venerdì 17 agosto 2012

Caro signor Passera

Passerà anche questo?
Caro signor Passera,
stavo per andare a dormire quando ho letto dei suoi folli deliri per l’Italia petrolizzata.
Ci sarebbe veramente da ridere al suo modo malato di pensare, ai suoi progetti stile anni ‘60 per aggiustare l’Italia, alla sua visione piccola piccola per il futuro.
Invece qui sono pianti amari, perche’ non si tratta di un gioco o di un esperimento o di una scommessa.
Qui si tratta della vita delle persone, e del futuro di una nazione, o dovrei dire del suo regresso.
Lei non e’ stato eletto da nessuno e non puo’ pensare di “risanare” l’Italia trivellando il bel paese in lungo ed in largo.
Lei parla di questo paese come se qui non ci vivesse nessuno: metanodotti dall’Algeria, corridoio Sud dell’Adriatico, 4 rigassificatori, raddoppio delle estrazioni di idrocarburi.
E la gente dove deve andare a vivere di grazia?Ci dica.
Dove e cosa vuole bucare?Ci dica.
I campi di riso di Carpignano Sesia? I sassi di Matera? I vigneti del Montepulciano d’Abruzzo? Le riserve marine di Pantelleria? I frutteti di Arborea? La laguna di Venezia? Il parco del delta del Po? Gli ospedali? I parchi? La Majella? Le zone terremotate dell’Emilia? Il lago di Bomba? La riviera del Salento? Otranto? Le Tremiti?
Ci dica.
Oppure dobbiamo aspettare un terremoto come in Emilia, o l’esplosione di tumori come all’Ilva per non farle fare certe cose, tentando la sorte e dopo che decine e decine di persone sono morte?
Vorrei tanto sapere dove vive lei.
Vorrei tanto che fosse lei ad avere mercurio in corpo, vorrei tanto che fosse lei a respirare idrogeno solforato dalla mattina alla sera, vorrei tanto che fosse lei ad avere perso la casa nel terremoto, vorrei tanto che fosse sua moglie ad avere partorito bambini deformi, vorrei tanto che fosse lei a dover emigrare perche’ la sua regione – quella che ci dara’ questo 20% della produzione nazionale – e’ la piu’ povera d’Italia.
Ma io lo so che dove vive lei tutto questo non c’e’. Dove vive lei ci sono giardini fioriti, piscine, ville eleganti soldi e chissa’, amici banchieri, petrolieri e lobbisti di ogni genere.
Lo so che e’ facile far cassa sull’ambiente. I delfini e i fenicotteri non votano. Il cancro verra’ domani, non oggi. I petrolieri sbavano per bucare, hanno soldi e l’Italia e’ corrotta. E’ facile, lo so.
Ma qui non parliamo di soldi, tasse e dei tartassamenti iniqui di questo governo, parliamo della vita della gente. Non e’ etico, non e’ morale pensare di sistemare le cose avvelenando acqua, aria e pace mentale della gente, dopo averli lasciati in mutande perche’ non si aveva il coraggio di attaccare il vero marciume dell’Italia.
E no, non e’ possibile trivellare in rispetto dell’ambiente. Non e’ successo mai. Da nessuna parte del mondo. Mai.
Ma non vede cosa succede a Taranto?
Che dopo 50 anni di industrializzazione selvaggia – all’italiana, senza protezione ambientale, senza controlli, senza multe, senza amore, senza l’idea di lasciare qualcosa di buono alla comunita’ – la gente muore, i tumori sono alle stelle, la gente tira fuori piombo nelle urine?
E adesso noialtri dobbiamo pure pagare il ripristino ambientale?
E lei pensa che questo e’ il futuro?
Dalla mia adorata California vorrei ridere, invece mi si aggrovigliano le budella.
Qui il limite trivelle e’ di 160 km da riva, come ripetuto ad infinitum caro “giornalista” Luca Iezzi. Ed e’ dal 1969 che non ce le mettiamo piu’ le trivelle in mare perche’ non e’ questo il futuro. Qui il futuro si chiama high tech, biotech, nanotech, si chiamano Google, Facebook, Intel, Tesla, e una miriade di startup che tappezzano tutta la California.
Il futuro si chiama uno stato di 37 milioni di persone che produce il 20% della sua energia da fonti rinnovabili adesso, ogni giorno, e che gli incentivi non li taglia a beneficio delle lobby dei petrolieri.
Il futuro si chiamano programmi universitari per formare chi lavorera’ nell’industria verde, si chiamano 220,000 posti di lavoro verde, si chiama programmi per rendere facile l’uso degli incentivi.
Ma non hanno figli questi? E Clini, che razza di ministro dell’ambiente e’?
E gli italiani cosa faranno?
Non lo so.
So solo che occorre protestare, senza fine, ed esigere, esigere, ma esigere veramente e non su facebook che chiunque seguira’ questo scandaloso personaggio e tutta la cricca che pensa che l’Italia sia una landa desolata si renda conto che queste sono le nostre vite e che le nostre vite sono sacre.
Maria Rita d’Orsogno è una ricercatrice Italiana che vive a Los Angeles, California, USA
http://www.csun.edu/~dorsogna/ — con Monica Capo e altre 10 persone.
http://dorsogna.blogspot.it/
Altro: 
L’ENI, la vera grande azienda corrotta italiana – J Assange Antonio Sorgi: just say no! 
Giorgio Mazzenga: vada a trivellare a casa sua!

martedì 14 agosto 2012

PASSERA SCATENATO SUL PIL = più lordi è impossibile!

Il ministro lancia la campagna di ferragosto. A corto di idee sullo sviluppo economico, rilancia sul GALSI e sulla distruzione delle nostre coste per far posto a "infrastrutture strategiche". L'alibi della loro carenza continua a reggere e, in mancanza di una seria politica energetica, di idee e di programmi concreti per "uscire dalla crisi", tanto i sindacati, come la maggioranza e la cosiddetta opposizione sono tutti comodamente d'accordo. Le lobby mafiose ringraziano, esultano e si preparano all'ennesimo assalto in nome della crescita, della competitività e dello sviluppo.
"PIL = più lordi è impossibile!" (Saul Arpino)
"PIL = più lordi è impossibile!" (Saul Arpino)

Figli di trivella... ora vogliono stravolgere l’ambiente marino italiano, per mezzo punto di PIL in più
Riempiranno le nostre coste di trivellazioni visibili di petrolio e gas, devasteranno aree ancora bellissime ed ecologicamente sane con campi di estrazione inquinanti e pericolosi. Costruiranno altri due gasdotti dall’Africa e quattro pericolosi rigassificatori sulle sponde del nostro bel mare. Torri di ferraglia ovunque, tubazioni enormi che arrivano sulle coste… orribili ed enormi impianti di metallo….
Inquinamento dell’acqua, dell’aria, della terra, dell’anima…
Un disastro. La principale aggressione al nostro ambiente e al nostro paesaggio mai perpetrata da un governo, sta per essere attuata. Con la scusa della crisi economica indotta da chi adesso si è impadronito della politica e vuole comprare a ribasso i nostri beni e devastare il nostro ambiente.. Per cupidigia, al servizio di poteri anticoscienza.
Questo il piano presentato dal Ministro Passera come il toccasana per uscire dalla crisi. Presentato in modo acritico ed esaltatorio dalle “trombe” dei poteri oscuri, come Repubblica ed altri. Un grande piano energetico per aumentare di ben “mezzo punto “ il PIL del paese. Di mezzo punto?
Una devastazione così massiccia per mezzo punto di PIL?
Ma tenetevelo il mezzo punto di un indice che non dice nulla, se non alimentare la schiavitù della gente dal mondo della finanza.
Ben più di quel mezzo punto si poteva ottenere con un piano di rilancio delle nostre bellezze naturali ed artistiche e con una appropriata campagna di salvaguardia, di ripulitura, di propaganda a livello mondiale delle bellezze italiane. Ma loro non amano il bello che è amore, loro sono schiavi della bruttezza che è figlia dei poteri anticoscienza dai quali acriticamente dipendono.
Noi vogliamo un mare pulito, un paesaggio che possa ancora parlare al cuore, un Paese che punti sulla propria bellezza e non sul proprio imbruttimento.
Quanti punti di PIL si perderanno per la riduzione di turismo dovuta all'imbruttimento? Questo non ce lo dicono. Perché? Perché loro in effetti non vogliono nemmeno il PIL, loro sono gli automi di poteri di morte e devastazione.
Per questi tecnici, freddi calcolatori senza cuore, evidentemente l’ideale sono i deserti di pietre ma ricchi di petrolio dell’Arabia Saudita, le coste devastate dei Paesi produttori di petrolio… E’ ideale una popolazione che invece di interagire con una natura meravigliosa sta annichilita chiusa nel pollaio di un megastore, o in casa a guardare la televisione o ad abbuffarsi di realtà virtuale cibernetica…
Essere privi di amore significa non vedere l’amore che è ovunque nella bellezza di madre Terra.

