lunedì 5 marzo 2012

I GIOVANI DEL PD FANNO AUTOCRITICA, E INIZIANO DAL GALSI

da L'UNIONE SARDA del 05.03.2012
«A volte devi avere anche il coraggio di sbagliare». Valentina Sanna lo dice forse più a sé e alla sua generazione che agli altri. A 42 anni presiede l'assemblea regionale del Pd: carica non solo onorifica, si pensi alle battaglie di Tramatza del 2008 sulla segreteria Barracciu. Un'altra importante responsabilità del partito affidata alla generazione dei quarantenni. Eppure anche lei condivide alcune perplessità sul vero rinnovamento interno al Pd. «Se guardo i gruppi nei Consigli comunali, o alla Regione, vedo che c'è stato molto ricambio. Ma dentro il partito, anzi direi dentro tutti i partiti, sotto il profilo dell'elaborazione delle idee e delle linee politiche, penso che non basti». L'AUTOCRITICA E non per via del “tappo” dei grandi vecchi: «Molta responsabilità è nostra, di chi il rinnovamento lo deve incarnare. Faccio un esempio autocritico: il Pd sardo è favorevole al gasdotto Galsi. Ma trovo che non se ne sia parlato abbastanza, non ci siamo confrontati con quel che pensa la gente. Io per esempio ho forti dubbi, sono tendenzialmente contraria: ma finora non l'ho detto pubblicamente». Per via del ruolo, per non creare attriti, per tanti motivi validi: «Ma la funzione di chi fa politica non è anche esprimere opinioni che potrebbero non avere il consenso di tutti? È solo un esempio: ma credo che il Pd, su temi così centrali, non possa decidere solo al suo interno, senza aprirsi al confronto con tutti». Doveva servire proprio a questo la conferenza programmatica avviata a ottobre, che si concluderà a fine mese. C'è chi dubita della sua utilità: non così Laura Pisano , che nella segreteria regionale del partito ha avuto un grande ruolo in questa iniziativa. «Alla fine - calcola - saranno più di 80 appuntamenti. Certo che serve una sintesi finale. Ma la faremo tutti insieme». Finora sta venendo fuori «l'Isola delle differenze. Uguali ma differenti: come il Pd». I NUOVI IDEALI Pisano, 47 anni, non aveva mai ricoperto incarichi di partito. È stata cooptata da Silvio Lai nella segreteria sulla spinta del mondo dei circoli, dei blog, della militanza di base che cerca nuove strade per farsi sentire. Un mondo anagraficamente giovane: «Vedo tante figure fresche, competenti, che vogliono partecipare», dice lei. «Il Pd nasce da varie anime, ma si sta delineando una terra di mezzo lontana da vecchie divisioni, in cui è centrale il progetto riformista». A chi dice che i giovani sono solo i figliocci politici dei big, Laura Pisano ribatte che «molti non sono figli di nessuno, è solo gente che crede di poter dare qualcosa. Certo, in politica gli spazi non te li cedono: li devi occupare tu, con contenuti e capacità». Di certo non può essere considerato un emergente Gian Piero Scanu , 58 anni, oggi senatore, a lungo sindaco di Olbia. Ma la sua figura si sta affermando - fuori dai confini galluresi - come quella del primo erede del ruolo di Antonello Soro, che probabilmente non si ricandiderà in Parlamento. «Nuovi gruppi dirigenti? Vorrei vederli un po' di più», confessa: «Sono d'accordo con chi dice che il rinnovamento non basta ancora». Non è solo un problema anagrafico: «Non mi interessa un ricambio nel solco di una politica a bassa intensità, rassegnata. Apprezzo la moderazione nei toni, non il moderatismo come linea politica: quello lo lascio agli eredi del doroteismo. Il Pd è nato per essere progressista». Un monito a quei nuovi dirigenti che fin da piccoli ragionano di tatticismi, più che di ideali: «Se non crediamo all'ineluttabilità delle disgrazie e dei piagnistei, potremo andare incontro a una nuova primavera sarda. Abbiamo gli strumenti per non rassegnarci a questo inverno della politica». CRISI DI VALORI La debolezza però, osserva il capogruppo in Consiglio regionale Giampaolo Diana , sta nel fatto che «a volte, a Roma e nell'Isola, non si capisce da che parte stia il Pd. Su certi valori si balla un po'». Diana è approdato in Consiglio regionale nel 2009 a 56 anni: fino ad allora era il leader della Cgil sarda, ovvio che i valori a cui tiene di più siano quelli del lavoro. «Continuo a credere che un partito di sinistra debba avere un suo blocco sociale di riferimento. E che la Sardegna debba riscoprire la vocazione alla produzione di beni materiali». Quelli dell'industria di base, ma anche i prodotti locali. Guidando l'opposizione in Consiglio, Diana pensa già a quando il Pd dovrà riproporsi ai sardi come perno dell'alternativa al centrodestra. Sulla base delle idee scaturite da quella conferenza programmatica che «sì, è vero, è un'iniziativa importante», ammette il capogruppo: «Ma stento ancora a vedere un filo conduttore, e manca del tutto un raccordo con le rappresentanze del partito nelle istituzioni». 

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