lunedì 9 gennaio 2012

DOSSIER GALSI

Pubblichiamo un ottimo dossier sul GALSI.  Nessuno, tra coloro che pretendono di imporci quel dannoso progetto, è in grado di effettuare un'analisi così dettagliata, ben articolata e documentata.

A cura di Antonio Muscas - Villacidro
Di fronte alla proposta per la realizzazione di grandi opere, al pari di ciò che farebbe un buon padre di famiglia, è fondamentale dare delle risposte precise in termini di Necessità, Importanza strategica, Economicità, Fattibilità dell’opera e Alternative.
La stessa società Galsi ci guida nei primi due quesiti. Sotto vengono riportati alcuni punti a supporto del progetto.
VANTAGGI PER LA SARDEGNA
Le condizioni geografiche della Sardegna e la scarsa disponibilità di risorse naturali locali, hanno reso fino ad oggi il sistema energetico sardo dipendente per il 94% da fonti esterne.
Inoltre, a causa della mancanza del gas naturale, la diversificazione delle fonti di energia in Sardegna segnala una grande dipendenza dal petrolio (77%) e dal carbone (19%), i più inquinanti tra i combustibili fossili.
Degli usi finali di energia circa il 44% è assorbito dal settore industriale, in particolare dalle industrie energivore (40%) del settore metallurgico e di raffinazione che rappresentano l’industria di base nell’isola*.
* fonte: Piano Energetico Ambientale Regionale - Regione Sardegna , Agosto 2006 - Fonte: http://www.galsi.it
L'Italia ha deciso di puntare sul potenziamento delle linee di importazione di gas naturale poiché il gas naturale copre oggi una quota importante dei consumi energetici italiani, in particolare per la produzione elettrica, ed è comunque destinato a mantenere un ruolo fondamentale anche con il forte sviluppo delle fonti rinnovabili e di altre fonti alternative. Il risparmio nei costi energetici che la Sardegna avrà grazie al metano darà un significativo impulso all'economia, favorendo le imprese sarde ad alto consumo di energia già esistenti, grazie all’utilizzo di un’energia più efficiente e meno costosa. Incentiverà inoltre, come è avvenuto nel Mezzogiorno con la metanizzazione, la nascita di nuove attività industriali correlate all'utilizzo del metano come ad esempio l’industria della ceramica, quella cartaria, l’industria del legno, il settore agroalimentare e quello dei materiali di costruzione. Fonte: http://www.galsi.it/Benefici/index.php/id_menu-148
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Riepilogando, risulta che il sistema energetico sardo è dipendente per il 94% da fonti esterne: petrolio (77%) e carbone (19%); e degli usi finali di energia circa il 44% è assorbito dal settore industriale, in particolare dalle industrie energivore (40%) del settore metallurgico e di raffinazione che rappresentano l’industria di base nell’isola. Leggendo più sotto scopriamo che in Italia il gas naturale serve in particolare per la produzione elettrica. Quindi il settore preponderante di impiego d’energia è l’industria. Ma leggendo quale tipo di industria emergono i primi dubbi relativamente alla conversione al metano. Si legge infatti: “settore metallurgico e di raffinazione”. In Sardegna l’industria preponderante nella lavorazione dei metalli è l’Alcoa che tra l’altro si trova nelle vicinanze dell’area di approdo del gasdotto. La sua presenza da sola non giustificherebbe certo un’opera del genere e semmai sarebbe sufficiente un punto di prelievo nelle sue vicinanze senza dover poi la condotta attraversare tutta l’isola.
Perchè è necessario questo gasdotto? Quali saranno i benefici per le imprese della Sardegna derivanti dall'utilizzo del metano?