Significa respingere questo amore che è vita per la nostra anima.

Ma loro sono morti dentro, al lavoro per i poteri della morte. Solo la droga della cupidigia e dell'ambizione li tiene in piedi. Così li hanno resi schiavi.

Noi non siamo morti dentro ed amiamo la vita e la bellezza. E non siamo pochi. Ci batteremo con tutte le nostre forze perché questo scempio non avvenga. Prepariamoci ad una megabattaglia per salvare il nostro ambiente.

Sarà una bella battaglia, fatta per amore. Dovremo essere tanti!

Seguiremo da vicino i dettagli del progetto di questo scempio e ve ne terremo informati.

Fausto Carotenuto

  «Il Galsi deve essere realizzato» 
da l'unione sarda
Arriva dal ministero dello Sviluppo economico un segnale positivo sul fronte del Galsi, il gasdotto Algeria-Sardegna-Italia. Il ministro Corrado Passera, sottolineando l'opportunità di sostenere le politiche per lo sviluppo e il rilancio delle attività produttive, ha indicato come prioritarie alcune azioni sul versante delle infrastrutture strategiche. E tra quelle legate all'energia ha segnalato anche la realizzazione del gasdotto Galsi.
«L'iniziativa ministeriale - commenta il segretario regionale della Cisl Giovanni Matta (Industria) - potrebbe rappresentare, finalmente, una svolta per quanto riguarda i temi inerenti alla politica energetica per la Sardegna, creando finalmente le condizioni per realizzare una infrastruttura da tempo agognata dalla comunità sarda. Si tratta ora, come regione Sardegna, di garantire tutte le condizioni perché i ritardi finora accumulati sul progetto vengano finalmente colmati e anche i sardi possano disporre di una soluzione energetica in linea col resto della comunità nazionale». Per questo, la Cisl sarda sollecita l'immediata approvazione del Piano energetico regionale e l'appropriata definizione del ruolo che il metano deve assumere sul versante dell'assetto energetico sardo. «L'iniziativa del ministero rappresenta un'occasione importante - aggiunge Matta - perché la realizzazione del gasdotto costituisce certamente una risposta non solo per l'abbattimento della bolletta energetica per imprese e famiglie, ma anche una grande occasione di lavoro. Sui 3 miliardi stabiliti come costo per la realizzazione dell'intera opera, un terzo, infatti, riguarda le infrastrutture da realizzare nell'Isola». La Cisl sarda chiede pertanto che «la Regione vigili affinché sia rispettato l'impegno del Governo per il via libera all'opera entro novembre 2012».
Attualmente infatti il progetto è in stand-by: Sonatrach, il gruppo energetico algerino ( che detiene il 41,6% di Galsi), scioglierà ogni sua riserva solo a novembre, quando sarà in grado di stabilire la redditività dell'investimento che dovrebbe fare arrivare in Italia circa otto miliardi di metri cubi di gas. In sostanza gli investitori vogliono certezze, trattandosi di un'opera che sarà realizzata con capitali privati. «Ora il segnale che arriva dal ministero - dice Matta - induce gli azionisti del Galsi ad andare avanti. Una carta che la Regione deve giocarsi bene per non vanificare il tutto: Regione e Governo devono assicurare agli investitori garanzie sicure».


venerdì 20 luglio 2012

GALSI, TAP e la diffusione di false informazioni

Pubblichiamo un articolo apparso sull'edizione di Bari de La Repubblica. Sono tantissime le similitudini con la nostra esperienza GALSI in Sardegna, dove la diffusione di false informazioni*, anche grazie alla connivenza con alcuni mezzi di "informazione", è all'ordine del giorno ed ha caratterizzato, sin dall'inizio, tutto il percorso del GALSI. In questo periodo, il nostro Comitato sta terminando la fase di raccolta di tutti gli elementi utili a far valere le ragioni dell'Isola presso tutte le istanze possibili, sia nazionali che internazionali.

Esistono le leggi e vanno applicate.


* Alcune "chicche" le possiamo apprezzare nella trasmissione di videolina MONITOR dal titolo "gassintegrati", finalmente online....
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"Quante bugie sul gasdotto", esposto dei No Tap in procura

Gli ambientalisti attaccano la "diffusione di false informazioni" attraverso la stampa e gli incontri pubblici con i cittadini, come quelle sul "misuratore di gas" che in realtà sarebbe una centrale di depressurizzazione. Il colosso: "Comitato indisponibile al dialogo, tuteleremo la nostra immagine"

di CHIARA SPAGNOLO
L'ombra di una sistematica campagna di disinformazione si addensa sul progetto per la realizzazione del gasdotto che dovrebbe approdare a San Foca. La guerra tra gli ambientalisti salentini e la Tap, colosso multinazionale che vorrebbe portare in Italia il gas dell'Adzerbajan, finisce in Procura. Sulla scrivania del procuratore della Repubblica Cataldo Motta, per la precisione, al quale nei giorni scorsi è stato consegnato l'esposto firmato da Alfredo Fasiello del Comitato No Tap, affinché ne disponga l'assegnazione a uno o più magistrati in servizio a Lecce. Con tutta probabilità la vicenda finirà nelle mani del pool reati ambientali, coordinato dal procuratore aggiunto Ennio Cillo, anche se la denuncia presentata da Fasiello tramite l'avvocato Vincenzo Vantaggiato si concentra soprattutto sull'eventualità che la Trans Adriatic Pipeline si sia resa responsabile della "diffusione di false informazioni". Troppi buchi neri, a suo dire, nell'iter seguito per la realizzazione dell'opera, troppe "notizie rassicuranti", ma non del tutto corrispondenti alla realtà, che, secondo il Comitato, potrebbero indurre in errore la popolazione.
In particolare nell'esposto Fasiello punta il dito contro le notizie relative alla centrale di depressurizzazione che dovrebbe essere realizzata ad Acquarica, piccola frazione di Vernole, "in una zona ricca di uliveti e muretti a secco, in prossimità di un sito archeologico e di resti di insediamenti messapici". La centrale, secondo l'interpretazione degli ambientalisti, sarebbe un vero e proprio depressurizzatore, deputato a riscaldare il gas per abbassarne la pressione prima di immetterlo nella rete, mentre, stando alle dichiarazioni dei vertici di Tap, sarebbe semplicemente un misuratore di gas, che non provocherebbe alcun danno all'ambiente e alla popolazione. "Il normale funzionamento del terminale di ricezione del gasdotto, il cui scopo principale è quello di misurare il flusso del gas gasdotto  -  ha ulteriormente precisato il country manager Tap Paolo Pasteris -  non prevede emissioni in aria né tanto meno l'installazione di turbine".
Tesi completamente opposte dunque, fino a pochi giorni fa veicolate tramite giornali e televisioni, negli incontri pubblici organizzati dal Comitato e in quelli ai quali hanno partecipato i responsabili della società così come previsto dalla legge. E se gli ambientalisti lamentano la "campagna poco chiara di informazione" realizzata dal colosso del gas, la società, dal canto suo, precisa di "aver invitato più volte il comitato No Tap ad unirsi al dialogo sul progetto all'interno di  un quadro istituzionale efficiente ma, fino ad ora, No Tap ha sempre rifiutato questo invito. Mesi fa, Tap ha chiesto al vice-presidente della Regione Loredana Capone la costituzione di un tavolo tecnico che riunisse la Regione, la Provincia di Lecce, i comuni interessati, le organizzazioni non governative e il comitato No Tap. Speriamo che questo tavolo presieduto dalla Regione possa concretizzarsi". "Tap  -  ha proseguito Pasteris - dal gennaio 2011 ha continuato a dialogare con autorità locali, associazioni, organizzazioni non governative e le comunità. Sul nostro sito, abbiamo messo a disposizione anche un'apposita area di dialogo http://www. trans-adriatic-pipeline.com/it/dialogo/ per ricevere domande sul progetto e dare risposte al pubblico sul progetto".
All'attacco a muso duro di Fasiello, dunque, la Trans Adriatic risponde con altrettanta decisione, aggiungendo di non avere avuto ancora alcuna notifica in merito all'esposto presentato alla magistratura ma di essere pronta a "percorrere le vie necessarie per preservare la propria immagine", nel momento in cui ciò dovesse accadere. Quel momento, però, è ancora piuttosto lontano. Di certo, per ora c'è che alla Procura è stato chiesto di chiarire se le informazioni divulgate siano corrette e di verificare anche "la compatibilità del progetto Tap con il territorio prescelto", in riferimento a problematiche idrogeologiche, alla presenza di siti archeologici, di zone d'interesse ambientale (tra i quali i siti di nidificazione delle tartarughe) e di aree ad alta concentrazione turistica.
Questioni che i Comuni interessati dalla realizzazione dell'opera, Melendugno e Vernole, hanno già analizzato, deliberando in Consiglio il no al gasdotto, e ottenendo poi il conforto delle amministrazioni limitrofe di Caprarica e Castrì. Una ferma opposizione è giunta anche da privati cittadini, associazioni ambientaliste e di categoria, che hanno inviato al ministero dell'Ambiente centinaia di osservazioni da tenere in considerazione durante la procedura di valutazione del progetto. Proprio il ministero, qualche settimana fa ha concesso alla Trans Adriatic la proroga di 90 giorni, chiesta per integrare la documentazione Esia presentata per ottenere la Via. Una sospensione "volontaria delle proprie attività di valutazione sul territorio - precisano dalla Tap - per i mesi di giugno, luglio ed agosto, al fine di rispettare totalmente la stagione turistica della zona, come da impegni presi con le comunità locali".
A una ventina di chilometri di distanza, a Otranto, intanto Igi-Poseidon va avanti nell'iter per la realizzazione di un altro gasdotto, che dovrebbe portare in Italia il gas dal Mar Caspio passando per la Turchia e la Grecia. Lo stato di avanzamento del progetto  -  che ha già ottenuto l'ok dei ministeri dello Sviluppo economico e dell'Ambiente  - è stato illustrato lunedì a Bari dall'amministratore delegato della società formata dall'italiana Edison e dalla greca Depa, Elio Ruggeri, al presidente di Confindustria Puglia, Angelo Bozzetto, e al sindaco della città dei martiri, Luciano Cariddi. "Confermiamo l'impegno a concludere tutte le attività necessarie per la decisione di investimento entro la metà del 2013 - ha spiegato Ruggeri -  così da consentire la realizzazione dell'opera entro il 2017". Igi Poseidon ha avviato a giugno la gara per l'assegnazione dei servizi di ingegneria, fornitura e costruzione del tratto terrestre della condotta e dalla cabina di riduzione e misura: il valore delle opere nel territorio idruntino è di circa 70 milioni di euro e le manifestazioni di interesse andranno presentate entro il 14 settembre 2012. Poseidon, dunque, va avanti a tutta velocità mentre Tap rallenta l'iter alla ricerca di ulteriore documentazione per ottenere la Via e si prepara a fronteggiare le possibili grane derivanti dall'apertura di un'inchiesta penale sui primi passi mossi dall'opera in Puglia. L'ultima parola, in merito al gasdotto di San Foca, spetta comunque al consorzio Shaz Denize, il quale deciderà se portare il gas in Italia tramite il corridoio scelto da Tap o da Nabucco West entro giugno 2013.
I salentini, dal canto loro, guardano con apprensione ai due progetti: l'eventualità che due gasdotti possano sorgere nel raggio di trenta chilometri appare davvero paradossale a chi crede che lo sviluppo di questa terra sia nel turismo.

