di
Erasmo Venosi
L’energia è da sempre il driver dello sviluppo
economico di un Paese. Oggi, nel tempo del riscaldamento globale,
prodotto dalla combustione di fonti fossili, l’energia assume un ruolo
strategico, anche per il contenimento delle emissioni. Se tutto questo è
vero, allora, la politica energetica italiana è caratterizzata da
un’incoerente sommatoria di decisioni, scollegate da ogni disegno
strategico.
Le previsioni (secondo lo scenario
inerziale Eni) relative al gas metano, in assenza delle necessarie
correzioni al 2020, valutano i consumi a 115 miliardi di metri cubi
(mc), rispetto agli 83,4 del 2008. Attualmente, nuove capacità di gas
metano provengono per 18,1 mld di mc dal potenziamento dei gasdotti
(Greenstream LIBIA-Italia ;TAG Siberia Austria ; TTPC Tunisia-Italia
,TRANSITGAS Nord Europa-Italia) ) e 18 mld di mc dai progetti Galsi,
Igi. Nuova capacità deriva per 52 mld di mc dai
rigassificatori (Rovigo, Porto Empedocle, Priolo, Gioia Tauro, Trieste,
Brindisi). Andranno poi aggiunti 28 mld di mc provenienti dai 4
rigassificatori in autorizzazione (Falconara, Monfalcone, Rosignano) e
4,5 dal potenziamento di Panigaglia. Da considerare, inoltre, il
South-Stream (Russia –Europa attraverso il Mar Nero e alla cui
costruzione partecipa ENI), il metanodotto “benedetto” da Prodi, Putin e
Berlusconi, sostenuto dall’UE e concorrente del Nabucco (Mar Caspio
–Italia) , che porterà la capacità complessiva d’importazione a un
totale di oltre 230 mld di mc, contro i 115 previsti nello scenario
strutturale.
In tale scenario mancano due elementi fondamentali: la valutazione degli effetti della crisi, da comprendere nelle sue dinamiche strutturali e su come incide sulle tendenze del settore metano e il prorompere sul mercato del gas dello shale, gas che ha alterato il prezzo (30% in meno) del gas scambiato a breve (spot) e quotato negli hub, rispetto agli scambi con contratti a lungo termine (ToP take or pay). Incidentalmente, va osservato che il prezzo del metano, con contratto ToP, è agganciato alla dinamica del prezzo del petrolio. Da tali considerazioni, che caratterizzano le molte incognite del mercato del metano, l’interrogativo centrale è costituito dalla domanda di gas. Incredibile che nello studio d’impatto ambientale del Galsi tutto sia fermo ai dati del 2003 e del 2006! Nulla su cosa è accaduto dalla crisi dei subprime, che ha inquinato l’economia reale in Italia e nell’Europa energetica, come nulla emerge sul Piano di Azione Nazionale, la direttiva 28 e 29 del 2009 e infine sul Piano di Efficienza Energetica. Le previsioni di IEA, relative alla domanda di metano (dato ottenuto su World Energy Outlook 2011 di IEA, i dati di BP pubblicati in “Statistical Review of World Energy 2011) al 2020 e 2030: Mondo 4019 e 4778 mld di mc, Europa 587, 621 altro, che i 720 mld di mc previsti nel Sia del Galsi. Addirittura a pag 66 di “ EU Energy trend to 2030 Commissione Europea“ si legge: la domanda di metano nell’UE passerà dai 457 mtep del 2010 ai 463 del 2020, per poi flettere a 439 del 2030. In Italia nel 2010 il consumo è stato pari a 83 mld di mc e, nel Piano d’Azione Nazionale (obbligo previsto dalla direttiva 28; il PAN è presentato e approvato a Bruxelles), si prospetta al 2020 un consumo inferiore ai 100 mld di mc, che invece si prevedevano di raggiungere nel 2010 e su cui si erano progettate e invocate le nuove infrastrutture, dato confermato a pag 93 del sopra richiamato Report della Commissione UE. Dalla Relazione 2011 di AEEG risulta che, tra progetti di Via approvati, relativi ai rigassificatori, la capacità ammonta a 80 mld di mc, che diventano 88 con quello di Taranto respinto. Sono poi progettati i metanodotti: IGI (9 mld di mc), Galsi 8 mld di mc. L’idea di un’Italia che diventa hub per il gas per il nord Europa è solamente balsana! La Francia ha una capacità d’importazione pari a 1,7 volte il suo consumo di metano (87 mld di mc contro 51) e la Germania il doppio del consumo (90 contro 172 mld di mc). O qualcuno pensa che i tubi del metanodotto abbiano la doppia corsia? Senza contare che l’esorbitante offerta di shale gas, negli USA, ha fatto crescere del 60% la disponibilità di GNL sul mercato europeo! ! Il nuovo grande rigassificatore di South Hook in Gran Bretagna secondo le dichiarazioni di chi lo gestisce , resterà inutilizzato per i prossimi 10 anni. In tale quadro si inserisce il metanodotto Gasli che , si diceva nel 2003 e viene affermato nel SIA (studio impatto ambientale) “il progetto riveste un