Roberto Potì, manager della società francese EDISON, principale azionista di GALSI, insieme all'algerina SONATRACH e all'emiliana HERA. |
Dopo l'incidente in Toscana ed il grande successo in Sardegna del film-inchiesta "ECRAN DE FUMEE" che racconta la verità sul GALSI, non potevano mancare le parole "rassicuranti" di Roberto Potì, presidente della società che realizzerà il gasdotto Algeria-Italia via Sardegna, pubblicate oggi sulla pagina di economia dell'Unione Sarda.
Il Top manager della società francese EDISON (partner di maggioranza della GALSI), già coordinatore del team Progetto Nucleare Edison, diretto alla realizzazione di centrali elettronucleari di terza generazione avanzata, si destreggia benissimo tra luoghi comuni, mezze verità e fantasiose interpretazioni che, di fatto, alterano la dura realtà, tentando goffamente di ridimensionare l'impatto che quella speculazione avrà sui nostri territori, alcuni dei quali forse irrimediabilmente compromessi da un sistema rapace, di cui lo stesso Potì non è che uno dei - ben pagati - rappresentanti.
Chi conosce e ama la Sardegna, ed ha avuto l'accortezza di leggere il progetto GALSI, non può che indignarsi dinanzi a tanta dolosa approssimazione.
Fortunatamente, il numero di queste persone aumenta di giorno in giorno...ed è un grande sollievo sapere che diventa sempre più difficile farci prendere per i fondelli.
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«Con il Galsi risparmi del 30%» - Il manager: ricadute consistenti su imprese e famiglie.
Il metanodotto che collegherà l'Algeria con la Sardegna, attraversando l'Isola per poi arrivare sulle coste toscane, ha ottenuto il via libera dalla Conferenza dei servizi. Nonostante le polemiche sollevate da più parti, dal Sulcis fino alla Gallura, la società Galsi va avanti, e il suo presidente Roberto Potì, manager di Edison (gruppo che detiene una consistente quota azionaria del consorzio costituito per realizzare il gasdotto), sgombra il campo da pericoli e possibili equivoci sulle opere.
Si è conclusa la Conferenza dei servizi sul Galsi, ora cosa succederà? Quali sono i prossimi passi? «A breve, come previsto dalla procedura, il ministero dello Sviluppo economico dovrebbe avviare le discussioni con le Regioni coinvolte dal progetto, quindi Sardegna e Toscana, finalizzate alla definizione dell'Intesa Stato-Regioni. Dopo questo ultimo passaggio, il Ministero potrà procedere alla formalizzazione del Decreto per l'autorizzazione alla costruzione ed esercizio del gasdotto».
Quanto costerà complessivamente l'opera?
«L'investimento per la costruzione di tutta l'opera dall'Algeria alla Toscana è stimato in oltre 3 miliardi di euro». I fondi sono già a disposizione? «Sulla base degli accordi in essere, l'investimento per la realizzazione del tratto internazionale dall'Algeria a Porto Botte verrà sostenuto da Galsi, mentre gli oneri relativi al tratto nazionale da Porto Botte fino a Piombino saranno a carico di Snam Rete Gas. In tale quadro è importante sottolineare che, alla luce della strategicità del progetto, la Commissione europea ha stanziato per Galsi un finanziamento a fondo perduto di 120 milioni di euro».
In molte zone dell'Isola, ci sono proteste contro la realizzazione delle infrastrutture del Galsi: quale sarà l'impatto sul territorio?