venerdì 13 luglio 2012

TEATRINO GALSI: è ora che cali il sipario



E adesso, cosa ne sara' dell'assoluta incapacità e inadeguatezza -sia dell'attuale governo regionale che di gran parte dei governi provinciali quali, ad esempio, quello di Sassari - a dotare l'Isola di una seria e concreta politica, oltreché di programmazione e interventi urgenti, rivolta alla diffusione nell'Isola delle energie rinnovabili?
Ciò anche per adempiere agli obblighi sanciti dall'UE ed evitare le durissime sanzioni che poi, tanto, pagheremo in ogni caso noi sardi. Sinora, questi personaggi - che avremo senz'altro l'accortezza di mandare al più presto a casa - hanno mascherato la loro incapacità, scaricando la loro incompetenza e le proprie responsabilità sui presunti "ritardi" nella costruzione del gasdotto GALSI. Un alibi che regge ormai da anni. Come più volte illustrato, sia da noi che dagli stessi esperti algerini, si sapeva invece da tempo che oltre che a noi sardi, il GALSI non conviene neppure all'Algeria. Ma i veri motivi per accettare quel tubo erano, come abbiamo anticipato qui, ben altri. Nessun interesse per la Sardegna, nessun interesse ad avere energia pulita e a basso costo, nessun interesse all'indipendenza energetica...Solo lo squallido e triste interesse a mascherare vigliaccamente e sulla nostra pelle la loro inadeguatezza e incapacità a fare il proprio dovere nell'interesse dell'Isola.
Che sia ben chiara una cosa: anche se questi sciagurati decidessero di proseguire sino a novembre nel tenere appeso a un tubo il destino energetico dell'Isola..Sappiano che in questi mesi di silenzio abbiamo raccolto tanti di quegli elementi che bastano e avanzano per bloccare quell'odiosa speculazione nei secoli a venire. Lo sappiamo noi e lo sanno bene anche gli algerini della Sonatrach.
Care signore e cari signori...Che cali dunque definitivamente il sipario sul triste teatrino del GALSI.


Il gruppo energetico algerino Sonatrach ha deciso di rinviare a novembre ogni decisione sull'opportunità di abbandonare o sviluppare il progetto sul gasdotto Galsi, che dovrebbe collegare Algeria ed Italia, passando per la Sardegna.
Lo ha annunciato il presidente e direttore generale di Sonatrach, Abdelhamid Zerguine. Zerguine ha detto che gli investitori, compresa Sonatrach, non hanno ritenuto utile, al momento, impegnarsi nell'opera che, a regime, dovrebbe fare arrivare in Italia otto miliardi di metri cubi di gas. Zerguine ha poi aggiunto che la decisione di ritardare la decisione di abbracciare il progetto deriva dai contrasti relativi alle "formule del prezzo" che, ha spiegato, gli altri soci "vogliono imporre al suo gruppo". "Possiamo impegnarci - ha detto - se abbiamo dei contratti chiusi, le quantità dedicate (a questa canalizzazione, ndr) sono lì", auspicando che cessino le pressioni sui prezzi. I contrasti sarebbero legati soprattutto al meccanismo di indicizzazione dei prezzi in base alle quotazioni del petrolio che da parte algerina non viene considerata praticabile. "Pensiamo - ha detto ancora Zerguine - che non dobbiamo investire senza che tali investimenti non siano garantiti e protetti". Nella società del progetto del gasdotto Galsi - in cui sono coinvolte Eni ed Edison - Sonatrach detiene il 41,6 per cento.

mercoledì 23 maggio 2012

'Sardaigne, jolie poubelle pour marchand de canon'


SARDEGNA: GRAZIOSO IMMONDEZZAIO DEI MERCANTI D'ARMI
Mariella Cao, del Comitato Gettiamo le Basi, segnala la seconda puntata delle trasmissioni su radio e Tv francesi dove si parla anche di Teulada. Varie interviste sono in italiano, radio e video sono comprensibili anche conoscendo poco il francese. 
Fate girare

Cari amici,
Vi segnalo due trasmissioni interessanti su questo argomento.
La più recente, passata su France 3 il 16 maggio 2012 'Dans les poubelles des marchands d’armes' (1h circa):
http://programmes.france3.fr/pieces-a-conviction/
sintesi e aggiornamento di due ottime trasmissioni radiofoniche passate su France Inter il 6 e 7 febbraio 2012:
'Sardaigne, jolie poubelle pour marchand de canon'
1a parte (51', inizia al 9° minuto, circa):
http://www.franceinter.fr/player/reecouter?play=280101
2a parte (55', inizia al 10° minuto), finalmente sbloccata e di nuovo udibile:
http://www.franceinter.fr/player/reecouter?play=280867

IL METANODOTTO, CHE FARE? Incontro-dibattito sul gasdotto GALSI Algeria-Sardegna-Italia.


