Perché tanta insistenza sul GALSI da parte dei soldatini del PD? Perchè Soru, prima contrarissimo, ne è diventato improvvisamente uno dei più accaniti sostenitori? Per capire e ipotizzare, oltre all'articolo qui allegato pubblicato nel 2006 su Sassari Sera, leggiamoci questa nota apparsa nel febbraio 2005 sul sito della Regione Sardegna. Si tratta di: "....discussioni tra il ministro (algerino) Khelil
e il presidente Soru hanno riguardato anche il progetto di cavo che
colleghi i due paesi attraverso le fibre ottiche per il quale stanno per
partire gli studi di fattibilità.". Non male per Tiscali un collegamento diretto con il Nord-Africa: stabile, sicuro e a spese nostre!
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"IL METANO DA UNA MANO A TISCALI" tratto da SASSARI SERA
“Life’s a gas”, cantavano i Ramones, celeberrimo gruppo punk americano.
Se ne è accorto anche Renato Soru, alla fine: la vita è un gas. Meglio
se naturale e a basso costo. Come il metano algerino. Quello stesso
metano algerino, tanto caro al suo predecessore Mauro Pili (Fi), che in
campagna elettorale Mr. Tiscali aveva indicato come una truffa, se non
peggio. Certamente come un progetto strampalato da abortire prima ancora
che potesse emettere i primi vagiti. Diventato governatore, Soru si è
improvvisamente innamorato del gas, tanto da gettarsi anima e corpo
nella corsa al metanodotto Algeria-Sardegna-Italia. Viaggi ad Algeri,
trattative diplomatiche serrate, proclami pubblici e tanti misteri: sono
questi gli ingredienti del metanodotto alla sanlurese.
Ma facciamo un passo indietro. Il progetto per la
realizzazione di una condotta che porti il metano dall’Algeria alla
Toscana passando per la Sardegna fa la sua prima comparsa nel collegato
alla finanziaria nazionale del 2002. E’ la fine di novembre del 2001 e
pochi giorni dopo, ai primi di dicembre, la Giunta presieduta dal ‘Bel
Mauro’ adotta la prima delibera relativa al metanodotto. Il 16 maggio
del 2002, il Comitato delle Regioni dell’Unione europea adotta
all’unanimità il parere proposto dal presidente sardo, riconoscendo alle
regioni insulari la priorità per la realizzazione dei progetti
energetici. Di metanodotto si parla anche nel piano energetico
regionale, per la cui redazione la Giunta dà mandato all’Università di
Cagliari il 2 agosto 2002. La bozza sarà consegnata il 31 dicembre e
approvata dall’esecutivo il 28 maggio dell’anno successivo.
Nel dicembre del 2002, il Parlamento approva la legge per la
progettazione e la realizzazione del metanodotto, su cui saranno
riconosciuti diritti ventennali ai soggetti che investiranno nell’opera
(è il sistema detto del project financing). Per il triennio 2002-2004
vengono stanziati dal Cipe 223 milioni di euro. I soggetti interessati a
prendere parte all’impresa si impegnano a costituire un consorzio
denominato Galsi. La dichiarazione di intenti viene sottoscritta da
Sonatrach, società nazionale idrocarburi algerina, per una quota
azionaria del 40%; da Edison Gas, per il 20%; da Enelpower, società di
ingegneria dell’Enel, e da Wintershall, operatore energetico tedesco
facente capo al gruppo Basf, con il 15% ciascuno; da Eos Energia,
società di trading energetico controllata da Hera, con il 10%.
Il 10 dicembre del 2002, la Giunta affida l’incarico per la
redazione del piano di metanizzazione della Sardegna alla G. & Fint
S.r.l. Il 29 gennaio del 2003 si costituisce la Galsi S.p.A., in cui
entra come azionista anche la Regione. Le quote sono così ripartite: 36%
a Sonatrach, 18% a Edison, 13,50% ciascuna a Enel Produzione e
Wintershall, 9% a Hera Trading, 5% ciascuna a Sfirs e Progemisa, le due
società con cui la Regione entra a far parte del consorzio. Scopo
sociale di Galsi è lo studio di fattibilità per la realizzazione del
metanodotto. Il capitale sociale iniziale è fissato in 3 milioni 850
mila euro.
