E’ risaputo che ognuno
a casa propria possa comportarsi come ritiene opportuno con chi lo viene a
trovare: parenti, amici, ospiti, visitatori improvvisati o stagionali, etc.
A casa propria però!
Ciò che ancora oggi accade nella nostra bella isola di Sardegna, invece, non
trova esattamente corrispondenza con queste normali regole di civiltà ed
educazione.
Esempi? A bizzeffe, e
c’è da vergognarsene davvero! C’è davvero l’imbarazzo della scelta! E tutti
quelli meritevoli di menzione - si fa per dire - sono a scapito nostro, della
nostra salute e quella del territorio, e della nostra cultura improntata
sull’ospitalità e il rispetto di chi ci troviamo di fronte, chiunque esso sia.
A lungo andare, però,
i misfatti e le continue vessazioni imposte dallo Stato al paziente popolo
sardo - con la colpevole partecipazione delle istituzioni regionali, a tutti i
livelli - hanno cominciato a produrre effetti negativi sulla nostra visione di
cordiale accoglienza, e sul reale interesse che i decisori politici manifestano
per il nostro territorio ed i suoi educati e pacifici abitanti.
Proviamo però a
chiederci come la Sardegna - in questi ultimi anni - sia spesso riuscita a
divincolarsi dalla stretta morsa speculativa dei soliti rapaci affamati, pronti
ad avventarsi sull’ambita preda per soddisfare la loro fame. Come è stato
possibile arginare questo perverso meccanismo fino ad accertare l’inversione di rotta da parte di “pericolosi protagonisti
senza scrupoli” su alcuni progetti assolutamente speculativi, quali il GALSI o
le trivelle etc….?
E’
presto detto, grazie
ai Comitati spontanei di cittadini. Loro, e solo loro si sono fatti
portavoce
di un malessere diffuso capace di generare in ciascuno una presa di
coscienza
importante: certificare l’inadeguatezza della classe politica nazionale -
per quel che ci interessa, soprattutto di quella sarda - e quindi
scendere in
campo per combattere, a tutela dei propri diritti e della propria
libertà, per
invertire la rotta di un percorso ormai consolidato, sempre a scapito
nostro ma
a favore dei soliti noti, e così liberarci dalla stretta morsa di chi
allegramente
ci governa, gentaglia addirittura capace di condurre la Sardegna e noi
Sardi in
questa ingiusta ma ormai, purtroppo, estrema condizione di
sopravvivenza.
Altro che “comitatini”
come li ha definiti il premier Renzi. I cittadini italiani hanno deciso di difendere il loro patrimonio
e le loro bellezze, e anche noi sardi ci siamo ribellati. Il mare, la cultura,
l’arte, i nuraghi, i prodotti enogastronomici, la storia antichissima della nostra
terra sono beni inestimabili che non può portarci via nessuno, per nessun
motivo nè tantomeno con i soprusi. ALT, QUI NON SI PASSA! E’ questo il
messaggio che viene trasmesso dai Comitati ai vecchi e nuovi barbari dominatori
e, forse, il Governo regionale comincia a sentire qualcosa. Speriamo non sia solo
una sensazione.
TRITONE
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