Al fine di promuovere la conoscenza e la consapevolezza nella cittadinanza dell’importanza della scelta effettuata autonomamente dal Consiglio Regionale della Regione Sardegna di cofinaziare e consentire la realizzazione di una grande opera destinata al trasporto nel resto d’Italia di una fonte energetica non disponibile nell’Isola, l’Italia dei Valori – Coordinamento cittadino di Sassari, ha organizzato una conferenza-dibattito il giorno sabato 26 maggio p.v. alle ore 17,30 presso la sala conferenze del Comando dei Vigili Urbani a Sassari, in Via Carlo Felice.
Siete tutti/e invitati/e a partecipare.

mercoledì 16 maggio 2012

BUGIA!!! ECCO I VERI PREZZI DELL'ENERG​IA

Questa è la settimana decisiva per le sorti del V Conto Energia. Questo è il momento di farsi sentire e di far conoscere a tutti la verità sul sistema energetico italiano. La nostra grande forza è la rete, usiamola per fare vera informazione. Sos Rinnovabili nei prossimi giorni vi invierà alcune informazioni che è molto importante che i cittadini italiani conoscano. Aiutateci a diffonderle. La coscienza civica e le informazioni sconfiggono le lobby.
Domenica 13 maggio l'elettricità, nelle ore di sole, fra le 8 e le 18 costava circa 3 centesimi di euro per kWh mentre raggiungeva i 9 centesimi di euro per kWh la sera in assenza dell'effetto fotovoltaico.
Esaminiamo invece un giorno lavorativo: lunedì 14 maggio la domanda è maggiore e le rinnovabili non sono sufficienti a tenere bassi i prezzi. Dalle 8 alle 18 il prezzo è intorno a 7 centesimi di euro per kWh. Da notare che la sera alle 21, senza l'effetto fotovoltaico, il prezzo sale fino a 10 centesimi di euro per kWh !!
Prezzo dell'elettricità in borsa per oggi 16 maggio: circa 6 centesimi di euro per KWh tra le 13 e le 14 mentre fra le 18 e le 24 i consumi calano ma i prezzi salgono a oltre 9 centesimi di euro al kWh alle 21!!. In quelle ore ( fra le 18 e le 24) non c'è l'effetto fotovoltaico.
Per gli scettici... andate a consultare sul sito ufficiale del GME (www.mercatoelettrico.org). I dati sono a disposizione.. basta leggerli!
SVEGLIAMOCI!
Diciamo no a chi diffonde menzogne. Le rinnovabili abbassano e non alzano il prezzo dell'elettricità.
Diciamo no a chi vuole distruggere con il V° Conto Energia 100.000 posti di lavoro.

Se vuoi aiutarci, diffondi questo messaggio quanto più puoi e invita i tuoi contatti a verificare come stanno realmente le cose sul sito del GME.
Solo la verità è la nostra forza!

lunedì 14 maggio 2012

GRAZIE ARITZO!!





Aritzo non è tra i comuni attraversati dal GALSI. Ciononostante il gruppo Eventos, costituito da giovani particolarmente attivi nella zona, con il sostegno del Comune ha organizzato l'incontro con l'obiettivo di capire il progetto GALSI che alimenterebbe la rete di gas in fase di realizzazione nella zona. E' stato un bellissimo incontro. Oltre ai numerosi/e cittadini/e erano presenti, oltre al Sindaco, pressoché tutti gli amministratori, interessati a vederci chiaro nel progetto prima di prendere decisioni al riguardo. Ciò in controtendenza rispetto alla generalità delle amministrazioni coinvolte direttamente dal GALSI che, senza conoscerlo, hanno invece deciso che si deve realizzare, in quanto “imperdibile opportunità” per lo “sviluppo, la crescita e la competitività” dei loro territori.
Ritengo che il nostro intervento abbia chiarito quali gravissimi rischi si corrono nel consegnare il sistema energetico della zona a un progetto assolutamente inaffidabile e dannoso quale è, appunto, il GALSI.
Immerso in un ambiente naturale mozzafiato, con una qualità della vita che in Qatar nemmeno si sognano, a Aritzo non pare ci sia particolare interesse ad essere competitivi e a sgomitare nel mercato globale. I numerosi interventi dal pubblico hanno animato un interessante dibattito da cui sono emersi vari spunti di riflessione, anche circa l'opportunità di affrancarsi da un sistema - non solo energetico - perverso come quello attuale, che finirà senz'altro per distruggere le tantissime risorse che fanno della zona una terra ricca, rispettata e amata dalla gente che ci vive. Già solo il silenzio, la purezza dell'aria e dell'acqua, la bontà del vino e dei prodotti che la terra offre generosa, senza considerare la cultura millenaria che pervade ogni angolo del territorio e la deliziosa ospitalità degli abitanti, costituiscono risorse impagabili e sempre più rare, che il resto d'Europa ci invidia.
Aritzo, come tanti altri territori dell'Isola, costituisce una delle roccaforti di un sistema che, se adeguatamente valorizzato e incentivato può, da solo, porre solide basi in Sardegna per un nuovo approccio economico e sociale, rivolto alla felicità ed al benessere delle persone e non all'aumento del PIL, alimentato dalla crescita ossessiva e dalla corsa sfrenata a tutti i costi, non si sa bene verso dove ne sino a quando.
La via per uscire dalla "crisi" inizia da qui e non di certo dal GALSI!!

mercoledì 9 maggio 2012

CASTA ROSSA NEWS: Il Pd salva i maxi stipendi dei manager Hera, l'azionista di GALSI

Un doppio salvataggio, e per giunta in meno di una settimana. Protagonista il Comune di Bologna, che è riuscito a salvare per ben due volte i maxi stipendi dei “super manager” di Hera, il colosso a maggioranza pubblica che gestisce rifiuti, acqua, energia elettrica e gas a Bologna, in un po’ tutta l’Emilia E....AZIONISTA DI GALSI QUASI CON LA STESSA QUOTA DELLA NOSTRA SFIRS (ndr).
dal Fatto Quotidiano
Non si tratta di piccole cifre.Il presidente di Hera, Tomaso Tommasi di Vignano, nel 2011 si è portato a casa 350mila euro di compenso fisso, 117mila euro alla voce “bonus e altri incentivi”, 6mila euro di “benefici non monetari” e 2mila alla voce “altri compensi”. In totale 475mila euro.
Maurizio Chiarini, amministratore delegato del gruppo, ha superato di 18mila il mezzo miliardo di euro. Ma la sua annata è stata un po’ gonfiata, ad esempio dai 37mila euro di ferie maturate e non godute come dirigente Hera dal primo gennaio 2011 al 3 maggio dello stesso anno, e dai 75mila euro di stipendio sempre riferiti ai primi quattro mesi dell’anno. Nel 2011 i 18 membri del consiglio di amministrazione Hera sono costati 2 milioni e 300mila euro. A decidere sui compensi dei membri del cda è l’assemblea di azionisti, controllata col 61% dai vari comuni dell’Emilia-Romagna. Venerdì scorso il presidente del patto di sindacato che controlla Hera (e nomina il cda), il sindaco di Imola Daniele Manca, ha chiesto ai manager di ridursi lo stipendio. La risposta la riferisce il sindaco di Minerbio, Lorenzo Minganti: “Il presidente di Hera Tommasi ci ha risposto di non essere in debito con nessuno e che la sua retribuzione è assolutamente giusta e congrua”. Al momento del voto molti sindaci del bolognese si sono astenuti, i fondi di investimento e altri singoli soci hanno votato contro. A salvare i due top manager ci ha pensato però il Comune di Bologna con la sua quota del 13,7%. Senza quel pacchetto di azioni le retribuzioni proposte per Tommasi e Chiarini sarebbero state bocciate col 51,7% dei voti. Il secondo salvataggio invece arriva direttamente in consiglio comunale, dove il pidiellino Michele Facci ha chiesto un voto per procedere verso la diminuzione dei compensi dei manager della partecipate dal Comune di Bologna. Hera compresa dunque. I 16 no della maggioranza a guida Pd hanno respinto l’ordine del giorno non ammettendolo ai lavori e dirottandolo in commissione. “Con questo voto – ha detto Facci – il Comune ha dato uno schiaffo a tutti coloro che stanno chiedendo alla politica di ridurre i costi. Dov’è finito il rispetto per la cittadinanza?”

Bye bye Tore

Uno dopo l'altro vogliamo vedervi scomparire per sempre dalla scena politica isolana. Ecco il primo che se ne va, finalmente, a godersi la meritata pensioncina, accumulata negli anni grazie ai nostri soldi. Già sindaco di Carbonia, lodato da una parte dei cittadini solo per aver fatto il proprio dovere; presidente di una provincia fantasma e portavoce della cultura del disastro che, ormai da troppo tempo, attanaglia il Sulcis, terra ricchissima governata da poveri di spirito. Fu rappresentante dei comuni sardi allo sbando e, sino alla fine, strenuo difensore del GALSI e della miseria che quel progetto si trascina dietro. 

mercoledì 2 maggio 2012

IL PROSSIMO 12 MAGGIO AD ARITZO

COMUNICAZIONE DI SERVIZIO


Il 22 dicembre dell'anno scorso, gli enti locali e varie istituzioni della Sardegna, nel corso della Conferenza di servizi tenutasi a Roma, hanno dato parere favorevole alla realizzazione del gasdotto GALSI in Sardegna. Qualche giorno fa, come è noto, la Giunta regionale ha emanato il Decreto che, formalmente, ne autorizza la realizzazione e l’esercizio. Manca solo l'atto finale da parte del Ministero italiano competente che, peraltro, tramite il proprio Ministro Passera, ha recentemente annunciato un'accelerazione nella procedura.
A seguito di ciò e considerato che le decisioni sono ormai state prese, il Comitato ProSardegnaNoGasdotto ha deciso di sospendere la propria attività di informazione e sensibilizzazione sull’intero territorio regionale, inclusa la proiezione del film “Ecran de fumèe”, per concentrare le proprie risorse su altri interventi ritenuti maggiormente “strategici”.
La prossima proiezione del film-inchiesta in calendario si terrà ad Aritzo, il prossimo 12 maggio. Procederemo al più presto alla pubblicazione della locandina dell’evento sul nostro Blog.