«Per progetti della portata del Galsi, le posizioni contrarie sono fisiologiche al processo di condivisione con il territorio. Si pensi solamente al fatto che Galsi - tra Sardegna e Toscana - coinvolge 2 Regioni, 8 Province, 40 Comuni e numerosi altri enti, per un totale di oltre 100 soggetti aventi titolo a esprimersi sul progetto». Metterli tutti d'accordo non sarà facile. «Voglio tuttavia sottolineare il fatto che molte preoccupazioni e allarmismi, soprattutto per quanto riguarda gli aspetti ambientali, non hanno riscontri oggettivi. I gasdotti sono infrastrutture con un impatto ambientale minimo. Basta visitare un qualsiasi luogo di pregio nel resto dell'Italia per verificare che esiste una rete di gasdotti che passa sottoterra e che non lascia nessun segno di deturpazione sul paesaggio circostante. L'impatto visivo delle infrastrutture fuori terra, come la centrale di compressione e la stazione di misura, saranno comunque limitati in quanto si tratta di aree abbastanza vaste ma che saranno per la maggior parte della loro estensione adibite a vegetazione e prato, quindi edificate solo per una piccola percentuale dell'area occupata».
Le stazioni di pompaggio che effetti possono determinare sull'ambiente circostante?
«Vorrei per prima cosa fare una premessa correggendo un errore che viene spesso riportato anche dalla stampa. In Sardegna ci sarà una sola stazione di compressione a Olbia. Quella di Porto Botte è una stazione di riduzione e misura del gas ed è un impianto che non prevede la presenza di alcuna cabina di compressione bensì semplicemente sistemi di valvole per la riduzione della pressione del gas nei tubi e per la misura fiscale. La stazione di riduzione, al di là di un debole impatto visivo, non avrà alcun riflesso sul territorio circostante in termini di rumore ed emissioni nell'aria».
E quella di Olbia?
«La stazione di Olbia avrà due unità di compressione necessarie per far arrivare il gas fino alla costa toscana. I rumori prodotti dai turbocompressori, collocati in unità insonorizzate, saranno molto contenuti e comunque non percepibili al di fuori del perimetro della centrale. Le emissioni della centrale riguardano solo gli ossidi di azoto ma anche questi saranno molto al di sotto dei limiti consentiti dalla legge a garanzia della salute pubblica e tenderanno a disperdersi gradualmente allontanandosi dal perimetro della centrale. Nella città di Olbia, distante diversi chilometri, l'impatto delle emissioni prodotte dalla centrale sarà quasi nullo».
Quale sarà la ricaduta sulla Sardegna?
«L'integrazione del gas naturale nel sistema energetico della Sardegna, oltre ai noti benefici ambientali comporterà sensibili risparmi - stimati in circa il 30% - nella bolletta per famiglie e imprese. La possibilità di utilizzare il gas naturale darà impulso allo sviluppo dell'industria e dell'imprenditoria locale per effetto della riduzione dei costi energetici con altri benefici indotti per esempio sull'occupazione locale».
Quanto metano resterà nell'Isola per le reti locali?
«Il fabbisogno stimato per la Sardegna dovrebbe essere al di sotto di un miliardo di metri cubi/anno, ossia circa il 2% del mercato nazionale che dovrebbe aggirarsi intorno ai 75 miliardi di metri cubi. Il Galsi consentirà al mercato sardo di entrare a far parte del sistema nazionale e quindi avere accesso a tutta l'offerta gas presente in Italia. Pertanto le reti locali sarde avranno la possibilità non solo di avere accesso a tutto il metano loro necessario ma anche di scegliere i fornitori».
Sarà compatibile con altre forme di approvvigionamento, come per esempio le perforazioni che la Saras ha intenzione di effettuare nel Campidano?
«La diversificazione delle fonti energetiche e di approvvigionamento sono auspicabili per un efficace piano energetico regionale quindi non vediamo alcun tipo di sovrapposizione o incompatibilità tra il Galsi e il progetto della Saras».
Un'ultima domanda: la situazione geopolitica dell'Africa del Nord è cambiata rispetto a quando fu dato avvio al progetto. Questo può modificare le priorità sul Galsi?
«L'Algeria è da decenni un fornitore affidabile di gas e petrolio per l'Italia e l'Europa, e nell'evoluzione dell'attuale situazione geopolitica nel Nord Africa continua a dimostrarsi un paese stabile».
Giuseppe Deiana
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