Riguardo all’industria di raffinazione, appare perfino superfluo fare delle considerazioni in merito. La raffineria per eccellenza in Sardegna è la Saras che non ha certo bisogno di metano in quanto produce da sé energia e addirittura la rivende bruciando il contestatissimo TARGAS. Relativamente all’uso del metano per la produzione elettrica, bisogna considerare che la Sardegna ha già tre grosse centrali elettriche: Sarlux della Saras, Portovesme, e Fiumesanto. L’isola è sottoposta attualmente all’attenzione degli affaristi dell’energia: eolico, fotovoltaico, biomasse; di cui i giornali ci offrono quotidianamente notizie. Produciamo più energia di quanta ne serva, tanto è vero che la vendiamo al continente trasportandola tramite due cavidotti. Non siamo dotati di un piano energetico regionale o nazionale che imponga a parità di incremento della produzione elettrica da fonti alternative la contemporanea dismissione o il ridimensionamento delle centrali a combustibile fossile. A causa dell’aumento crescente della produzione elettrica e breve ci troveremo a dover gestire problemi di instabilità delle rete e di eccesso della produzione. Quindi, ipotizzare l’impiego del metano per la produzione elettrica è quanto mai fuori luogo.
Proseguendo con le altre analisi servirebbero dati numerici precisi a supporto, ma questi sul sito del GALSI mancano del tutto o sono privi di giustificazione.
Cerchiamo allora di ricavarci noi i dati facendo riferimento quando possibile a fonti precise e semplici calcoli.
Prima di proseguire è bene elencare i settori di impiego del Metano che sono: Industria, Autotrazione e Domestico.  Ognuno di essi va trattato in maniera separata:
INDUSTRIA
Supponendo che già oggi fosse presente il metano in Sardegna, che tipo di industria ci potremmo immaginare e con quali sviluppi? Il progetto e la realizzazione della rete del metano con le sue bretelle implica anni di lavoro, e dal momento della sua messa in funzione, la progettazione e la messa in funzione di un progetto industriale imporrebbe ulteriori anni di attesa. In ogni caso una rete del metano che attraversa l’isola non ha senso per l’industria giacché questa è concentrata lungo le coste soprattutto nella parte meridionale in prossimità del presunto punto di approdo del gasdotto. Va detto che il metano da solo non servirebbe a rilanciare l’industria sarda, testimoni ne sono le industrie nel Nord Italia che non risulta stiano abbandonando o chiudendo a causa degli alti costi energetici; lì il metano ce l’hanno già, quindi le ragioni della crisi vanno ricercate altrove. In Sardegna abbiamo tanti settori produttivi in crisi che non sarebbero certo aiutati dal metano, anche tenuto conto di quanto dovrebbero aspettare per il suo arrivo. Il rilancio va fatto oggi non fra dieci o vent’anni. L’economia e la produzione in Sardegna vanno ripensate e tra gli obbiettivi da perseguire è indispensabile porre la riduzione dei costi di produzione e l’autonomia energetica degli impianti produttivi; non la dipendenza da un’altra fonte fossile ed esauribile seppur più economica.
AUTOTRAZIONE
Dal sito dell’ACI possiamo ricavare il numero di vetture circolanti in Italia e Sardegna. Queste sono al 2011 rispettivamente 36.751.311 e 992.959. Ebbene, il parco di auto a gas e metano in tutta Italia si aggira attorno ai 600.000 esemplari. Allora, se il metano è così conveniente perché non ha avuto larga diffusione tra gli autoveicoli? Tanto per cominciare va detto che il gas va stoccato a 220 bar (a differenza dei 7 bar per il GPL), l’impianto ha un costo che si aggira tra i 1200 e i 2300€ (www.landi.it) dipendentemente dalla sua tipologia e va revisionato ogni quattro anni. L’autonomia delle auto a metano è compresa tra i 200 e i 300 Km, quindi quanto mai modesta. Significa che oltre alla seccatura di dover rifornire costantemente serve una distribuzione capillare di rifornitori. Ma in tutto il territorio nazionale i distributori di metano sono 860 (http://www.metanoauto.com/modules.php?name=Distributori). Pochi e concentrati soprattutto nel Nord Italia. Altra questione è rappresentata dal prezzo che da pochi anni è cresciuto tanto da aver ridotto notevolmente il vantaggio con benzina e gasolio.