Sarà comunque nostra cura continuare a tenervi informati anche circa la possibilità di ulteriori proiezioni.

Vi ringraziamo e vi salutiamo.
Comitato ProSardegnaNoGasdotto

giovedì 19 aprile 2012

Terza Elementare

Mia figlia, terza elementare, questo pomeriggio studiava scienze: " L'ecosistema". Mi chiede di interrogarla, mi spiega come funzione l'ecosistema in uno stagno: "Mamma,è un piccolo mondo dove esseri viventi (di specie diverse) e non viventi vivono insieme e dipendono l'uno dall'altro. Basta cambiare o togliere un elemento e tutto il sistema si rompe, come succederà a Porto Botte quando metteranno quella specie di tubo!!!!"..... Lo ha capito una bambina di otto anni...............e questi mascalzoni continuano a dire che non ci sarà nessun danno ambientale!!!! Cosa sarà delle future generazioni? (Annarita)

Ecco come Sardegna Democratica parla di Galsi e di metano


Ecco, dal sito di Sardegna Democratica, la presentazione dell'evento organizzato anche da loro il prossimo 20 aprile. Vi invito a leggere anche i commenti (ne evidenzio qui sotto uno a caso) lasciati da numerosi cittadini e cittadine, che non lasciano dubbi su come gli organizzatori dell'evento siano ormai fuori dal mondo. A conferma di ciò vi faccio notare come la nota sottolinei in modo particolare che all'evento "Parteciperanno esponenti di tutte le forze politiche del centrosinistra", quasi a voler ulteriormente rimarcare la profonda e incolmabile voragine che ormai separa il "centrosinistra" sardo dal resto della popolazione, dai giovani e dai numerosi movimenti e comitati spontanei che, quasi quotidianamente, nasconono e lottano per difendere la Terra, il  lavoro e le risorse. Tutta Gente che guarda alle prossime generazioni e non alle prossime elezioni.  
Sicuramente il prossimo 20 aprile non mancheranno di andare ad ascoltarli, guardandoli bene negli occhi.

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Venerdì 20 aprile alle ore 16,30 all’Exma di Cagliari si discuterà di Galsi e di metanizzazione della Sardegna. Organizzano Sardegna Democratica, Rossomori, Italia dei valori, La Sinistra, Circolo Lussu di SEL. Vi parteciperanno esponenti di tutte le forze politiche del centrosinistra, fra i quali due ex Presidenti della Regione, Federico Palomba e Renato Soru. L’iniziativa intende riprendere il filo di aspirazioni e battaglie che hanno riguardato la metanizzazione della Sardegna. Una vicenda che rischia nuovamente di impantanarsi, come era accaduto negli anni 80 del 900, quando rilevanti interessi economici lasciarono, unica regione italiana, la Sardegna priva della rete del metano.
Dal pantano si uscì nel 2006 grazie al progetto di gasdotto che dall’Algeria attraversa la Sardegna per raggiungere poi il continente italiano e collegarsi alla rete nazionale, progetto elaborato e sostenuto dal consorzio GALSI (Gasdotto Algeria Sardegna Italia), cui partecipa anche la SFIRS, che si è assunto l’onere dell’investimento, finanziato in parte anche dall’UE.
Prendeva corpo così la vecchia aspirazione della Sardegna di poter contare, come le altre regioni, su una fonte di energia meno inquinante e meno costosa, per imprese e famiglie, dei derivati dal petrolio, cui oggi la Sardegna ricorre per il 75% delle fonti di energia. Su quel progetto, e sulle reti di distribuzione del gas in tutte le aree dell’isola, si è proceduto con passi avanti e con momenti di stallo, uno stop and go che ha portato a un ritardo di almeno 5 anni, dato che l’inizio dei lavori era previsto per il 2009 e la conclusione con immissione del gas in rete nel 2012.
Le ragioni del ritardo sono molte e non tutte comprensibili. Quello che è chiaro è che, accanto a interessi favorevoli alla realizzazione dell’impianto, ne esistono altri che si muovono in direzione opposta e che rischiano di avere la meglio se le ragioni della Sardegna non vengono ribadite con forza e con convinzione.
Ora siamo di fronte ad una nuova spinta in avanti, visto che il 22 dicembre scorso la conferenza dei servizi fra gli enti interessati ha concluso il lungo iter procedurale e ha stabilito per il 2014 la nuova data per l’inizio dei lavori. E tuttavia il rischio che il progetto subisca nuove difficoltà e rallentamenti non è affatto scongiurato.
Il dibattito del 20 aprile, coordinato dal direttore de La Nuova Sardegna Paolo Catella, intende rimettere in fila le ragioni forti dell’interesse della Sardegna per la realizzazione del metanodotto, insieme con i vincoli e le prescrizioni necessari per garantire il rispetto delle condizioni ambientali e storico- culturali dell’isola.
Al dibattito interverranno Pietro Maurandi, Lorenzo Mocci, Giampaolo Diana, Federico Palomba, Laura Stochino, Luca Pizzuto, Renato Soru, Gesuino Muledda.