Il 25 febbraio del 2003 viene siglato, tra il Ministero
delle Attività produttive e la Regione, il protocollo d’intesa per la
metanizzazione della Sardegna, che prevede l’aggiornamento dell’accordo
di programma quadro già definito. Il 15 aprile si riunisce per la prima
volta il Cda della Galsi, di cui è nominato presidente Renato Pozzi, già
direttore tecnico di Edison Gas. Il 28 maggio, la Giunta Pili approva
il piano energetico regionale, che tra le principali fonti di
approvvigionamento indica il metanodotto, la cui entrata a regime è
prevista per il 2010.
Un anno dopo, il 3 maggio del 2004, la nuova Giunta
presieduta da Italo Masala (An) adotta il piano di metanizzazione. Nel
testo della delibera, il costo previsto per lo studio di fattibilità per
il metanodotto è già salito a 9 milioni 339 mila euro, quasi tre volte
il capitale sociale di Galsi. Di lì a poco, si sarebbe installato in
viale Trento Mr. Tiscali, il paladino della lotta contro un’opera che
considera inutile e faraonica.
Fatto sta che, a pochi mesi dall’insediamento, Soru cambia
repentinamente opinione e comincia a organizzare spedizioni diplomatiche
in quel di Algeri. La condotta sottomarina è tornata a essere una
priorità della Sardegna e per questo il governatore pensa a rafforzare i
rapporti di cooperazione con il paese nordafricano anche in altri
settori. L’Uomo di Sanluri si fa accompagnare, nelle sue spedizioni al
di là del Mediterraneo, da nutrite delegazioni di imprenditori isolani,
sotto l’esperta regia del presidente regionale di Confindustria, Gianni
Biggio. Il gossip politico-finanziario narra di delegazioni parallele di
Tiscali che, in veste rigorosamente non ufficiale, tratterebbero con il
governo algerino la fornitura di servizi internet.
Il 7 marzo del 2005, Soru firma un pre-accordo per
l’acquisto di gas dalla Galsi. Il governatore si impegna ad acquistare
fino a un massimo di 2 miliardi di metri cubi di metano, da utilizzare
sia per scopi civili che per scopi industriali. Durata della fornitura,
prezzo di vendita, quantità annuali (il metanodotto avrà una portata di 8
miliardi di metri cubi l’anno), pressione e fasce orarie di fornitura
devono ancora essere definiti. Il fabbisogno medio annuo della Sardegna è
stimato in 500 milioni di metri cubi.
Il 22 novembre, la Giunta delibera direttive, criteri e
modalità per il primo bando relativo al progetto di metanizzazione
dell’Isola. Nel testo delle delibera viene svelato il punto di approdo
del gasdotto: sarà il Golfo di Palmas, nel territorio di San Giovanni
Suergiu. Il 30 marzo 2006, l’esecutivo delibera lo stanziamento di
86.432.400 euro di fondi Cipe per finanziare la metanizzazione.
Il 21 aprile, di rientro dall’ennesimo viaggio in Algeria al
fianco del governatore, il presidente della Sfirs, Giuseppe Busia,
rilascia all’Ansa alcune importanti dichiarazioni. Innanzitutto, l’avvio
del gasdotto sarà anticipato: non più l’autunno ma la primavera del
2009. Soru è passato dal voler tirare fuori la Regione dal progetto a
premere per accelerare le operazioni. Busia annuncia che il 15 maggio
sarà convocata l’assemblea degli azionisti di Galsi per deliberare un
aumento di capitale fino a 34 milioni di euro, “con possibilità di
crescere perché Galsi si trasformi da società di studio a società che
realizzerà il gasdotto”. Sempre secondo il presidente della Sfirs, tutti
i soci intendono sottoscrivere l’aumento di capitale e da parte di
viale Trento ci sarebbe l’intenzione di accorpare le due partecipazioni
azionarie, con la finanziaria che rileverebbe la quota di Progemisa. La
Regione intenderebbe inoltre costituire una società per la
commercializzazione del metano che, a detta di Busia, “avrebbe buone
prospettive di rientro”. Nel corso dei colloqui ad Algeri si è parlato
anche della possibilità di posare un cavo sottomarino accoppiato al
metanodotto. L’avvocato nuorese assicura che servirà a trasportare
elettricità.