Se in Sardegna impiegassimo il metano per l’autotrazione dovremmo dotarci anche di rifornitori adeguati distribuiti in maniera capillare. Facendo le debite proporzioni col parco auto nazionale, quante auto a metano
circolerebbero e chi avrebbe la convenienza ad aprirsi una stazione di rifornimento? A quanto ammonterebbe
l’investimento generale? Ma anche in questo caso, al pari di quanto detto per l’industria: se economicamente
fosse vantaggiosa la capillarizzazione dei distributori, basterebbe un punto di approdo unico da dove effettuare rifornimento e distribuzione. 
DOMESTICO
Dalle analisi precedenti, l’unica ragione residua per realizzare la rete interna del metano avrebbe come giustificazione l’impiego domestico. In questo settore il consumo preponderante è determinato dal riscaldamento, seguono l’acqua sanitaria e la cottura cibi. Per stabilire il sistema di riscaldamento più conveniente ci possiamo costruire una tabella dove si mettono a raffronto i combustibili di maggior impiego in Sardegna.

I dati in tabella li ricaviamo volutamente da quanto disponibile in rete per consentire a chiunque di verificarne l’esattezza. In questa vengono riportati in ordine di colonna: Tipologia di combustibile, potere calorifico inferiore P.C.I. ovvero la capacità di produrre energia; costo del combustibile per unità di misura; tipologia d’impianto e relativo rendimento termico; consumo annuo calcolato per produrre 10000 kWh (consumo medio a famiglia), costo annuo totale riferito a 10000 kWh di energia prodotta, spesa in % riferita al metano e
con caldaia tradizionale; costo in €cent a kWh. Dai dati riportati emerge che, a esclusione di GPL,Gasolio e aria propanata, tutti gli altri combustibili per riscaldamento risultano più vantaggiosi del metano. Addirittura lo è l’aria condizionata. Ovvero, in Sardegna, ai prezzi attuali di mercato, il metano non è conveniente per il riscaldamento domestico. E anche se lo fosse dovremmo inserire nel bilancio di spesa la sostituzione di gran parte degli impianti già presenti con caldaie apposite.
Relativamente all’acqua sanitaria, è utile fare alcune considerazioni: l’investimento per l’installazione di un
pannello solare termico consente con gli impianti più moderni di avere acqua calda praticamente tutto l’anno
al solo costo dell’acqua; in inverno con un maggiore investimento si può installare un impianto di
riscaldamento (legna, pellet, pompa di calore) integrato con acqua sanitaria e addirittura integrare l’impianto
di riscaldamento con quello solare. Quindi investire nell’installazione di una caldaia a metano per la produzione di acqua sanitaria considerando i costi di investimento e le alternative presenti non è economicamente conveniente.
CONSIDERAZIONI
La scelta del metano poteva essere giustificabile qualche decennio fa. In Sardegna non c’è il metano, non c’è la rete e non ci sono impianti per il suo impiego. Se anche fosse economicamente conveniente la metanizzazione comporterebbe, oltre alla realizzazione della condotta principale e relative diramazioni, la sostituzione di gran parte degli impianti: caldaie, scaldini, forni, generatori, ecc. con tempi e costi difficilmente calcolabili e non sempre sostenibili. L’investimento non riguarderebbe la sola rete ma lo stravolgimento in toto del nostro sistema energetico. Il metano è una fonte combustibile fossile in via di esaurimento; ha un prezzo che negli ultimi anni sta crescendo in maniera indeterminata. In Sardegna la situazione sarebbe ancora peggiore perché ci troveremo praticamente in una condizione di monopolio. Ma se anche tutto questo non fosse vero, scegliere il metano significherebbe investire ingenti risorse per renderci ancora dipendenti da un combustibile che, seppur meno del petrolio, è inquinante e proviene da un paese dove vige una dittatura oppressiva. Senza dimenticare che dipendenza dall’esterno significa emorragia di capitali verso l’esterno. Produzione in proprio invece significa mantenere il capitale all’interno del proprio territorio e poterlo reimpiegare a proprio uso e beneficio.
Quella del metano non è la strada per la nostra autonomia. La scelta del metano ci lascerebbe ancorati al passato mentre la nostra scommessa sono le nuove tecnologie, l’integrazione di diverse soluzioni e di diverse fonti di approvvigionamento, in primis l’efficienza energetica -che da sola senza grossi sforzi può comportare tagli pesanti sul consumo- poi l’eolico, il fotovoltaico, l’idroelettrico, la geotermia e le biomasse.