COMMENTO DI: Giuseppe Piga
19/04/2012 03:06
Cari Amici Il tema del dibattito è interessantissimo, e direi quantomai opportuno. Mi farebbe molto piacere presenziare, temo che ciò mi sarà difficile, tuttavia farò di tutto per esserci, anche perchè avrei alcune cose da dire in proposito. Argomenti per così dire,in controtendenza. Si capisce però dall'impostazione "pragmatica" data all'articolo -firmato non a caso dalla redazione- che la linea sia quella di un sostegno convinto tanto al progetto, quanto alla filosofia di approvvigionamento energetico conseguente ad esso, che vedendo nel gas una fonte credibile e funzionale alle nostre esigenze, dà impulso allo costruzione del "tubo della discordia". Sostenendo con ciò che il gas abbia una sua vantaggiosità, evidente e necessaria. Peccato che se questo-almeno dal punto di vista dei costi legati all'energia- fosse sicuramente vero negli anni '80, non lo fosse già più all'alba del cammino del Galsi, oramai sei anni fa, con l'Accordo firmato dalla Giunta Soru (ahimè). Questo accordo, e l'Opera che dovrebbe seguirne, nasce purtroppo su presupposti completamente sbagliati, che non collimano nemmeno in minima parte tanto con le esigenze dei sardi in fatto di contenimento dei costi, quanto alle esigenze dell'industria, per non parlare delle ricadute lavorative e degli sconquassi ambientali. Qualche dato, nell'ordine: -E' stato stimato che il fabbisogno complessivo del gas in Sardegna tenendo conto di tutti gli usi connessi corrisponda al quantitativo di SETTE navi gasiere, reperibile da qualunque mercato dunque potenzialmente più vantaggioso economicamente, per cui non se ne intravvede la funzionalità pratica. -Non solo non esiste una rete capillare di distribuzione del gas, ma le Società che fanno parte del Galsi non se ne accolleranno il costo. Tale onere, ricadrà sulla SFIRS- cioè sulla Regione, ossia Noi- e davvero non si comprende dove o quando mai la Regione- specificatamente la Giunta Cappellacci, e poi chi gli succederà- riusciranno a reperire i soldi necessari, visto che la stima dei costi si aggira sui 4 Miliardi di euro (ricordo a tutti che l'ultima Finanziaria del governo B. ci ha destinato a malapena 300 milioni). Ho detto stima, chisà dove arriverebbe il costo finale, visti i precedenti. Insomma, ci toccherebbe pagare l'opera con le tasse, di tasca nostra, con dilatazione dei lavori alle Calende Greche. -Affinchè sia funzionale alle necessità dell'industria Sarda, il gas deve costituire un vantaggio dal punto di vista dei costi. Purtroppo, questo non è così già oggi, e in futuro ciò non potrà che peggiorare, per ovvi motivi legati alla sua limitata disponibilità sul pianeta. In questo ambito, le risorse algerine (sorgente del Galsi) sono state stimate esauribili in un arco di tempo che, secondo le previsioni più rosee, non arriva a oltre il 2030. A ciò, si aggiunga il fatto che l'Algeria sta tentando già adesso, ai più alti livelli politici, di rivedere gli accordi presi. Questo sia perchè il 90% dell'apparato produttivo del Paese è mosso dal gas, sia perchè attualmente- al netto del Galsi- l'impegno di estrazione del gas destinato agli accordi in essere è superiore alla quota disponibile, per cui si ha difficoltà a soddisfare il fabbisogno interno. Figurarsi a rispettare gli accordi: insomma, un bel giorno potrebbero decidere di..chiudere inopinatamente i rubinetti. Con inevitabili traersie per il Comparto industriale nostrano e la nostra fragile occupazione. Dunque, appare fortemente improbabile che quel gas potrà mai arrivare fino a noi, e a costi regionevoli. (mancu mali!) -Il Galsi sarà invece certamente fonte di nuova servitù del territorio imposto ai sardi "nel loro interesse". Una fascia larga quasi cento metri di territorio, per oltre 200 km. di percorso verrà alienata, o espropriata ai suoi legittimi proprietari, per far passare il tubo- in polietilene , dunque estrememente intaccabile dal calore degli incendi- cancellando proprietà, mettendo a rischio siti archeologici e/o identitari, e deturpando il paesaggio, da Porto Botte- vicino a dove abito io- fino ad Olbia, con larghi tratti del tubo che saranno visibili, dunque pericolosi e impattanti il paesaggio. Ricordo che "espropriare"significa dare un piatto di lenticchie- non adeguata compensazione, che in molti casi sarebbe eventualmente non quantificabile: quanto vale la vigna dei tuoi avi?- se va bene, ai proprietari di terreni, aziende, ecc. -Altro dato certo regalatoci dal Galsi saranno i danni che esso causerà all'ambiente, in primis- per ordine di importanza- al mare. Il passaggio del tubo causerà quasi certamente la sparizione delle praterie di Posidonia oceanica, pianta (NON alga) indispensabile all'intero ecosistema marino (una cosa nota finanche al più scarso studente di primo anno di Biologia marina quanto al più incapace dei pescatori). Esse costituiscono anche uno degli ultimi habitat naturali del Mediterraneo (e pressocchè UNICO sito in Italia) della Pinna Nobilis, mollusco bivalve conosciuto dalle mie parti come "nàccara", dal quale si estraggono filamenti naturali che, una volta cardati e lavorati secondo un'antichissima tradizione che ancora oggi sopravvive nell'Isola di S. Antioco, danno origine al Bisso, il filato che nell'Antico Egitto era destinato solo ai capi più preziosi dei Faraoni. Col passaggio del gasdotto e i lavori di posa del Galsi, tutto questo quasi certamente sparirebbe per sempre. E questo senza voler accennare che sommariamente ai danni che esso comportarebbe per la pesca, e ancor più per il Turismo. Le spiagge del sud di S.Antioco e quella di Porto Pino sono tra le più belle e scenografiche della Sardegna. Metterne a repentaglio la bellezza e l'integrità, mi pare del tutto inaccettabile! Altrettanto insopportabile mi pare rischiare di distruggere i fragili ecosistemi paludosi sito di passaggio e nidificazione di moltissime specie di uccelli, dal falco pescatore- altrove estinto e qui ancora presente- a fenicotteri, aironi, garzette ecc. che sono attrazione ambita da qualsiasi "birdwatcher", e che sarebbero interessati (eufemismo) dal passaggio del Gasdotto che proprio là prenderebbe terra. O continuare a mettere a repentaglio la pregiatissima produzione dell'ormai famoso nel mondo Carignano del Sulcis, uno dei vini più pregiati a livello globale. Insomma, danni ovunque ci si giri.. -Ricadute lavorative? Zero, o quasi. Nessuna ditta sarda è coinvolta nella costruzione dell'opera, e quasi tutta la manodopera- ci scommetto ad occhi chiusi- non sarà reperita in Sardegna, in quanto gli Accordi non lo prevedono. Al più, con un pò di fortuna, e magari qualche "buona parola", ci sarà un pò di lavoro a livello di Ditte di subappalto, specie movimento e trasporto terra. Briciole, insomma. Come al solito. Tutto ciò, aggravato dal fatto che: - Il "VIA" (Valutazione di Impatto Ambientale) è stato affrettato, con la solita procedura d'urgenza, quindi plausibilmente fatto con i piedi, il 14 Novembre scorso dalla Prestigiacomo (una che passerà alla storia come il primo Ministro alla distruzione dell'Ambiente). Tale "VIA" non prevedeva NESSUNA analisi certificata dei rischi connessi al passaggio e all'esercizio del progetto, nè è stato stabilito chi dovrebbe essere a pagare gli eventuali danni. Voglio vedere, poi, chi si assumerà colpe e responsabilità eventuali. -Il 22 Dicembre scorso, come riportato dalla Redazione, "la Conferenza dei servizi fra gli enti interessati ha concluso il lungo iter procedurale" alla fase di avvio. Coscenziosamente, il giorno dopo (23 Dicembre) La Giunta Cappellacci CANCELLAVA improvvisamente il Progetto portato avanti dal Consorzio CRS-4 relativo alla realizzazione di un impianto di PRODUZIONE energetica per ciascun polo industriale sardo basato sul concetto del Solare Termodinamico, ossia il presente ma ancor più il solido futuro dell'approvvigionamento energetico più avanzato- e sostenibile- al mondo, peraltro sviluppato dal Nobel Carlo Rubbia sulla base dell'intuizione descritta da Archimede di Siracusa, che ci avrebbe permesso- QUELLO SI- di abbattere drasticamente i costi legati all'energia, liberando le ali del nostro comparto industriale. Un progetto fortemente voluto dalla Giunta Soru, che però non mi risulta sia stato sufficientemente posto in risalto da parte di chi avrebbe dovuto difenderlo a spada tratta(come mi aspettavo sinceramente)mettendolo all'attenzione, sempre vigile ma in questo caso assente, dell'Opinione Pubblica, complice il silenzio di tutti i media (eccezion fatta per il sito di Tiscali, dal quale ho dapprima tratto, e poi dato l massimo della diffusione in Rete- e che avrei voluto vedere maggiormente difeso dal nostro Presidente. Cosa di cui mi piacerebbe chiedergli conto. Anche perchè, come ho detto, avrebbe modificato sensibilmente, e in meglio, la nostra bilancia energetica, da subito e per sempre (o almeno per il prossimo milione di anni). Insomma, vedere questo atteggiamento ben più che pragmatico della discussione, per non dire velatamente favorevole, proprio nell'area politica e da quegli uomini che rappresentano per me un riferimento quasi assoluto, mi lascia completamente sgomento, e incredulo. Possibile che, a fronte di tutto quanto descritto, ancora non si sia capito che questa strada è da abbandonare completamente, per fare del progetto Energetico basato su Solare Termodinamico ed eolico integrati il Cavallo di Battaglia della prossima Campagna Elettorale??? Il presente, e ancor più il Futuro della Sardegna passa prima di tutto dalla Sovranità energetica sostenibile proveniente da fonti rinovabili! Non dal prossimo paese che ci venderà a caro prezzo- e con danni potenzialmente incalcolabili- le sue costose risorse da idrocarburi o gas? Non mi pare che il mio sia un atteggiamento "integralista"; ciò che ho espresso sono dubbi non solo leggittimi ma ben fondati e circostanziati, dunque, nel caso non potessi esserci di persona, mi piacerebbe che fosse il mio amico Gavino a farsi carico, coscenziosamente e con la buona fede che gli è propria, dell'esposizione di questi quesiti, pretendendone risposte credibili e sincere. Come credo avverrà... Nel caso, comunque, attendo circostanziate smentite. A si biri ;)