Insomma, per il governatore il metanodotto non è più una
fregatura da evitare a tutti i costi ma un business redditizio in cui
gettarsi anima e corpo. Ma c’è chi vuole vederci chiaro. Il 31 maggio,
l’opposizione di centrodestra in Consiglio regionale presenta una
mozione, primo firmatario Mario Diana, con cui chiede a Soru di spiegare
all’Aula: se il progetto di metanizzazione della Sardegna sarà davvero
portato avanti; se l’aumento di capitale di Galsi è stato effettivamente
deliberato; se, e per mezzo di quale procedura, a Galsi è già stato
assegnato il compito di realizzare l’opera; se la quota di gas che Soru
si è impegnato ad acquistare è realmente commisurata al fabbisogno
dell’Isola; se corrisponde al vero che accanto al gasdotto sarà posato
un cavo per le telecomunicazioni e, in caso affermativo, chi ne sarà il
proprietario e chi potrà utilizzarne la capacità di trasporto.
Nelle settimane precedenti la presentazione della mozione,
infatti, è andata prendendo corpo una voce secondo cui l’approdo del
metanodotto verrebbe posto in terreni di proprietà del Casic nei pressi
del Porto canale, a un passo dal campus di Sa Illetta. Un cambio di
programma rispetto alla prima scelta, che indicava nel Golfo di Palmas
la località ideale per l’approdo?
L’ultima delibera di Giunta relativa alla condotta per il
gas algerino porta la data del 7 giugno. Il testo è piuttosto criptico,
ma si parla del fatto che “i soci che hanno concorso alla
predisposizione del progetto di fattibilità del gasdotto potrebbero
essere quelli più direttamente interessati a curarne anche la fase
attuativa” (ma un tempo le opere pubbliche di tale portata non si
assegnavano per mezzo di gare internazionali?) e dell’aumento di
capitale di Galsi, necessario a coprire le spese dello studio di
fattibilità, lievitate, nell’arco di tre anni e mezzo, da 3 milioni 850
mila a 34 milioni di euro. Si parla anche, of course, della possibilità
di modificare l’oggetto sociale di Galsi: non più lo studio di
fattibilità ma la realizzazione del metanodotto. “Sulla base degli
accordi che stanno maturando fra i soci”, sta scritto nella delibera,
“appare conveniente permanere nella compagine sociale solo nell’ipotesi
in cui si intenda partecipare alla realizzazione dell’opera, per la
quale sono stati stimati necessari circa 2 miliardi di euro, che
dovranno essere ripartiti tra i soci in ragione delle rispettive
percentuali di partecipazione”.
Purtroppo, però, Sfirs e Progemisa non posseggono “risorse
sufficienti a consentire loro di fare fronte a impegni rilevanti quali
quelli ipotizzati”. E allora? E allora la Giunta delibera di “proporre, a
partire dal prossimo Dpef e negli atti a esso conseguenti (in
particolare nei progetti delle leggi finanziaria e di bilancio), la
copertura finanziaria necessaria al sostegno delle attività della Sfirs
S.p.A. e della Progemisa S.p.A. coinvolte nell’iniziativa” e “di
autorizzare la Sfirs S.p.A. e la Progemisa S.p.A. a porre in essere
tutti gli atti necessari al mantenimento inalterato della propria
partecipazione nella società Galsi e al sostegno della stessa nel
perseguimento dei suoi nuovi obiettivi”. Il che significa, in estrema
sintesi, che la Regione si impegna a cacciare di tasca qualsiasi cifra
pur di restare agganciata al progetto del metanodotto. Quali siano le
ragioni che hanno indotto il governatore a cambiare così radicalmente
idea, a nessuno è dato saperlo.
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