elevato valore strategico per lo sviluppo del sistema nazionale ed europeo di gas naturale”. Numerosi sono i dati soprattutto riguardante la domanda di gas che , rendono poco credibili i benefici. In Italia tra , capacità installata e stoccaggio scorte ( di modulazione e strategiche ) siamo intorno ai 120 md di mc , mentre il fabbisogno di 100 mld di mc si raggiungerà verosimilmente nel 2020 e diverso da quanto scritto nel Sia a pag 76 “Anche a livello nazionale si è registrato negli ultimi anni un incremento dei consumi del gas naturale e si prevede un suo ulteriore deciso incremento, previsto tra i più alti in Europa, passando dagli attuali 77 Miliardi di mc ad oltre 90-100 Miliardi di mc previsti nel 2010-2015”. A pag 84 del SIA si fa riferimento al consumo di energia primaria del 2006 pari a 196 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio ) ma diventa rilevante l’art .4 della direttiva 28/2009 che , obbliga alla redazione del Piano di Azione Nazionale e all’incremento della efficienza energetica : nel PAN italiano sono indicati consumi finali paria 131 Mtep! Si afferma che il metanodotto è coerente con gli obiettivi di riduzione dei gas serra , ma nessun accenno è fatto all’utilizzo di gas in cicli combinati per la sostituzione di parte di quel 23% di energia elettrica prodotta con il carbone. Il fabbisogno di gas è quantificato per l’ isola i 1,5 mld di metri cubi all’anno e ammesso che , la rete di distribuzione sia costruita e da qualcuno finanziata , la parte eccedente il fabbisogno da chi sarà assorbita posto che , esiste già oggi un quantità di gas che , eccede la domanda a livello nazionale e continentale ? Saranno i consumatori sardi a pagare una bolletta salatissima per l’ammortamento dell’infrastruttura?
In tale scenario mancano due elementi fondamentali: la valutazione degli effetti della crisi, da comprendere nelle sue dinamiche strutturali e su come incide sulle tendenze del settore metano e il prorompere sul mercato del gas dello shale, gas che ha alterato il prezzo (30% in meno) del gas scambiato a breve (spot) e quotato negli hub, rispetto agli scambi con contratti a lungo termine (ToP take or pay). Incidentalmente, va osservato che il prezzo del metano, con contratto ToP, è agganciato alla dinamica del prezzo del petrolio. Da tali considerazioni, che caratterizzano le molte incognite del mercato del metano, l’interrogativo centrale è costituito dalla domanda di gas. Incredibile che nello studio d’impatto ambientale del Galsi tutto sia fermo ai dati del 2003 e del 2006! Nulla su cosa è accaduto dalla crisi dei subprime, che ha inquinato l’economia reale in Italia e nell’Europa energetica, come nulla emerge sul Piano di Azione Nazionale, la direttiva 28 e 29 del 2009 e infine sul Piano di Efficienza Energetica. Le previsioni di IEA, relative alla domanda di metano (dato ottenuto su World Energy Outlook 2011 di IEA, i dati di BP pubblicati in “Statistical Review of World Energy 2011) al 2020 e 2030: Mondo 4019 e 4778 mld di mc, Europa 587, 621 altro, che i 720 mld di mc previsti nel Sia del Galsi. Addirittura a pag 66 di “ EU Energy trend to 2030 Commissione Europea“ si legge: la domanda di metano nell’UE passerà dai 457 mtep del 2010 ai 463 del 2020, per poi flettere a 439 del 2030. In Italia nel 2010 il consumo è stato pari a 83 mld di mc e, nel Piano d’Azione Nazionale (obbligo previsto dalla direttiva 28; il PAN è presentato e approvato a Bruxelles), si prospetta al 2020 un consumo inferiore ai 100 mld di mc, che invece si prevedevano di raggiungere nel 2010 e su cui si erano progettate e invocate le nuove infrastrutture, dato confermato a pag 93 del sopra richiamato Report della Commissione UE. Dalla Relazione 2011 di AEEG risulta che, tra progetti di Via approvati, relativi ai rigassificatori, la capacità ammonta a 80 mld di mc, che diventano 88 con quello di Taranto respinto. Sono poi progettati i metanodotti: IGI (9 mld di mc), Galsi 8 mld di mc. L’idea di un’Italia che diventa hub per il gas per il nord Europa è solamente balsana! La Francia ha una capacità d’importazione pari a 1,7 volte il suo consumo di metano (87 mld di mc contro 51) e la Germania il doppio del consumo (90 contro 172 mld di mc). O qualcuno pensa che i tubi del metanodotto abbiano la doppia corsia? Senza contare che l’esorbitante offerta di shale gas, negli USA, ha fatto crescere del 60% la disponibilità di GNL sul mercato europeo! ! Il nuovo grande rigassificatore di South Hook in Gran Bretagna secondo le dichiarazioni