo una voce secondo cui l’approdo del metanodotto verrebbe posto in terreni di proprietà del Casic nei pressi del Porto canale, a un passo dal campus di Sa Illetta. Un cambio di programma rispetto alla prima scelta, che indicava nel Golfo di Palmas la località ideale per l’approdo? L’ultima delibera di Giunta relativa alla condotta per il gas algerino porta la data del 7 giugno. Il testo è piuttosto criptico, ma si parla del fatto che “i soci che hanno concorso alla predisposizione del progetto di fattibilità del gasdotto potrebbero essere quelli più direttamente interessati a curarne anche la fase attuativa” (ma un tempo le opere pubbliche di tale portata non si assegnavano per mezzo di gare internazionali?) e dell’aumento di capitale di Galsi, necessario a coprire le spese dello studio di fattibilità, lievitate, nell’arco di tre anni e mezzo, da 3 milioni 850 mila a 34 milioni di euro. Si parla anche, of course, della possibilità di modificare l’oggetto sociale di Galsi: non più lo studio di fattibilità ma la realizzazione del metanodotto. “Sulla base degli accordi che stanno maturando fra i soci”, sta scritto nella delibera, “appare conveniente permanere nella compagine sociale solo nell’ipotesi in cui si intenda partecipare alla realizzazione dell’opera, per la quale sono stati stimati necessari circa 2 miliardi di euro, che dovranno essere ripartiti tra i soci in ragione delle rispettive percentuali di partecipazione”. Purtroppo, però, Sfirs e Progemisa non posseggono “risorse sufficienti a consentire loro di fare fronte a impegni rilevanti quali quelli ipotizzati”. E allora? E allora la Giunta delibera di “proporre, a partire dal prossimo Dpef e negli atti a esso conseguenti (in particolare nei progetti delle leggi finanziaria e di bilancio), la copertura finanziaria necessaria al sostegno delle attività della Sfirs S.p.A. e della Progemisa S.p.A. coinvolte nell’iniziativa” e “di autorizzare la Sfirs S.p.A. e la Progemisa S.p.A. A porre in essere tutti gli atti necessari al mantenimento inalterato della propria partecipazione nella società Galsi e al sostegno della stessa nel perseguimento dei suoi nuovi obiettivi”.
Il che significa, in estrema sintesi, che la Regione si impegna a cacciare di tasca qualsiasi cifra pur di restare agganciata al progetto del metanodotto.
Quali siano le ragioni che hanno indotto il governatore a cambiare così radicalmente idea, a nessuno è dato saperlo.


*La vignetta e' tratta da L'Altravoce.net

3 commenti:

  1. Eccezzionale questo storico sugli accordi GALSI. Complimenti per l'articolo!!!

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  2. ...E TUTTI GLI ALTRI VANNO AVANTI INCHINANDO LA TESTA E DICENDO "SISSIGNORE FACCIAMO IL TUBO ANCHE SE NON CI SERVE"....

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  3. ...SORU, SORU...ALLA FINE, UN CERTO AMBIENTINO
    E LA PECUNIA PIACE ANCHE A TE...COMPLIMENTI
    PER LA COMMEDIA BEN INTERPRETATA, SOPRATTUTTO
    IN CAMPAGNA ELETTORALE -
    MI DISPIACE MA,QUELLO CHE POSSO E VOGLIO FARE AL MOMENTO E'DI DISDIRE L'ABBONAMENTO A TISCALI
    E DI CONSIGLIARE LA STESSA COSA AD AMICI E CONOSCENTI -

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