Galsi: i rischi dell'ennesima servitù

La Regione ha autorizzato il GALSI

In barba alla legge e agli interessi dei sardi, ha dato il via libera all'inutile sventramento della nostra Isola per la realizzazione del gasdotto GALSI.
Questa Giunta regionale ha quindi deciso di assumersi la gravissima responsabilita' di deliberare che, entro un anno dalla concessione dell'Autorizzazione Unica Governativa, dovranno iniziare i lavori. L'infausta decisione è stata assunta non solo senza la necessaria conoscenza del progetto e la verifica dei presupposti minimi - che qualsiasi persona di buon senso, a maggior ragione se investita di responsabilità nei confronti dei cittadini, riterrebbe imprescindibili - ma in presenza di numerose violazioni di legge e di interessi privati, considerati, evidentemente, prevalenti rispetto all'interesse pubblico che un'opera così impattante non può esimersi dal rispettare. Il nostro Comitato ha chiesto - e in parte ottenuto - l'accesso a vari atti regionali e ministeriali che hanno caratterizzato il percorso burocratico dell'opera. Dall'esame dettagliato del contenuto di questi documenti, e dal rifiuto da parte del Ministero e della stessa Regione - in particolare l'Assessorato all'Industria - di produrre gli atti da noi richiesti, si rilevano numerose e gravissime violazioni delle leggi in vigore sia nazionali che europee e internazionali.
Siamo dunque all'epilogo di questa triste vicenda.
Un lungo periodo che ci ha visto protagonisti nell'opera di divulgazione in tutto il territorio regionale sulle reali verità di questa ennesima, dannosissima  e pericolosissima "opportunità imperdibile".
Pertanto, adesso la parola passerà alla Magistratura competente.
L'impegno di chi ha ancora voglia di proseguire questa assurda battaglia si sposterà quindi nelle aule dei tribunali. Come al solito (vedi caso Quirra), in Sardegna se non intervengono i giudici la maggioranza dei Sardi si dimostra ancora una volta incapace - o peggio, disinteressata - alla difesa del proprio territorio, del proprio futuro e di quello delle nuove generazioni alle quali, purtroppo, si è in procinto di consegnare la Regione più inquinata d'Italia, campione assoluto di malessere, disoccupazione, depressione, nonche' incapace di dare un futuro ai propri giovani, oltrechè bersaglio e crocevia delle peggiori malefatte che ancora si possono realizzare nell'Area Mediterranea....

mercoledì 18 aprile 2012

FERMIAMOLI!!!

Dannosi e inutili gasdotti che sventrano la nostra Terra. Trivelle che violentano le nostre risorse ambientali. Inceneritori a cielo aperto spacciati come occasioni di lavoro "verdi". Potenti quanto costose e inutili macchine, che producono solo campi elettromagnetici, distruggendo l'immagine delle nostre coste. Imprese mafiose spacciate come “opportunità”, che lasciano solo tumori e miseria. Sostegno incondizionato a investimenti che hanno fatto della nostra Isola la regione piu' inquinata d'Italia.....
E chi piu' ne ha piu' ne metta....
E a imporli sono sempre gli stessi che, "governando" ormai da decenni, ci stanno trascinando sull'orlo del pozzo, senza fondo, della miseria, della disoccupazione e della disperazione. Distruggono le nostre uniche e preziose risorse o le svendono al miglior offerente senza nessuna vergogna, senza un minimo di dignità.
Sono i sindacati senza scrupoli. Sono gli amministratori di province, ricettacoli di vergognosi privilegi e clientele. Sono gli amministratori di una Regione governata da folli e da persone profondamente ignoranti. Sono i dirigenti di centinaia di enti inutili, piazzati li grazie a tutto meno che al loro curriculum...
Fermiamoli! O sarà troppo tardi.
Stanno distruggendo la nostra Terra, la nostra cultura, le nostre risorse e la nostra identità.
Anche se non fanno altro che piangere miseria hanno i soldi, tanti soldi, i nostri soldi. Una parte li distribuiscono a pioggia nel loro giro, il resto sono costretti a restituirlo (ad esempio all'Unione Europea), perché non sanno come fare a programmarlo e a spenderlo.
Non hanno idee, non hanno programmi ne progetti. Si limitano a copiare quelli degli altri senza neppure leggerseli, o a ratificare e sostenere, di nascosto, quelli proposti dal mafioso di turno. Non importa di cosa si tratti ne se sia disastroso, l'importante e che sia per lo "sviluppo", la "crescita", la "competitività"; per loro facili slogan, buoni per tutte le occasioni; per noi invece, ormai solo brutti incubi. 
Fermiamoli. Mandiamoli via per sempre. Ne va del futuro nostro e dei nostri figli e figlie.

LA NUOVA SARDEGNA - Economia: Energia, per i sardi la bolletta è più salata 18.04.2012
La Cisl ha provato a stanare la Regione sui contenuti del piano energetico, una sorta di araba fenice che tutti considerano indispensabile ma i cui contorni non sono definiti. In un sistema come quello sardo, unica regione d’Italia a non disporre del gas condannando i propri cittadini a pagare la bolletta più cara in assoluto, alla Regione è stato chiesto di chiarire la “visione politica” sul futuro dello sviluppo. Le domande proposte da Mario Medde, segretario generale della Cisl, e da Giovanni Matta, responsabile dell’Industria, sono rimaste sospese: l’assessore Alessandra Zedda ha fatto il punto sulla situazione esistente e ha dato rassicurazioni sul progetto della metanizzazione ma non ha potuto chiarire che cosa faremo dell’energia prodotta se il sistema non si libera dai freni. «Il Piano», afferma Giovanni Matta, «non può essere solo un dato tecnico perché è parte di una visione politica». Certo non è facile con l’industria regionale ferita, ridotta a una produzione che, al netto delle costruzioni, arriva all’undici per cento del Pil, meno della metà della media nazionale. E senza tenere conto che la freddezza delle statistiche calcola tra gli occupati del settore industriale ben diecimila cassintegrati che hanno perso il lavoro forse per sempre. L’incontro sulla politica energetica mette a confronto sindacato e Regione partendo dai dati dell’Enea a dimostrazione delle anomalie di un sistema dipendente dal petrolio per il 66% e per poco meno di un terzo dai combustibili solidi. All’ultimo minuto si defila il rappresentante di Galsi, la società che deve cambiare il corso della storia portando il metano in Sardegna. L’assenza provoca cattivi pensieri: «La sensazione è che siano stati indotti a non venire», afferma Giovanni Matta. «Anche da parte della Regione notiamo qualche incertezza, c’è l’impressione che non si voglia dar fastidio ai tanti nemici del progetto». Nessuno nomina l’Eni ma in molti sono pronti a individuare nell’ente petrolifero un nemico del gasdotto. L’assessore all’Industria, Alessandra Zedda, smentisce: «Non c’è alcuna incertezza, la Regione sostiene il Galsi e non c’è ritardo. L’ultima conferenza risale allo scorso dicembre e la Regione, in quell’occasione, ha ribadito le scelte fatte. Da qui a pochi giorni ci saranno le intese con lo Stato, entro un anno il quadro sarà definito». Pazienza per gli assessori all’Industria precedenti che avevano assicurato la partenza del gasdotto per l’aprile del 2009, l’importante, a giudizio del sindacato, è che si faccia: «Oltre a colmare la mancanza del metano, è un’opera che solo sul suolo sardo prevede investimenti per un miliardo di euro. Un motivo che da solo, in tempi di magra, non dovrebbe essere dimenticato». Manca il metano, ma l’energia è prodotta in grande abbondanza da 17 impianti idroelettrici, altrettanti termoelettrici cui si aggiungono 31 eolici e 7.630 fotovoltaici. Un surplus che, altra anomalia, non agevola il sistema, anzi sembrerebbe un onere: «I costi di produzione in Sardegna attestano che, nonostante ci siano alcuni impianti alimentati a carbone, un megawatt costi all’origine 109 euro contro una media nazionale di 66 euro». Ecco perché ilpiano energetico regionale dovrebbe risolvere questo problema; per ora sembra puntare buona parte delle possibilità di crescita sulle fonti rinnovabili. Ma i dati esposti da Andrea Fidanza dell’Enea lasciano da pensare anche sul busines dell’energia rinnovabile, sospinta da cospicui incentivi che in realtà defluiscono verso la Cina, massimo produttore di pannelli solari. Mille aspetti da chiarire e su tutti il rebus delle grandi centrali. «Che cosa si vuol fare di Fiumesanto»? chiede Giovanni Matta, «se come si vocifera dovessero subentrare nuovi imprenditori la Regione deve chiedere il rispetto delle intese raggiunte». Nel piano energetico dev’essere chiarito il ruolo della Saras in vista dell revisione delle agevolazioni del governo (il Cip 6), e infine la definizione della questione carbone Sulcis: sarà un risorsa nazionale, visto che Nuraxi Figus è l’unico sito carbonifero del Paese o si perderà»? La risposta può venire solo dal piano energetico della Regione. ©RIPRODUZIONE RISERVATA