di chi lo gestisce , resterà inutilizzato per i prossimi 10 anni. In tale quadro si inserisce il metanodotto Gasli che , si diceva nel 2003 e viene affermato nel SIA (studio impatto ambientale) “il progetto riveste un elevato valore strategico per lo sviluppo del sistema nazionale ed europeo di gas naturale”. Numerosi sono i dati soprattutto riguardante la domanda di gas che , rendono poco credibili i benefici. In Italia tra , capacità installata e stoccaggio scorte ( di modulazione e strategiche ) siamo intorno ai 120 md di mc , mentre il fabbisogno di 100 mld di mc si raggiungerà verosimilmente nel 2020 e diverso da quanto scritto nel Sia a pag 76 “Anche a livello nazionale si è registrato negli ultimi anni un incremento dei consumi del gas naturale e si prevede un suo ulteriore deciso incremento, previsto tra i più alti in Europa, passando dagli attuali 77 Miliardi di mc ad oltre 90-100 Miliardi di mc previsti nel 2010-2015”. A pag 84 del SIA si fa riferimento al consumo di energia primaria del 2006 pari a 196 Mtep (milioni di tonnellate equivalenti di petrolio ) ma diventa rilevante l’art .4 della direttiva 28/2009 che , obbliga alla redazione del Piano di Azione Nazionale e all’incremento della efficienza energetica : nel PAN italiano sono indicati consumi finali paria 131 Mtep! Si afferma che il metanodotto è coerente con gli obiettivi di riduzione dei gas serra , ma nessun accenno è fatto all’utilizzo di gas in cicli combinati per la sostituzione di parte di quel 23% di energia elettrica prodotta con il carbone. Il fabbisogno di gas è quantificato per l’ isola i 1,5 mld di metri cubi all’anno e ammesso che , la rete di distribuzione sia costruita e da qualcuno finanziata , la parte eccedente il fabbisogno da chi sarà assorbita posto che , esiste già oggi un quantità di gas che , eccede la domanda a livello nazionale e continentale ? Saranno i consumatori sardi a pagare una bolletta salatissima per l’ammortamento dell’infrastruttura?
L’accordo di programma per la metanizzazione della
Sardegna è del 1999 : ipotizzano la gara internazionale per un project
financing (pubblico/privato) modificato successivamente nel 2002 e poi
citazioni di piani di metanizzazione. Non mi sembra di rilevare soggetti
identificati a finanziare il piano di metanizzazione come non trovo
allocate , risorse nazionali in proposito. Le uniche risorse rinvenibili
sono per il gasdotto ed elargite dall’UE: 120 milioni di euro per il
Galsi a fondo perduto (European Energy Recovery Plan).Riguardo agli
impatti determinati rilevo che: il metanodotto interessa l’Isola per 272
Km. Quaranta i Comuni interessati al tracciato : molti i terreni
interessati da servitù di passaggio di larghezza variabile tra i 40 e
gli 80 m . I SIC (siti d’interesse comunitario) interessati direttamente
sono 2 e le ZPS (zone protezione speciale ) 2; entro i 5 Km sono
interessati 9 SIC sul territorio e 6 in mare mentre le ZPS sono 1 sul
territorio e 2 in mare. A proposito dell’interferenza con le praterie di
Posidonia Oceanica (tutelate dalla direttiva Habitat) la Commissione
Via rileva la “ incidenza negativa “ e ritiene che , per la
realizzazione dell’opera debba esser acquisito il parere della
Commissione Europea come previsto (art 5 comma10 DPR 357/1997). Nel decreto 591/2011 del Ministro Ambiente non mi
sembra di aver letto il parere della Commissione UE. A Sant’Antioco
55.000 mq saranno occupati dalla centrale di pompaggio e 190.000 da
quella di compressione di Olbia. Le piazzole di servizio lungo il
tracciato interesseranno complessivi 624.00 mq. Le prescrizioni della
Commissione Via ammontano a 112! Irricevibile infine l’argomentazione
che il Galsi rientra nelle Reti TEN (trans european networks)-E (reti
integrate d’infrastrutture energetiche) di cui alla decisione 1346 del
2006 considerato che , anche il ponte sullo stretto faceva parte delle
reti TEN-T e addirittura del Corridoio n 1 Berlino-Palermo ed è stato
cancellato. Certo gli strali dei politici verso il ponte contrastano
con il silenzio sul GALSI ma solo perché il GALSI come dire è
bipartisan . Eccedenze rilevanti di gas, maggioranza della società di
gestione straniera ( Edf che con l’accordo di ieri diventa proprietaria
di Edison più Sonatrach) , assenze di certezze su chi finanzia la rete
di distribuzione e impatto ambientale rilevante rendono il progetto
Galsi problematico per l’accettazione sociale e per la stima di benefici
che appaiono forse nulli.
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