Dirottare miliardi di euro sul metano -perché questo è il costo per costruire le ramificazioni dentro la Sardegna che dalla condotta principale di diramano verso ogni paese dell’isola- significa non poter spendere per la ricerca, lo sviluppo e l’applicazione di nuove tecnologie. Perché le risorse non sono infinite e la crisi sta imponendo drastici tagli su tutti i fronti. Dare in gestione a pochi fornitori il mercato dell’energia significa compromettere la creazione di posti di lavoro reali nella ricerca, sviluppo, progettazione e realizzazione di nuove soluzioni. Dare in mano a pochi la gestione dell’energia significa toglierla a tanti piccoli produttori, significa compromettere la possibilità di ridistribuire gli utili e creare reale sviluppo. La Sardegna può essere all’avanguardia nella creazione delle isole di produzione energetica, nello sviluppo delle reti intelligenti per la loro gestione. L’assenza del metano può essere un’occasione per fare un salto tecnologico in avanti. Questa è anche un’ulteriore ragione per opporsi ai mega parchi eolici e ai mega impianti fotovoltaici perché parimenti vale per loro lo stesso ragionamento che per il metano: l’affrancamento dalle grosse società private di produzione, distribuzione e gestione dell’energia. Tutto ciò non è fantascienza: è quanto già la tecnologia e il saper umano ci offrono. Ma per farlo ci vuole una classe dirigente capace, coraggiosa e visionaria e ci vuole uno sforzo enorme. Ci vuole un piano energetico regionale che ci dica prima di tutto di cosa abbiamo realmente bisogno, cosa è realmente necessario. Ci vuole un piano di sviluppo territoriale e sociale per stabilire cosa vogliamo diventare e come vogliamo la nostra terra nel futuro. Ci vuole informazione approfondita, ausilio di tecnici validi, condivisione delle scelte. Ci vogliono i numeri a supporto delle scelte effettuate. Mentre al momento si vedono solo considerazioni superficiali basate su luoghi comuni. Oggi più che mai il nostro futuro è legato alle decisioni che ora ci troviamo a dover prendere. Non c’è un altro momento per farlo. Il nostro futuro dipenderà dalle risorse che avremo a disposizione e da come le utilizzeremo e ne concilieremo l’uso in equilibrio con il rispetto dell’uomo e dell’ambiente. Dipenderà dall’autonomia energetica ed economica che riusciremo a raggiungere, che significa anche autonomia culturale e non sudditanza alle imposizioni ideologiche esterne che ci stanno impoverendo e devastando sotto tutti i punti di vista. E in Sardegna le risorse le abbiamo, e sono quelle naturali: sole, vento, acqua, foreste, per citarne alcune; sono le risorse umane: le migliaia di tecnici e professionisti che operano nel territorio regionale e nazionale e che potrebbero essere coinvolti efficacemente in quest’avventura. Risorse umane che inevitabilmente resterebbero escluse da un progetto nato fuori dal nostro territorio e la cui realizzazione necessita di imprese specialistiche e professionalità esterne, fatto salvo l’impiego di qualche maestranza per compiti generici. Il nostro sforzo e il nostro impegno dovranno essere convogliati nella gestione diretta e razionale delle nostre risorse. 
Non c’è un’altra strada percorribile.
Siamo a un bivio e dobbiamo scegliere se arroccarci in posizione di sudditanza e dipendenza dall’esterno o scommettere su un percorso che conduca alla nostra reale autonomia. A noi la scelta.
Fonti
http://energia.supermoney.eu/risultati-confronto/
http://energierinnovabili.forumcommunity.net/?t=5264651
http://www.isgas.it/gas/export/sites/default/www/Sinistra/UfficioClienti/tariffe.html
http://www.ecomotori.net/elenco-distributori/elenco-distributori-metano/europe/italy.html
http://www.aci.it/sezione-istituzionale/studi-e-ricerche/dati-e-statistiche.html
http://ecomobile.it/risparmio/risparmio_index.htm
http://www.assistal.it/pub/pan/Periti%20Industriali.pdf
http://www.nextville.it/temi-utili/12

2 commenti:

  1. Grazie Antonio,
    ritengo che la tua relazione possa davvero chiarire ogni dubbio riguardo l'inutilità del gasdotto.

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  2. ...e con questa siamo all'ennesima dimostrazione
    che si tratta, come nel passato, di un opera che viene, arrogantemente, imposta da un potere coloniale : folle,inutile, speculativo..... DEVASTANTE -

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