ARBOREA. Il paese intero tenta di bloccare il progetto Saras a S'Ena Arrubia - I No-Gas blindano lo stagno - Comincia la battaglia contro la ricerca del metano (Nicola Pinna)
ARBOREA La protesta è silenziosa, giusto per non spaventare i cavalieri d'Italia. I manifestanti arrivano a S'Ena Arrubia quando nello stagno è in corso una festa: mancano i fenicotteri, ma a dare spettacolo ci pensa il falco di palude. «Questo è un santuario della natura, non è possibile che a pochi metri da questo stagno vogliano installare le trivelle per la ricerca del gas - dice Francesco Guillot, il coordinatore regionale della Lipu - Venire a S'Ena Arrubia, per noi ambientalisti è come fare un pellegrinaggio a Lourdes. Questo è un luogo sacro della natura e lo scenario che si vede stamattina è la vera risorsa da sfruttare». Eppure, proprio qui la Saras è convinta di trovare il gas. Nel terreno scelto per realizzare i pozzi, ieri mattina, c'è stata l'invasione pacifica dei manifestanti. L'invito del comitato popolare l'hanno raccolto in tanti, anche se la pioggia ha scoraggiato una parte della truppa.
IL COMITATO La lotta per l'ambiente, gli abitanti di Arborea, hanno deciso di affrontarla con una tecnica di guerra ecologica. Niente baccano, ma una lunga e silenziosa passeggiata tra le campagne che separano il paese dall'oasi di S'Ena Arrubia, attraversando un'interminabile pista ciclabile e qualche campo di mais. Il secondo atto della battaglia è quello che si combatterà con le carte bollate. «La Regione ha già ricevuto 180 osservazioni contro il progetto - sottolinea il coordinatore del comitato popolare, Davide Rullo - Per il momento l'unico che non si è schierato è il Comune di Arborea, speriamo lo faccia al più presto».
IL CORO DI “NO” Il fenicottero con la maschera antigas è il simbolo della protesta. E ieri mattina tutti si sono presentati con una maglietta stampata appositamente. Ci sono famiglie intere, non solo ambientalisti, nel lungo corteo partito dalla piazza del municipio. Qualcuno si è portato appresso anche il cane e qualcun altro è venuto in bicicletta. Ci sono i cittadini di Arborea, ma in molti sono partiti da lontano: da Oristano e anche da Cagliari. «Siamo pronti alla battaglia per salvaguardare la nostra salute - dice Laura Magnani - Sul progetto della Saras non tutto è chiaro, ma proprio in questi giorni abbiamo visto che danni hanno provocato impianti simili a quello che vogliono realizzare nel nostro territorio».
I DUBBI Quelli che ancora devono essere chiariti sono tutti riassunti in un volantino che i manifestanti si passano di mano in mano. «Questo è un progetto poco chiaro, anzi poco trasparente - attacca il veterinario Angelo Ruiu - La ricerca del gas è incompatibile con la nostra realtà produttiva e con un progetto di sviluppo futuro legato alla terra. Tra l'altro non ci sembra che esistano ricadute positive per la popolazione».
LE AUTORIZZAZIONI Qualche dubbio sul progetto “Eleonora” lo ha avanzato nei giorni scorsi anche il Ministero dell'Ambiente. «Da Roma chiedono che si faccia la Valutazione d'incidenza ambientale perché l'impianto rientra nell'area interessata dal progetto Life Nature, dove nidificano diverse specie di uccelli sotto tutela - spiega la biologa Manuela Pintus - Noi puntiamo ad ottenere anche la Valutazione d'impatto ambientale: per legge non è obbligatoria solo perché le trivelle le vogliono costruire a 180 metri dalla Zona di protezione speciale e dal Sito di interesse comunitario». L'ultimo dubbio lo aggiunge l'ex sindaco di Arborea, Bepi Costella: «Il nostro progetto per la pista ciclabile era stato bocciato perché passava vicino allo stagno. E ora proprio qui vogliono dare il via alla ricerca del gas?».

LA SOCIETA' CIVILE SARDA NON E' PIU' SOLA: NASCE SARDIGNA LIBERA

Sabato 21 Aprile , tutti/e noi impegnati contro la realizzazione in Sardegna del gasdotto GALSI siamo invitati/e alla conferenza Stampa per la presentazione del Movimento Sardigna Libera, promosso da Claudia Zuncheddu. L'incontro si tiene a Cagliari alle ore 10:00, presso l’Hotel Regina Margherita (per visualizzare la mappa clicca QUI).
Conosciamo Claudia ed il suo intenso lavoro che, possiamo dirlo, insieme a pochissimi altri politici sardi è sempre stata in prima fila per cercare di evitare, o di riparare i danni, provocati da una "classe politica" abietta e dedita unicamente al proprio tornaconto personale o degli squallidi gruppi di potere che la sponsorizzano. Accogliamo dunque volentieri il suo invito e assicuriamo la nostra presenza.
Ecco il comunicato stampa.
Dopo tre anni di attività istituzionale a servizio delle lotte dei sardi e della difesa del nostro ambiente, come consigliera Indipendentista della RAS, ritengo che sia giunto il momento di accogliere le fortissime sollecitazioni provenienti da tutto il territorio perché si coordini concretamente questa esperienza in una rete politica di movimento, con una struttura organizzativa agile e democratica. Il tutto per garantire maggiori risposte coordinate, politiche e organizzative, per combattere la crisi economica, sociale e culturale che mai come oggi attanaglia noi sardi rischiando di farci scomparire dal contesto mondiale.
Non possiamo più assistere inermi e disorganizzati alla distruzione delle nostre economie, dei nostri territori e della speranza di una vita migliore e più equa per il nostro Popolo. L’esperienza fallimentare dei partiti politici tradizionali, nati nella crisi della Seconda Repubblica Italiana e nello stesso tempo, i “cloni” che sono nati dalla loro esplosione, riproducendo le stesse contraddizioni che hanno portato al fallimento dei partiti d’origine, sono un segnale inequivocabile della necessità di porre fine alle baronie della politica che sino ad oggi hanno guidato il nostro Popolo e la nostra Terra verso il baratro e la povertà.
Il fallimento politico del modello autonomista è il segnale della necessità di costruire un nuovo modello di pratica politica adeguato ai bisogni delle collettività, dei territori e legata alla storia culturale e politica del nostro Popolo. La nostra è una storia originale e irripetibile che ci fa ancor più dire che “la Sardegna non è Italia”, e che ancor meno siamo disposti ad accettare, passivamente e con l’inganno, di essere una colonia interna all’Italia o il Sud della globalizzazione mondiale. Il fallimento, ormai conclamato, di 60 anni di c.d. Autonomia Regionale, hanno visto il saccheggio delle nostre risorse e il tentativo politico e culturale di annientare la storia del nostro Popolo e della Nazione Sarda, tentativo gestito in prima persona da gran parte della classe politica sarda.
In questi tre anni di attività istituzionale, ogni mia scelta politica, è nata dalle relazioni strette con i territori, per cui il mio ruolo è stato ed è quello di portavoce dei bisogni e delle aspirazioni delle nostre collettività all’interno del Consiglio Regionale (che preferirei chiamare Nazionale) della Sardegna. Ritengo che questo sia il metodo più corretto, più democratico e più giusto per restituire il senso della Politica ai sardi.
Da ciò ritengo di poter affermare che dietro le mie innumerevoli battaglie istituzionali e nel territorio, c’è un movimento di base fortissimo rappresentato da sardi che lottano fuori dalle dinamiche dei partiti, da Comitati di cittadini, da movimenti per la difesa dell’ambiente, del territorio e delle sue economie tradizionali, dei diritti civili, del diritto al “lavoro che non uccide”, per una scuola e una cultura nazionale accessibile a tutti e per la possibilità per i sardi di qualsiasi età di costruirsi il proprio futuro sicuro e dignitoso.
Il Movimento Sardigna Libera nasce da queste esigenze di rappresentanza e dalla consapevolezza che il Popolo sardo, in quanto tale, non può rinunciare alla lotta per la riappropriazione del proprio Territorio, inteso come diritto alla sua stessa esistenza ambientale, economica, culturale e politica. Tutto ciò in un processo politico di ampia partecipazione democratica che porti all’Autogoverno delle collettività, all’Autogestione delle nostre risorse, al recupero e all’affermazione della nostra cultura, in un percorso politico e identitario che conduca alla liberazione nazionale del nostro Popolo, alla sua Autodeterminazione, alla Sovranità e alla costruzione di una Nazione Sarda libera e indipendente nel mondo.
Il progetto politico di Sardigna Libera, condiviso e partecipato nei territori, non solo è già tracciato, ma è in parte concretizzato nell’attività politica che ho svolto e che conduco all’interno della Massima Assemblea dei Sardi.
E’ su queste premesse, che vi invito a partecipare attivamente a questo percorso di costruzione di Sardigna Libera.
Claudia Zuncheddu